giovedì 13 settembre 2007

ESTATE 2004 NEL CUORE VERDE DI ITALIA

MARIUCCI Uscire fuori dai limiti trasgredendo particolarmente meticoloso ossessionatamente preciso sconvolgendo l’ordine sezionandomi per capire me stesso seguendo una tecnica mista acrilico olio pastello matita. Mosaico Li avevo visti solo una volta i mosaici di Ravenna, ma ancora come se li avessi davanti agli occhi mi erano restati nel cuore per quella luminosità, quel qualcosa di magico, di indefinito che solo l’anima sa e ,mosaico voglio intitolare questo percorso che mi ha portato da Elio Mariucci, da Marilù e Walter Cangi a Città di Castello; una cittadina incastonata come gioiello in una posizione geografica che nell’allargare i confini ad orizzonti infiniti, vicino alla Toscana, alle Marche, all’Emilia Romagna, Pier della Francesca a San Sepolcro, il mare di Fano, a portata di mano, Michelangelo a Caprese. Un gioiello prezioso, Città di Castello, conosciuta in superficie al tempo di Fiorina Genovese che qui lavorava al CIM in una dimensione al tempo di un’altra vita quando la gioventù è forte e libera e si pensa di conquistare il mondo realizzando un mosaico d’oro. Si può vivere in altezza o in abissi, dare cittadinanza alla tristezza profonda o,volare verso giornate splendenti e ancora coloratissime e più. Erano tentativi, ancora una volta per ripararmi dalle tempeste della vertiginosa caduta in abissi che avrei dovuto affrontare una volta o l’altra ? Ma l’incontro con il colore di Elio Mariucci apparteneva ai voli,ridava vigore alle ali contaminate dalla pesantezza del vivere di questo momento. “Quando ha cominciato a dipingere ?” “L’ho sempre fatto, ... in prima elementare,prima che iniziassi a frequentare la scuola, mia zia e mia cugina mi regalarono un astuccio con la zip,da una parte i colori, dall’altra le penne. L’ho aperto ed ho deciso! L’emozione fu talmente forte. Ho deciso che sarei diventato un pittore ho provato la netta sensazione“. Orfano di entrambi i genitori, il piccolo Elio fu affidato alle cure della zia e delle cugine. Si dedica alla pittura che lo consola,lo fa sentire se stesso, allora dipinge in una soffitta,anche se la soffitta è spaventosa ,anche se c’erano i topi. Al lume di candela. Per un percorso di ricerca, contraddistinto da ordine e disordine da passi in avanti e ritorni indietro. Mariucci riesce a fare una mostra E’ il 1977 quando i suoi,lavori sono presentati nella Sala d’arte e di cultura, poi alla Galleria art 2 e “il Pozzo” Risale intanto agli anni ‘78 la grande avventura: “Eravamo un gruppo di pittori che giostrava nei locali della art.2 di Ottaviani, quasi un salotto. Il gruppo, inizialmente formato da 7, che si ridurrà a 5 persone, assume il nome 13x3 stampando il proprio manifesto “La pennellessa” (le misure di questo strumento di lavoro sono proprio 13 X 3). Dalle prime mostre a Todi iniziano le peripezie. La sala assegnata al gruppo doveva essere quella delle Pietre. Siamo partiti con il Camion pieno di quadri,ma all’arrivo quella sala è già occupata dal gruppo speleologico di Todi. Dopo il primo momento di sbandamento e tristezza il gruppo si scuote ed Ottaviani, vedendo Piero Dorazio attraversare la piazza decide. nonostante tutti cercassero di trattenerlo di parlare con lui. Dorazio prende a cuore i problemi del gruppo 13 X 3 e si interessa presso l’avvocato Berlinghieri che si occupava di mostre perché intercedesse presso il Sindaco ed, in men che non si dica, la Mostra può essere inaugurata nella Sala Consigliare che ha lo stesso balcone di quello delle Pietre. Gli ardimentosi ricevono,l’onore di venir presentati dallo stesso Piero Dorazio, La giornata proseguirà in una