MI PONGO e PONGO la DOMANDA:
"integrazione ?!?!"
"integrazione ?!?!"
Nasce a Perugia il mio rispetto e l' ammirazione per gli stanieri quella
UNIVERSITA' DEGLI STRANIERI
è stata, da me, da sempre ammirata e fin da piccola nelle passeggiate
(
le chiamavamo "le vasche") per il corso Vannucci la presenza degli
stranieri ha scuscitato in me curiosità....sono le azioni quotidiane
quelle, a
prima vista insignificanti, a formarti dentro, a PERUGIA c' era mio
fratello CESARE con MAMMA
( racconto il nociaio e gli altri
due in fotocopia testimoniano che la mia decisione di sposare uno
straniero nasce per, con, in questi viaggi Firenze- Perugia- PERUGIA
FIRENZE- Perugia sarà anche meta del nostro viaggio di nozze, tenendo
fede alla mia convinzione che la FONTANA MAGGIORE è la più bella del
mondo!
IO
Le esperienze, l'incontro con l'uomo della mia vita, fanno sì che continui ad interrogarmi: l’integrazione, è possibile? E' impossibile?
TU
Venivi dal mistero
del tempo e dei luoghi
venivi dall'Egitto, terra di faraoni e schiavi, di piramidi e povertà, di deserti e della fertilità del Nilo, di Chador e di danze del ventre, di tombe e di tesori, di misteri....
Da una storia che è mito
Occhi neri, capelli neri: tu
occhi azzurri, capelli chiari: io
I nostri baci tra cespugli e sotto alberi maestosi, tra fili d'erba e fiori di meravigliosi giardini popolati di statue, o sotto alberi di olivo bellissimi; ci amavamo immergendoci nei cieli, nei verdi, nei colori dei fiori, nei profumi.
Senza permesso di soggiorno tu, abituato a lavorare dall'età di dieci anni, a viaggiare, a essere indipendente, abituato a fare "di testa tua", senza che i genitori potessero intervenire data la distanza geografica. Piccolo, avevi la maturità di un uomo, ma il sorriso era quello di un fanciullo perché dentro ti erano mancati i giochi, le corse... avevi voglia di sognare?
Io che venivo da una famiglia dove il papà militare aveva dato un'impostazione così rigida all'educazione, da tentare di tarpare ogni volo ai figli, anche se questo, devo riconoscere mi ha resa "forte". Mi ha sempre spinta a cercare strade alternative per volare.
Mia madre, la dolcissima, mitigava tutte le tempeste con il suo sorriso, di una generosità immensa. Non pensava a sé, ma agli altri, è lei che ha donato all'animo mio la “meraviglia” della vita: la poesia.
Tu, che scrivi da destra verso sinistra, io occidentale, che scrivo da sinistra verso destra.
Che cosa trovavi in me? Tu così diverso, sempre mi ripetevi: “Carmelina scendi dall'albero!”
O forse mi hai scelto perché ero proprio sull'albero?
Senza permesso di soggiorno.
Le esperienze, l'incontro con l'uomo della mia vita, fanno sì che continui ad interrogarmi: l’integrazione, è possibile? E' impossibile?
TU
Venivi dal mistero
del tempo e dei luoghi
venivi dall'Egitto, terra di faraoni e schiavi, di piramidi e povertà, di deserti e della fertilità del Nilo, di Chador e di danze del ventre, di tombe e di tesori, di misteri....
Da una storia che è mito
Occhi neri, capelli neri: tu
occhi azzurri, capelli chiari: io
I nostri baci tra cespugli e sotto alberi maestosi, tra fili d'erba e fiori di meravigliosi giardini popolati di statue, o sotto alberi di olivo bellissimi; ci amavamo immergendoci nei cieli, nei verdi, nei colori dei fiori, nei profumi.
