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IMPERCIOCCHÈ
Il dizionario Devoto-Oli definisce “imperciocchè” come: “Perché, per ciò che, per il fatto che, con valore causale o dichiarativo. [Comp. di imperciò e che]. Questa parola, usata da Boccaccio nel suo “Decamerone”, Bruegel, Gaudí e il Castel di Poggio di Fiesole (FI) hanno ispirato la prof.ssa Carmelina Rotundo per la stesura di un film-fiaba che lei stessa così introduce:
«IMPERCIOCCHÈ: la parola strana, che sa di magico che ho incontrata leggendo il Decamerone di Giovanni Boccaccio, mi è subito piaciuta tanto da sceglierla come titolo di questo film-fiaba che nasce davvero in maniera singolare. Manlio Lapi che lavorava allora per la “Freccia Azzurra” mi chiese di scrivere una sceneggiatura per un film che doveva avere come destinatari i bambini e l’ambientazione a Castel di Poggio. “Non se ne parla nemmeno” risposi dato che mi dava solo una settimana di tempo. Sembrava imminente la sua realizzazione che invece non avvenne, Manlio non si scoraggiò e senza frapporre tempo mi venne a prendere con la motocicletta per portami al castello e lasciarmi lì un giorno intero dicendomi: “Non ritornerò a prenderti finché non avrai scritto la sceneggiatura”. Ciò che venne fuori è questa proposta nella quale si riuniscono le mie letture e “passioni” di quel periodo della mia vita.
Nel Decamerone di Giovanni Boccaccio imperciocchè è un vocabolo del grande scrittore del mille e trecento.
La fantasia di Antonio Gaudí di cui avevo conosciuto le meraviglie durante un mio soggiorno a Barcellona e Bruegel con i suoi quadri così movimentati e ricchi di particolari.»
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Storia del Castello
Il primitivo insediamento, presumibilmente duecentesco, era stato edificato inglobando la sommità del Poggio, dal quale aveva derivato il nome e su di esso si era innestata la residenza di campagna dei Del Manzecca che fu demolita nel 1348 per decreto della Repubblica fiorentina.
Niccolaio degli Alessandri, imparentato con i Medici, nella seconda metà del XV secolo, fece ricostruire l’intero complesso caratterizzato dalle mura merlate, l’alta e robusta torre, la dimora signorile e la cappella.
Nel secolo XIX il castello subì alcune modificazioni come l’ampliamento della zona occidentale e il rinnovamento dell’edificio religioso.
Negli anni 1921-22 la famiglia Gamberetti, ultima proprietaria, affidò all’architetto Castellucci il rinnovamento in stile neo-gotico del complesso architettonico, la realizzazione della “sala d’armi” e le decorazioni in pietra degli interni.
Questi elementi, assieme ai pregevoli arredi mobili ed opere di varie epoche di provenienza, raccolti dagli Zamberletti e recuperati nella loro collocazione originaria, caratterizzano ancora oggi gli ambienti monumentali.
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Il Castello ha ispirato Carmelina Rotundo portandola a scrivere una sceneggiatura per un film fiabesco scritto per i bambini e interpretato da loro. La presenza di adulti, infatti, è veramente limitata: si trovano solo un cuoco, una cameriera, un autista di scuolabus e un animatore che però non parlano mai. Dall’inizio alla fine i protagonisti sono i bambini con la loro fantasia, il loro rapporto speciale con la natura e la loro voglia di giocare ed esplorare.
La scena si svolge interamente nel Castello, che fa da sfondo alle scoperte di un bambino venuto da lontano, che utilizzando una pietra che risolve i problemi, prima scruta la natura e tutti i piccoli animali che trova nel giardino e poi viene incuriosito dai suoi simili. Il gruppo di bambini che troviamo nella storia partecipa ad un campo “solare” e, dopo aver fatto incuriosire il bambino, viene incuriosito a sua volta da lui. All’inizio il rapporto è complicato perché c’è l’ostacolo della lingua, ma loro riescono a trasformare in un gioco anche questa difficoltà e allora si può giocare tutti insieme!