trattoria di Orvieto ed alle 17 a casa Dorazio,un convento del 1200 arricchito con quadri di Picasso, Severini con foto di Ungaretti e ... … e sarà sempre Dorazio ad incontrare i magnifici 5 a scrivere una dedica nel libro delle firme degli ospiti ! Un sogno che si sta avverando. La gioia del gruppo è grande, così la riconoscenza, tanto che per il Natale 1978 i pittori ritornano dal grande artista che così benevolmente li aveva aiutati con in dono il manifesto della Pennellessa, un nobile gesto ricambiato con magnanimità da Piero che ad ognuno dona una serigrafia da lui personalmente dedicata. I ricordi narrati da Elio corrono sul filo delle parole e sono arricchiti da immagini e foto di persone conociute per questo percorso. Lattuada, Enzo Siciliano: un bravissimo poeta cubano Carlo Fanqui, il direttore del Guggenheim di New York e dai ,lavori realizzati da Elio che vanno creando una splendida opera scenografica intorno a noi. Siamo nel colore. Il gruppo, purtroppo, causa la morte prima del giovane Pellegrini e poi di Ottaviani comincerà a sfaldarsi. Di Pellegrini Mariucci dice, “Era geniale. Il più intelligente, l’anima colta del gruppo”. Tra le mostre,tutte ugualmente importanti perché occasione di dialogo e di confronto, la partecipazione alla Biennale di Milano, a Francoforte grazie al prof. Sanna vendettero molti quadri. Le vicissitudini umane prenderanno il sopravvento, prima in maniera positiva cementando l’amicizia tra loro sette tutti i Mercoledì il gruppo si riunisce per discutere e progettare in periodo magico positivo in cui, però non mancano i lati negativi“ far parte di un gruppo vuol dire saperci stare, rinunciare anche a qualco sa di tuo”. Il progetto che ne viene fuori non è completamente come volevi tu e camminare insieme talvolta non è facile; i movimenti, possono anche diventare elefantiaci. Intraprendenza, opportunità incredibilmente vengono frustrate. Percorso avventurosamente ricco di altezze e di abissi, questo del gruppo 13 X 3 che, dopo la morte anche di Ottaviani, si disgrega definitivamente. Mariucci continua ad amare la pittura che considera reliquia troppo importante per diventare un lavoro di tutti i giorni “Mi ci rifugio - afferma - quando ho bisogno; per me è come ritornare nell’utero materno, nella pancia della mamma, come si sta bene! Sto bene quando dipingo; per questo la pittura non va inquinata - con le cose di tutti i giorni “ e con problemi di produzione e vendita. Elio sente la necessità di lavorare con altre tecniche e dal 1977 sino all’80 fa il tipografo, anche se si trova -ad incontrare difficoltà di incomprensione col proprietario. Lasciata la tipografia si dedica a lucidare mobili, poi piano, piano fa i primi restauri per incanalarsi nella costruzione di mobili, manipolando materiali antichi, lavorando per antiquari applicando varie tecniche Per questa strada arriva a proporre mobili a strisce, le maniglie una diversa dall’altra un lavoro in più con risalita in qualche riscontro benevolo. La pittura è il grande rifugio di Mariucci del quale ,ben presto scoprirò l’altro grande amore: il Teatro. Fin da ragazzino Elio fa teatro in parrocchia e ben presto diviene Capocomico di diverse compagnie di amici. Dopo essersi sposato con Emanuela, una meravigliosa donna che condivide con lui ogni piccola e grande gioia, ogni affanno ed interesse- comincia a radunare ragazzi della zona. Nel 1974 mette insieme giovani a non giovani del Santuario di Santa Maria del Belvedere caduto in totale abbandono. Da parte di lui c’è la volontà di ricompattare il tessuto sociale e la festa di Belvedere è un vero successo con le lotterie il ballo, gli stands gastronomici -, i ricuperati