Il problema più grave ed evidente dell'economia mondiale è la povertà una povertà estrema di almeno un
miliardo e mezzo di persone, il 25% della popolazione sul pianeta terra, ( è considerato povero chi dispone di appena un dollaro al
giorno) La storia dell’ economica del
mondo ripropone da sempre questo problema che rappresenta la necessità
stessa di correggere quanto è avvenuto finora: la crescita della ricchezza di
una parte del mondo ha coinciso con l'aumento della povertà dall'altra parte.
Ad un Occidente ricco e in calo demografico fa riscontro un Terzo mondo povero
e in rapido accrescimento Le città europee e nordamericane devono affrontare il
fenomeno dell'immigrazione, spesso clandestina, che se per alcuni politici
potrebbe determinare problemi di ordine sociale, per altri un modello di
Società multietnica appare la risorsa con la quale garantire lo sviluppo
economico e coprire, nel tempo, i vuoti di una popolazione in diminuzione. La
povertà implica non solo mancanza di denaro o beni materiali e può essere determinata dal
grado d'istruzione e scolarizzazione che
è indice importante per valutare le condizioni di vita di un popolo,
infatti un analfabeta avrà meno possibilità di migliorare il proprio tenore di
vita. Anche se negli ultimi anni la scolarizzazione è aumentata, il livello
medio nei paesi del sud si mantiene ancora basso. Nei paesi più poveri, molti
sono i bambini che non frequentano o abbandonano la scuola perché costretti a
lavorare per aiutare la famiglia; al contempo si assiste al fenomeno della
emigrazione di molti laureati di questi paesi, che cercano un impiego e
migliori condizioni di vita trasferendosi a vivere in paesi avanzati. Un nuovo
rischio paventato per questi paesi è dato dalla possibile crescita del Digital
divide nel campo informatico e delle telecomunicazioni, che creerebbe una loro
ulteriore emarginazione, mentre viceversa si indica in una diffusione capillare
di Internet il mezzo per una crescita e sviluppo culturale conseguibile a basso
costo.
Per Istat, in Italia
nel 2015 gli individui residenti in condizione di povertà assoluta sono stati 4
milioni e 598 mila, praticamente raddoppiati dal 2005 ad oggi, mentre quelli in
condizione di povertà relativa 8 milioni 307 mila, pari al 13,7% delle persone residenti
(in aumento rispetto al 12,9% del 2014) La povertà ha già gravemente penalizzato i giovanile regioni del Sud e persone attorno ai 55 anni. L’allarme arriva anche dal Fondo monetario
internazionale, che in una nota scrive:
«Il rischio di povertà fra i giovani, in Europa, sta aumentando. Rispetto al
2008 la possibilità di scivolare sotto la soglia della povertà per gli over 65
è diminuita drasticamente, mentre per i ragazzi dai 18 ai 24 anni è cresciuta una povertà che fa paura perché
se tra i poveri ci sono ragazzi
fra i 18 e i 24 anni vuol significare che si sta negando il futuro il nostro futuro anche degli anziani che si
troveranno a chiedere aiuto per le
modificate condizioni di vita a generazioni che anche volendo non potranno
darlo. Sulla povertà gravano anche calamità naturali: disastri ambientali ,
ma anche le guerre, distruzioni,
epidemie determinare risvolti
sociali molto preoccupanti ;
cadendo in un malessere
fisico arriviamo alla malattia, arma crudele che non conosce tregua
alcuna e potrebbe farci cadere nella
disperazione nella perdita della
speranza e della voglia di vivere! Che
cosa ci porta a pensare la
presenza per le strade delle città di
persone che chiedono l’
elemosina? Persone che dal sorgere del sole
fino a tarda sera siedono d’ inverno
riscaldandosi con coperte sulle ginocchia chiedono per fame
perché non hanno risorse economiche che gli possano permettere una casa
dove vivere ? il numero aumenta in
maniera esponenziale se ai richiedenti
l’ elemosina aggiungiamo persone
malformate o che si propongono con malformazioni inventate e giovani
questi, spesso caduti nelle
dipendenze che tendono la mano in bus o
in tramvia per un euro e, incrociando il loro sguardo si capisce
che non chiedono denaro per un panino per fame, ma per comprarsi la droga o il
super alcoolico o per andare a giocare .
