mercoledì 23 aprile 2008
Uno scrigno di arte sacra nel cuore di Firenze
Alla scoperta del Museo Diocesano di Santo Stefano al Ponte, lontano dai percorsi del turismo di massa ma ricco di sorprese di grande valore storico e artistico
di Carmelina Rotundo, il 23/04/2008
Lo so, quando si parla di un museo ci si dovrebbe attenere ai dati storici, ma questa volta chiedo venia ai lettori per la dedica.
Alla migliore guida che poteva capitarmi, a Don Sergio Pacciani: ...Quando ci si avvicina alla conoscenza delle cose è la competenza, la sensibilità del maestro a renderle amabilmente indimenticabili...
Preziosissimo gioiello incastonato tra Palazzo Vecchio, Ponte Vecchio, gli Uffizi, il Corridoio Vasariano, il Museo Diocesano di Arte Sacra di Santo Stefano al Ponte (Firenze) viene inaugurato nel 1995 per esporre al pubblico le opere raccolte già dal 1983 dalle chiese dismesse o prive di parroco residente della diocesi fiorentina. Il percorso espositivo sa quindi anche di avventuroso e di miracoloso «Il rischio era calcolato e, salvo la fatica, non ho avuto problemi, a dispetto delle apparenze tutto è stato fatto con consapevolezza», sono parole del Direttore dell’Ufficio Arte Sacra. «Forse non è mancato l’aiuto di qualche Santo!».
Un luogo sopravvissuto alla guerra, all’alluvione e all’attentato dei Georgofili
Giotto, “Madonna in trono e due angeli” (particolare). Foto Francesco De Masi
Gli ambienti che ospitano il Museo sono quelli adiacenti alla chiesa intitolata ai Santi Stefano e Cecilia al Ponte (la chiesa, nota fino dal X secolo, ma probabilmente di costruzione molto precedente, era tra le chiese della Firenze cristiana con S. Felicita, S. Lorenzo, SS. Apostoli, al di fuori delle mura).
Ritornando ai locali del Museo, essi non sono stati risparmiati: né dalle mine poste durante la seconda guerra mondiale dai tedeschi, che in ritirata posarono sulla riva destra e sinistra del Ponte Vecchio; né dall’alluvione del 4 novembre 1966, quando l’acqua dell’Acqua dell’Arno arrivò all’altezza della mensa degli altari; né dall’attentato dei Georgofili del 27 maggio 1993 che arrecò danni molto gravi alla chiesa e al deposito: andarono persi candelieri, reliquari, pianete, stoffe tra le macerie e l’acqua.
Da Filippo Lippi a Giotto, le opere conservate nel Museo
Bottega di Benedetto di Buglione, terracotta dipinta, XV secolo. Foto Francesco De Masi
L’oreficeria fu poi restaurata dall’Associazione degli Orafi. Tre avvenimenti tragici, ma nonostante questo, molti i talenti che caratterizzano questo museo: la favolosa ubicazione nel cuore storico di Firenze; la rarità e preziosità del materiale, qui giunto per avventurosi percorsi, che scopriremo scegliendo la migliore guida: il sacerdote attento e sensibilissimo don Sergio Pacciani.
Nella Cappella degli Orafi, da menzionare: la tavola di Francesco Granacci (“Deposizione”), la tela di Luca Giordano, raffigurante i Magi, la tela di Santi di Tito datata 1603, raffigurante Rebecca al pozzo; due vetrine contenenti oreficeria dal 1200 al 1800.
Nel Corridoio, una serie di dipinti dal secolo XIII al XV, in particolare un trittico di Filippo Lippi raffigurante Cristo in pietà. Nella parte più alta, sempre del Corridoio, un presepe in terracotta del secolo XVI che presenta i personaggi principali: Gesù, Giuseppe e Maria a grandezza quasi reale; in tutto, tra piccoli e grandi, sono 10 i pezzi di questo bel presepe attribuito alla bottega di Benedetto Buglionni proveniente dalla chiesa di S. Andrea a Camoggiano (a qualche km da Barberino del Mugello).
Nella Sacrestia le opere principali sono: la tavola di Giotto, proveniente dalla chiesa di San Giorgio alla Costa, trasportata a mano dai depositi degli Uffizi protetta solo da un po’ di carta da imballo; la predella di Quarate di Paolo Uccello, San Giuliano di Masolino, un bronzo di Pietro Tacca raffigurante il Beato Davanzati, e un busto in argento dell’Holzman che rappresenta San Cresci (sec. VIII) e molte altre tavole di secoli XIII-XVI. Inoltre un’importante esposizione in vetrine di oreficeria d’autore che vanno da XIV al XIX secolo.
Una rarità, da far invidia allo stesso museo del Costume di Pitti: la collezione, unica al mondo, di 62 figurini, acquerelli su carta (cm 15x10) risalenti alla prima metà del Settecento, che presentano una vera e propria sfilata di moda di abiti dei religiosi; attualmente sono 32 quelli esposti alla base del campanile.
Il trasferimento degli oggetti nel 1995
Pittore fiorentino, serie di abiti monastici, carta dipinta, metà secolo XVII. Foto Francesco De Masi
Nel settembre 2006 è stato edito da Polistampa il volume “Quando l’abito faceva il monaco”, con prefazione di Don Sergio Pacciani, curato da Laura Mercanti e Giovanni Straffi.
«[…] Lungo le pareti di una sala a terreno, in prossimità della sagrestia della Badia fiorentina, erano appese le 62 immagini a colori racchiuse in piccole cornicette nere […] era deceduto da pochi giorni Monsignor Gino Bonanni […] la chiesa e la canonica della badia restarono vuote, dovevano essere eseguiti lavori. Come ormai ero solito fare da anni in casi del genere – a parlare è don Pacciani – organizzai il trasferimento degli oggetti più importanti nel deposito di Santo Stefano che in quei giorni veniva riassettato per divenire museo».
Opere che “viaggiano” per essere esposte in tutto il mondo
«Ripenso a quel pomeriggio, a metà agosto del 1995, un gruppetto di cinque persone – me compreso – transitava per piazza Signoria, con ostensori, calici, messali, pergamene e gli oltre sessanta figurini protetti alla meglio in contenitori di fortuna, sotto un sole che di solito a Firenze, in quei giorni fa sentire la sua presenza [...] Tutte le opere “viaggiano”, in quanto sono richieste spesso in prestito per essere esposte in varie parti del mondo. Un esempio? La tavola di Giotto che è stata a Roma, a Firenze alla mostra di Arnolfo e di Giotto, e che nel 2009 andrà in Giappone per una mostra sul Rinascimento fiorentino... »
Un talento in più, anche questo curato con grande sensibilità ed attenzione dall’eccezionale Don Sergio Pacciani.
Dal 2003 lo “Spazio Arte Contemporanea”
Don Simone Camaldolese, corale miniato, XIV secolo
Lo “Spazio Arte Contemporanea” inizia nel 2003 l’attività del museo ed ha ospitato vari autori contemporanei di Firenze e di altre regioni d’Italia. Alla bellezza di questo spazio si aggiunge la particolarità delle lastre tombali datate dal 1303 al 1778 e raccolte nell’800 dalla chiesa di Santo Stefano e da altre chiese fiorentine, come la chiesa di via del Corso. Tra le iscrizioni ci sono sculture di cavalieri.
Il Museo Diocesano viene visitato regolarmente ogni venerdì dalle 15,30 alle 18. Le visite in massa non esistono perché il Museo mantiene le caratteristiche di deposito, è poco visibile, dunque non rientra nei percorsi
pubblicato da www.artelabonline.com
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