giochi popolari, come il tiro alla fionda,il tiro ai barattoli ,coinvolgendo nonni e nipotini, famiglie intere ed alla rappresentazione teatrale il compito di chiudere la festa. Varie le compagnie invitate finchè ad Elio viene in mente di fare una compagnia della gente del posto. Andava a cercare persone e , nonostante difficoltà ed arrabbiature, creava nel 1983 la Compagnia “il Teatro dei Lampeggianti” Il teatro di Città di Castello aveva la Compagnia degli “Illuminati” ed in benevola contrapposizione il nome dei “Lampeggianti” sembrava adatto al caso. Affine a questa compagnia c’era quella del “Teatro della Gramigna”, Una volta diventati adulti i giovani si fondono con i ragazzi,lavorando insieme. Le prove si svolgono in una sala multifunzionale, Ci sono state anche delle difficoltà che all’inizio sembravano insormontabili. C’è stato un periodo in cui venivamo sempre disturbati da un gruppo di giovani che non trovavano da fare di meglio che bussare insistentemente ,sembrava che niente potesse farli smettere finchè Elio prese la decisione di aprire all’improvviso la porta invitandoli a vedere le prove. Spiazzati dall’inaspettato com- portamento non solo si sono messi tutti a sedere assistendo alle prove, anzi alcuni mi hanno chiesto di partecipare di recitare con gli altri” Proprio mentre lo seguo nell’ appassionato racconto, alzo lo sguardo per trovare di fronte agli occhi un quadro nel quale mi piace perdermi con lo sguardo : è il bozzetto del grande lavoro realizzato per la Chiesa della Madonna del Latte 13 X 3 metri realizzato nel 1983 intitolato Cielo ,Acqua,Terra. Scoprirò di lì a poco un libro dove Elio va annotando i titoli dei suoi quadri Sfiorato da un sussurro Smarrirsi nel chiarore Soffio d’angelo Contemplazione I Colori del vento Scivolare nel blù Madre Terra. Scelto il titolo, Mariucci realizza una serie di bozzetti , alcuni me li sta mostrando assieme ai quadri dove affiora un continuo lavorìo “ (tornare indietro significa rimettersi continuamente in discussione) io sogno di tornare indietro per andare avanti “. Ora che li ho intorno a me molti dei suoi quadri anch’io entro dentro il colore prima dato con spazi definiti tante “ celle” ( le chiama Elio) poi sconvolgendo tutto far sì che il colore entri nel colore, il segno nel segno alla ricerca della,libertà. Il mio nei suoi colori,solo con i suoi colori per rituffarmi nella piacevolissima let- tura di altri titoli Una caleidoscopica Notte Umbra A volo radente Sfiorato da luce trasversale Un angelo mi salverà Diabolicamente magico Il colore dei sogni Quasi alba Fuoco Santo Fulmine e mi viene spontaneo chiedergli i nomi dei cinque del gruppo: Piero Pellegrini Corrado Ottaviani Gino Meoni Gabrio Rossi Elio Mariucci L’atmosfera di quel gruppo di artisti l’atmosfera del teatro essere con gli altri,agire con gli altri,ricercare se stessi, essere se stessi una forza interiore , se crederete smuoverete le montagne. DESIDERIO Diventare pittore dei colori Colorare la gioia,la paura. Raccontare dell’alba e del tramonto Limiti : infinito Eternità momento Essere qui nello studio di Elio Mariucci Sentire il colore, i colori dentro . Nell’anima e nel corpo . Urlare di colore Diventare colore del pittore Unico tantissimi colore, colori uniforme sfrangiato momento stasi. Cavalcavo cavalcavo colori ed ancora colori per un cielo ed ancora per un altro cielo. attraverso il mare,attraverso altri mari colori colori A CHI HA UN’ANIMA Avevo,li avevo trovati a Città di Castello tutti,tutti,i colori insieme pieni,sfumati ,sovrapposti luminosi,oscuri. Uno era dato col corpo, uno con l’anima. Avevo,li avevo guardati quei colori di Elio unici ed infiniti