lunedì 28 ottobre 2019

POVERTA'


Il problema più grave ed evidente dell'economia mondiale   è la povertà una povertà estrema di almeno un miliardo e mezzo di persone, il 25% della popolazione sul pianeta terra,  ( è considerato  povero chi dispone di appena un dollaro al giorno) La storia dell’  economica del mondo  ripropone da sempre  questo problema che rappresenta la necessità stessa di correggere quanto è avvenuto finora: la crescita della ricchezza di una parte del mondo ha coinciso con l'aumento della povertà dall'altra parte. Ad un Occidente ricco e in calo demografico fa riscontro un Terzo mondo povero e in rapido accrescimento Le città europee e nordamericane devono affrontare il fenomeno dell'immigrazione, spesso clandestina, che se per alcuni politici potrebbe determinare problemi di ordine sociale, per altri un modello di Società multietnica appare la risorsa con la quale garantire lo sviluppo economico e coprire, nel tempo, i vuoti di una popolazione in diminuzione. La povertà implica non solo mancanza di denaro o beni materiali   e può essere determinata    dal   grado d'istruzione e scolarizzazione che  è indice importante per valutare le condizioni di vita di un popolo, infatti un analfabeta avrà meno possibilità di migliorare il proprio tenore di vita. Anche se negli ultimi anni la scolarizzazione è aumentata, il livello medio nei paesi del sud si mantiene ancora basso. Nei paesi più poveri, molti sono i bambini che non frequentano o abbandonano la scuola perché costretti a lavorare per aiutare la famiglia; al contempo si assiste al fenomeno della emigrazione di molti laureati di questi paesi, che cercano un impiego e migliori condizioni di vita trasferendosi a vivere in paesi avanzati. Un nuovo rischio paventato per questi paesi è dato dalla possibile crescita del Digital divide nel campo informatico e delle telecomunicazioni, che creerebbe una loro ulteriore emarginazione, mentre viceversa si indica in una diffusione capillare di Internet il mezzo per una crescita e sviluppo culturale conseguibile a basso costo.
 Per Istat, in Italia nel 2015 gli individui residenti in condizione di povertà assoluta sono stati 4 milioni e 598 mila, praticamente raddoppiati dal 2005 ad oggi, mentre quelli in condizione di povertà relativa 8 milioni 307 mila, pari al 13,7% delle persone residenti (in aumento rispetto al 12,9% del 2014) La povertà  ha già gravemente penalizzato  i giovanile regioni del Sud e  persone attorno ai 55 anni.  L’allarme arriva anche dal Fondo monetario internazionale, che in una nota  scrive: «Il rischio di povertà fra i giovani, in Europa, sta aumentando. Rispetto al 2008 la possibilità di scivolare sotto la soglia della povertà per gli over 65 è diminuita drasticamente, mentre per i ragazzi dai 18 ai 24 anni è cresciuta  una povertà che fa paura  perché  se tra i poveri ci sono ragazzi  fra i 18 e i 24 anni vuol significare che si sta negando il futuro  il nostro futuro anche degli anziani che si troveranno  a chiedere aiuto per le modificate condizioni di vita a generazioni che anche volendo non potranno darlo.  Sulla povertà gravano  anche calamità naturali: disastri ambientali , ma anche le   guerre, distruzioni, epidemie  determinare  risvolti  sociali molto preoccupanti ;  cadendo in un malessere  fisico  arriviamo  alla malattia, arma crudele che non conosce tregua alcuna  e potrebbe farci cadere nella disperazione  nella perdita della speranza e della voglia di vivere!   Che cosa ci porta a pensare   la presenza   per le strade delle città  di  persone  che chiedono l’ elemosina?  Persone che dal sorgere del sole fino a tarda sera siedono  d’ inverno riscaldandosi con coperte sulle ginocchia chiedono  per fame  perché non hanno risorse economiche che gli possano permettere una casa dove vivere ?  