COSMA e DAMIANO
Luci ed ombre sulle immagini
dei santi Cosma e Damiano
( di Romolo Mazzucco)
Il tema dei santi Cosma e Damiano.protettori dei medici e dei farmacisti
è divenuto di attualità, rivelando con l’apporto di nuovi studi quanto ne sia stato dif-
fuso il culto. Tra le ultime notizie apparse è quella dell’esistenza nei pressi di Bolzano
della denominazione “erba di san Cosma” ( in tedesco Kosmasstaude) conferita dal
popolo alla pianta del pungitopo ( “ruscus aculeatus “) tuttora in vegetazione nei pressi
di una vecchia chiesa dei santi Cosma e Damiano (Vannenmacher).Si tratta di un caso
forse unico,non avendo io trovato altro esempio nel classico testo del prof .O.Penzig
( Genova,1924) Flora popolare italiana.
Un’altra notizia viene dagli Stati Uniti d’America. dove la casa produttrice del “Cori-
cidin” usava offrire ai farmacisti più affezionati dei mortaietti decorativi, uno dei quali
riproduceva le immagini degli stessi santi.
Ritengo che con la documentazione che si va sempre più raccogliendo si avvicini il
giorno in cui qualche studioso di particolare diligenza possa riunire in un’opera piutto-
sto voluminosa quanto è stato rivelato da agiografi, storici dell’arte e cultori di storia
della sanità spesso tra loro in corrispondenza.
Così pensando , mi piace estrarre dal mio archivio per soggetti. un mazzo di schede e
contribuire a tale pubblicazione,a puro titolo di incoraggiamento .
Chi erano e chi ne ha parlato.
A vantaggio di chi volesse compiacersi di leggermi pur essendo digiuno dell’argomento
io porgo subito quel cenno biografico di questi santi quale si trova in ogni enciclopedia.
Cosma e Damiano appartengono al terzo secolo della cristianità, vissero nell’ Asia mino-
re e precisamente in Cilicia. esercitando la medicina gratuitamente ( per questo furono detti
anargiri ) ed insieme l’apostolato per diffondere la fede cristiana. Condannati al martirio ,
prima di essere decapitati rimasero indenni dal fuoco, dalla lapidazione e dall’annegamento.
Dopo morti, operarono clamorosi miracoli.come la guarigione dell’imperatore Giustiniano
e la sostituzione di una gamba cancrenosa con quella sana del cadavere di un negro.La loro
storia antica ci è stata tramandata dai padri Bollandisti e dalla Leggenda Aurea di Jacopo
da Varazze.
Molte chiese furono a loro dedicate in Oriente ed essi ebbero la loro definitiva glorifica-
zione nella Basilica a loro dedicata nel Foro Romano nell’area del Templum divi Romuli
e del Templum Sacrae Urbis a pochi passi dalla chiesa di San Lorenzo in Miranda,ben co-
nosciuta dai farmacisti italiani.
Furono onorati particolarmente come protettori dei medici e dei farmacisti ; a loro Arnaldo
da Villanova attribuì un medicamento di nome opopiro : sotto il loro nome ebbe vita per un
certo tempo un ordine cavalleresco.
Queste e molte altre notizie si potranno raccogliere da questo elenco di pubblicazioni.
Una tedesca di Lodovico Daubner,docente di storia delle religioni :Kosmas und Damian Una francese del dott. Giovanni Vergnet : Essai iconographique sur S . Come et S,Damien
( Paris, 1923 Una belga ( nel Belgio è attiva una associazione dei farmacisti cattolici denominata « dei
ss, Cosma e Damiano”) M.L. David Danel : Iconographie des Saints Medecins Come et D.
