Dal 16 Giugno 2017 al 15 Ottobre 2017
presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Raffaele De Grada a San Gimignano (SI).
San Gimignano in provincia di Siena che, nonostante alcuni ripristini
otto-novecenteschi è borgo quasi intatto
nell'aspetto due-trecentesco, uno dei migliori esempi in Europa di organizzazione
urbana dell'età comunale, dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'umanità , è
nel cuore di chi l’ha visto e nel desiderio di chi ancora non ha potuto
visitarlo, meta piacevole ed unica, ha
aggiunto la proposta di mostre
fotografiche nella Galleria
d’Arte Moderna e Contemporanea Raffaele De Grada dove
dal 16 Giugno al 15 Ottobre 2017
Uno dei padri della
fotografia considerato pioniere del foto-giornalismo tanto da
meritare l’appellativo di “occhio del secolo” – (grazie a questa mostra si è
provveduto ad una risistemazione ed adeguamento dell’ impianto di
climatizzazione
“Fotografare è
trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono
davanti alla realtà che fugge. In quell’istante, la cattura dell’immagine si
rivela un grande piacere fisico e intellettuale”.
140 mondi unici
irrepetibili a cui il fotografo francese
conferisce l’ aurea dell’ eternità 140 preziose testimonianze sociali che
offrono spaccati di atomi di
attimi che diventano storia tutti rigorosamente in bianco e nero o meglio in un
ventaglio di bianchi e neri;
ogni foto, ad
eccezione di due, sono delimitate da una
cornice nera onde impedirne manipolazioni o cambi di prospettive
Quando scatta la sua prima fotografia, “Place de l’Europe,
Stazione Saint Lazare, Parigi” – scelta per questa sua nuova rassegna
monografica allestita a San Gimignano, Henri Cartier-Bresson che ha 24
anni, ha comprato da due anni la sua prima macchina fotografica, una Leica 1
da 35 mm con lente 50 mm ed è ancora alla ricerca del suo futuro professionale.
Henry Cartier incerto e tentato da molte strade: durante i suoi novantacinque
anni di vita, Henri Cartier-Bresson ha tentato molte strade: la sua prima
passione, come lui stesso scrive, in realtà è stata la pittura: “da bambino, la
facevo il giovedì e la domenica, ma la sognavo tutti gli altri giorni”. Proprio
a partire dagli anni Venti, fin quando non entra nell’Accademia di André Lhote,
dipinge con una certa regolarità negli studi di Jacque-Emile Blanche e Jean
Cottenet: tentato dalla pittura, come
dal cinema tanto che 1931 lavorava nel
cinema come assistente del regista francese Jean Renoir e, nel 1937, firma
personalmente il film Return to life.
“Sono solo un
tipo nervoso, e amo la pittura. Per quanto riguarda la fotografia, non ci
capisco nulla” affermava ed è proprio
questa sua convinzione di non sapere nulla che lo condurrà tutta la vita
a allineare dietro l’ obiettivo con la capacità visiva, mente e cuore. cuore e
mente per fare di ogni scatto un capolavoro
Non capire nulla di fotografia
significa, tra l’altro, non sviluppare personalmente i propri scatti: è un
lavoro che lascia agli specialisti del settore. Non vuole apportare alcun
miglioramento al negativo, non vuole rivedere le inquadrature, perché lo scatto
deve essere giudicato secondo quanto fatto nel qui e ora, nella risposta
immediata del soggetto. Durante la Seconda guerra mondiale, Cartier-Bresson
entra nella resistenza francese, continuando a svolgere costantemente la sua
attività fotografica. Catturato dalle truppe naziste nel 1940, riesce a fuggire
dal carcere al terzo tentativo. Al suo rientro si unirà a un'organizzazione di
assistenza ai prigionieri evasi. Nel 1944 fotograferà la liberazione di Parigi.
Finita la guerra, ritorna al cinema e dirige il film Le
Retour, documentario sul ritorno in patria dei prigionieri di guerra e dei
deportati. Nel 1946 viene a sapere che il MOMA di New York intende dedicargli
una mostra "postuma", credendolo morto in guerra: si mette in
contatto con il museo e dedica oltre un anno alla preparazione
dell'esposizione, inaugurata il 1947.
Per Cartier-Bresson la tecnica rappresenta solo un mezzo che
non deve prevaricare e sconvolgere l’esperienza iniziale, quel famoso “momento
decisivo” in cui si decide il significato e la qualità di un’opera.
La mostra “Henri Cartier Bresson Fotografo” è una selezione
curata in origine dall’amico ed editore Robert Delpire e realizzata in
collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson.
Obiettivo della rassegna è far conoscere e capire il modus
operandi di Henri Cartier-Bresson, la sua ricerca del contatto con gli altri,
nei luoghi e nelle situazioni più diverse, alla ricerca della sorpresa che
rompe le nostre abitudini, la meraviglia che libererà le nostre menti, grazie
alla fotocamera che ci aiuta ad essere pronti a coglierne e ad immortalarne il
contenuto.
Nel 1968, Henri Cartier-Bresson inizia gradualmente a
ridurre la sua attività fotografica per dedicarsi al suo primo amore artistico:
la pittura, dichiarando: «In realtà la fotografia di per sé non mi interessa
proprio; l'unica cosa che voglio è fissare una frazione di secondo di realtà».
Con l'unica eccezione dei ritratti. Continuerà infatti a dedicarsi ai ritratti
fotografici almeno fin al 1980, anno in cui fotografa Hortense
Cartier-Bresson.Nel 1979 viene organizzata a New York una mostra tributo al
genio del fotogiornalismo e del reportage.
Nel 2000 con la
moglie Martine Franck ed la figlia Mélanie
crea la Fondazione Henri Cartier-Bresson, che ha come scopo principale la raccolta delle sue opere e la creazione di uno spazio espositivo aperto ad altri artisti; nel 2002 la Fondazione viene riconosciuta dallo stato francese come ente di pubblica utilità.
crea la Fondazione Henri Cartier-Bresson, che ha come scopo principale la raccolta delle sue opere e la creazione di uno spazio espositivo aperto ad altri artisti; nel 2002 la Fondazione viene riconosciuta dallo stato francese come ente di pubblica utilità.
Denis Curti ha curato
la mostra promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di San Gimignano,
prodotta da Opera-Civita con la collaborazione
della Fondazione Henri Cartier-Bresson e Magnum Photos Parigi. Carmelina Rotundo ringrazia per le foto LILLI
prodotta da Opera-Civita con la collaborazione
della Fondazione Henri Cartier-Bresson e Magnum Photos Parigi. Carmelina Rotundo ringrazia per le foto LILLI
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