Caduti nelle dipendenze non riuscendo
più a svolgere una attività e tanto meno
a cercarla arrivano a tendere la mano ad
essere dipendenti da altri impegnando
ogni momento del giorno a
chiedere aiuto economico atto che
umilia la dignità della vita e non
alimenta e stimola alla ricerca di una realizzazione lavorativa produttiva in un cerchio dove individuo e società si contendono la colpevolezza senza accettare il singolo e la società di
essere frutto e risultato di un certo
processo! Mi spiego meglio se un
terremoto mi distruggesse la casa e non
potessi accedere all’ acqua potabile ed
altri servizi “può il singolo recuperare
ogni suo avere”? O ci deve essere una
alleanza sociale un aiuto per rimettere quella persona in condizioni di
abitare una casa l’ io e gli altri insieme…. se una malattia mi impedisce di svolgere la
mia attività lavorativa chi dovrebbe intervenire nel periodo del malessere? I posti di potere sono molto ambiti per la voglia o il desiderio di essere al
servizio di alleviare le sofferenze dell’ altro? O son divenute cariche per godere in prima persona
di privilegi e talvolta chiusi
sprofondati in poltrone sempre più moderne non si vuole ascoltare non si vuol
vedere si diventa poveri di valori primo fra tutti l’ altruismo il rispetto per l’ altro! Non volendo vedere non si comprende. Al non volere vedere, al non volere
ascoltare ci sarebbero rimedi molti dei
quali ci vengono dagli scrittori, si’ avete capito bene da persone che scrivendo palesano realtà non
dette A VOCE ALTA come Mark twain
che nel 1881 scrive un romanzo dal titolo: ” il principe e il povero “
ambientato in Inghilterra nei ghetti di
Londra ( XVI secolo) quando nello stesso
giorno nascono due bambini dalle condizioni opposte uno è Edoardo VI, figlio del re Enrico VIII, l’
altro è Tom Canty, figlio di un
criminale e destinato ad una vita povera e misera. Cresciuti, i due si
incontrano e, entrambi stanchi della loro vita, trovandosi molto simili
nell'aspetto fisico si scambiano i "ruoli": Il romanzo rimette sul tappeto la connessione
individuo –società, società individuo
di come la vita di ognuno
sia condizionata dall'ambiente e
dalla famiglia in cui viene alla luce e
nello scambio dei ruoli è esplicito il richiamo
alla verifica a verificare di
persona quali siano le vere condizioni in cui vive la povera gente che
dovrebbe sempre, per coloro che devono
governare, costituire una conoscenza
utile per prendere decisioni che siano giuste e non danneggino i più poveri
capire i pro e i contro di ruoli
sociali come quello del principe e del
povero è
di primaria importanza e vivere una esperienza riuscendo a carpirne i pro
e i contro!
La povertà implica
non solo mancanza di denaro o beni materiali
e ci spinge ad interessarci dei
problemi della giustizia sociale e della dignità umana nella fiaba dei fratelli Grimm gli uomini
umili e generosi sono ricompensati, gli avari e gli avidi non saranno mai
felici e soddisfatti. ……” Dio stesso che “nei tempi antichi (…) quando errava
ancora sulla terra, fra gli uomini, una sera che era stanco gli accadde di
essere sorpreso dalla notte prima di poter giungere a una locanda…“.La fiaba fa
parte delle raccolte scritte dai fratelli tedeschi nel
1812 il mendicante chiede a un
ricco mercante ospitalità per la notte,
il mercante non vuole seccature, specialmente da un povero. Poi bussa
alla porta di un povero contadino che addirittura gli concede di dormire nel
suo letto, mentre lui e la moglie vanno a sdraiarsi nella stalla accanto alla
mucca. La mattina dopo il singolare viandante li ricompensa facendogli apparire
una casa nuova, una villa più bella di quella del vicino, che, invidioso,
chiede all’angelo di tornare anche da lui e di esaudire anche i suoi desideri.
Ma poiché è accecato dall’ira, non riesce che a desiderare cose stupide e perde
ogni cosa !