.( Lille.1958 )
Una spagnola di R.Jordi Gonzales :Iconographia de los Santos Cosme y Damian
(Barcelona 1973)
Oltre a queste due italiane a cui mi riferirò appunto per integrarle:
Adalberto Pazzini ,I santi nella storia della medicina (Roma 1937)
Mons. Francesco Conti I santi medici nella storia e nel culto(Oria,1954)
Dove se ne è esteso il culto
Il culto di questi santi, partito dall’Oriente e giunto a Roma, si è succes-
vivamente diffuso in tutta Europa , ma io voglio citare qui solo le località
che risultano dalla monografia di mons,Conti e che, riferendosi all’Ita-
lia meridionale, sono le meno note :Alberobello, Bitonto, Lecce,Matera,
Campobasso, Secondigliano, Riace, Isernia, Maglie,Sulmona ed Oria, ap-
punto la patria dell’autore. Egli ha tuttavia dimenticato in paese che porta
appunto il nome di santi cosma e damiano che si trova appunto nella
valle del Garigliano, non lontano da Minturno.
Un’altra accurata ricognizione di quanto riguarda il culto di questi santi
nel Piemonte è stata recentemente svolta con l’aiuto dell’autorità eccle-
siastica dagli storici della farmacia Cristoforo Masino ed Ostino.
Se avessero esteso l’indagine alla Liguria,avrebbero rilevato la presenza
di una chiesa con questo nome nel centro di Genova.
Ora toccherebbe a me svolgere un analogo censimento in Toscana,ma
mi basta di incoraggiare a svolgerlo il,primo volonteroso che incontrerò
Ho l’impressione che in Toscana , la messe non sia molto abbondante
forse perché sovrabbondano i santi locali: Rinviando a più oltre la cita-
zione del Beato Angelico e rinunciando d’altra parte a sfogliare i dodici
volumi delle notizie storiche delle chiese fiorentine del Richa ,ecco ciò
che mi rimane.
A Firenze esisteva in passato un oratorio dedicato ai santi Cosma e Da-
miano nel posto attualmente occupato dalla chiesa di San Salvatore al
Monte, nei prezzi dell’attuale Piazzale Michelangelo
Nella cattedrale rimane tuttora una tavola cuspidata dipinta Da Bicci di
Lorenzo. Nella Galleria degli Uffizi si trova un Martirio dei Santi Cosma
e Damiano nello scomparto di una predella sottostante una pala della Ma-
donna di Filippo Lippi ,predella dipinta da Francesco Pisellino.
Nella pinacoteca nazionale di Siena si può rintracciare la presenza dei
santi a fianco di una Madonna col bambino di Sano di Pietro .
Un’altra Madonna con gli stessi santi si trova nella Cattedrale di Pontre
moli,opera di Giuseppe Galeotti. A Pescia abbiamo un antico spedale de-
dicato ai Santi Cosma e Damiano ed infine, peregrinando per la Regione ,
arriviamo in pieno Chianti, non lontano dal notissimo Castello di Brolio,
ad una paese che si chiama San Gusmè ..
Qui il mio occasionale lettore può restare interdetto
“ San Gusmè” significa appunto “ Santi Cosma e Damiano”: e se occor-
resse convincerlo potrei allora metter fuori un altro mazzetto di schede
supplementari sull’argomento delle contrazioni e correzioni dei nomi
propri. Se il mio lettore è veneto potrei ricordargli che a Venezia trovia-
mo un San Zanipòlo al posto dei santi Giovanni e Paolo ( diversi dagli
apostoli) e un San Marcuola al posto dei santi Ermagora e Fortunato.
Se è ligure ,potrei citargli Sanremo che non ha un altare,e per non attar-
darmi su altri esempi, tornerò a Firenze ,dove una Chiesa di Santa Croce
in Gerusalemme porta per il popolo il nome di San Gersolè e dove la
chiesa della Santissima Trinità è contratta in Santa Trìnita ( con l’accen-
to sdrucciolo) così come quel famoso ponte.
Così a Firenze da secoli San Cosma è divenuto San Cosimo e vedremo
subito con quali effetti.
Cosimo il Vecchio e il Beato Angelico.
A questo punto le mie schede si collegano direttamente alla storia di
Firenze ( questa storia che Piero Bargellini giustamente chiama splen-
dida) e bisognerebbe proprio che il lettore si accompagnasse con me a
fare una visita al Museo e al Convento Domenicano di San Marco ed
alla Basilica di San Lorenzo.
