Nuove mattinate fiorentine
< L'ARGUZIA DEI FIORENTINI NELLE STRADE DELLA C I T T A'
Dai " cartelloni" ai "visacci" alle "stinche" e altrove.
E' nel carattere dei fiorentini di condire di umorismo anche
i concetti più banali ; questa è appunto l' arguzia , classico vocabolo
che deriva dal latino o forse dal greco come i "sali attici",
Con l'arguzia anche la tragedia diventa commedia.
Ne resta un esempio nella stessa definizione popolare delle
strade e dei palazzi fiorentini,
Un tempo una strada che si chiamava "dell'amore" fu do-
verosamente dedicata a Sant'Antonino,arcivescovo di Firenze ,
accanto rimase una "Via dell'amorino".
In questa via Sant'Antonino,alla fine del seicento fu costruito per conto di Vincenzio Viviani un sontuoso edificio,opera dell'architetto G.B.Nelli sulla cui facciata vennero murate delle enormi lapidi a ricordare la vita e la gloria di Galileo Galilei del quale il Viviani era stato affezionato discepolo.
Il popolo fiorentino le ammirò,ma con difficoltà le lesse e ancor oggi difficilmente le può leggere, causa la loro corrosione e il testo in latino..
Ai ragazzi fiorentini e ai loro genitori le vicende di Galileo interessano poco: Le ingiurie a Galileo risalgono ai tempi in cui anche il suo cadavere venne mutilato ,Vane sono le epigrafi del Viviani: Così ,senza scrupoli,i fiorentini battezzarono il palazzo col nome dei "cartelloni" vocabolo che appartiene piuttosto a manifesti cartacei ed a tabelloni teatrali..
Le guide turistiche della città non dicono di più.
Ma in seguito qualcuno se ne occuperà a lungo .
Da qui si può passare al Borgo degli Albizi, nome che ricorda una
potentissima famiglia che dei Medici fu rivale ed avversaria, una strada
questa in cui abbondano ricordi e lapidi. Al numero 18 si trova un palazzo
che dopo essere appartenuto agli Albizi,ai Guicciardini,agli Altoviti, appar-
tenne nel ' 500 a Baccio Valori, senatore, bibliotecario della Laurenziana,
luogotenente dell'Accademia del disegno.tutti motivi per cui dovrebbe chia-
marsi palazzo Valori. : Ma il suo proprietario volle dedicare la facciata a
quindici illustri personaggi con le loro immagini " a mezzo rilievo": Non tutti
sono stati bene identificati e meriterebbe parlarne. ( chi è il " T ". ? )
Ma al popolo queste spettrali figure non dicono niente e così il palazzo
si chiama volgarmente " dei visacci".
(Con la stessa indifferenza un altro palazzo fiorentino è detto "Nonfinito")
Altro nome bizzarro è quello dell'Isola delle Stinche": C'era colà un tetro
carcere,circondato da fossati e quindi una specie di isola. Ma questo nome
era quello di un castello del Chianti, espugnato in una scorreria dei guelfi,
i cui abitanti furono imprigionati in queste mura,poi denominate l'isola dei
catturati delle Stinche. E' un'allusione di cui si può apprendere il significato
solo rileggendo l'opera di Piero Bargellini sulle strade di Firenze.
Per analogia abbiamo altri vocaboli del nostro vernacolo, dalle Murate
a Santa Verdiana. da San Salvi a San Giovanni di Dio, dalla Specola ai
Semplici, persino dalle Porte Sante a Soffiano.. I nostri grammatici si
liberano dal commentarli ,definendoli "metonimie".
Sono piuttosto delle allusioni.
E così restiamo nel vernacolo
Per i fiorentini è indifferente al posto del verbo " interpretare" quello di
"interpetrare" : Si dice "palude",ma anche "padule" ; "sudicio" ma anche
"sucido" E la festa della " fierucolona" del 7 settembre è denominata
"rificolona" con giubilo dei nostri ragazzi..
.Così entrati in confidenza con i nostri santi,abbiamo un giorno
battezzato San Pancrazio come San Brancazio .
Un altro santo fiorentino che non si trova sugli altari è "San Gersolè";
è il nome abbreviato della chiesa di Santa Croce in Gerusalemme.
Mentre i nostri crocevia abbondano di tabernacoli, un tempo anche
utili con lampade e lumi a orientare contro il buio, non se ne intravede
uno in piazza Madonna . Questa persona non era Maria Vergine !
Era soltanto una nobildonna che dimorava in quelle case.: la M
adonna
degli Aldobrandini.
Contro il proverbio che ammonisce di scherzare solo con i fanti (e non
con i santi ) siamo entrati in confidenza anche con la Santissima Trinità .
Spostato l'accento e abbassato il superlativo, l' abbiamo battezzata
"Santa Trìnita ".E così abbiamo a Firenze la chiesa di Santa Trìnita ed
il ponte a Santa Trìnita. Di questa santa cercheremo invano la tomba.
Si dovrà perdonare a qualche ateo o miscredente se confonderà con
questo mistero altre tre persone,come Gesù,la Madonna e san Giuseppe
Per finire un aneddoto.
Quando quel granduca che i fiorentini chiamavano popolarmente
"Canapone" si aggirava in incognito in quella sua piazza,oggi detta
"della Signoria", volle burlare un vecchio frate che contemplava la
mole del Palazzo Vecchio, appunto una "fabbrica" che ,come sopra
detto si chiama anche "frabbrica",gli battè sulle spalle dicendo .:
" Un fra-briccone , nevvero ,?".
E il frate ,forse ingenuamente o forse riconoscendo il granduca rispose
con un altro vocabolo del nostro vernacolo :
" E che altezza buggerona !"
Firenze,Novembre 1996
per copia conforme
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