Come è bella la Befana
Come è buona la Befana!
Come è brutta la Befana!
Come è cattiva la Befana!
Storie di tutti i tempi
sulla Befana.
Variazioni sul tema
di Carmelina Rotundo
Quando nasce la BEFANA?
Ma chi è la BEFANA?
La festa della Epifania arriva in Occidente nel secolo quarto, dall’Oriente dove era nata, tra il 120 e il 140 per celebrare il battesimo di Gesù.
In varie parti d’Italia è chiamato “befana” (attraverso “Epiphania”- “Pifania” e “Befania”) quel fantoccio di cenci che, nella notte dell’Epifania, detta per corruzione “befania” e nel giorno di tale solennità della Chiesa fanciulli e donnicciole sono soliti porre alle finestre per ischerzo.
Tale nome è pure attribuito da persone giocose a quella immaginaria persona che credono o danno a credere ai fanciulli che verrebbe per le case attraverso la tromba del camino, nella notte che precede l’Epifania.
Esse consigliano quindi ai ragazzi di appendere calze o canestri
affinchè le befane le riempiano di cose buone o cattive, secondo che essi si sono comportati bene o male. Della befana fanno più volte menzione anche i nostri scrittori.
Il Varchi la descrisse con gli occhi rossi, le labbra grosse e il viso furibondo.
Questo personaggio immaginario dice il Moroni, produce nei fanciulli due effetti portentosi, il timore e la speranza perchè castiga e premia.
Si dà loro a credere che la Befana nella vigilia dell’Epifania all’ora di mezzanotte porti i doni.
Essa sarebbe tutta nera perchè imbrattata dalla fuliggine del camino e verrebbe da lontano.
In letteratura si trovano queste righe (2)
Con l’Epifania il 6 gennaio finisce un periodo di feste, sacro per la religione e la tradizione: in campagna, prima a portare i regali ai bambini, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, era la Befana, mitica vecchia, che ha l’aspetto di una strega, ma benefica. Notte tempo viaggia sulla sua scopa volante, riempie di dolci, mandarini, carbone e aglii le calze appese alle cappe dei camini.
La Befana si comporta proprio come un giudice, che stabilisce se un bambino è buono o cattivo ed emette la sentenza lasciando doni oppure carbone e cenere nella calza.
Oggi anche il nero carbone è stato reso dolce, togliendo molto alla tradizione che voleva per i cattivi del carbone vero, o forse perchè tutti i bambini sarebbero diventati buoni?
Una befana “cattiva” è ricordata da questa ninna nanna che magari ci cantava la nostra mamma.
“Ninna nanna, Ninna oh!
Questo bimbo a chi lo do?
Lo darò all’omo nero
Che lo tiene un anno intero.
Lo darò all’omo bianco
Che lo tenga tanto tanto
Lo darò alla Befana
che lo tenga una settimana.
Lo darò alla su’ mamma
che gli faccia far la nanna.”
Le nostre mamme a noi piccolini cantavano.
“Befanina non mi bucare
C’ho mangiato pane e fave,
ho un corpo duro duro
che mi suona come un tamburo”
I bambini cantavano questa cantilena perchè tra le favole narrate nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, una diceva appunto che la Befana avrebbe bucato la pancia dei fanciulli che non avevano ben cenato.
Fra tutte le città d’Italia, è forse Roma quella dove avvenivano in quel giorno le più strane cose: la festa dell’Epifania era stata adottata a Roma all’inizio del quinto secolo e vi si modificò perchè nello stesso periodo, la Chiesa romana aveva cominciato a celebrare il Natale del Cristo, il 25 dicembre.
Sulle celebrazioni succesive ecco quanto riferisce il Moroni (Enciclopedia popolare – (1))
Nella sera del 5 gennaio, secondo na vien di notte con le scarpe
Come è buona la Befana!
Come è brutta la Befana!
Come è cattiva la Befana!
Storie di tutti i tempi
sulla Befana.
Variazioni sul tema
di Carmelina Rotundo
Quando nasce la BEFANA?
Ma chi è la BEFANA?
La festa della Epifania arriva in Occidente nel secolo quarto, dall’Oriente dove era nata, tra il 120 e il 140 per celebrare il battesimo di Gesù.
In varie parti d’Italia è chiamato “befana” (attraverso “Epiphania”- “Pifania” e “Befania”) quel fantoccio di cenci che, nella notte dell’Epifania, detta per corruzione “befania” e nel giorno di tale solennità della Chiesa fanciulli e donnicciole sono soliti porre alle finestre per ischerzo.
Tale nome è pure attribuito da persone giocose a quella immaginaria persona che credono o danno a credere ai fanciulli che verrebbe per le case attraverso la tromba del camino, nella notte che precede l’Epifania.
Esse consigliano quindi ai ragazzi di appendere calze o canestri
affinchè le befane le riempiano di cose buone o cattive, secondo che essi si sono comportati bene o male. Della befana fanno più volte menzione anche i nostri scrittori.
Il Varchi la descrisse con gli occhi rossi, le labbra grosse e il viso furibondo.
Questo personaggio immaginario dice il Moroni, produce nei fanciulli due effetti portentosi, il timore e la speranza perchè castiga e premia.
Si dà loro a credere che la Befana nella vigilia dell’Epifania all’ora di mezzanotte porti i doni.
Essa sarebbe tutta nera perchè imbrattata dalla fuliggine del camino e verrebbe da lontano.
In letteratura si trovano queste righe (2)
Con l’Epifania il 6 gennaio finisce un periodo di feste, sacro per la religione e la tradizione: in campagna, prima a portare i regali ai bambini, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, era la Befana, mitica vecchia, che ha l’aspetto di una strega, ma benefica. Notte tempo viaggia sulla sua scopa volante, riempie di dolci, mandarini, carbone e aglii le calze appese alle cappe dei camini.
La Befana si comporta proprio come un giudice, che stabilisce se un bambino è buono o cattivo ed emette la sentenza lasciando doni oppure carbone e cenere nella calza.
Oggi anche il nero carbone è stato reso dolce, togliendo molto alla tradizione che voleva per i cattivi del carbone vero, o forse perchè tutti i bambini sarebbero diventati buoni?
Una befana “cattiva” è ricordata da questa ninna nanna che magari ci cantava la nostra mamma.
“Ninna nanna, Ninna oh!
Questo bimbo a chi lo do?
Lo darò all’omo nero
Che lo tiene un anno intero.
Lo darò all’omo bianco
Che lo tenga tanto tanto
Lo darò alla Befana
che lo tenga una settimana.
Lo darò alla su’ mamma
che gli faccia far la nanna.”
Le nostre mamme a noi piccolini cantavano.
“Befanina non mi bucare
C’ho mangiato pane e fave,
ho un corpo duro duro
che mi suona come un tamburo”
I bambini cantavano questa cantilena perchè tra le favole narrate nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, una diceva appunto che la Befana avrebbe bucato la pancia dei fanciulli che non avevano ben cenato.
Fra tutte le città d’Italia, è forse Roma quella dove avvenivano in quel giorno le più strane cose: la festa dell’Epifania era stata adottata a Roma all’inizio del quinto secolo e vi si modificò perchè nello stesso periodo, la Chiesa romana aveva cominciato a celebrare il Natale del Cristo, il 25 dicembre.
Sulle celebrazioni succesive ecco quanto riferisce il Moroni (Enciclopedia popolare – (1))
Nella sera del 5 gennaio, secondo na vien di notte con le scarpe
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