lunedì 28 aprile 2008

MARIUCCI

MARIUCCI


Uscire fuori dai limiti trasgredendo
particolarmente meticoloso
ossessionatamente preciso
sconvolgendo l’ordine
sezionandomi per capire me stesso
seguendo una tecnica mistica
acrilico olio pastello matita.

Mosaico
Li avevo visti solo una volta i mosaici di Ravenna,ma ancora come se li avessi davanti agli occhi
mi erano restati nel cuore per quella luminosità,, quel qualcosa di magico,di indefinito che solo l’anima-
sa e mosaico voglio intitolare questo percorso che mi ha portato da Elio Mariucci,da Marilù e Walter Can-
gi a Città di Castello ;una cittadina incastonata come gioiello in una posizione geografica che nell’al-
largare i confini ad orizzonti infiniti,vicino alla Toscana, alle Marche,all’Emilia Romagna,Pier della France-
sca a San Sepolcro,il mare di Fano,a portata di mano, Michelangelo a Caprese-
Un gioiello prezioso ,Città di Castello,conosciuta in superficie al tempo di Fiorina Genovese che qui lavorava al CIM in una dimensione al tempo di un’altra vita quando la gioventù è forte e libera e si pen-
sa di conquistare il mondo realizzando un mosaico d’oro.
Si può vivere in altezza o in abissi, dare cittadinanza alla tristezza profonda o,volare verso giornate
splendenti e ancora coloratissime e più .
Erano tentativi ancora una volta per ripararmi dalle tempeste della vertiginosa caduta in abissi che avrei dovuto affrontare una volta o l’altra. ?
Ma l’incontro con il colore di Elio Mariucci apparteneva ai voli,ridava vigore alle ali contaminate dalla pesantezza del vivere di questo momento,
“ Quando ha cominciato a dipingere ?”
“ L’ho sempre fatto, .. in prima elementare,prima che iniziassi a frequentare la scuola, mia zia e mia cugina mi regalarono un astuccio con la ZIP,da una parte i colori, dall’altra le penne
L’ho aperto ed ho deciso ! Ho deciso che sarei diventato un pittore ho provato la netta sensazione, “
Orfano di entrambi i genitori , il piccolo Elio fu affidato alle cure della zia e delle cugine
Si dedica alla pittura che lo consola.lo fa sentire se stesso, allora dipinge in una soffitta,anche se la
soffitta è spaventosa anche se c’erano i topi.
Per un percorso di ricerca, contraddistinto da ordine e disordine da passi in avanti e ritorni indietro
Mariucci riesce a fare una mostra E’ il 1977 quando i suoi,lavori sono presentati nella Sala d’arte e
di cultura, poi alla Galleria art 2 al Pozzo.
Risale intanto agli anni ‘66 la grande avventura.
“ Eravamo un gruppo di pittori che giostrava nei locali della art.2
di Ottaviani ,quasi un salotto Il gruppo inizialmente formato da 7. che si ridurrà a 5 persone assume il
nome 13 x 3 stampando il proprio manifesto “La pennellessa” ( le misure di questo strumento di la-
voro sono proprio 13 X 3 )
Dalle prime mostre a Todi iniziano le peripezie
La sala assegnata al gruppo doveva essere quella delle Pietre.
Siamo partiti con il Camion pieno di quadri,ma all’arrivo quella sala è già occupata dal gruppo speleologico
.Dopo il primo momento di sbandamento e tristezza il gruppo si scuote ed Ottaviani ,vedendo Piero d’Ora- zio attraversare la piazza decide. nonostante tutti cercassero di trattenerlo di parlare con lui.
D’ Orazio prende a cuore i problemi del gruppo 13 X 3 e si interessa presso l’avvocato Berlinghieri che si
