Fino al l 1 giugno 2018, in occasione del LXXXI Festival del
Maggio Musicale Fiorentino e nell’ambito dell’iniziativa “Dallapiccola torna in
città”, uno dei più grandi compositori del Novecento, Luigi Dallapiccola,
l’Accademia delle Arti del Disegno, con
il Centro Studi Luigi Dallapiccola, ha realizzato :
una interessante
curiosa divertente mostra “Luigi
Dallapiccola. L’idea del volto”, a cura di Mario Ruffini Dopo aver conseguito
la licenza liceale, nel 1922 si trasferì a Firenze (città in cui da allora
risiedette per il resto della sua vita. In città percorrendo via Romana si può leggere su, la facciata
della Casa di ANNALENA, la lapide che ricorda che In questa casa per oltre vent’ anni, fino alla mort,e ha
vissuto e lavorato Luigi Dallapiccola 1904 1975 .
poca: la seconda metà del XVI secolo. Il prigioniero è
detenuto nelle carceri spagnole, al tempo del re Filippo II. Riceve la visita
della madre, perseguitata da un incubo, raccontato nel prologo, in cui il re le
si presenta nelle vesti della Morte. Il prigioniero ricorda che dopo le torture
qualcuno lo ha chiamato fratello, e sembra avere un momento di sollievo. Entra
il carceriere, che nuovamente usa la parola fratello, e gli annuncia che la
rivolta degli accattoni ha avuto successo. Nel prigioniero rinasce la speranza,
e il sentimento si rinforza quando scopre che il carceriere è uscito lasciando
aperta la porta del carcere. Il prigioniero tenta la fuga, nei corridoi riesce
ad evitare due sacerdoti che discorrono tra loro, poi esce in un giardino. Qui
viene catturato dal grande Inquisitore, che ha la stessa figura e la stessa
voce del carceriere, che lo chiama ancora una volta fratello ma poi dolcemente
lo conduce al rogo. "La libertà?", si chiede il prigioniero
sussurrando quasi incosciente, dopo avere guardato il rogo ridendo come un
pazzo.[4] Il 28 aprile 2017, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, in
occasione della presentazione del volume di Mario Ruffini Luigi Dallapiccola e
le Arti figurative, Cristiano Chiarot prese per la prima volta la parola da
nuovo Sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino e annunciò che, nel suo
primo Maggio Musicale 2018, avrebbe messo in scena Il Prigioniero, riportando
così a Firenze la musica di Luigi DallaPiccola, uno dei protagonisti più importanti
dell’intero Novecento. In quello stesso giorno, sempre a Palazzo Vecchio,
nasceva formalmente il Centro Studi Luigi Dallapiccola, che ha sede a Firenze,
presso il Conservatorio Statale di Musica «Luigi Cherubini» e il cui Presidente
è Mario Ruffini, che ha dedicato tutta la sua vita di musicista e musicologo
allo studio di Luigi Dallapiccola e alla diffusione delle sue opere.
Dallapiccola nacque a Pisino nell'allora Austria Ungheria e
oggi in Croazia, un piccolo paese nel centro dell'Istria, da genitori di
origini trentine. Trascorse l'infanzia nella sua città natale, mentre più tardi
fu a Graz, con la sua famiglia internata durante la prima guerra mondiale (il
padre, direttore di un liceo italiano di Pisino, fu ritenuto "elemento
sovversivo" e "politicamente infido" dall'amministrazione
austro-ungarica, ed obbligato al confino). Malgrado le indubbie difficoltà
patite durante il confino, il piccolo Luigi ebbe modo di assistere a numerose
rappresentazioni d'opera presso il teatro della città stiriana, e furono
proprio le suggestioni ricevute durante quelle rappresentazioni (in particolare
quelle ricevute dalle opere wagneriane) che lo convinsero a voler diventare lui
stesso un compositore.
Alla fine del conflitto, una volta rientrato nella natìa
Pisino, iniziò gli studi musicali nella vicina Trieste sotto la guida di Alice
Andrich Florio e Antonio Illersberg; è grazie a quest'ultimo che Dallapiccola
"scopre", nel 1921, il "Manuale di armonia" di Arnold
Schoenberg, un incontro che segnerà profondamente tutta la sua vita, al punto
che in anni più tardi, commentando questa sua prima lettura del testo
schoenberghiano, Dallapiccola evocherà James Joyce citando la sua celebre frase
"How life begins".
Dopo aver conseguito la licenza liceale, nel 1922 si
trasferì a Firenze (città in cui da allora risiedette per il resto della sua
vita) dove completò gli studi pianistici con Ernesto Consolo, e quelli di
composizione sotto la guida inizialmente di Roberto Casiraghi e Corrado
Barbieri, e in seguito di Vito Frazzi.