… e questo è ciò che ha prodotto l’ispirazione di Carmelina.
*****
IMPERCIOCCHÈ
Sceneggiatura per un film-fiaba da girare a Castel di Poggio di Fiesole con i bambini di un campo solare.
di Carmelina Rotundo
Giugno 1985
Sinossi
Un cancello si apre ed un bambino l’oltrepassa iniziando l’itinerario di tante scoperte. Lui è di un altro pianeta, ma è molto simile ad un bambino di dieci anni e può fare cose eccezionali grazie ad una pietra che porta al collo.
Arriva ad un castello dove un gruppo di bambini è impegnato nelle varie attività di un campo solare.
Il bambino invece di partecipare con gli altri si nasconde ad osservarli e rimedia,sempre da lontano, ad alcuni incidenti con la sua pietra magica.
Gioca e comunica invece con gli animali e le piante del bosco. Quando rimane solo nel castello di notte scappa fuori per andare a dormire sotto la luna.
Alla fine, tradito dalla curiosità, viene scoperto dagli altri bambini: saranno amici.
ESTERNO – CANCELLO. GIORNO
Un bambino è seduto su un muretto vicino ad un cancello.
Tutt’intorno c’è il bosco.
E’ un bambino di circa dieci anni dall’aspetto normalissimo, ma porta un oggetto particolare: una collanina con una grossa pietra.
La quiete del bosco è interrotta dal suono di un jet. Il bambino guarda in su, ma il cielo è sgombro.
Con un salto scende dal muretto e si accovaccia a terra ad osservare una fila di formiche. (Mentalmente) conta.
Voce di bambino (fuori campo)
Uno… due… tre… quattro… cinque…
Le formiche passano, si scontrano, ripartono.
Voce di bambino
Centocinque… centosei… centosette…
Il bambino accovacciato fa per appoggiarsi al cancello che si apre completamente su un viale fiancheggiato da cipressi.
Sul cancello aperto c’e la forma di un drago stilizzato con le fauci aperte. E’ il Drago del cancello realizzato da un architetto davvero geniale: Antonio Gaudí.
Conobbi, attraverso le opere, questo genio e ne rimasi tanto ammirata da scrivere al Professor Juan Bassegoda i Nonell, direttore della Biblioteca i Musei d’arquitettura de la real catedra Gaudí, il quale leggendo il diario spagnolo di allora mi rispose riferendosi al mio scritto su Gaudí “come se lo avesse conosciuto”.
ESTERNO – VIALE. GIORNO
Il bambino rialzatosi, dopo un attimo di esitazione, inizia a salire per il viale. Passando accanto agli alberi li conta
Voce di bambino (fuori campo)
Sei… otto… dieci… dodici…
Si avvicina agli alberi e tocca, come carezzando, la corteccia. I cipressi, dondolando le loro cime, sembrano rispondere.
S’incomincia a sentire delle voci lontane di bambini. Il bambino è incuriosito e corre lungo il viale in direzione delle voci che si fanno sempre più vicine e chiassose.
ESTERNO – DAVANTI – CASTELLO. GIORNO
Il bambino corre lungo il muro laterale del castello con il chiasso che si fa sempre più vicino. Arrivato all’angolo si arresta di colpo.
Meravigliato e sorpreso vede una cinquantina di bambini che stanno giocando chiassosamente. Alcuni bambini giocano con dei cerchi, altri a cavallina, c’è chi fa capriole, chi salta, chi corre, altri bambini si sono mascherati, altri ancora hanno allestito un corteo con tanto di re, di regina e di cavalieri ( Vedi I GIOCHI DEI BAMBINI di Bruegel)
All’improvviso un animatore richiama alcuni bambini.
