Corso di Laurea di
Scienze della Formazione Primaria
PROGRAMMA DI LABORATORIO
TITOLO
|
IL PAESAGGIO NELLA LETTERATURA
DELL’INFANZIA Luoghi segreti immaginario |
Docente Responsabile |
Prof. Flavia
Bacchetti |
Tutor Supervisore |
Dott.ssa Carmelina
Rotundo |
Destinatari |
Anno di corso III |
Finalità Formative |
Attivare un processo formativo per favorire e sostenere: ü
la
strutturazione di competenze inerenti la narrazione; ü
la
padronanza di conoscenze relative alla fiaba; ü
la
sperimentazione di metodologie; ü
lo
sviluppo dell’attitudine al pensiero creativo; ü
l’acquisizione
della capacità di lavorare in modo cooperativo. |
Obiettivi e risultati attesi |
Acquisire competenze relative al sapere, al saper fare e al saper
essere:
|
Contenuti/ Tematiche |
“Tra fantasia e realtà esiste un ventaglio che, di
quando in quando, si chiude: è quella l’ora in cui i sogni diventano veri” (Dal diario di Spagna) IL PAESAGGIO NELLA LETTERATURA
DELL’INFANZIA: LUOGHI SEGRETI - IMMAGINARIO Accoglienza: - ascolto delle canzoni “L’isola
che non c’è” di Edoardo Bennato e “Peter
Pan” di Enrico Ruggeri. Durante l’ascolto su un foglio bianco espressione
dell’atmosfera creatasi; - conoscenza con il gioco del
gomitolo; - potenziamento ed arricchimento delle capacità espressive; - ridipingiamo la realtà con la fantasia e la fantasia con la realtà; Incontro con l’architetto
del paesaggio Simona Ventura: - presentazione del suo lavoro con i bambini per la creazione di un
giardino vero, a forma di foglia, a Vignola. Incontro alla Fortezza da
Basso a Firenze: -per assistere alla rappresentazione del “Piccolo Principe… in
musica” inserito nel 6° Festival suoni e sapori dell’A.GI.Mus Io e le fiabe. Da piccolo,
chi, quando e dove mi leggeva le fiabe? (il chiquado): - collegare i titoli delle fiabe ai luoghi dove essi si svolgono
(passaggi da “io e le fiabe”alla fiaba in sé). - Lettura di alcune pagine da bestsellers della letteratura per l’infanzia
e analisi del paesaggio: il paese dei balocchi da Pinocchio di Collodi; Alice
nel paese delle meraviglie di
Lewis Carrol; Mappatura dei luoghi
dell’immaginario: - intervista agli studenti sui loro “luoghi segreti”, con un aggancio
a Firenze e ai suoi luoghi segreti; - ricerca bibliografica di testi presso le maggiori librerie
fiorentine. Scoperta di un giardino
fiorentino: - descrizione del giardino Bardini, che congiungendo Forte Belvedere
all’Arno, passando per Boboli, crea la splendida spina dorsale verde della
città. Materiale vario sui giardini offerto anche dalla Cassa di Risparmio di
Firenze. Consuntivo e conclusioni: - lavoro d’organizzazione del percorso didattico svolto, con la
prospettiva di pubblicare il tutto sul sito www.spazioaperto.info. |
Metodologia |
Le attività proposte prevedono un coinvolgimento attivo e partecipativo
dello studente e l’utilizzazione di approcci pratici ed esperienziali con
simulazione operativa, sostenuti da riferimenti teorici in raccordo con il
Corso di Letteratura per l’Infanzia. |
Tempi |
Didattica assistita: 15 ore Studio individuale: 10 ore(da concordare con gli studenti) |
Documentazione |
Firme presenze Materiale informativo prodotto dal Tutor Relazioni Studenti |
Premessa.