uguali e diversi opachi e scintillanti Avevo e li avevo nel cuore tutti i colori dei sogni e della realtà Voglio volare su ali di farfalle desidero rivedere i monti e la valle il sentiero e la salita le case e i castelli e dar loro il colore che voglio . AL SANTUARIO DELLA MADONNA DI BELVEDERE (Città di Castello) Emanuela Mariucci è fantastica e ,sul furgone in cui con Elio vanno in giro per mostre mi porta fino a Belvedere . Quel luogo,appena visto, come mi richiama il quadro di Raffaello :Lo sposalizio della Vergine.. Ero così stata felicissima di accogliere l’invito Che meraviglia di panorama si può godere dall’alto ! Il semicerchio architettonico con porticato ad archi si incastona con squadrate costruzioni, due campanili e tutto sormonta la costruzione questa volta circolare . Sulla facciata non può sfuggire la leggiadra eleganza del balconcino ornato a fiori All’interno una esplosione del barocco. statue,statue bianche ed accanto al confessionale di legno,seguendo le indicazioni ,il Presepe.Con una piccola spinta il portoncino cede per immetterci in una stanza dove, pigiando l’interruttore puoi godere di una bellezza di Presepio tutta in movimento con mille e più personaggi all’opera. Nella capannuccia la Madonna che culla il Bambinello è simile all’immagine della Madonna qui venerata,davvero straordinario questo Presepe scoperto d’estate. Emanuela ricorda la sua infanzia trascorsa qui tra gli alberi e sereni giochi Che bellezza le feste del quartiere organizzate con Elio ! ed a rimirare il panorama mi indica l’altro colle dove c‘è Villa La Montesca proprietà dei baroni Leopoldo e ed Alice Franchetti ( una storia : la scuo- la della Montesca è un esempio di centro educativo internazionale che fa onore alla storia anche didattica di Città di Castello, una vicenda di cui Emanuela mi vuol prestare il volume “ Leopoldo ed Alice Franchetti ed il loro tempo", dell’Associazione storica dell’alta valle del Tevere a cura di Paolo Perrino ed Alvaro Tacchini – edito nel Maggio 2002 da Petruzzi editore . Tornata da Città di Castello, trovo “Pulizia “un libro stampato in questa cittadina umbra L’autore del volume ? Un grande poeta contemporaneo Alberto Caramella Mi sono così piacevolmente inoltrata tra le pagine di Pulizia per riscoprire un linguaggio che è insieme poesia e prosa, musicale e colorato. Alberto si racconta,- o meglio ci racconta.—immagini di persone,di luoghi che si concretizzano davanti ai nostri occhi.- “ In un grande palazzo complicato tante finestre e finestrelle chiuse per la notte sono riaperte l’una dopo,l’altra “ è simpatico lungo “finestrato” ed ha persino le tendine che spiccano sul blù. Ha otto posti più del conducente conosciamo il fratello,la madre sappiamo dei suoi studi,della morte e della vita,dell’amico della riflessione dell’affanno, dell’allegria del suo ineguagliabile.. per confermarsi quel grande poeta che è. La poesia è come una torre costruita su dirupo al cui apice resta l’incanto del come e ancora : Bisogna tener d’occhio la fruibilità della poesia, Se ha da essere il linguaggio di ogni lingua se desideriamo che sia come io spero e talvolta sono convinto il linguaggio del futuro e per il futuro File della memoria ; conciso non vuole dire “breve” e riconoscibile VERO, Non un brillante arzigogolo dell’intelligenza. La giustificazione,la forza di attrazione..la lezione della bellezza che puòdare la poesia. Non si assiste se non restaurando la fruibilità del poema che sempre dice o vuol dire: “Prendetene tutti" La bellezza di Lunares mi conferma Caramella,poeta eccellentissimo, quel San Francesco della poesia , come io amavo definirlo DISPOSTO DISPONIBILE a donare e donarsi