I miserabili (Les Misérables) è un romanzo storico di
Victor Hugo, pubblicato nel 1862 e considerato uno dei più eccelsi romanzi del
XIX secolo europeo, ambientato in un arco temporale che va dal 1815 al 1832,
dalla Francia della Restaurazione postnapoleonica alla rivolta antimonarchica
del giugno 1832, narrando le vicende di numerosi personaggi: in particolare la
vita dell'ex galeotto Jean Valjean e le sue lotte per la redenzione. 20 anni di
storia francese, con digressioni sulle vicende della Rivoluzione francese,
sulle Guerre napoleoniche - in particolare la battaglia di Waterloo - fino alla
Monarchia di luglio. I personaggi
appartengono agli strati più bassi della società francese dell'Ottocento, i
cosiddetti "miserabili" - persone cadute in miseria, ex forzati,
prostitute, monelli di strada, studenti in povertà... - la cui condizione non
era mutata né con la Rivoluzione né con Napoleone, o Luigi XVIII. È una storia
di cadute e di risalite, di peccati e di redenzione. Hugo santifica una plebe
perseguitata, ma intimamente innocente e generosa; la legge, che dovrebbe
combattere il male, spesso lo incarna, come l'inesorabile personaggio di
Javert. Il grande eroe è il popolo, rappresentato da Jean Valjean,
fondamentalmente buono e ingiustamente condannato per un reato insignificante.
Hugo riassunse così l'opera: «Il destino e in particolare la vita, il tempo e
in particolare il secolo, l'uomo e in particolare il popolo, Dio e in
particolare il mondo, ecco quello che ho
cercato di mettere in quel libro»…. chissà se son riuscita a rendere ricca la
pagina del mio articolo perlomeno a stimolare a opinioni a critiche ad interrogarsi sui ruoli potere e ricchezza
il principe è il ricco, il mendicante oltre a non avere denaro è debole
vulnerabile; ricchezza d’ animo umiltà che fa rima con la modestia dell’
avere materiale e il capire che il
dono è la vera ricchezza è donando si riceve
La gestazione dell'opera fu lunga e difficoltosa; occorsero più di
quindici anni fra la prima ideazione e la stesura definitiva. Hugo si era già
interessato dei problemi della giustizia sociale e della dignità umana nei suoi
romanzi L'ultimo giorno di un condannato a morte (Le Dernier Jour d'un
condamné, 1829) e Claude Gueux (1834), nei quali si scagliava con foga contro
le ingiustizie “E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che
un ricco entri nel regno dei cieli» (Mt 19,24)
L'immagine è forte, paradossale com'è nello stile semitico. Gli Atti
degli Apostoli testimoniano inoltre che nella Chiesa primitiva la comunione dei
beni era spontanea e libera. Che cosa
condanna allora Gesù? Non certamente i beni di questa terra in sé, ma chi è
attaccato ad essi. E perché? E' chiaro: perché tutto appartiene a Dio e il
ricco invece si comporta come se le ricchezze fossero sue. Il fatto è che le
ricchezze prendono facilmente nel cuore umano il posto di Dio accecano e facilitano ogni vizio. Paolo,
l'Apostolo, scriveva: “Coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione,
nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli
uomini in rovina e perdizione. L'attaccamento al denaro, infatti, è la radice
di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede
e si sono da se stessi tormentati con molti dolori”. Quale allora
l'atteggiamento di chi possiede? Occorre che egli abbia il cuore libero,
totalmente aperto a Dio, che si senta amministratore dei suoi beni e sappia,
come dice Giovanni Paolo II, che sopra di essi grava un'ipoteca sociale. I beni
di questa terra, non essendo un male per se stessi, non è il caso di
disprezzarli, ma bisogna usarli bene. Non la mano, ma il cuore deve star
lontano da essi. Si tratta di saperli utilizzare per il bene degli altri. Chi è
ricco lo è per gli altri. Il crocifisso di S.Damiano aveva rivelato a Francesco una
cosa molto importante che cercò di non dimenticare, anzi che fu la guida
costante della sua vita. La povertà non consisteva nell'aiutare i poveri,
consisteva nell'essere povero. Aiutare i poveri era cosa fondamentale essendo
parte ed espressione della carità ma essere povero era un'altra cosa. Gesù era
stato povero. Francesco voleva essere povero. Essere povero significava non
avere nulla o quasi nulla, significava non possedere ricchezze, non possedere
cose, non possedere denaro, non possedere sicurezze, proprio come i poveri,
proprio come Gesù. Ed è appunto l'immagine
di "Madonna Povertà", (inventata da Francesco) , l'immagine meno
amabile e tuttavia la più inquietante e affascinante messa in circolazione in
una società piena di poveri per forza, deserta di poveri per amore. "Madonna Povertà" che fu la sposa
di Francesco. Egli aveva contemplato nei suoi occhi il mistero della
incarnazione del Verbo. "Madonna Povertà" per Francesco, poter testimoniare a se stesso
e agli altri che solo Dio gli bastava e che non doveva preoccuparsi di nulla,
proprio di nulla, come " i gigli del campo che non filano e non tessono ma
nemmeno Salomone è vestito come loro!
Carmelina Rotundo
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