Lo faccia munendosi del volume di una guida artistica.
Cammin facendo, ricorderò le ultime frasi scritte dal prof.Pazzini nel
capitolo sui santi Cosma e Damiano che ho sopra citato, Rammenta il
Pazzini che i medici di un tempo, per venerazione verso questi santi
protettori usavano battezzare con i loro nomi i propri figli e che tale
usanza era stata adottata, per effetto di attrazione dal cognome al nome.
anche dalla famiglia dei Medici di Firenze. Di qui la conclusione , che
appare anche nel testo delle guide artistiche, che i santi Cosma e Da-
miano erano i protettori della famiglia Medici.
La questione invece non è cosi liscia e mi è costata qualche emozione.
Diciamo subito che i Medici di Firenze non ebbero niente a che fare con
l’esercizio della medicina. La questione è ormai pacifica ed il mio collega
dott. H. Szancer di New York ha già ampiamente confutato quella vecchia
malignità gravante su Caterina de’ Medici a proposito delle palle dello
stemma mediceo che avrebbero rappresentato delle pillole e rivelato una
origine mercantile e quindi plebea, della famiglia.
Così quando il Pazzini mi fece intravvedere un Giovanni di Bicci che
nel 1389 battezza con il nome Cosimo il suo primogenito io rimango
un po’ perplesso:Poi la mia perplessità sembrò sfumare quando al ca-
pitolo sesto del settimo libro dalle storie fiorentine di Niccolò Machia-
velli lessi cha Cosimo il Vecchio,da lui celebrato con tanta lode, nacque
precisamente il giorno dei santi Cosma e Damiano, ossia,come dicono i
commentatori, il 27 Settembre 1389. Dunque non era soltanto il fascino
dell’analogia,ma quasi una precisa destinazione ad ispirare la scelta di
un tal nome, fondendo data di nascita con giorno onomastico !
E invece proprio il Machiavelli mi ha deluso ! Nell’impossibilità mate-
riale di accedere agli archivi, ho comunque voluto cercare una verifica
nelle biografie più corrette,ma senza successo..C’è ad esempio un vo-
lume di “ Memorie storiche per servire alla vita di più uomini illustri
della Toscana, raccolte da una Società di letterati , libro stampato a Li-
vorno nel 1757 e recentemente riprodotto dall’editore Arnaldo Forni.
Il libro, nel narrare la vita di Cosimo il Vecchio. si rifà all’affermazio-
ne del Machiavelli quanto alla data di nascita, ma, per quanto riguarda
la data della morte ci obbliga a fare un computo piuttosto laborioso , ci-
tando il testo della doppia lapide che si trova nel pavimento della Basi-
lica di S.Lorenzo, poco sotto i gradini della Cappella Maggiore, una la-
pide che risale al 1465 e che, mentre da una parte proclama Cosimo
padre della patria per civico decreto , dall’altra informa che
vixit annos LXXV ,menses III, dies XX. ( anni 75,tre mesi, 20 giorni)
Con questi dati si arriverebbe,partendo dal 27 Settembre 1389 alla data
di Gennaio 1465 , da intendersi come 1464 secondo il calendario fioren-
tino che stabiliva il capodanno il 25 Marzo “ ab incarnatione “
E questa data non corrisponde.Non corrisponde a quella errata( e sa-
rebbe curioso trovarne la fonte) del Gutkind che nel suo Cosimo de’Me-
dici,il vecchio (Firenze 1946) segna come data della morte il 1° Agosto
1464 ; neppure corrisponde a quella ( che io ritengo esatta ) indicata dal
Pieraccini nell’opera “ La Stirpe dei Medi di Cafaggiolo”quale egli rica-
vò dai documenti di archivio, allorché andò alla ricerca delle cause della
morte di Cosimo,come di tutti i membri della famiglia:1°Novembre 1464.
Perciò la vera nascita di Cosimo il Vecchio ( computati anni mesi e giorni
della sua vita) è un’altra e non c’entra più la ricorrenza dell’onomastico .
Ho purtroppo solo ottenuto il risultato di smentire il Machiavelli. ma
questo mi fa ritornare sulla primitiva perplessità.