alla poesia. CARMELINA MOSAICO Tutto accadde in una manciata di ore : una storia che comincia e finisce negli stessi luoghi come se qualcuno ne avesse unito in un percorso ciclico il capo iniziale a quello,almeno per ora conclu- sivo. I protagonisti ; Persone : Julia, Elio,Emanuela,Veronica,Marilù,Walter,Burri,Bianca,gli Etruschi Animali :4 cani (Vito,Miele,TataTalet) 2 gatti (Niki ,Puccio) Primo tassello.La morte che è parte della vita. Incontrare Julia Bolton Holloway al cimitero detto degli inglesi. la scoperta e l’” ispezione” dell’isola dei morti. ,mi aveva acceso la scintilla,,la voglia di conoscere quella splendida Firenze ottocentesca ,salotto interculturale, incredibile,unico,eccezionale, che scoperta ! Secondo tassello Il colore i colori di Elio Mariucci, ,mi avevano letteralmente conquistata .sogni ? realtà? Definito, infinito, preciso e non compositivo miscuglio crogiolo, conquistata dicevo ora at- traverso l’avventura artistica del gruppo più longevo della storia il gruppo 13 X 3 ( così denomi- nato dalla misure della pennellessa che appariva nel loro manifesto ) ora conquistata dalla casa Mariucci dove ogni cosa è sì originalissima,ma anche si inquadra in equilibrio estetico armonioso. Una casa,questa dei Mariucci,Elio ed Emanuela che non conosce confine tra dimora di uso quotidia- no e studio dell’artista. le due dimensioni convivendo si amalgamo mirabilmente per parlarti di bellezza e donarti un piacere che poche altre volte ho provato Lo stile anni ’50 dei mobili,dei,lampadari, di una cucina originalissima,da una parte moderna dall’altra anni ‘50., gessi della terra di Lucchesia ceramiche del ‘900 italiano Deruta,Montelupo, robbiane.modernissimi quadri di Elio degli amici del gruppo 13x3 Pellegrini- Ottaviani Dorazio una xilografia di Burri. La lettura di commedie e di poesia in dialetto castellano… Emanuela che mi introduce alla preziosità della posizione geografica della Città di Castello.incastonata tra Marche,Emilia, Toscana, a Pier della Francesca, Raffaello, alle vicende di Leopoldo e Alice Franchetti,fondatrice del laboratorio della Tela Umbra ( di cui vediamo le meraviglie tessute e volentieri ci intratteniamo con le tessitrici al lavoro) della MONTESCA . centro educativo internazionale che scorgo dal Belvedere un Santuario attualmente tenuto dai Cappuccini,, che è rimasto nel mio cuore ( santuario che Raffaello dipinse nello Sposalizio della Vergine attualmente a Brera) un panorama di incanto che qui si respira la bellezza delle arcate il gusto dello stile barocco all’interno del presepio che si può ammirare tutto l’anno .la Madonna del Belvedere qui venerata Terzo tassello, A linguaggi nuovi si va aprendo il mio orizzonte per merito di Marilu’ e Walter Cangi che mi conducono ai capannoni industriali dove Alberto Burri ha voluto lasciare le sue sperimentazioni su per il colore su per la materia Protagonista di tutto la spazialità scienza con l’arte sperimentazione scientifica e ricerca artistica per un percorso in cui vengono minate le fondamenta dell’arte figurativa. a parlare non è più il segno la forma , ma l’anima del colore e della materia. Ora quegli essiccatoi del tabacco ( cultura diffusissima a Città di Castello) voluti dipinti all’esterno completamente totalmente di nero entrano e si impongono alla mia attenzione sia per il loro contenuto ( i neri,i bianchi, gli ori i creti ) che per l’odore non più forte, ma piacevole del tabacco che per una collocazione spaziale di grande respiro espressioni arti- stiche- scientifiche dinamiche che ancora oggi restano provocatorie coinvolgenti anche per me che sono legata ad una visione artistica figurativa ed in modo particolare