Attraverso
l’esperienza di laboratorio, condotto dalla Professoressa Carmelina Rotundo,
sulla letteratura per l’infanzia abbiamo avuto un esperienza davvero
professionalizzante. Abbiamo deciso di affrontare un lavoro, per i più
sconosciuto, sull’ introduzione al mondo dell’arte per i bambini della scuola
primaria. (fascia dai 6 ai 10 anni). L’idea non è nata dal nulla. Sul numero 1
dell’anno 6 ( gennaio- marzo 2002) del periodico trimestrale “Il Nuovo”,
diretto dal Centro Studi Auxologici nella persona del dottor Ivan Nicoletti
abbiamo letto una recensione che presentava un lavoro sull’arte per bambini
davvero interessante. L’articolo è della professoressa Carmelina Rotundo e
andava a presentare una collana di guide artistiche per giovani pubblicate
dalla casa editrice Nicomp, in collaborazione con il Centro Studi Auxologici.
L’evento è d’importanza rilevante poiché, queste guide, hanno un carattere
innovativo sotto molti punti di vista; innanzitutto sono nate dalla
collaborazione di persone specializzate nei settori dell’arte, del disegno
della medicina dello sviluppo poi, sono riuscite ad esporre concetti molto
complessi in modo semplice e lineare. Come
a creare un legame forte tra immagine e testo, lettura e immagine
iconica. Un lavoro di indiscutibile pregio che si spera venga valorizzato
quanto merita. La collana, come ci spiega la professoressa Rotundo
nell’articolo ha preso avvio con “Michelangelo in città” proseguendo per Giotto
e Masaccio.
Sempre
analizzando l’articolo, la professoressa motiva la scelta di questi studiosi
come “coraggiosa” in quanto c’è una credenza di fondo dimenticata da molti,
ovvero “il credere che l’arte continui ad avere una sua funzione, un suo
proprio ruolo di comunicazione ed espressione di sentimenti e di emozioni anche
nella nostra società dei computer e di internet”.
Proprio
perché l’arte ha questo valore inestimabile di unire popolazioni di culture
diverse e luoghi come Firenze, si presentano come crocevia di trasmissione
della nostra cultura artistica per persone straniere, i libri sono scritti in
due lingue, l’italiano e l’inglese. La prima perché lingua madre
dell’iniziativa e la seconda perché ritenuta lingua principale per comunicare
fra paesi diversi. L’affluenza di turisti è ampia in Firenze perciò era giusto
cha anche i bimbi stranieri avessero la possibilità di usufruire di questo
strumento.
La
dottoressa Rotundo prosegue sottolineando l’importanza di questi bambini
disegnanti “dalla felice penna di Fulvio Petri” che accompagnano il bambino “in
carne ed ossa” nella visione di questi quadri, statue e chiese che senza nessun
mediare, in questo caso i personaggi disegnati, diventerebbero quasi sterili e
freddi. Certo non è così per un pubblico adulto, ma il lavoro è dedicato al
bambino, quindi, l’attenzione deve essere focalizzata sulle sue necessità e sui
suoi “bisogni artistici”.
Il nostro
breve lavoro ha tutto questo alle spalle e non ha la presunzione di essere
perfetto ma ci siamo chieste:” perché precluderci la possibilità di suggerire
spunti alla scuola che in futuro potranno servirci e aiutare tutti a scoprire
un mondo dimenticato?”
Il nostro
lavoro si basa sul Rinascimento ed espone le tematiche di Masaccio ( la
Trinità), Leon Battista Alberti ( con la facciata di Santa Maria Novella) e
Michelangelo ( con il David). Il tutto partendo da una personificazione dello
stesso rinascimento, che si racconta diventando amico del lettore, e dalla
descrizione in tono amicale con i protagonisti messi a fuoco.
Ciao!!! Io
mi chiamo Rinascimento e sono nato a Firenze nel 1400! Sembro un po’ vecchiotto
ma anche oggi tutti mi riconoscono e sanno quello che è accaduto nella mia vita
spettacolare! Vedrai, alla fine del nostro viaggio, quante cose sono successe
durante la mia vita e sicuramente
rimarremo amici!