occupava di mostre perché intercedesse presso il Sindaco ed in men che non si dica la Mostra può essere inaugurata nella Sala Consigliare che ha lo stesso balcone di quello delle Pietre.
Gli ardimentosi ricevono,l’onore di venir presentati dallo stesso Piero d’Orazio,
La giornata proseguirà in una trattoria di Orvieto ed alle 17 a casa d’Orazio,un convento del 1200 arricchito con quadri di Picasso , Severini con foto di Ungaretti e ..
…e sarà sempre D’Orazio ad incontrare i magnifici 7 a scrivere una dedica nel libro delle firme degli ospiti ! Un sogno che si sta avverando
La gioia del gruppo è grande, così la riconoscenza ,tanto che per il Natale 1978 i pittori ritornano dal grande artista che così benevolmente li aveva aiutati con in dono il manifesto della Pennellessa ,un no-
bile gesto ricambiato con magnanimità da Piero che ad ognuno dona una serigrafia da lui personalmente
dedicata,
I ricordi narrati da Elio corrono sul filo delle parole e sono arricchiti da immagini e foto di persone co-
nociute per questo percorso . Lattuada ,Enzo Siciliano:, un bravissimo poeta cubano Carlo Fanqui,diretto
-re del Guggenheim di New York e dai ,lavori realizzati da Elio che vanno creando una splendida
opera scenografica intorno a noi. Siamo nel colore.
Il gruppo,purtroppo ,causa la morte prima del giovane Pellegrini e poi di Ottaviani comincerà a sfaldarsi
Di Pellegrini Mariucci dice, “Era geniale.il più intelligente, l’anima colta del gruppo”.
Tra le mostre,tutte ugualmente importanti perché occasione di dialogo e di confronto, la partecipazione
alla Biennale di Milano. a Francoforte grazie al prof. Sanna vendemmo molti quadri.
Le vicissitudini umane prenderanno il sopravvento, prima in maniera positiva cementando l’amicizia tra
loro sette tutti i Mercoledì il gruppo si riunisce per discutere e progettare in periodo magico positivo in cui
però non mancano i lati negativi “ far parte di un gruppo vuol dire saperci stare, rinunciare anche a qualco sa di tuo.” Il progetto che ne viene fuori non è completamente come volevi tu e camminare insieme talvolta
non è facile.; i movimenti,possono anche diventare elefantiaci.
Intraprendenza,, opportunità incredibilmente vengono frustrate. Percorso avventurosamente ricco di altezze
e di abissi . questo del gruppo 13 X 3 che dopo la morte anche di Ottaviani si disgrega.
Mariucci continua ad amare la pittura che considera reliquia troppo importante per diventare un lavoro di tutti i giorni “ Mi ci rifugio - afferma - quando ho bisogno. per me è come ritornare nell’utero materno,
nella pancia della mamma, come si sta bene ! Sto bene quando dipingo; per questo la pittura non va inquinata -con le cose di tutti i giorni “
Elio sente la necessità di lavorare con altre tecniche e dal 1977 sino all’80 fa il tipografo ,anche se si trova -ad incontrare difficoltà di incomprensione col proprietario. Lasciata la tipografia si dedica a lucidare mobili, poi piano,piano fa i primi restauri per incanalarsi nella costruzione di mobili,manipolando
materiali antichi, lavorando per antiquari applicando varie tecniche
Per questa strada arriva a proporre mobili a strisce , le maniglie una diversa dall’altra un lavoro in più con
risalita in qualche riscontro benevolo,