Io sono ammiratore dei Medici, sono ammiratore di Machiavelli.trovo
sublimi le figure dei santi Cosma e Damiano ,ma non sono affatto con-
vinto che il padre di Cosimo il Vecchio fosse devoto dei santi Cosma e
Damiano e tanto meno che questi siano stati invocati come protettori
della famiglia.. e sarei felice se gli storici di professione mi portassero
delle prove.
Entriamo poi nel Museo di San Marco per completare l’elenco delle
immagini dei Santi Cosma e Damiano con le opere del Beato Angelico.
Abbiamo da ammirare due pale d’altare dove i santi Cosma e Damiano
figurano accanto alla Madonna, le cui vicende si narrano nelle predelle:
la pala detta di Marco e quella di Annalena. Non è dubbio che qui il
Beato Angelico, del cui sentimento mistico è superfluo parlare, tributa
tutta la sua personale venerazione verso quei santi martiri ; stonerebbe
pensare che lo facesse solo,per atto di omaggio verso il Mecenate.
Il gesto di omaggio e riconoscenza verso la generosità di questo Signore
che contemporaneamente provvedeva all’edilizia di tre opere (il conven-
to di San Marco, la chiesa di S,Lorenzo e la Badia Fiesolana ) mi appare
molto più semplice e significativo nel piccolo affresco della Crocifissio-
ne che si trova nel vestibolo delle due celle al primo,piano che Cosimo
il Vecchio s’era riservato per sé ,per i suoi ritiri. E’ una Crocifissione
dove a fianco della Madonna e di San Giovanni appaiono san.Cosma
( non accompagnato da s. Damiano) e San Pietro da Verona ,proto-
martire dell’Ordine Domenicano che così possono alludere all’ospi-
te ed alla famiglia ospitante.
Altro affresco si trova sempre al primo piano,nel corridoio più lungo
e vi appare,ancora una volta, la Madonna circondata dai santi tradizio-
nali,tra cui appunto Cosma e Damiano.
Quindi andiamo alla chiesa di San Lorenzo, ove i Medici hanno la
loro sepoltura.
Ai santi Cosma e Damiano qui risulta dedicata una cappella., detta
anche delle reliquie, alla testata del transetto sinistro , ma non contiene
alcuna immagine dei santi ; nell’attigua Sagrestia vecchia troviamo,
sopra due porte, due bassorilievi in terracotta dipinta, ognuno raffigu-
rante una coppia di santi.una di cui è quella dei santi Cosma e Damiano
“ protettori della famiglia Medici,committente “ dice una guida.
E da ultimo entriamo nella michelangiolesca Sagrestia nuova ove tro-
veremo le due statue di Giovanni da Montorsoli e di Baccio da Monte-
lupo che affiancano una Madonna di Michelangelo : l’ultima raffigura-
zione di questi santi protettori che pare siano stati lì sistemati dal Vasari
con scarsa convinzione e piuttosto stonatura
Non ho trovato altro; E mi chiedo quale venerazione sia stata quella
dei Medici per i loro santi protettori,se in tutto il loro albero genealo-
gico si trovano ben cinque persone di nome Cosimo e nessuna di nome
Damiano.
Le reliquie .
Ritorno alla agiografia di mons. Conti per aggiornarla anche sul tema
delle reliquie.Anche in fatto di reliquie la storia confina con la leggenda.
Si narra comunque che i corpi dei due martiri dalla città di Ciro in Asia
minore furono trasportati a Roma e sepolti nella basilica sunnominata.
Un conte Giovanni di Beaumont nel secolo XII avrebbe ottenuto due
ossa di questi santi che furono portati a Luzarches in Francia dove ven-
nero eretti due templi.Le teste sarebbero state portate a Bamberga e quin-
di trasferite nella chiesa dei gesuiti a Monaco ;un frammento di omero e
un frammento di femore si trovano ad Oria,città sopra nominata.
E nuove reliquie sono apparse in pubblico,proprio a Firenze nel 1972.