Il mio nome
ha un significato particolare, indica una rinascita, un risveglio a tutti gli
effetti! Anche prima della mia nascita c’era un periodo intenso e ricco di
attività il Medio Evo ( ti racconto un segreto, questo periodo in un primo
momento veniva preso in giro, non veniva considerato bene ed invece, grazie
agli storici, ha avuto la sua rivincita, così da diventare anche lui un bel
periodo). Tornando a me…. sono riuscito a portare nuove idee, invenzioni e ho
reso belle molte città grazie ad alcuni miei amici che ti presenterò più
avanti. Pensa che l'Italia brillava come una stella nuova da quante cose si
facevano in quel periodo. nel campo dell'arte alcuni amici più conosciuti sono
stati Leonardo, Michelangelo, Raffaello, li conosci?
Proprio per
questo ti presenterò alcune opere che puoi visitare ancora nella città e ti
assicuro che in tanto tempo non hanno perso la loro bellezza. In particolare,
per questo nostro primo incontro, ti presenterò: la Trinità di Masaccio, la
facciata della Chiesa di Santa Maria Novella e il David di Michelangelo.
Sei pronto?
............ allora partiamo ..................
Ciao amico, il mio nome è “Basilica di Santa Maria Novella” e
sono la prima ad essere stata costruita in Firenze, nel lontano 1278, grazie ai
frati domenicani che decisero di ristrutturare e trasformare la chiesa e la
piazza dove attualmente mi trovo.
La ricca facciata a intarsi, cioè di decorazioni fatte con
l’inserimento ad incastro di elementi di marmo bianco e nero, è un capolavoro
iniziato nel 1300, ma completato, nel 1470, da Leon Battista Alberti.
Un giorno, un ricco banchiere di Firenze Giovanni Paolo Rucellai, chiamò l’Alberti per fargli terminare la facciata superiore rimasta incompiuta per mancanza di soldi, egli accettò e terminò l’opera costruendo un timpano triangolare e aggiungendoci due volte laterali.
Il rivestimento della facciata è forse il più bello fra
quelli di tutte le chiese fiorentine; come puoi vedere, la parte bassa, è
quella che risale alla metà del ‘300 costruita appunto dai frati e molto simile
anche al rivestimento del mio amico Battistero fiorentino, ma entrambi ci distinguiamo
perché sulla mia facciata hanno costruito degli avelli o arche tombali. Sai che
cosa sono? Sono delle rientranze formate alla base da un cassone nel quale
veniva sepolto il defunto, verso l’alto si alza un arco in stile gotico a bozze
bianche e nere e nel vano dell’arco alcune famiglie fecero dipingere figure di
Santi, per i quali avevano particolare devozione.
Invece, come prima ti raccontavo, la parte superiore è stata
completamente ideata dall’ Alberti che ha aggiunto sotto il timpano, una scritta
a caratteri cubitali con il nome del Rucellai e l’anno di completamento dei
lavori: 1470.
Sai, sono una chiesa molto importante, ospito le opere
di tanti amici che con il tempo sono diventati famosi almeno quanto me:
Giotto, Andrea Organa, Brunelleschi, Filippino Lippi e il grande Masaccio che ha
voluto farmi custodire la sua opera più importante: “La Trinità”.
Questo affresco, Masaccio lo ha realizzato alla fine della
sua breve vita e precisamente tra il 14727 ed il 1428.
Osserviamo l’immagine insieme….
Che cosa vediamo?
Dentro un maestoso portico delimitato da colonne classiche,
il Cristo in croce sembra quasi sorretto da un uomo possente dalla barba bianca
cerchiato da un’ aureola. Tra il volto del Cristo e quello dell’uomo sta una
colomba; ai piedi della croce ci sono due figure con la testa ornata
dall’aureola: una donna sembra guardare al di fuori del quadro e indicare il
sacrificio di cristo; un giovane sembra pregare devotamente. Al di fuori del
portico un uomo ed una donna stanno inginocchiati e pregano. Nella parte bassa
del dipinto uno scheletro è adagiato su una lastra di marmo che copre un
sarcofago. Lungo il muro sovrastante la tomba, una scritta che recita più o
meno così: ”Io fui già quel voi siete e quel che io son voi sarete”.