a quelle del Rinasci- mento vivendo in “ Florencia”; Quarto tassello. A casa Cangi,luminosissima,immersa nei verdi la conoscenza con i quattro ca-nini e i due gattini . Julia al Cimitero cosiddetto degli Inglesi., Mariucci, Burri il gruppo dei 13 x 3 per la conoscenza nella località del Gioiello , così detto per il sole che illumina questa terra poi la conoscenza di Bianca ,nobile nell’aspetto e nell’agire della quale apprezzerò l’amore per l’arte,appassionata ed amica del pittore Alunni e per il suo senso ironico le piace far vedere il suo “Picasso” che poi svela essere falso. Attraverso Bianca vivrò come in un quadro la raccolta delle cipolle, non delle femmine che nascono sotto terra, ma dei maschi alti sul loro stelo verde che alla sommità mi piace chiamarli così hanno globi stellari. Toccherò con mano del sudore che i lavori della campagna producono condividerò i piaceri della tavola e del dialogo col gruppo dei lavoratori ( tutti che non s’intendono di lavori di campagna )sotto il più grandioso castagno che io abbia mai conosciuto con Yvonne,Rudy,Marilù,Walter gli amici di Belluno, La terra, fugacità della vita, che si riafferma alla visita dell’Ipogeo dei Volumni a Ponte San Giovanni (Perugia) Una civiltà lontanissima nel tempo che rivivo sfiorando le duecento urne, penetrando con Sara e Nadia nelle grandi fosse sottoterra quasi al buio per poi risalendo in super- ficie godere delle bellezze degli ulivi che si ergono su quel terreno, proprietà un tempo dei Baroni Baglioni, Baglioni, la loro potenza a Perugia, la Rocca Paolina quella scala mobile avanguardistica che penetrando l’antico delle possenti mura della Rocca porta alla luce della vita odierna in Piazza Italia storia e quotidianità radici e presente insieme come mi affascina ogni volta come la prima volta, anche dentro la Fortezza Paolina c’è il GRANDE NERO di Burri ( scoprirò in se- guito la mostra di Romano Boriosi,figlio di uno dei grandi poeti contemporanei Nino Boriosi) e così i ricordi ritornano, i Mariucci,i Cangi,le loro amorose bestioline dagli occhi espressivi dolcissimi,educatissimi, gli Etruschi eternità di tempo e di luoghi,di essere e divenire. millenni indietro,millenni avanti su una linea del tempo dove in poche ore convivono passati,presenti e futuri. Ritorno indietro per capirmi. L’Umanità ,un grande mosaico di tessere infinitamente piccole e nello stesso tempo grandiose in una composizione d’estate dove nulla mancava e nulla era di più. Ritornando a casa, come mi dispiace essermi dimenticata di don Benso Benni, di parlare con lui tanti anni fa collaboravo sul giornale di Città di Castello Frontiera 2000 da lui diretto comin- ciava così l’avventura giornalistica che ancora prosegue e tra la posta la sorpresa di trovare il volume “Pulizia” o del percezionismo di Alberto Caramella,finito di stampare,guarda caso, presso Gestioni Grafiche ,Città di Castello nella serie Passigli,Poesia Testi ,scelti da Mario Luzi. Nella tecnica della scrittura di questo Diario mi sono ispirata ai cicli di Alberto Burri ancora una volta l’arte si era confermata quella cosa meravigliosa che getta ponti per unire anime, luoghi tempi, che spalanca porte per spronarti ad andare verso l’inesplorato e l ‘inesplorabile. Tracce,solchi,radici, semplicità dell’essere e del divenire,chissà quale colore di noi resterà ? Tutto è un divenire e solo l’Amore che resterà a parlare Amore che fa nascere e vivere esseri umani .,animali, piante,ogni più piccola cosa dell’Universo stellare ed oltre. ; Un sasso ... una stella Carmelina con amore a tutti Voi ( Quante cose ancora mi restano da capire …!)

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