Risalgono agli anni trenta le prime, importanti affermazioni
in concorsi internazionali, con brani come la Partita per orchestra, o Musica
per tre pianoforti (Inni). Nel 1938 sposa Laura Coen Luzzatto (1911-1995), che
diventerà ben presto una figura indispensabile per lo sviluppo del linguaggio
dallapiccoliano. Nel 1940 gli verrà offerta, per chiara fama, la cattedra di
composizione al conservatorio Cherubini di Firenze; Dallapiccola stesso
rinuncerà a questa carica nell'immediato dopoguerra, ritornando al suo impiego
iniziale (insegnante di "pianoforte complementare"). Reagisce
fermamente alle leggi razziali del 1938, ripensando all'internamento della sua
famiglia a Graz durante la prima guerra mondiale con conseguenze ben visibili
anche nella sua produzione musicale: lo stesso anno scrive i Canti di
prigionia, seguiti successivamente dall'opera Il prigioniero.
Nel dopoguerra la sua fama internazionale crescerà di
continuo, in tutta Europa e in America, dove tra l'altro verrà invitato a
tenere corsi di perfezionamento a Tanglewood (dove ebbe come allievo il giovane
Luciano Berio), al Queens College di New York, alla University of California e
altrove. Nel 1949 a Milano fu tra gli organizzatori del "Primo congresso
internazionale di musica dodecafonica", assieme a Riccardo Malipiero ed a
colleghi più giovani quali Camillo Togni e Bruno Maderna.
Nel 1968 a Berlino verrà rappresentato il suo Ulisse, opera
su libretto proprio tratto dall'Odissea, frutto di un lavoro ben più che
decennale che il compositore definì "il risultato di tutta la mia
vita" (a lui si deve anche una trascrizione dell'opera Il ritorno di
Ulisse in patria di Claudio Monteverdi, rappresentata tra l'altro nell'ambito
della stagione 1943 del Teatro alla Scala)[2]. Nel 1972 compose il brano
Commiato per voce e strumenti, dal titolo profetico: sarà la sua ultima
composizione. Luigi Dallapiccola si spegne a Firenze il 19 febbraio 1975, a
causa di un edema polmonare, nella sua casa di via Romana 34 (all'interno del
Palazzo di Annalena).
Nel corso della sua vita Dallapiccola ha ricevuto
numerosissimi riconoscimenti: nel 1953 diventa membro dell'Accademia delle
belle arti di Baviera, in seguito sarà nominato membro dell'Accademia dell'arte
di Berlino (1958), della Royal Academy of Music di Londra (1969) e
dell'Accademia di musica ed arte di Graz (1969). Ricevette inoltre il gran
premio per la musica del Land Renania Settentrionale-Vestfalia, il premio
"Ludwig-Spohr" della città Braunschweig, il premio "Moretti
d'oro" della regione Friuli Venezia Giulia, il "Prix Arthur
Honegger" a Parigi (1972), il premio Feltrinelli per la musica assegnato
dall'Accademia Nazionale dei Lincei (1973) ed il premio internazionale d'arte
"Albert Schweitzer".
Oltre a ciò, ricevette la laurea honoris causa dall'Università
di Durham e dall'Università di Edimburgo (entrambe nel 1973); nello stesso anno
gli fu inoltre conferita l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine
al Merito della Repubblica Italiana. Il 21 maggio 1976 il Rettore
dell'Università di Bologna Tito Carnacini, conferì a Luigi Dallapiccola e
Goffredo Petrassi la Laurea Honoris Causa in Discipline delle Arti, Musica e
Spettacolo; per Luigi Dallapiccola ritirò il diploma la moglie Laura[3].
È sepolto nel cimitero fiorentino di Trespiano.
Il Centro Studi si è posto l’obiettivo di diffondere la
musica di Dallapiccola e la sua concezione di essa come impegno civile e morale
e, per farlo, ha creato una sinergia di collaborazione con il Conservatorio di
Musica «Luigi Cherubini» e con le principali
istituzioni di Firenze: dal Maggio Musicale Fiorentino in primis,
all’Università degli Studi, al Gabinetto G.P. Vieusseux e alla Biblioteca
Nazionale Centrale dove sono depositati i due Fondi Dallapiccola, all’Accademia
delle Arti del Disegno, all’Istituto Francese, al Lyceum, al Kunsthistorisches
Institut in Florenz – Max-Planck-Institut, per finire con le Edizioni Suvini
Zerboni, la casa editrice che fu di Dallapiccola.