Qual è il significato del dipinto?
Il titolo ci svela che
ad essere rappresentata è la Trinità. Dio infatti, si manifesta sotto forma di
Padre ( l’uomo dalla barba bianca), Figlio ( Gesù Cristo) e Spirito Santo ( la
colomba) .
Anche le figure ai piedi sono riconoscibili: la donna è Maria
madre di Gesù e il giovane è San Giovanni Evangelista. Ma le altre due figure
chi rappresentano? Non avendo l’aureola che è il simbolo della Santità, sono
solo due esseri umani, due persone vissute all’epoca sia della mia costruzione
che quando fu dipinto l’affresco.
Sono i committenti, coloro che pagarono il Masaccio perché
realizzasse l’opera… io ti ricordo che sulla mia facciata conservo il nome del
mio committente: Rucellai.
L’abbigliamento dei due committenti nel dipinto, ci dice che
sono ricchi; nel farsi raffigurare all’interno del dipinto avevano
due intenti: 1) volevano mostrare la loro
importanza pubblica ai cittadini di Firenze; 2) volevano in qualche modo farsi
perdonare da Dio per i loro peccati.
Non a caso, infatti, sotto di loro c’è un cadavere che
ricorda a tutti che il destino comune è la morte; i due committenti chiedono
dunque a Dio di lavare i loro peccati così come accadde con il sacrificio di
Gesù.
Il mio caro amico Massaccio è considerato dagli esperti di
oggi, il fondatore della pittura rinascimentale perché fu il primo a descrivere
in modo reale i personaggi, nel senso che imparò una nuova tecnica, appena
scoperta: la prospettiva.
La conosci? Dunque pensa di dover disegnare un albero, una
casa, degli animali... e davanti a te c’è un foglio che si presenta solo in due
dimensioni, l’altezza e la lunghezza. Come fare per poter disegnare un oggetto
che abbia anche la profondità? Quando noi osserviamo una chiesa, un palazzo
percepiamo tutte e tre le dimensioni e questo concetto iniziarono a capirlo e a
metterlo in atto, sin dall’inizio del 400, dove non si sapeva la regola
precisa, ma si sapeva quello che Euclide insegnò nel IV sec avanti cristo e
cioè che: se due oggetti hanno le stesse dimensioni, quello più vicino
all’occhio sembra più grande, per questo se vogliamo che la loro immagine sia
uguale a quella della realtà, dovremmo dipingerli tanto più piccoli quanto più
sono lontani. Così nei primi decenni del Quattrocento, a Firenze cominciarono
ad essere scoperte delle regole matematiche per stabilire le misure da
assegnare agli oggetti disegnati o dipinti, a seconda della loro maggiore o
minore distanza dall’occhio dell’artista. Queste prime regole furono messe in
atto sia dal Masaccio che da altri suoi amici dell’epoca come il fiorentino
Filippo Brunelleschi, colui che costruì la cupola del Duomo di Firenze, oppure
dallo scultore Donatello.
Per concludere, se diamo un ultimo sguardo alla “Trinità”, ci
rendiamo conto che
le figure dei due committenti sono reali, naturali, per nulla
abbellite, così come sono naturali i personaggi sacri ecco, Masaccio aveva ben
imparato la tecnica della prospettiva.
Questa è una delle tante storie che io posso raccontati, se
vuoi puoi venirmi a visitare e lì finirò il mio racconto.
Ciao, sono Michelangelo e
sono un genio del Rinascimento.
Ho dipinto tavole,
affrescato cappelle, volte e pareti, ho scolpito statue, tondi e tombe,
progettato chiese, palazzi e scale e quando mi andava riempivo fogli oltre che
di schizzi anche di parole.
