lunedì 28 aprile 2008

MEUCCI L'INVENTORE

MEUCCI Quando il laboratorio della FIORENTINITA’ dà eccelsi frutti.
.
L’undici Giugno 2002 il Congresso americano approva una clamorosa risoluzione:
E’ ANTONIO MEUCCI l’inventore del telefono.
Il 25 Giugno 2003 nello stesso salone dei Dugento nel Palazzo Vecchio a Firenze viene presentata la ristampa del libro scritto dal giornalista Franco Capelvenere : Meucci,l’uomo che ha inventato il telefono.Editrice dell’opera la Vallecchi.da sempre legata a Firenze.
Una pagina di storia viene riscritta,ponendo fine ad una ingiustizia durata 113 anni.
Antonio Meucci moriva infatti il 18 Ottobre i889 a Staten Island senza vedere riconosciuto il merito del suo lavoro. Attraverso questo libro presentato dall’assessore Eugenio Giani, assessore alle relazioni internazionali e tradizioni fiorentine.dal prof. Cosimo Ceccuti.presidente della Fondazione Nuova Antologia
dai presidenti dell’Associazione Toscana-USA onorevole Sergio Pezzati, Lynn Wiechmann dallo storico prof.Zeffiro Ciufoletti ,docente di storia sociale delle comunicazioni all’Università di Firenze,
dr.Umberto Croppi direttore editoriale della Vallecchi , si può ripercorrere la biografia del Meucci che lavora a Firenze al teatro La Pergola del suo matrimonio con la sartina. dell’ avventura felice a Cuba nel teatro dell’Avana,,per poi , in seguito all’incendio che ridusse in cenere il teatro approdare in America.
… Uno stile questo del giornalista Capelvenere, siciliano di nascita e fiorentino d’adozione che ti
porta dentro la storia e la storia diventa vita e la vita storia.
Alla ristampa del volume seguiranno varie iniziative : apposizione di una lapide in Santa Croce, presentazione di una mostra ( curata dal prof.Paolo Galluzzi) al Museo di Storia delle Scienze
dedicata alla scoperta di Antonio Meucci ( mostra che sarà trasferita in America) il ricupero di un filmato
del 1970 (interprete Paolo Stoppa) sulla vita di Antonio Meucci.
Una invenzione la sua che ha rivoluzionato il modo di vivere e di rapportarsi
la necessità di sentire e sentirsi vicini il personale e il collettivo insieme ed unici
Oggi potremmo più vivere senza il telefono ? Questa geniale invenzione di Meucci ha rivoluzionato tutta
la nostra vita , sia affettiva, sia economica e culturale.
intervento
Dovendo rimandare la lettura ad altro giorno,ho preso visione della bibliografia
nelle due pagine 261 e 262Sarebbe stato interessante trovare in quali grandi enciclopedie italiane ed estereil Meucci sia diffusamente ricordato.Interessa anche verificare la popolarità di Meucci . quante città hanno dedicato a luiuna via ? SI : Bari Bologna Catania Firenze Genova Milano Roma Torino ,Trieste
e quante altre minori ? (Una ricerca da fare)
In tali vie può abitare una persona colta più disposta a conoscere la vita romanzata del Meucci.
Inoltre in Italia esistono 1576 abbonati al telefono di cognome Meucci.
Quante copie sono state stampate di questo volume ? Essendo venduto a 18 € ,la vendita
di quante copie è necessaria per coprire le spese di stampa ?
I miei complimenti a Franco Capelvenere.
A ben proseguire
Oltre alla biografia di Meucci, resta da ricordare la storia del telefono
C’è un sonetto sul telefono del poeta Giovanni Bertacchi ( Parla un uomo al telefono …)
Barzellette sul telefono
( Dal volume “Stupidario telefonico )
Il professore distratto e la governante stupida
Il professore si accorge di avere smarrito le chiavi di casa e telefona a casa sua.
Risponde la governante :” Chi è ?” _- “ Il professore “
- “ Il professore non c’è . Torna a mezzodì, (non ne ha riconosciuta la voce )
E il professore .” va bene, aspetterò”
Ma a mezzogiorno la governante sarà uscita. E le chiavi ?
In questo caso ,in tempi passati, dicevamo che il professore ha il numero 610
SEI UNO ZERO !
Al telefono : C’è CECE’ ? CEC.,E’ ,CECE’ ? CECE’…. NON CE’ ! Insomma C’è o non c’è ?
ha detto che non c’ è !