il numero aumenta in maniera esponenziale se  ai richiedenti l’ elemosina aggiungiamo  persone malformate o che si propongono con malformazioni inventate   e giovani  questi,  spesso caduti nelle dipendenze che  tendono la mano in bus o in tramvia per un euro   e,  incrociando il loro sguardo  si capisce  che non chiedono  denaro  per un panino per fame, ma per  comprarsi la droga  o  il super alcoolico  o per andare a giocare . Caduti nelle dipendenze  non riuscendo più a svolgere  una attività e tanto meno a cercarla arrivano  a tendere la mano ad essere dipendenti da altri impegnando  ogni momento del giorno  a chiedere aiuto economico atto che   umilia  la dignità della vita   e  non alimenta  e stimola alla ricerca  di una realizzazione  lavorativa produttiva  in un cerchio dove individuo e società  si contendono la colpevolezza  senza accettare il singolo e la società di essere frutto  e risultato di un certo processo!  Mi spiego meglio se un terremoto mi distruggesse la casa   e non potessi accedere all’ acqua potabile  ed altri servizi “può il singolo  recuperare  ogni suo avere”? O ci deve essere una alleanza sociale  un aiuto  per rimettere quella persona in condizioni di abitare una casa  l’  io e gli altri insieme….  se una malattia mi impedisce di svolgere la mia attività lavorativa chi dovrebbe intervenire  nel periodo del malessere?   I posti di potere sono molto ambiti  per la voglia o il desiderio di essere al servizio di alleviare le sofferenze dell’ altro? O son  divenute cariche per godere in prima persona di privilegi e talvolta  chiusi sprofondati in poltrone sempre più moderne non si vuole ascoltare non si vuol vedere si diventa poveri di valori primo fra tutti  l’ altruismo il rispetto per l’ altro!  Non volendo vedere non si comprende.    Al non volere vedere, al non volere ascoltare  ci sarebbero rimedi molti dei quali ci vengono dagli scrittori, si’ avete capito bene   da persone che scrivendo palesano realtà non dette A VOCE ALTA  come  Mark twain  che nel 1881 scrive un romanzo dal titolo: ” il principe e il povero “ ambientato  in Inghilterra nei ghetti di Londra ( XVI secolo) quando  nello stesso giorno nascono due bambini dalle condizioni opposte uno  è Edoardo VI, figlio del re Enrico VIII, l’ altro  è Tom Canty, figlio di un criminale e destinato ad una vita povera e misera. Cresciuti, i due si incontrano e, entrambi stanchi della loro vita, trovandosi molto simili nell'aspetto fisico si scambiano i "ruoli":  Il romanzo rimette sul tappeto la connessione individuo –società, società individuo   di come la vita di ognuno  sia  condizionata dall'ambiente e dalla famiglia in cui viene alla luce  e nello scambio dei ruoli è esplicito il richiamo  alla verifica  a verificare di persona quali siano le vere condizioni in cui vive la povera gente che dovrebbe  sempre, per coloro che devono governare,  costituire una conoscenza utile per prendere decisioni che siano giuste e non danneggino i più poveri capire i pro e i contro  di ruoli sociali  come quello del principe e del povero  è  di primaria importanza e vivere una esperienza riuscendo a carpirne i pro e i contro!
 La povertà implica non solo mancanza di denaro o beni materiali   e ci spinge ad interessarci  dei problemi della giustizia sociale e della dignità umana   nella fiaba dei fratelli Grimm gli uomini umili e generosi sono ricompensati, gli avari e gli avidi non saranno mai felici e soddisfatti. ……” Dio stesso che “nei tempi antichi (…) quando errava ancora sulla terra, fra gli uomini, una sera che era stanco gli accadde di essere sorpreso dalla notte prima di poter giungere a una locanda…“.La fiaba fa parte delle raccolte scritte dai fratelli tedeschi  nel  1812 il  mendicante chiede a un ricco mercante ospitalità per la notte,  il mercante non vuole seccature, specialmente da un povero. Poi bussa alla porta di un povero contadino che addirittura gli concede di dormire nel suo letto, mentre lui e la moglie vanno a sdraiarsi nella stalla accanto alla mucca. La mattina dopo il singolare viandante li ricompensa facendogli apparire una casa nuova, una villa più bella di quella del vicino, che, invidioso, chiede all’angelo di tornare anche da lui e di esaudire anche i suoi desideri. Ma poiché è accecato dall’ira, non riesce che a desiderare cose stupide e perde ogni cosa !