Senza permesso di soggiorno tu, abituato a lavorare dall'età di dieci anni, a viaggiare, a essere indipendente, abituato a fare "di testa tua", senza che i genitori potessero intervenire data la distanza geografica. Piccolo, avevi la maturità di un uomo, ma il sorriso era quello di un fanciullo perché dentro ti erano mancati i giochi, le corse... avevi voglia di sognare?
Io che venivo da una famiglia dove il papà militare aveva dato un'impostazione così rigida all'educazione, da tentare di tarpare ogni volo ai figli, anche se questo, devo riconoscere mi ha resa "forte". Mi ha sempre spinta a cercare strade alternative per volare.
Mia madre, la dolcissima, mitigava tutte le tempeste con il suo sorriso, di una generosità immensa. Non pensava a sé, ma agli altri, è lei che ha donato all'animo mio la “meraviglia” della vita: la poesia.
Tu, che scrivi da destra verso sinistra, io occidentale, che scrivo da sinistra verso destra.
Che cosa trovavi in me? Tu così diverso, sempre mi ripetevi: “Carmelina scendi dall'albero!”
O forse mi hai scelto perché ero proprio sull'albero?
Senza permesso di soggiorno.
Di notte abbiamo organizzato la spedizione per Roma al consolato d’ Egitto per fare i documenti perché tu potessi restare in Italia. Baci in una notte d’amore io “fuggivo” dalla tragedia che colpiva la mia famiglia: mio fratello malato, a PERUGIA, dove la casa era divenuta centro di recupero mia madre persa dietro Cesare, per Cesare.
I miei fine settimana tra Firenze e Perugia. A Firenze con papà che stava rivelando delle doti di affetto che, fino ad allora, non gli avevo attribuito: se trovava delle mie cose personali sporche me le lavava, io per lui ero “tutto” avevo sempre ubbidito, studiato con ottimi risultati a scuola fin dalle elementari.
Niente preoccupazioni per ragazzi, viaggi di studio, papà era orgoglioso di me…. Mia madre pensava solo a Cesare.
Io che prima di salire sul treno Firenze- Perugia, incontravo te che mi offrivi un bicchiere di latte, scherzavi: eri bello, alto, statuario, con te raggiunsi altre dimensioni. Partivo con l' ultimo treno disponibile tra le 19 e le 20 per Perugia arrivando a notte verso le 22 destando le preoccupazioni di mamma , ma lo facevo per stare con te, Sayed per ritardare quelle visioni di sofferenza non tanto di Cesare, ma di mia madre che tutta si donava alla cura del figlio!
Per rimanere in Italia.
Unica soluzione: sposarti.
Io che non potevo dire nulla ai miei genitori, tanto lo sapevo bene mi avrebbero tarpato le ali, le parole di mamma e papà erano sempre le stesse: studia, lavora, un uomo non è nulla, devi pensare ad altro; cosa ti dà un uomo?
Non conoscevo nulla di te, né genitori, né parenti, né gli amici, nel tuo sorriso l’immensità, mi facevi ridere, scherzare, niente domande né lui, né io: due piccole gocce di universo che provavano a stare insieme.
Del fatto che volevo sposare Sayed ne parlavo molto a scuola, già perché io ho insegnato inglese alla primaria e per dieci anni sono stata tutor all’università, realtà lavorativa ideale per me che immancabilmente alla domanda che cosa vorresti fare da grande rispondevo:" insegnare alle elementari e all' univertità" e tutti persino mamma a cercare di convimcermi che era impossibile , ma quando vinsi il concorso il sogno divenne realtà realtà che che mi riempie di gioia infinita.
All’epoca insegnavo anche italiano agli stranieri al Centro Internazionale Giorgio La Pira, dove ho conosciuto lui,Sayed uno studente.
Ritornando alla scuola.
Le mie colleghe si stavano preoccupando:
” chi sarà?”,
“perché la vuole sposare” e, per essere certe, che fosse lui l’uomo della mia vita organizzarono un rinfresco per il fidanzamento, la Pina fu generosa mettendo a disposizione la sua casa per un rinfresco da capogiro.