Il bambino che era rimasto ad osservare i giochi di scatto si nasconde infilandosi dentro un portone
Un urlo di una bambina fa accorrere animatori e bambini. La bambina ha un ginocchio sanguinante e piange. Tutt’intorno c’è agitazione.
Il bambino sempre nascosto si affaccia al portone, porta la mano alla collanina e fa girare la pietra tra le dita facendola brillare.
Come d’incanto, il sangue sul ginocchio ferito della bambina non c’è più e la ferita è sparita. Lo stupore di tutti viene subito interrotto dall’arrivo del pulmino sul piazzale e da colpi di clacson che richiamano i bambini, che dimenticando d’un colpo l’accaduto prendono d’assalto lo scuolabus.
Il bambino continua ad osservare il pulmino stracolmo di bambini vocianti e rimane solo.
INTERNO – CASTELLO. TRAMONTO / NOTTE
Il bambino è rimasto solo nel castello. C’è silenzio.
Incomincia a guardarsi intorno: stemmi, finestre, alti soffitti a cassettone, scale.
C’è solo il rumore del vento. Inizia a salire. I suoi passi riecheggiano nella grande sala. Arriva ad una porticina, l’apre lentamente. All’interno di una sala vuota con delle alte finestre dalle quali svolazzano delle enormi tende c’è solamente un quadro ( Il Gioco dei Bambini di Bruegel).
Il bambino si avvicina al quadro e con il dito ripercorre i vari giochi rappresentati.
La porticina si chiude di colpo con un tonfo. Il bambino riprende l’esplorazione del castello. Affacciandosi ad una finestra vede il sole tramontare oltre il bosco. Il vento porta il rintocco di campane lontane. Alcuni oggetti cadono. Si fa buio. Il bambino comincia ad avere paura. Qualcosa come un’ombra lo spaventa ed il bambino di corsa attraverso porticine, corridoi, sale, scale fugge fuori alla luce della luna e si rifugia nel bosco tra gli usignoli. Si accovaccia e si addormenta.
ESTERNO – BOSCO. GIORNO
Il bambino viene svegliato da una capretta. Fa amicizia con l’animale ed insieme girano per il bosco, incontrando altri animali: galline, conigli, oche, uccelli. Il bambino gioca con gli animali e con le piante.
Riavvicinandosi al castello, vede spuntare da dietro un muretto un enorme cappello da cuoco ed un grosso fiocco blu che scorrono in fila. Incuriosito, il bambino segue questa strana processione per scoprire poi che altro non sono che il cuoco e la cameriera che stanno portando una torta per il pranzo dei bambini dietro al castello.
INTERNO – CASTELLO. GIORNO
All’interno del castello è stata apparecchiata una lunghissima tavola con tutti i bambini a sedere.
L’arrivo del cuoco e della cameriera con una torta è accolto dai bambini con urla di gioia e di evviva.
Mentre viene servito il dolce, il bambino si infila sotto la tavola tra cento gambe.
Finisce l’acqua ed un bambino si rivolge al più piccino del gruppo.
UN BAMBINO
Vai a prendere l’acqua che è finita.
Il piccino va a prendere un grosso recipiente pieno d’acqua che a fatica riesce a sollevare e barcollando si avvia verso la tavolata: ad un certo punto però inciampa e la bottigliona cade per terra rompendosi in mille pezzi.
Disperato, il piccino si porta le mani alla testa e viene addirittura rimproverato dal bambino più grande.
UN BAMBINO
Che hai fatto? Non ti si può far fare niente?
ALTRO BAMBINO
Ed ora, come facciamo che non c’è più acqua?
Il piccino è imbronciato e triste.
Improvvisamente il bottiglione si ricompone e l’acqua torna nel recipiente in mano al piccino stupefatto. Il bambino da sotto la tavola sta muovendo la sua pietra magica. Come se niente fosse successo, anzi festeggiando il piccino, i bambini riprendono a mangiare.