 I miserabili  (Les Misérables) è un romanzo storico di Victor Hugo, pubblicato nel 1862 e considerato uno dei più eccelsi romanzi del XIX secolo europeo, ambientato in un arco temporale che va dal 1815 al 1832, dalla Francia della Restaurazione postnapoleonica alla rivolta antimonarchica del giugno 1832, narrando le vicende di numerosi personaggi: in particolare la vita dell'ex galeotto Jean Valjean e le sue lotte per la redenzione. 20 anni di storia francese, con digressioni sulle vicende della Rivoluzione francese, sulle Guerre napoleoniche - in particolare la battaglia di Waterloo - fino alla Monarchia di luglio.  I personaggi appartengono agli strati più bassi della società francese dell'Ottocento, i cosiddetti "miserabili" - persone cadute in miseria, ex forzati, prostitute, monelli di strada, studenti in povertà... - la cui condizione non era mutata né con la Rivoluzione né con Napoleone, o Luigi XVIII. È una storia di cadute e di risalite, di peccati e di redenzione. Hugo santifica una plebe perseguitata, ma intimamente innocente e generosa; la legge, che dovrebbe combattere il male, spesso lo incarna, come l'inesorabile personaggio di Javert. Il grande eroe è il popolo, rappresentato da Jean Valjean, fondamentalmente buono e ingiustamente condannato per un reato insignificante. Hugo riassunse così l'opera: «Il destino e in particolare la vita, il tempo e in particolare il secolo, l'uomo e in particolare il popolo, Dio e in particolare  il mondo, ecco quello che ho cercato di mettere in quel libro»…. chissà se son riuscita a rendere ricca la pagina del mio articolo perlomeno a stimolare a opinioni a critiche  ad interrogarsi sui ruoli potere e ricchezza il principe è il ricco, il mendicante oltre a non avere denaro è debole vulnerabile;  ricchezza d’ animo  umiltà che fa rima con la modestia dell’ avere materiale   e il capire che il dono  è la vera ricchezza è donando  si riceve  La gestazione dell'opera fu lunga e difficoltosa; occorsero più di quindici anni fra la prima ideazione e la stesura definitiva. Hugo si era già interessato dei problemi della giustizia sociale e della dignità umana nei suoi romanzi L'ultimo giorno di un condannato a morte (Le Dernier Jour d'un condamné, 1829) e Claude Gueux (1834), nei quali si scagliava con foga contro le ingiustizie “E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli» (Mt 19,24)  L'immagine è forte, paradossale com'è nello stile semitico. Gli Atti degli Apostoli testimoniano inoltre che nella Chiesa primitiva la comunione dei beni era spontanea e libera.  Che cosa condanna allora Gesù? Non certamente i beni di questa terra in sé, ma chi è attaccato ad essi. E perché? E' chiaro: perché tutto appartiene a Dio e il ricco invece si comporta come se le ricchezze fossero sue. Il fatto è che le ricchezze prendono facilmente nel cuore umano il posto di Dio  accecano e facilitano ogni vizio. Paolo, l'Apostolo, scriveva: “Coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione. L'attaccamento al denaro, infatti, è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori”. Quale allora l'atteggiamento di chi possiede? Occorre che egli abbia il cuore libero, totalmente aperto a Dio, che si senta amministratore dei suoi beni e sappia, come dice Giovanni Paolo II, che sopra di essi grava un'ipoteca sociale. I beni di questa terra, non essendo un male per se stessi, non è il caso di disprezzarli, ma bisogna usarli bene. Non la mano, ma il cuore deve star lontano da essi. Si tratta di saperli utilizzare per il bene degli altri. Chi è ricco lo è per gli altri. Il crocifisso  di S.Damiano aveva rivelato a Francesco una cosa molto importante che cercò di non dimenticare, anzi che fu la guida costante della sua vita. La povertà non consisteva nell'aiutare i poveri, consisteva nell'essere povero. Aiutare i poveri era cosa fondamentale essendo parte ed espressione della carità ma essere povero era un'altra cosa. Gesù era stato povero. Francesco voleva essere povero. Essere povero significava non avere nulla o quasi nulla, significava non possedere ricchezze, non possedere cose, non possedere denaro, non possedere sicurezze, proprio come i poveri, proprio come Gesù.  Ed è appunto l'immagine di "Madonna Povertà", (inventata da Francesco) , l'immagine meno amabile e tuttavia la più inquietante e affascinante messa in circolazione in una società piena di poveri per forza, deserta di poveri per amore.  "Madonna Povertà" che fu la sposa di Francesco. Egli aveva contemplato nei suoi occhi il mistero della incarnazione del Verbo. "Madonna Povertà"  per Francesco, poter testimoniare a se stesso e agli altri che solo Dio gli bastava e che non doveva preoccuparsi di nulla, proprio di nulla, come " i gigli del campo che non filano e non tessono ma nemmeno Salomone è vestito come loro!
 Carmelina Rotundo
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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