Lui che aveva superato la prova a gonfie vele, bello, simpatico e sempre gentile.
Dato che in famiglia non avevo detto nulla, non potevo nemmeno chiedere soldi.
Per che cosa? Sarebbero serviti per scarpe e vestito da sposa?
Anche questa volta fu la scuola a risolvere tutti i miei problemi. Una mia collega ( moglie del futuro assessore alla Pubblica Istruzione) me lo prestò, lineare, di pizzo con un velo lunghissimo, anche lui, quando me lo vide addosso disse che l’avrebbe desiderato così, in mano le calle, il mio fiore preferito.
Per dopo.
Le mie colleghe erano preoccupate: “Andrà in giro con il vestito da sposa!”
Comprarono due completini davvero eleganti, a pois e l’altro azzurro, il mio colore preferito, una borsetta blu e un paio di sandali bianchi.
Per corredo.
Bicchieri, piatti dipinti a cuoricini, persino le due tazzine di caffè e la macchinetta dipinta con il cuore e due vestaglie da notte da sogno.
In tutto il tempo dei preparativi il direttore della scuola veniva da me in classe dicendomi:
“Mi raccomando maestra Carmelina si sposi una volta sola, non gestisco più la scuola: i bambini e i genitori a preparare i regali, a studiare le tradizioni arabe, so che il giorno del matrimonio, venerdì 9 Maggio (per i musulmani è il giorno festivo), le portano al suo matrimonio!”
La mattina prima, l’8 maggio, esco da casa con la mia caramella targata “Il Bisonte” dicendo di andare ad un convegno, portavo solo un cambio.
I miei genitori mi hanno insegnato l’onestà, invece andavo in una camera ammobiliata con una signora di 91 anni, madre di un maestro (tanto per rimanere in tema scuola), invece... andai a scuola a svolgere le mie lezioni. Intanto consegno una lettera ad una amica, una “grande” che godeva la stima anche di mamma e papà.
<< Caro papà, cara mamma,
ho incontrato l’uomo della mia vita, per lui ho deciso di abbandonarvi. Non sono venuta meno ai vostri insegnamenti e ai vostri principi in cui credo, parto! Porto solo lo stretto necessario e se vorrete non riconoscermi più come figlia sappiate che non tornerò indietro.>>
Raccomando ad Anna di telefonarmi per informarmi dell’esito della lettera e mi ritiro nella casa in via Ghibellina aspettando che arrivino le 20 accanto al telefono per sapere gli esiti della spedizione.
Io e Tina sedute al telefono ad aspettare, passano le ore, nulla, io che tremo e dico vedrai papà l’ha uccisa così ho rovinato due persone, invece Tina risponde: “No, no conoscendo tuo padre e la sua nobiltà d’animo ti dico che l’ ha invitata a cena” io che insisto sul no.
Arriva la telefonata, è dopo mezzanotte: “Ma Anna che fai, perché mi chiami così tardi?” “Perché tuo padre, dopo che ha letto la lettera, mi ha invitata a cena e non potevo mica dirgli scusi telefono…”,a quel tempo non esistevano ancora i cellulari.
Ha detto tuo padre che domani verrà.
Il giorno dopo vedo papà, lui puntuale.
L’uomo della mia vita, in ritardo,.
Papà mi abbraccia: ”Non ti preoccupare, ti riprendo io!”
Sayed arriva all’ultimo tuffo, aveva ritardato per le calle, una scusa, lui arrivava sempre in ritardo.
Sala rossa
9 maggio 1986 sarebbe divenuto il giorno della festa europea, l’inno alla gioia di Bethoveen.
Foto con i miei alunni.
A Palazzo Vecchio nel chiostro col puttino del Verrocchio. Penso che ho io il primato degli invitati più giovani, dato che erano alunni delle elementari, tantissimi, elegantissimi e con il lancio del riso e di petali perché loro le avevano studiate con i genitori, con le maestre le usanze, volevano rendere onore a lui ed a me.
