sabato 17 giugno 2017

la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Raffaele De Grada a San Gimignano (SI).

“Henri Cartier-Bresson Fotografo”

 Dal 16 Giugno 2017 al 15 Ottobre 2017
presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Raffaele De Grada a San Gimignano (SI).

San Gimignano in provincia di Siena che, nonostante alcuni ripristini otto-novecenteschi è borgo  quasi intatto nell'aspetto due-trecentesco, uno dei migliori esempi in Europa di organizzazione urbana dell'età comunale, dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'umanità , è nel cuore  di chi l’ha visto  e nel desiderio di chi ancora non ha potuto visitarlo,  meta piacevole ed unica, ha aggiunto  la proposta di  mostre  fotografiche  nella Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Raffaele De Grada dove


                                             dal  16 Giugno  al 15 Ottobre 2017 


 sarà possibile  godere di 140 scatti  di “Henri Cartier-Bresson Fotografo”,


  Uno dei padri della fotografia   considerato  pioniere del foto-giornalismo tanto da meritare l’appellativo di “occhio del secolo” – (grazie a questa mostra si è provveduto ad una risistemazione ed adeguamento dell’ impianto di climatizzazione

 “Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge. In quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale”.

 140 mondi unici irrepetibili  a cui il fotografo francese conferisce l’ aurea dell’ eternità 140  preziose testimonianze  sociali che   offrono  spaccati di atomi di attimi che diventano storia tutti rigorosamente in bianco e nero o meglio in un ventaglio di bianchi e neri;

  ogni foto, ad eccezione di due, sono  delimitate da una cornice nera onde impedirne manipolazioni o cambi di prospettive   

Quando scatta la sua prima fotografia, “Place de l’Europe, Stazione Saint Lazare, Parigi” – scelta per questa sua nuova rassegna monografica allestita a San Gimignano,  Henri Cartier-Bresson che  ha  24 anni, ha  comprato da due anni  la sua prima macchina fotografica, una Leica 1 da 35 mm con lente 50 mm ed è ancora alla ricerca del suo futuro professionale. Henry Cartier incerto e tentato da molte strade: durante i suoi novantacinque anni di vita, Henri Cartier-Bresson ha tentato molte strade: la sua prima passione, come lui stesso scrive, in realtà è stata la pittura: “da bambino, la facevo il giovedì e la domenica, ma la sognavo tutti gli altri giorni”. Proprio a partire dagli anni Venti, fin quando non entra nell’Accademia di André Lhote, dipinge con una certa regolarità negli studi di Jacque-Emile Blanche e Jean Cottenet:  tentato dalla pittura, come dal cinema tanto che  1931 lavorava nel cinema come assistente del regista francese Jean Renoir e, nel 1937, firma personalmente il film Return to life.

        “Sono solo un tipo nervoso, e amo la pittura. Per quanto riguarda la fotografia, non ci capisco nulla” affermava ed è proprio  questa sua convinzione di non sapere nulla che lo condurrà tutta la vita a allineare dietro l’ obiettivo  con  la capacità visiva, mente e cuore. cuore e mente per fare di ogni scatto un capolavoro    Non capire nulla di fotografia significa, tra l’altro, non sviluppare personalmente i propri scatti: è un lavoro che lascia agli specialisti del settore. Non vuole apportare alcun miglioramento al negativo, non vuole rivedere le inquadrature, perché lo scatto deve essere giudicato secondo quanto fatto nel qui e ora, nella risposta immediata del soggetto. Durante la Seconda guerra mondiale, Cartier-Bresson entra nella resistenza francese, continuando a svolgere costantemente la sua attività fotografica. Catturato dalle truppe naziste nel 1940, riesce a fuggire dal carcere al terzo tentativo. Al suo rientro si unirà a un'organizzazione di assistenza ai prigionieri evasi. Nel 1944 fotograferà la liberazione di Parigi.

Finita la guerra, ritorna al cinema e dirige il film Le Retour, documentario sul ritorno in patria dei prigionieri di guerra e dei deportati. Nel 1946 viene a sapere che il MOMA di New York intende dedicargli una mostra "postuma", credendolo morto in guerra: si mette in contatto con il museo e dedica oltre un anno alla preparazione dell'esposizione, inaugurata il 1947.

Per Cartier-Bresson la tecnica rappresenta solo un mezzo che non deve prevaricare e sconvolgere l’esperienza iniziale, quel famoso “momento decisivo” in cui si decide il significato e la qualità di un’opera.

La mostra “Henri Cartier Bresson Fotografo” è una selezione curata in origine dall’amico ed editore Robert Delpire e realizzata in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson.

Obiettivo della rassegna è far conoscere e capire il modus operandi di Henri Cartier-Bresson, la sua ricerca del contatto con gli altri, nei luoghi e nelle situazioni più diverse, alla ricerca della sorpresa che rompe le nostre abitudini, la meraviglia che libererà le nostre menti, grazie alla fotocamera che ci aiuta ad essere pronti a coglierne e ad immortalarne il contenuto.

Nel 1968, Henri Cartier-Bresson inizia gradualmente a ridurre la sua attività fotografica per dedicarsi al suo primo amore artistico: la pittura, dichiarando: «In realtà la fotografia di per sé non mi interessa proprio; l'unica cosa che voglio è fissare una frazione di secondo di realtà». Con l'unica eccezione dei ritratti. Continuerà infatti a dedicarsi ai ritratti fotografici almeno fin al 1980, anno in cui fotografa Hortense Cartier-Bresson.Nel 1979 viene organizzata a New York una mostra tributo al genio del fotogiornalismo e del reportage.

Nel 2000 con  la moglie Martine Franck ed la figlia Mélanie
crea la Fondazione Henri Cartier-Bresson, che ha come scopo principale la raccolta delle sue opere e la creazione di uno spazio espositivo aperto ad altri artisti; nel 2002 la Fondazione viene riconosciuta dallo stato francese come ente di pubblica utilità.

Muore a Céreste, (Alpes-de-Haute-Provence, Francia) il 3 agosto 2004, all'età di 95 anni.

 Denis Curti ha curato la mostra promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di San Gimignano, 
prodotta da Opera-Civita con la collaborazione
della Fondazione Henri Cartier-Bresson e Magnum Photos Parigi. Carmelina Rotundo ringrazia per le foto LILLI

 

 

 

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