martedì 25 marzo 2008

DON FERRANTE

Intervista con Messer Ferrante filosofo centenario
( incontro di Carmelina )
( Il mio interlocutore si fa chiamare “ Ferrante”in analogia ad uu personaggio manzoniano)

Prima domanda .Definizione della POESIA:
Risposta . Errano i vocabolari dettando “ Arte di comporre versi” Questi sono soltanto una traduzione grafica di uno stato d’animo , di euforia,d’una esaltazione,di un ‘estasi umana.
Anche nel mondo della natura, ammiriamo l’arcobaleno ,siamo abbagliati da un lampo e ve.
diamo l’acqua che entra in ebollizione-
Si esaltano il gatto che fa le fusa, il gallo al risveglio del mattino .
Seconda domanda Chi sono i poeti
Risposta . Anch’essi sono i depositari di uni stato di grazia e di una ispirazione
Errano anche qui i dizionari quando li designano “ facitori di versi” quando dovrebbero essere
edificatori della Poesia ,già intesa come l’arte delle nove Muse
Prima di ritenersi “poeta” egli dovrebbe impararsi a memoria questa poesia di Giosue Carducci

CONGEDO
Il poeta, o vulgo sciocco
Un pitocco
Non è già che all’altrui mensa
Via con lazzi turpi e matti
Porta i piatti
Ed il pan ruba in dispensa

E’ ne’ meno è un perdigiorno
Che va intorno
Dando il capo ne’ cantoni
E col naso sempre all’aria
Gli occhi svaria
Dietro gli angeli e i rondoni

E’ ne’ meno è un giardiniero
Che il sentiero
De la vita co‘l letame
Utilizza. e cavolfiori
Pe’ signori
E viole ha per le dame

Il poeta è un grande artiere.
Che al mestiere
Fece i muscoli d’acciaio ;
Capo ha fier, collo robusto
Nudo il busto
Duro il braccio e l’occhio teso

Non a pena l’augel pia
E giulìa
Ride l’alba a la collina,
Ei col mantice ridesta
Fiamma e festa
Il lavor ne la fucina

E la fiamma. guizza e brilla
E sfavilla
E rosseggia balda audace
E poi sibila e poi rugge
E poi fugge
Scoppiettando da la brace

Che sia ciò, non lo so io
Lo sa Dio
Che sorride al grande artiere
Ne le fiamme così ardenti
Gli elementi .
De l’amore e del pensiero


Egli gitta , e le memorie
E le glorie
De’ suoi padri e di sua gente,
Il passato e l’avvenire
A fluire
Va nel masso incandescente

Ei l’afferra,e poi col maglio
Co ‘l travaglio
Ei lo doma su l’incude.
Picchia e canta : Il sole splende
E risplende
Su la fronte e l’opra rude

Picchia : E per la libertade
Ecco spade,
Ecco scudi di fortezza ;
Ecco serti di vittoria,
Per la gloria,
E diademi a la bellezza..

Picchia . Ed ecco istoriati
0+ Ai penati
Tabernacoli e al rito :
Ecco tripodi ed altari
Ecco rari
Fregi e vasi pe ‘l convito


Per sé il povero manuale
Fa uno strale
D’ oro, e il lancia contro ‘l sole
Guarda come in alto ascenda
E risplenda ,
Guarda e gode e più non vuole.l
( RIME NUOVE .Agosto 1873)

Terza domanda Come nacque la poesia in antico
Risposta . La Poesia (maiuscola) intesa come stato d’animo si esprimeva in diverse
forme ,anche come successione di ritmi, di voci monosillabe,di armoniosi gesti come
la danza
Quando cominciò a manifestarsi in forma letteraria la composizione delle stesse parole
rifletteva altri movimenti. C’era una metrica. Una parola di due o tre sillabe era un piede
e si definivano i dattili gli spondei e così via.
Dalla metrica , o misura , deriva il metro (voce poi adottata nella tecnologia moderna a
designare la dimensione della lunghezza) ed i versi delle poesie si dicevano esametri o
pentametri . Oggi ci conteggiano le sillabe i versi di undici sillabe,come quelli danteschi
sono endecasillabi con diversa accentazione .
Successivamente oltre ai ritmi si adottarono le rime .
Già in latino apparvero le preghiere ( es, Angelus Dei,qui es custos mei oppure come nel
“ Dies irae “ Liber scriptus poferetur In quo totum continetur Unde mundis judicetur )

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