Ristorante ”Pepe verde”
Al mercato di San Lorenzo, lasciato libero per noi …matrimonio di scuola di …amore tra petali e riso .
Papà preoccupato mette in tasca a me un milione e uno a lui. Nobile, tuo padre non ha dato due milioni a te, li ha dati uno a lui uno a te. Io che consegno tutto a lui determinando il passaggio di amministrazione da mio padre al marito: io per la pratica sono stata sempre un disastro.
Al mercato di San Lorenzo, lasciato libero per noi …matrimonio di scuola di …amore tra petali e riso .
Papà preoccupato mette in tasca a me un milione e uno a lui. Nobile, tuo padre non ha dato due milioni a te, li ha dati uno a lui uno a te. Io che consegno tutto a lui determinando il passaggio di amministrazione da mio padre al marito: io per la pratica sono stata sempre un disastro.
il viaggio di nozze
non
avevamo potuto farlo il giorno dopo il matrimonio perchè lui lavorava
il pomeriggio per il compleanno della figlia del proprietario del Pop In
ristorante dove lavorava (con il tempo questa cosa mi sono accorta di
essere incapace di perdonargliela)
ma ormai inutile piangere sul latte versato; dopo qualche mese d'
estate, dato che io insegnavo, però orgnizzai un viaggio che nelle mie
intenzioni doveva essere quello di nozze:
per le fontane
il simbolo dell' acqua, elemento vitale mi attrae da sempre e devo dire che un posto
d' onore nel mio cuore era ed è occupato dalla
fontana Maggiore di Perugia
per me la più bela del mondo.
il simbolo dell' acqua, elemento vitale mi attrae da sempre e devo dire che un posto
d' onore nel mio cuore era ed è occupato dalla
fontana Maggiore di Perugia
per me la più bela del mondo.
Siamo siamo partiti dalla fontana dietro la stazione ferroviaria SMN
alla fortezza da Basso per andare a quella di Settignano, poi a Siena, a
Roma piazza Navona e la Barcaccia in piazza Shelly e keats, a San
Pietro città del
Vaticano per poi andare alla fontana MAGGIORE in piazza IV NOVEMBRE a
Perugia.
foto
IO TU
non c’è nessuna uguaglianza lontani
nel fisico, negli occhi, nel modo di interpretare la vita, la religione,
lui non mangia maiale, io ne vado pazza. Avevamo perso una splendida
opportunità di dialogo. Chi aveva sbagliato?
Riusciva a farmi ridere sempre, mi attraeva il suo portamento, il suo fisico statuario.
Mai insieme nella cultura, invece e nella tempesta coinvolti i nostri corpi.
Chi, e perché abbiamo sbagliato?
Tu, Io..
Una giornata d’azione: con Maria Bindi ( non potrei contare gli anni della nostra profonda, sincera, disinteressata amicizia, so solo che quando c’è bisogno lei c’è, è al mio fianco ) dicevo in azione con la sua auto, appena arrivata allo studio di una “geniale” artista, donna di grande spessore professionale e umano, lei che appartiene alla generazione di artisti Ciardi Duprè che ha abbellito, arricchito i nostri paesaggi riuscendo a parlare al cuore…
Appena giunte per cercare di caricare. quella montagna deforme-informe di sacchetti contenenti soprattutto indumenti e chincaglierie-ornamenti
“.. che macchina ha tuo marito?”
come Maria, spaventata da quel disordine, stava pensando all’auto di lui per chiedergli aiuto? Non ho il tempo per esprimerle questa mia supposizione che aggiunge:
“ è passato ora...”
La mia fuga metodica e faticosa era dunque fallita? Tutto inutile; ora mi avrebbe colpita e messa k.o. , era giunto il mio momento, la parca aveva deciso di tagliare il filo, pazienza per me, ma per Maria no, non doveva succederle nulla, era venuta per aiutarmi non per condividere una tragedia.