La pittura è il grande rifugio di Mariucci del quale ben presto scoprirò l’altro grande amore
il Teatro .
Fin da ragazzino Elio fa teatro in parrocchia e ben presto diviene Capocomico di diverse compagnie di
amici Dopo essersi sposato con Emanuela , una meravigliosa donna che condivide con lui ogni piccola e grande gioia,ogni affanno ed interesse- comincia a radunare ragazzi della zona. nel 1974 mette insieme gio-
vani a non giovani del Santuario di Santa Maria del Belvedere caduto in totale abbandono.Da parte di lui c’è la volontà di ricompattare il tessuto sociale e la festa di Belvedere è un vero successo con le lotterie il
ballo, gli stands gastronomici -, i ricuperati giochi popolari, come il tiro alla fionda,il tiro ai baratto-li coinvolgendo nonni e nipotini, famiglie intere ed alla rappresentazione teatrale il compito di chiudere la festa.
Varie le compagnie invitate finchè ad Elio viene in mente di fare una compagnia della gente del posto.
Andava a cercare persone e , nonostante difficoltà ed arrabbiature, creava nel 1983 la Compagnia dei
“ Lampeggianti”
Il teatro di Città di Castello ha la Compagnia degli “Illuminati” ed in benevola contrapposizione il nome dei
“Lampeggianti” sembrava adatto al caso. Affine a questa compagnia c’era quella della Gramigna,
Una volta diventati adulti i giovani si fondono con i ragazzi,lavorando insieme.
Le prove si svolgono in una sala multifunzionale, Ci sono state anche delle difficoltà che all’inizio sembra-
vano insormontabili. -----
C’è stato un periodo in cui venivamo sempre disturbati da un gruppo di giovani che non trovavano da fare di meglio che bussare insistentemente ,sembrava che niente potesse farli smettere finchè Elio prese la decisione di aprire all’improvviso la porta invitandoli a vedere le prove. Spiazzati dall’inaspettato com-
portamento non solo si sono messi tutti a sedere assistendo alle prove, anzi mi hanno chiesto di partecipare
di recitare con gli altri”
Proprio mentre lo seguo nell’ appassionato racconto, alzo lo sguardo per trovare di fronte agli occhi un qua-
dro nel quale mi piace perdermi con lo sguardo : è il bozzetto del grande lavoro realizzato per la Chiesa
della Madonna del Latte 13 X 3 metri realizzato nel 1983 intitolato Cielo .Acqua.Terra.
Scoprirò di lì a poco un libro dove Elio va annotando i titoli ; sfiorato da un sussurro dei suoi quadri
Smarrirsi nel chiarore
Soffio d’angelo
Contemplazione
I Colori del vento
Scivolare nel blù
Madre Terra.
Scelto il titolo, Mariucci realizza una serie di bozzetti , alcuni me li sta mostrando assieme ai quadri
dove affiora un continuo lavorìo “ io sogno di tornare indietro per andare avanti “.
Ora che li ho intorno a me molti dei suoi quadri anch’io entro dentro il colore prima dato con spazi definiti
tante “ celle” ( le chiama Elio) poi sconvolgendo tutto far sì che il colore entri nel colore, colore sul colore
alla ricerca della,libertà. Il mio nei suoi colori,solo con i suoi colori per rituffarmi nella piacevolissima let-
tura di altri titoli
Una caleidoscopica Notte Umbra
A volo radente
Sfiorato da luce trasversale
Un angelo mi salverà
Diabolicamente magico
Il colore dei sogni
Quasi alba
Fuoco Santo
Fulmine e mi viene spontaneo chiedergli i nomi dei cinque del gruppo
Piero Pellegrini
Corrado Ottaviani
Gino Meoni
Gabrio Rossi
Elio Mariucci