Primo importante risultato è proprio questo: che durante il
Festival del Maggio Fiorentino sono in programma tre eventi dedicati al
compositore, a partire da un concerto monografico, il 14 maggio, intitolato
«Dalla (piccola) musica da camera», che ripercorre il suo magistero attraverso
il repertorio vocale, profano e sacro, con Susanna Rigacci soprano e Mario
Ruffini alla guida dei Cameristi del Maggio Musicale Fiorentino. In
programma il Divertimento in quattro
esercizi, le Liriche di Anacreonte, le Liriche di Machado, Tre Laudi, Piccola
musica notturna e Commiato. Il 19 giugno si terrà una giornata di studi
dall’emblematico titolo Il Novecento di Luigi Dallapiccola. Riflessioni sul
tempo di guerra con musica, immagini e parole, alla quale parteciperanno studiosi
e pensatori come Luciano Alberti, Carlo Sisi, Enrico Girardi, Paolo Petazzi,
Quirino Principe, Mila De Santis, Eleonora Negri e Marco Vallora, i cui
interventi saranno intervallati da musica e documentari d’arte realizzati da
Dallapiccola nel tempo del Prigioniero. E infine la messa in scena de Il
Prigioniero (19, 21 e 23 giugno), l'opera più sofferta di Luigi Dallapiccola
riproposta al pubblico del Maggio a 70 anni dalla conclusione della
composizione con la presenza del maestro Zubin Mehta sul podio e la regia e
coreografia firmate da Virgilio Sieni.
Sono previsti anche 40 appuntamenti in città, che
rappresentano una novità significativa: le più importanti istituzioni
fiorentine hanno scoperto di essere legate, per un verso o per l’altro, a
questo grande personaggio del Novecento, la figura d’artista più
rappresentativa per raccontare i drammi di quel periodo, dalla Prima guerra e
dall’irredentismo che attraversava i territori di confine, alla Seconda guerra
e alle leggi razziali. stra in occasione del LXXXI Festival del Maggio Musicale Fiorentino 2018.
“Luigi Dallapiccola. L’idea del volto”, rappresenta un
appuntamento prezioso poiché per la prima volta riunisce cinque busti dedicati
all’artista, i cui autori provengono dalla Scuola Pratese Pistoiese di Scultura
(Giulio Pierucci, Quinto Martini, Giuseppe Gavazzi, Antonio Di Tommaso).
Accanto alle sculture, sono esposti sei ritratti e due caricature che danno
voce all’idea di un volto che è ormai divenuto icona, con le straordinarie
opere di Fernando Farulli, Silvio Loffredo, Mario Luzi (esposto per la prima
volta in questa occasione), e caricature del primo Novecento istriano.
L’iniziativa espositiva comprende anche un rarissimo ciclo di 16 foto del 1946,
realizzate dal grande fotografo Giacomo Pozzi-Bellini in cui è ritratta la
famiglia Dallapiccola nel Giardino di Boboli. FINO AL PRIMO GIUGNO L' ACCADEMIA DELLE ARTI E DEL DISEGNO OSPITA
LA MOSTRA fino al primo giugno l'
accademia delle arti e del disegtno
ospita una strordinaria i
mostra che
ben si inserisce nei 40 appuntamenti
programmati per ricordare ad uno dei più grandi compositori del
?900sculture ritratti un ritratto è una
fedele riproduzione estetic di quel volto o va la dila' una fele riproduzione
del volto ' questa carrella testimonia ancora una volta che la forza l'
espessivita vada oltre i tratti somatici i contorni di line e forme trvalicando limiti temporali arrivano a narra
di quel essere umano
e cosi all' interno dell' inaugurazione il burattino è stato animato dalla
stessa mano di chi l' ha commissionato e di chi l' ha creato
il sottomarino come freghiamo i fascxisti Dalla piccola e i NOvecento dell' Antico
FAttore firenze nel giardino di boboli
nel giugno del 1946 ritratto di famiglia in
16 istantanee kluigi e laura Dallapiccola con la figlia Annalibera di due anni in una orchestrazione grande dove ogni
strumento contribuisce a creare armoni a cosi i ritratti esposti sculture ritratti un burattino
motivano la visita a questa mostra
musicale ogni ritratto ha il suo tono e il suo timbro ed insieme suonano la sinfonia di Della
piccola quel compositore che vissuto ai
primi del Novecento rap offre uno
spaccato di vita alla mostra si coll dalla mostra approdano e salano 40
eventi coinvolgenti le istituzioni fiorentine eventi
colalterali intorno al msoggetto dell'
opera il Priginiero e al perido 1938
1950 a firenz durante il quale dalla piccola trattò compitamente il tem aprigionia
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