E’ stato in occasione di una mostra del Tesoro di Lorenzo il Magnifico
allestita al Palazzo Medici Riccardi.Il cimelio fa parte della grande colle-
zione di reliquari posseduta dai Medici e tuttora parzialmente esposta in
due cappelle adiacenti alla monumentale Cappella dei Principi. E costi-
tuito da un bicchiere di vetro con un coperchio sormontato da un orna-
mento e contiene un frammento di tibia ed uno di omero. Da solo, può
anche considerarsi pregevole, ma tra la sovrabbondanza di argenterie,
intarsi,onici,cristalli ( uno spettacolo quasi dissacrante) la sua presenza
non era neppure notata e del resto oggi non figura tra gli oggetti espo-
sti. Se ne vedono due fotografie nel secondo volume del catalogo della
Mostra pubblicato recentemente dal Sansoni.
Con questa notizia (che forse i nostri storici troveranno nuova) eccomi
a dover ripetere la domanda sopra formulata : quale venerazione sia stata
quella dei Medici per i loro santi protettori se, una volta in possesso del-
le reliquie le hanno lasciate confondere tra i pezzi della loro collezione
( un collezionismo che ha del macabro) anziché farne oggetto di un par-
ticolare onore ; loro appunto che per glorificare la famiglia avevano af-
fidato al Nigetti la spettacolosa Cappella dei Principi ed a Luca Giorda-
no il soffitto della,loro sfarzosa Galleria nel Palazzo oggi Medici-Riccar-
di.
Nessuna affinità . a dire il vero,a parte il già detto fascino dell’analo-
gia dei nomi,poteva esistere tra il fervore mistico dei santi anargiri e la
grande operosità dei Medici,una stirpe di mercanti e poi di governanti,di
cardinali,papi,regine e condottieri
Una moderna sacra rappresentazione.
Nel 1971 il Palazzo Pitti a Firenze ospitava una interessante Mostra
sotto il titolo “ Gli ultimi Medici –il tardo barocco a Firenze”.
Nessuna prova vi ho trovato di un culto verso quei santi protettori quale
avrei dovuto supporre nel noto bigottismo dell’ultimo Cosimo,il grandu-
ca Cosimo terzo. Ed oggi che è aperta a Firenze una Mostra storica del
teatro,non trovo che nella serie di tutti i drammi in versi e in musica che
nella Firenze medicea hanno segnato l’aurora del teatro moderno, mai
ne sia comparso uno dedicato alla vicenda dei due martiri della Cilicia.
Oggi tuttavia possiamo ritornare al Museo di San Marco a rendere
omaggio ai due santi ed all’Angelico loro pittore accompagnandoci ad
un loro amico.
Questo amico è lo scrittore Nicola Lisi che nel 1957 ha pubblicato
una specie di dramma sacro, in sette quadri ( la tentazione,la condanna.
la prova del fuoco,la prova della pietra ,la prova dell’acqua,la morte, la
sepoltura ) corrispondenti ad altrettanti scomparti delle predelle del
Beato Angelico. Il titolo del dramma è un po’ misterioso, ma si rifà ad
un versetto dell’Apocalisse :
Aspettare in pace .
“ Et datae sunt illis singulis stolae albae et distum est illis ut
requiescant adhuc tempus modicum »
E’l’ultima scheda del mio mazzo e soggettario e la più simpatica.
Dal periodico Il farmacista anno 1963
Assegnazione della Medaglia dei Santi Cosma e Damiano.
La medaglia dei Santi Cosma e Damiano,un riconoscimento
che la Federazione degli Ordini dei farmacisti assegna per bene-
merenze acquisite nel campo della professione e per il decennio
di presidenza di un ordine provinciale è stato assegnato al presi-
dente dell’Ordine dei Farmacisti di Bologna dott, Mario Santan-
drea. La consegna della medaglia, la terza in tutta Italia è avve-
nuta presso la sede dell ‘Ordine, alla presenza del presidente del-
la FOFI.dott. Carlo Marini,di numerosi membri del Comitato Cen-
trale e dei presidenti degli Ordini dell’Emilia Romagna.
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