L’atmosfera di quel gruppo di artisti
l’atmosfera del teatro
essere con gli altri.agire con gli altri.ricercare se stessi essere se stessi
una forza interiore ,se crederete smuoverete le montagne.

DESIDERIO
Diventare pittore dei colori
Colorare la gioia,la paura.
Raccontare dell’alba e del tramonto
Limiti : .infinito
Eternità momento
Essere qui nello studio di Elio Mariucci
Sentire il colore., i colori dentro
Nell’anima e nel corpo
Urlare di colore
Diventare colore del pittore
Unico tantissimi
colore, colori
uniforme sfrangiato
momento stasi.
cavalcavo cavalcavo
colori i ed ancora colori
per un cielo ed ancora per un altro cielo.
attraverso il mare,attraverso altri mari
colori colori


. A CHI HA UN’ANIMA
Avevo,li avevo trovati a Città di Castello
tutti,tutti,i colori insieme
pieni,sfumati ,sovrapposti
luminosi,oscuri.
Uno era dato col corpo, uno con l’anima.


Avevo,li avevo guardati quei colori di Elio
unici ed infiniti
uguali e diversi
opachi e scintillanti

Avevo e li avevo nel cuore tutti i colori dei sogni e della realtà
Voglio volare su ali di farfalle
desidero rivedere i monti e la valle
il sentiero e la salita
le case e i castelli e dar loro
il colore che voglio

AL SANTUARIO DELLA MADONNA DI BELVEDERE
(Città di Castello)
Emanuela Mariucci è fantastica. e sul furgone in cui con Elio vanno in giro per mostre
mi porta fino a Belvedere .
Quel luogo,appena visto, come mi richiama il quadro di Raffaello ::Lo sposalizio della Vergine..
Ero così stata felicissima di accogliere l’invito
Che meraviglia di panorama si può godere dall’alto !
Il semicerchio architettonico con porticato ad archi si incastona con squadrate costruzioni, due campanili
e tutto sormonta la costruzione questa volta circolare
Sulla facciata non può sfuggire la leggiadra eleganza del balconcino ornato a fiori
All’interno una esplosione del barocco. statue .statue bianche ed accanto al confessionale di legno,
seguendo le indicazioni il Presepe.Con una piccola spinta il portoncino cede per immetterci in una
stanza dove, pigiando l’interruttore puoi godere di una bellezza di Presepio tutta in movimento con
mille e più personaggi all’opera. Nella capannuccia la Madonna che culla il Bambinello..è simile all’immagine della Madonna qui venerata….davvero straordinario questo Presepe scoperto d’estate.
Emanuela ricorda la sua infanzia trascorsa qui tra gli albero e sereni giochi
Che bellezza le feste patronali organizzate con Elio ! ed a rimirare il panorama mi indica l’altro colle
dove c‘è Villa La Montesca proprietà dei baroni Leopoldo e ed Alice Franchetti ( una storia : la scuo-
la della Montesca è un esempio di centro educativo internazionale che fa onore alla storia anche didattica di Città di Castello., una vicenda di cui Emanuela mi vuol prestare il volume “ Leopoldo ed Alice Franchetti ed il loro tempo, dell’Associazione storica dell’alta valle del Tevere a cura di Paolo Perrino
ed Alvaro Tacchini – edito nel Maggio 2002 da Petruzzi editore
Tornata da Città di Castello, trovo “Pulizia “un libro stampato in questa cittadina umbra
L’autore del volume ? Un grande poeta contemporaneo Alberto Caramella
Mi sono così piacevolmente inoltrata tra le pagine di Pulizia per riscoprire un linguaggio che è insieme
poesia e prosa, musicale e colorato.
Alberto si racconta,--- o meglio ci racconta.—immagini di persone,di luoghi che si concretizzano
davanti ai nostri occhi.-
“ In un grande palazzo complicato tante finestre e finestrelle chiuse per la notte sono riaperte l’una
dopo,l’altra



.
“ è simpatico lungo “finestrato” ed ha persino le tendine che spiccano sul blù.
Ha otto posti più del conducente conosciamo il fratello,la madre sappiamo dei suoi studi,..della
morte e della vita,dell’amico della riflessione dell’affanno, dell’allegria del suo ineguagliabile..
per confermarsi quel grande poeta che è.
La poesia è come una torre costruita su dirupo al cui apice resta l’incanto del come e ancora


Bisogna tener d’occhio la fruibilità della poesia, Se ha da essere il linguaggio di ogni lingua
se desideriamo che sia come io spero e talvolta sono convinto il linguaggio del futuro e per il futuro
File della memoria ; conciso non vuole dire “breve” e riconoscibile VERO, Non un brillante arzi-
gogolo dell’intelligenza. La giustificazione.la forza di attrazione..la lezione della bellezza che può
dare la poesia Non si assiste se non restaurando la fruibilità del poema che sempre dice o vuol dire
“Prendetene tutti
La bellezza di Lunares mi conferma Caramella,poeta eccellentissimo, quel San Francesco
della poesia , come.io amavo definirlo disposto disponibile a donare e donarsi alla poesia.

CARMELINA Rotundo

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