martedì 26 luglio 2022

intervista a BARBARA COLAPIETRO

Intervista di Carmelina Rotundo Auro a Barbara Colapietro Nonostante tutto… sempre avanti Barbara Colapietro ha partecipato quest’anno ad un bellissimo reading poetico, presso lo stand della Regione Umbria, al Salone del Libro di Torino con l’ultima raccolta “Tra le sbarre incandescenti”, ed è stata scelta come membro della commissione del Concorso letterario Poesia Trasimeno 2022 , grazie all'instancabile editore Jean Luc Bertoni e al suo curatore editoriale e poeta Bruno Mohorovich), Se non ricordo male, ho incontrato Barbara Colapietro, ora casalinga di 55 anni e scrittrice di poesie con un discreto curriculum alle spalle, nel 2007 a Fano, durante un mio soggiorno alla casa ENAM. In quegli anni lei lavorava come segretaria di redazione al giornale Lo Specchio della città di Pesaro ed io mi ero proposta come collaboratrice. A distanza di tanto tempo ritrovo Barbara su Internet, in questo immenso universo virtuale e, conversando via chat ci viene in mente che le avevo scritto una recensione al suo libro “Scintille di sole” (Otma Edizioni 2005), e che lei ancora conserva nella memoria per queste parole: “Come grani di un rosario le poesie di Barbara Colapietro scorrono: gridando ascoltando, combattendo, accettando, sperando ...”. Ora anche lei è presente su Internet con i suoi pensieri in libertà, ha scritto altri due libri di poesia, entrambi pubblicati dalla Bertoni Editore, piccola Casa editrice di Perugia che lavora con passione, e senza coproduzione, come lei tiene sempre a sottolineare.Dopo questo scambio intellettuale, al femminile, nasce l’idea per un’intervista per Echidonna.
Dove sei nata? Sono nata a Fano (Pu) il 6 marzo 1967, e ho vissuto quasi sempre a Pesaro insieme ai miei meravigliosi genitori e a tutti i nostri amici a quattro zampe che ci hanno sempre accompagnato sui sentieri della vita con la loro tenerezza. Ci puoi parlare a grandi linee della tua infanzia e formazione scolastica? La mia infanzia, davvero speciale, mi ha portato ad ascoltare e seguire quelli che posso definire passioni ed ideali sociali, spiritualità e cultura, ricerca e curiosità. La sensibilità ed intelligenza dei miei genitori mi ha permesso di vivere questo periodo nel modo migliore: attraverso il gioco, i racconti di fantasia di mio padre Adriano e la formazione prescolastica di mia madre Silvia, sempre attenta al mio vero sentire. Lo studio della musica ha occupato la prima parte del mio percorso scolastico (diploma di flauto nel 1988 al Conservatorio; corso triennale sperimentale di Didattica della Musica concluso nel 1991). Ma visto che a quell’epoca non esisteva il Liceo Musicale, per rafforzare la mia istruzione ho frequentato, contemporaneamente al Conservatorio, l’Istituto Magistrale (diploma nel 1985). Poi la morte di mio padre nel 1991, ha rivoluzionato completamente i programmi, facendomi saltare il concorso per entrare nel mondo della scuola. Quando cominci a scrivere poesie e perché? Nel 1994 ho iniziato a scrivere in versi liberi e la poesia, come forma d’espressione, è sgorgata per guarire l’anima (sono anche Reiki master) che entra nelle emozioni ferite e allo stesso tempo restituisce la gioia delle piccole cose. Gli ultimi anni della vita di mia madre, scomparsa nel gennaio 2000, sono stati mitigati dalle prime soddisfazioni da scrittrice: il primo libro edito “… e il mio cuore ha ripreso a cantare” (Otma edizioni, 1997), i primi viaggi in giro per l’Italia per partecipare alle premiazioni di concorsi letterari ecc.. Ci puoi raccontare come arrivi a “Lo Specchio della città? Un corso d’informatica base, l‘esperienza di entusiasta attivista al WWF, la mia cultura extrascolastica fatta d’infinite letture e conversazioni interessanti su ogni argomento che respiravo in famiglia, e la mia poesia sono stati il bagaglio professionale che mi ha permesso di incontrare il 25 aprile 1997 il direttore Alberto Angelucci e poi lavorare al giornale. Questa esperienza, fondamentale per la mia vita, è durata fino al luglio 2007, e mi ha fatto crescere umanamente e professionalmente, rafforzando la mia capacità di ascolto del testo scritto, e facendomi superare la mia innata timidezza e la paura di mettermi in gioco. Poi la vita ti ha fatto cambiare strada, perché? Hai proprio ragione Carmelina, a volte la vita ci porta a sospendere il vero sogno e così il dolore della memoria si trasforma in un viaggio interiore per comprendere le ragioni del “fallimento”, dettato solo dalle circostanze avverse che non ci hanno permesso di afferrare l’occasione nell’attimo fuggente. Una serie di eventi davvero poco fortunati, ha creato un’ulteriore evoluzione nella mia vita ma allo stesso tempo ha dato il la ad una straordinaria amicizia fatta di azioni concrete che mi ha restituito la forza e il coraggio di seguire l’istinto del cuore e andare sempre avanti, nonostante tutto. Nel 2009 mi sono trasferita ad Assisi in cerca di risposte e questa è stata l’esperienza più grande che mi ha portato a vivere la mia spiritualità cristiana, camminando chilometri ogni giorno, pregando con la felicità e la leggerezza di quando ero una bambina, e mi ha fatto sentire di nuovo felice di essere una donna che sorride al mondo senza alcun preconcetto. Poi ulteriori problemi mi hanno costretto a ritornare nella mia città d’origine e, dopo un lungo stacco temporale, mi sono rimessa in gioco come scrittrice fino all’incontro nel 2018 con Bruno Mohorovich, che decide di darmi fiducia e pubblicare i miei ultimi due libri “Semplicemente, la mia storia”, e “Tra le sbarre incandescenti” che concludono la mia autobiografia che racconta le emozioni degli ultimi 15 anni. Posso dire che la gioia di avere raccontato la mia esperienza, attraverso la lettura delle poesie in numerosi momenti d’incontro tra scrittori organizzati principalmente dalla Bertoni editore, mi ha permesso di ritrovare tanta energia e recuperare tutto quello che era rimasto in sospeso. L’amore per la musica classica e il suonare di nuovo il flauto, la voglia d’imparare e trasmettere la mia idea di didattica della pace e di costruire insieme ad altre persone un mondo migliore, sono i gioielli che illuminano le mie nuove giornate e mi danno la forza di dire: “Nonostante tutto… sempre avanti. IL MIO PANE Gabbiani, messaggeri di libertà, profumano di schiuma di mare il colore del vento. Tratta da  "Semplicemente, la mia

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