Ecco un assaggio di una
mia poesia:
“Ogn’ira, ogni miseria e
ogni forza
chi d’Amor s’arma
vince ogni fortuna”
Che ve ne pare?
Mi chiamerete poeta e
pittore, ma io mi sento molto di più uno scultore.
Come usava fare nella
Firenze di fine Quattrocento, sono entrato come apprendista in una bottega
d’arte quand’ero ancora un ragazzino, avevo infatti solo tredici anni quando ho
cominciato a fare pratica artistica nello studio di un pittore molto noto,
Domenico Ghirlandaio.
Riuscivo talmente bene
nel disegno e nella pittura, che, pensate, Lorenzo dei Medici, detto Il
Magnifico, mi diede la possibilità di frequentare il giardino Medici in piazza San
Marco.
Entrare in quel luogo era
una meraviglia, da quante statue si potevano ammirare. Non a caso veniva
chiamato “Giardino delle Sculture”. Dall’osservazione delle grandi opere del
passato classico e del Quattrocento ho imparato l’arte dello scolpire.
In questo periodo ho
eseguito le mie prime sculture: sono due rilievi, la Madonna della Scala e la Battaglia dei Centauri.
Quando le ho scolpite
avevo solo quindici anni ma ne sono rimasto così orgoglioso che le ho custodite
gelosamente per il resto della vita.
Ecco la Madonna della Scala.
Madonna della Scala (1491-92)
Firenze, Casa Buonarroti
Secondo voi, perché
quest’opera è stata chiamata proprio così? Osservate bene e lo capirete da
soli.
Entriamo adesso in
questioni tecniche: questa scultura è un bassorilievo.
Come si vede le figure
sono solo accennate, quasi come se fossero disegni
fatti sul marmo. Il senso
della profondità è dato dalla tecnica della prospettiva: le figure sulla sinistra sono più piccole
perché sono più lontane! Così come i gradini della scala (ecco!!) si rimpiccioliscono salendo.
La Madonna e il bambino
che ho scolpito sono diversi da quelli scolpiti da altri scultori prima di me.
Maria, infatti, ha uno sguardo malinconico e Gesù è di spalle ed è quasi
nascosto dalle vesti della madre. Il braccio del bambino vi sembrerà troppo
muscoloso, ma fin da giovane ho amato rappresentare la forza e la vitalità
dell’umanità. Infatti molte delle mie figure scolpite o dipinte sono muscolose.
Guardate per esempio, il
braccio di Maria del Tondo Doni, che
ho dipinto quando avevo più o meno trent’anni.
Tondo Doni (1506-07) e particolare. Firenze, Uffizi
Battaglia dei Centauri
(1491-92)
Firenze, Casa Buonarroti
La Battaglia dei Centauri
raffigura un mito greco. Mi era stato raccontato da Poliziano, uno scrittore e
studioso che conosceva molto bene la cultura degli antichi.
Chi sono i Centauri? Sono
esseri dal corpo di cavallo con torso e testa di uomo. Nel bassorilievo è
appunto raffigurata la lotta tra questi Centauri e un gruppo di uomini,
arrabbiati per il rapimento di una donna.
In realtà sono stato originale rispetto alla storia del mito, perché non ho scolpito nessuna figura femminile: tutte le teste hanno capigliature corte e i corpi hanno una muscolatura molto pronunciata. E i cavalli? Osservate il bassorilievo e guardate quanti ne riuscite a trovare fra il groviglio di corpi che combattono.
Dopo i due bassorilievi
della mia giovinezza vorrei mostrarvi una scultura a tutto tondo che ho
scolpito quand’ero più grande. Quando ho incominciato a scolpirla avevo
ventisei anni e quando l’ho terminata ventinove. Tre anni di lavoro!
Ma che cos’è una scultura
a tutto tondo? È chiamata così perché è possibile vederla da ogni suo lato:
davanti, dietro, di profilo, dal basso. Insomma è una statua! Si tratta del
David.
