MOGLIE
moglie mia dammi mille lire che in america voglio amdar
1923 mi sposai
1924 nacque Rosario
Eravamo all’affitto,comunque con l’animo dei “briganti”cominciammo a fare una casa.una
sola camera riuscimmo a fabbricare con i pochi soldi che avevamo
Mi venne la pazzia allora, del 1925,d’andare in America
Di Magisano eravamo undici persone e venti valige
Da S.Pietro il postale fino a Catanzaro,
Il treno dai sedili di,legno sino a Napoli..
Nella valigia due ,tre vestiti di flanella, pesanti,cappotti,due,tre camicie,mutande,asciugamani
calzettoni,belli,pesanti,due ,tre paia di scarpe tutte cose troppo pesanti da poter utilizzare.
Noi credevamo di trovare là l’inverno ed invece saremmo arrivati all’inizio della primavera,.
del tempo caldo.
Da Napoli ci imbarcammo sulla nave Conte Rosso sino a Genova.
Due erano le navi passeggeri di allora : Conte Rosso e Conte Verde.
A Genova,visita,esame e partenza con la Re Vittorio. Nella cabina stavamo in quattro
chi “ rancava “ da una parte chi dall’altra, ma eravamo affiatati molto.
Per mangiare la grande sala in mezzo la tavola, le sedie e attaccata la CARTOLINA su cui
c’era scritto quello che ci sarebbe stato quel giorno da mangiare.Ventiquattro giorni di navi-
gazione sino a Buenos Aires.,poi treno per Santa Fè.
In questa città avevo l’indirizzo di un paesano , la prima settimana trovai un lavoretto per le vie
lavorammo due ,tre mesi poi restammo senza lavoro, Noi dicevamo “ alla via”
Gira, gira, trovammo un lavoro a Rosario per quindici giorni.in seguito un mese lavoravo e un mese no ( a ruota)
Vivevamo in quattro persone in una stanza sola : cucina con una spiritiera.in Argentina la
carne era regalata.tanto costava poco ( io per niente) tutti,i viveri erano a vile prezzo :il
pane,il latte
Trovai lavoro in una fabbrica duecento metri di distanza da dove abitavo
“macinavamo” soda caustica ( facevamo una miscela calda dentro un recipiente in polvere
mischiata,mettevamo in bussolotti,si saldavano e si mettevano in cassette,si legavano e si
vendevano)
Dopo tre anni questo lavoro venne meno,non si vendeva più e allora ne cercai un altro.
C’era un giovanotto di Messina, faceva un conduttore sopra un autobus.
“ Perché non ci compriamo un autobus ? Magari a rate ?”Comprammo un internazionale.
lo scheletro completamente vuoto.il motore l’assettammo a 200-300 chilometri e dopo
due .tre mesi eravamo pronti per andare sulla via al lavoro.
Il nostro servizio fu sulla linea “L”
Il mio compagno faceva il conduttore, ma ne prendemmo un altro ,dato che si dovevano
coprire venti ore di lavoro.
In un secondo tempo penasi disimparare anch’io a guidare , mi misi di buona lena e presi la
patente di guida “haio piato” mi ce m’insegnai e mi cacciai la patente di autista
Incassavamo dagli 80-85 pesos al giorno,pagavamo venti,pezze al giorno le cambiali
20 gli operai ed erano 40 ,30 li mangiava lui ( l’autobus) di benzina ed olio,5 alla municipalità
perché dovevamo comprare i biglietti e 1 pesos il garage,
Il mio socio aveva però un difettom : non c’era giorno che non spendesse 2-3 pesos in
gelati e paste ; ome potevamo andare avanti ? Litigammo
“ Così “ non possiamo tirare avanti :o vendi tu o compri tu, o vendo,io ,o compro,io”
gli dissi un bel giorno :Il mio socio non se lo fece dire due volte e disse “ sempre io
Per non venir meno alla parola data, accettai ;. gli chiesi in contanti”la parte del capitale
investito.
Lui non li aveva e mi fece delle cambiali,.ma scaduto il .primo mese, non vidi denari.
Pensai di andare da un avvocato per far sequestrare il,pullman, ma l’avvocato si mise
d’accordo col mio socio,
Andai da un altro avvocato,il quale mi consigliò di raccogliere tutte le carte che lo avrebbe
fatto sequestrare subito.
Nemmeno,un mese e arrivammo ad effettuare il sequestro entro la città stessa..
“ E’ un sequestro “ mi ricordo ancora che fermarono il pullman al centro della città con
tutta la gente sopra.
Mi pregò : “così mi rovini” , lo lasciai andare , mi arrabbiai e ritornai in Italia con un
passaporto valido due anni di andata e ritorno ,ma non sarei più ritornato in Argentina
anche se allora non potevo saperlo
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