Ferme immobili. Lui è già al mio fianco.
“Che cosa hai deciso?”
“Di non tornare mai più con te.”
Lui che con un tono di voce che non lascia trasparire emozioni, come se facesse una dichiarazione di fronte ad un pubblico ufficiale:
“Ti amo, io ti amo.”
Occhi negli occhi penetranti, due ore e quindici di conversazione durante la quale io piango, lui che sostiene la tesi senza implorare, senza cedere di tono terminando con: “Dammi questa carta da giocare”
“Verrò a prenderti stasera, dimmi dove”, ho appena il fiato di dirgli.
Ripercorro con lo sguardo le opere dello studio create da Amalia: da qualche mese ogni mattina all’alba mi piaceva soffermarmici, godere delle linee delle sue sculture, dei colori dei suoi dipinti, del segno dei disegni; tutte quelle opere mi parlavano d’amore, avevano le “ali” per volare, vivevo in quello studio; attrazione, amore, armonia, bellezza, tanto da poter cominciare ogni giornata serena anche se… stavo fuggendo dall’uomo che avevo profondamente amato.
Amalia Ciardi Duprè mi aiutava, apriva il mio cuore alla speranza. Maria che ritorna a casa, io che ceno con Amalia: erbette, patatine, profumi..anche in cucina lei è creativa.
La passeggiata notturna con Sayed è per me lunghissima, sono allo stremo delle mie energie.. quasi non riconosco l’auto, quante cose avevo rimosso di lui!! Lui che era diventato il mostro di cui avevo paura, dal quale dovevo fuggire.
“Se sarà contento senza di me che lo sia, quando un uomo ed una donna non si riconoscono è inutile restare e chiedere spiegazioni.”
All’apertura della porta di casa il mio sguardo va alla libreria dove compaiono buchi vuoti.
Nadia che vedendomi dichiara:
“Papà ma che hai fatto? Hai raccattato la mamma per la strada?”
“Vostra madre è tornata per sempre”.
Il tono di voce di Sayed non lascia trasparire emozioni-sensazioni, è neutro, forse è una sua sicurezza interna raggiunta in questi giorni, frutto di una revisione?
Provo ad accennare delle domande..
“Dove sono le mie cartelle, i libri..”
“Non puoi farmi domande. Non possiamo farci domande altrimenti non ce la faremo mai a ricostruire il nostro rapporto: la pagina è bianca.”
Anche io in quell’istante ho la convinzione, la certezza, che non posso e non potrò fare domande; se vogliamo ricominciare dobbiamo comportarci come se ci conoscessimo ora. La pagina doveva essere bianca, vergine. Chi, e perché abbiamo sbagliato?
..Sayed una domanda devi concedermela:
“Perché solo ora mi dici Ti amo?”
“Non mi sono accorto di amarti finchè non te ne sei andata. Quando tu non c’eri non dormivo più, questa casa era vuota…”
… così diversi?
“Ti ho amato immensamente Sayed, ora tocca a te..”
“Non abbiamo altre strade che quelle dell’Amore.”
Riusciva a farmi ridere sempre, mi attraeva il suo portamento, il suo fisico statuario.
Mai insieme nella cultura, invece e nella tempesta coinvolti i nostri corpi.
Chi, e perché abbiamo sbagliato?
Tu, Io..
Una giornata d’azione: con Maria Bindi ( non potrei contare gli anni della nostra profonda, sincera, disinteressata amicizia, so solo che quando c’è bisogno lei c’è, è al mio fianco ) dicevo in azione con la sua auto, appena arrivata allo studio di una “geniale” artista, donna di grande spessore professionale e umano, lei che appartiene alla generazione di artisti Ciardi Duprè che ha abbellito, arricchito i nostri paesaggi riuscendo a parlare al cuore…
Appena giunte per cercare di caricare. quella montagna deforme-informe di sacchetti contenenti soprattutto indumenti e chincaglierie-ornamenti
“.. che macchina ha tuo marito?”
come Maria, spaventata da quel disordine, stava pensando all’auto di lui per chiedergli aiuto? Non ho il tempo per esprimerle questa mia supposizione che aggiunge:
“ è passato ora...”