David è un personaggio presente nel libro
della Bibbia, nel Vecchio Testamento.
Divenne re dei Giudei
dopo aver sconfitto con l’unica arma di una fionda e di un sasso, il gigante
Golia, che tiranneggiava sul popolo ebraico. Chi è adesso il gigante? A considerare le dimensioni
della statua, David si è preso una rivincita su Golia anche nell’altezza!
David (1501-04) Firenze, Accademia
Ho voluto rappresentare David nel momento
prima della lotta con Golia: la fronte aggrottata, l’espressione preoccupata
degli occhi e la mano destra tesa esprimono tutta la sua tensione.
Osservate la scultura e
notate la cura particolare nel raffigurare anche i minimi dettagli del corpo.
Spero tornerete a trovare
me e la mia arte.
La sede del Centro Studi
Auxologici si trova in piazza Madonna degli Aldobrandini, dove, insieme alla
dott.ssa Rotundo, ci siamo recate per effettuare un’intervista al direttore
responsabile della rivista Il Nuovo, il dott. Ivan Nicoletti. La piazza,
retrostante San Lorenzo, è arricchita dalla vista della cupola della Basilica,
dove si trovano le famose cappelle Medicee allestite da Michelangelo.
A: Alessandra Alberti
G: Simona Giorgi
N: Ivan Nicoletti
R: Carmelina Rotundo
A: Qual è l’intento che ha guidato questa iniziativa editoriale?
N: il Centro Studi Auxologici ritiene che l’educazione artistica, che è insieme una educazione estetica, sia molto importante. L’uomo nasce con tante capacità, una delle quali è quella di godere del fatto estetico. Ciascun individuo già alla nascita è predisposto a camminare, non si insegna a farlo, si deve dare solo la possibilità che il bambino cammini: se si tiene il bambino sollevato, attaccato ad un albero, quello non camminerà mai, lo si deve mettere per terra. La dove esiste una potenzialità, bisogna far si che l’ambiente offra la possibilità di realizzarla. La stessa cosa accade con il godimento artistico, la fruizione dell’arte. L’uomo nasce con questa tendenza, di godere delle cose belle e quindi anche dell’arte. Il paragone con il camminare è quello di mettergli a disposizione, di metterlo nelle condizioni di sviluppare questa sua capacità. E questo è importante perché sviluppare la capacità estetica, significa fare della persona, una persona più completa, più matura. Recenti studi di psicoanalisti hanno approfondito questo aspetto della capacità di godimento estetico innata, e con esso la possibilità di far sviluppare al meglio la potenzialità del godimento dell’arte. Questo favorisce molto anche lo sviluppo della personalità e della conoscenza. Non per niente l’uomo produce oggetti artistici da sempre. L’uomo vive in mezzo all’arte. È innata, profonda, importantissima.
Allora abbiamo pensato:
facciamo un libro che spieghi l’arte, facendo in modo che il bambino capisca.
Le Edizioni Centro Studi Auxologici ha stabilito questo insieme alla dottoressa
Ragionieri, la direttrice della Casa
Buonarroti. Il libro non nasce prendendo la vita del Masaccio, o di Giotto.
Prima stabiliamo quale è il concetto generale che vogliamo dargli, concetto che
sia anche storico. Per esempio, nel caso di Giotto descriviamo la città nel
periodo in cui l’artista è nato, poi facciamo girare il bambino nei luoghi dove
Giotto ha fatto qualcosa e infine gli facciamo vedere una città tutta
trasformata, facendogli conoscere che nel frattempo c’erano delle idee che si
muovevano, personaggi che si incontravano.