ANTONIO MEUCCI raccontato da Piero Bargellini.


Antonio Meucci,inventore,nato a Firenze nel 1808, morto negli Stati Uniti nel 1889
Giovanissimo,fu assunto come custode per la verifica dei passaporti ad una delle porte della città
Rimase per poco tempo in questo incarico,perché l’impresario Alessandro Lunari l’accolse come attrezzista teatrale,prima al teatro della Pergola,poi a quello della Quarconia in Via de’ Cimatori.
Poco dopo il matrimonio con Ester Mochi,sarta di teatro,ottenne una scrittura per l’Avana.Dall’Avana
dopo una serie di vicissitudini,si trasferì a Nuova York,dove tentò un’attività commerciale;birra,cande
le, pianoforti. Nella sua fabbrica di candele accolse come amico e collaboratore Giuseppe Garibaldi. e
vi furono ospiti molti proscritti italiani : Negretti,Bovi,Avezzani,Quirico Filopanti.
Scrive Garibaldi “Antonio Meucci si decise a stabilire una fabbrica di candele e mi offrì di aiutarlo nel
suo stabilimento , Detto ,fatto., Lavorai per alcuni mesi col Meucci il quale non mi trattò come un lavorante qualunque,ma come uno della famiglia ,con molta amorevolezza “
E ancora,in una lettera ad Eliodoro Specchi,tenente colonnello garibaldino :Fortuna che è venuta a Meucci l’idea di far candele e ne facciamo delle bellissime, Passo il mio tempo a fare lucignoli e a maneggiare sego egregiamente
Anche in mezzo alle numerose disavventure commerciali,Meucci non trascurò mai di dedicarsi agli studi di fisica.. La mancanza di una vera e propria preparazione scientifica fu largamente compensata da una prodigiosa intuizione che gli permise nel 1831 di costruire un apparecchio per parlare a distanza.
Questo apparecchio, il telefono,fu dall’inventore presentato alla New York District Telegraph Company
e nel 1871 al Patent Office di Washington.
Il 14 Febbraio 1876 lo scozzese Graham Bell fece domanda di un brevetto per un sistema di telefono. ; ne derivò una questione di priorità che fu risolta dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nel senso che al telefono
di Bell si doveva dare il nome di telefono di Meucci.

La casa natale di Antonio Meucci fu identificata,nel 1939,dopo una serie di ricerche di archivio con il n. 44
di Via dei Serragli, che nel 1808 faceva parte di Via Chiara e portava il numero 2722.

Oggi,in Via Pellicceria, sul Palazzo delle Poste,una lapide lo ricorda con queste parole :
ANTONIO MEUCCI
INVENTORE DEL TELEFONO
MORI’ NEL MDCCCLXXX IX
IN TERRA STRANIERA
POVERO E DEPREDATO DEI SUOI DIRITTI
L’ ITALIA DI VITTORIO VENETO
E LA SUA FIRENZE
NE RICORDANO CON MATERNO
ORGOGLIO LA SUA GLORIA.

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L’ASSOCIAZIONE ITALIANA
PER IL CULTO DELLE MEMORIE NAZIONALI
POSE IL XV GIUGNO MCMXXIV RIPENSAMENTO

Più che parlare dell’opera di Meucci,visto che è già assai popolare,
sarebbe opportuno valorizzare la fatica del sig.Capelvenere.
Tutto il testo del libro, nei suoi venti capitoli andrebbe illustrato,,,per indurne
alla lettura.
Non si sa se le spese della sua stampa siano state ripagate dalla vendita
ai privati,
Fra tutti questi bravi signori che sono comparsi,con nome e cognome nel salone
dei dugento il 25 Giugno e avrebbero dovuto contribuire con loro parole
ne mancava forse uno.
A Firenze, infatti in via di Scandicci, esiste un ISTITUTO TECNICO ANTONIO MEUCCI
il cui preside dovrebbe essere il meglio informato sull’ argomento.

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