Il bambino tra le gambe sotto il tavolo allunga una mano e si frega un pezzo di torta lasciando un’impronta verde sulla tovaglia.
Alla fine i bambini si alzano e se ne vanno.
Il bambino rimane da solo sotto il tavolo in una luce dorata a continuare a mangiare tutto soddisfatto
ESTERNO – PRATO. GIORNO
Adesso i bambini sono sul prato impegnati a fare dei grossi disegni a gruppi con diverse tecniche. Il bambino da lontano è incuriosito di vedere i disegni che stanno facendo. Sbuca da dietro una siepe e si avvicina.
Passa da un gruppo ad un altro, quando un bambino lo guarda bene e gli chiede:
TERZO BAMBINO
E tu chi sei?
Il bambino non risponde. Guarda gli altri e scappa via. Prima uno poi due, poi tutti gli altri gli corrono dietro.
TERZO BAMBINO
Ehi vieni qui. Dove scappi?
Alcuni bambini gridano.
QUARTO BAMBINO
Rincorriamolo!
QUINTO BAMBINO
È andato per di là.
ESTERNO – BOSCO. GIORNO
Tutti i bambini sono alla ricerca tra i cespugli e gli alberi del bosco.
All’improvviso uno di loro grida:
SESTO BAMBINO
Eccolo laggiù! Venite!
ESTERNO – CASTELLO. GIORNO
Il bambino è accovacciato vicino al cancello ad osservare delle formiche.
Viene circondato dai bambini ansimanti per la corsa e gli chiedono:
SETTIMO BAMBINO
Come ti chiami?
OTTAVO BAMBINO
Quanti anni hai?
NONO BAMBINO
Che cosa ci fai qui?
DECIMO BAMBINO
Che cosa stai guardando?
Il bambino lo guarda e non risponde.
UNDICESIMO BAMBINO
Forse è muto.
DODICESIMO BAMBINO
Forse non ha la lingua.
TREDICESIMO BAMBINO
Sei straniero?
Una bambina si china accanto al bambino, prende una formica in mano e scandisce.
BAMBINA
F-o-r-m-i-c-a
Il bambino ripete piano.
BAMBINO
F-o-r-m-i-c-a
La bambina fa un urlo di felicità e lo abbraccia.
Nell’abbraccio le mani del bambino tingono di verde il viso della bambina.
Tutti la guardano e scoppiano a ridere.
Qualcuno chiede serio:
QUATTORDICESIMO BAMBINO
Perché hai le mani verdi?
Il bambino prende per mano la bambina e la porta ad un albero.
Le fa accarezzare la corteccia ed uno dietro l’altro imitano tutti il gesto, tingendosi le mani e le facce di verde
ESTERNO – VIALE. GIORNO
Allegramente tutti insieme con in testa il bambino e la bambina si avviano su per il viale verso il castello. Ognuno indicando qualcosa e dicendo il nome:
verde…
mano…
albero…
bosco…
sasso…
strada…
castello…
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I padiglioni della Finca Guell a Barcellona rappresentano un’importante opera di Gaudí, perchè prima sintesi tra innovazione tecnologica ed artigianato decorativo. La porta d'ingresso è una grande scultura di ferro in cui viene raffigurato un drago che richiama le gesta di Ercole, che lo vedono come mitico fondatore di Barcellona. La Finca simboleggia il giardino delle esperidi che può essere espugnato solo dal novello Ercole ovvero Eusebi Güell, facoltoso mecenate di Gaudí. Questo padiglione dava accesso all'antico spazio di divertimento proprietà della famiglia Güell,.
Io e Carmelina Rotundo abbiamo voluto proporre questo film-fiaba come un invito ad entrare nel mondo della realtà con gli occhi della fantasia e allo stesso tempo del cuore, con l’augurio che il cancello di Gaudí apra ad un nuovo modo di vedere la vita.
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