Quindi prima stabiliamo quali concetti vogliamo che entrino nella testa, che sono più importanti della data di nascita esatta o di altre cose e dopo costruiamo passo dopo passo il percorso. Naturalmente i concetti più importanti glieli vogliamo dare lo stesso e come facciamo a darglieli? Quando abbiamo curato l’edizione su Masaccio ci premeva molto puntualizzare la storia della prospettiva e abbiamo quindi cercato di spiegarla. Quando abbiamo trattato di Michelangelo naturalmente c’erano ancora altri concetti: un concetto su cui abbiamo battuto la testa era quello del non finito di Michelangelo. Hanno scritto volumi su volumi e noi, con la dottoressa Ragionieri siamo stati ore e ore a cercare come dirglielo. Poi in qualche modo è stato spiegato, chiaramente non in maniera approfondita, ma non abbiamo voluto non dirglielo. Quindi anche i concetti più difficili bisogna cercare di spiegarli, i ragazzi poi li capiscono.
R: La semplicità non è una banderuola. La semplicità è un percorso. Si arriva alla semplicità attraverso questo percorso lungo.
N: Comunque ci sono due periodi di Michelangelo che parla del non
finito che a noi ci sono costati venti ore di discussione. Perché uno diceva
una cosa e un altro diceva: no, ma così non lo capiscono.
Intanto bisogna trovare
quali concetti voglio comunicare, anche questo non è facile. Per esempio su
Giotto, come ho già detto, abbiamo pensato di mostrare la trasformazione della
città di Firenze, ma poteva essere presa anche un’altra strada. Abbiamo messo
molto tempo anche a decidere questo.
E poi dopo ci serviamo di uno storico dell’arte, l’esperto in materia. Allora, a Firenze, quali sono le opere di Giotto o Masaccio e opera per opera si fa una scheda, che poi utilizziamo, mai riscrivendola come era scritta, perché risulterebbe difficile da comprendere per i bambini.
G: in un lavoro di equipe è più facile mettersi nell’ottica di un bambino? perché noi naturalmente abbiamo una mente da adulti, e non è facile mettersi nei panni del bambino.
N: Non è facile. Bisogna avere pratica con i bambini, per capire che una tale parola il bambino non la può capire. Per capire però che determinati concetti anche difficili li può comprendere. Il cervello del bambino rispetto a quello dell’adulto è molto più attivo.
A: accanto all’iniziativa editoriale ci sono o ci sono state iniziative di promozione dell’arte nelle scuole?
N: Noi l’abbiamo fatto apposta perché altri ne approfittassero.
A: e il bilinguismo del testo?
N: abbiamo adottato la formula del bilinguismo perché il testo va nelle librerie, nei musei e a Firenze è indispensabile che sia anche il inglese. I libri li facciamo quasi tutti multilingue.
R: quindi c’è un percorso che loro possono mettere in evidenza tra la produzione editoriale della rivista che mi sembra è stata la prima che è nata, la rivista, e la vostra attività di carattere pratico che ha un carattere medico-scientifico. La nascita della rivista quando è avvenuta?
N: Dieci anni fa.
R: Auxologia. Questa parola, è una parola scientifica? Nasce dieci anni fa?
N: No. Questa parola è nata all’inizio del secolo. Per primo l’ha adoperata uno scienziato francese che si chiama Goden. Poi si è diffusa prevalentemente abbastanza di recente quando poi gli studi di Auxologia si sono sviluppati, nel Dopoguerra. Hanno gia cento anni di storia gli studi, però lo sviluppo maggiore si è avuto in quel periodo.
R: Voi, a Firenze siete i principali attori degli studi auxologici?
N: Direi anche in Italia. La maggior parte dei trattati di auxologia sono fatti dalla nostra casa editrice.
R: voi aiutate bambini con problemi…
N: Si, noi facciamo medicina, scienza della crescita e della patologia della crescita. Dal punto di vista medico è questo.
R: l’attività editoriale?
N: l’attività editoriale è più vasta. Ha un settore medico, che è la produzione di documenti, trattati di auxologia. L’altra attività importante è quella appunto artistica, testi di psicologia e arte, psicoanalisi e arte. Questo settore tratta i rapporti tra arte e psicologia, indipendentemente dalla patologia. La casa editrice pubblica anche romanzi.
Alessandra Alberti
Azzurra Fiorentino
Simona Giorgi
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