La mia fuga metodica e faticosa era dunque fallita? Tutto inutile; ora mi avrebbe colpita e messa k.o. , era giunto il mio momento, la parca aveva deciso di tagliare il filo, pazienza per me, ma per Maria no, non doveva succederle nulla, era venuta per aiutarmi non per condividere una tragedia.
Ferme immobili. Lui è già al mio fianco.
“Che cosa hai deciso?”
“Di non tornare mai più con te.”
Lui che con un tono di voce che non lascia trasparire emozioni, come se facesse una dichiarazione di fronte ad un pubblico ufficiale:
“Ti amo, io ti amo.”
Occhi negli occhi penetranti, due ore e quindici di conversazione durante la quale io piango, lui che sostiene la tesi senza implorare, senza cedere di tono terminando con: “Dammi questa carta da giocare”
“Verrò a prenderti stasera, dimmi dove”, ho appena il fiato di dirgli.
Ripercorro con lo sguardo le opere dello studio create da Amalia: da qualche mese ogni mattina all’alba mi piaceva soffermarmici, godere delle linee delle sue sculture, dei colori dei suoi dipinti, del segno dei disegni; tutte quelle opere mi parlavano d’amore, avevano le “ali” per volare, vivevo in quello studio; attrazione, amore, armonia, bellezza, tanto da poter cominciare ogni giornata serena anche se… stavo fuggendo dall’uomo che avevo profondamente amato.
Amalia Ciardi Duprè mi aiutava, apriva il mio cuore alla speranza. Maria che ritorna a casa, io che ceno con Amalia: erbette, patatine, profumi..anche in cucina lei è creativa.
La passeggiata notturna con Sayed è per me lunghissima, sono allo stremo delle mie energie.. quasi non riconosco l’auto, quante cose avevo rimosso di lui!! Lui che era diventato il mostro di cui avevo paura, dal quale dovevo fuggire.
“Se sarà contento senza di me che lo sia, quando un uomo ed una donna non si riconoscono è inutile restare e chiedere spiegazioni.”
All’apertura della porta di casa il mio sguardo va alla libreria dove compaiono buchi vuoti.
Nadia che vedendomi dichiara:
“Papà ma che hai fatto? Hai raccattato la mamma per la strada?”
“Vostra madre è tornata per sempre”.
Il tono di voce di Sayed non lascia trasparire emozioni-sensazioni, è neutro, forse è una sua sicurezza interna raggiunta in questi giorni, frutto di una revisione?
Provo ad accennare delle domande..
“Dove sono le mie cartelle, i libri..”
“Non puoi farmi domande. Non possiamo farci domande altrimenti non ce la faremo mai a ricostruire il nostro rapporto: la pagina è bianca.”
Anche io in quell’istante ho la convinzione, la certezza, che non posso e non potrò fare domande; se vogliamo ricominciare dobbiamo comportarci come se ci conoscessimo ora. La pagina doveva essere bianca, vergine. Chi, e perché abbiamo sbagliato?
..Sayed una domanda devi concedermela:
“Perché solo ora mi dici Ti amo?”
“Non mi sono accorto di amarti finchè non te ne sei andata. Quando tu non c’eri non dormivo più, questa casa era vuota…”
… così diversi?
“Ti ho amato immensamente Sayed, ora tocca a te..”
“Non abbiamo altre strade che quelle dell’Amore.”
quello
che verrà dopo purtroppo porterà all chiusura di una trappola per me
assurda dove non c'è di nuovo amore rispetto e ripropone la mia
domanda :
Chi, e perché abbiamo sbagliato? Integrazione!?
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