giovedì 6 settembre 2007

DIARIO DEL NORD ITALIA

Diario del Nord Italia di Carmelina Rotundo A Modena Sagome: il duomo, la ghirlandina Oggetti: porcellane, serrature di antichi manieri Leggende: “la secchia rapita”, rumori: un disco su un antico grammofono sapori: prosciutto, parmigiano-reggiano colori: ombrelloni di bancarelle oggi c’è fiera in città. Mantova mi riconquista. (di ritorno a Mantova settembre 1983) Giocano volumi gli splendidi spazi dell’Alberti nella basilica di S. Andrea; mi soffermo seduta sugli scalini a metà giocati dal sole, il resto in ombra e guardo lo scorcio di piazza Erbe: perfetta si delinea la Rotonda di S. Lorenzo, l’orologio del palazzo della ragione. Al duomo mi conquista la musica d’organo, mentre seduta tra i fiori mi riposo in piazza Sordello: fughe di archi acuti, merli a coda di rondine, uno sguardo alla casa del Rigoletto, all’ariosa Piazza Castello ai giardini dove austeri si ergono i busti dei principi Gonzaga, mentre lascio la piazza una lapide ricorda: “O Mantovano, io Sono Sordello della tua terra” l’incontro di Virgilio con Sordello, narrato da Dante. Domenica a Piazza Garibaldi (Suzzara Settembre 1983) Quanta gente oggi in piazza biciclette rosa, bianche. Quante chiacchiere di festa note sorde più sonore di campane. Quanto è austero Garibaldi cappelli, vestiti e pantaloni. Quanti archi deliziosi vendon paste, gelati e panna. Quant’è bella questa piazza che oggi vende l’allegria, buona domenica a Suzzara. Cappuccetto Rosso (Favola vissuta in tre città: Mantova Modena e Verona) Erano passati 800 giorni e più da quando io e mio fratello avevamo visto Fiorina l’ultima volta e la decisione di incontrarla era colma di aspettative; chissà quante cose ci saremmo dette, cose passate, presenti da raccontare e future forse da progettare. Una pioggia scrosciante, forte, di quella a catinelle aveva cominciato a seguirci dai finestrini del treno sul percorso Modena-Suzzara bagnando una campagna particolarmente ordinata, sulla quale di tanto in tanto apparivano grandi casolari, ora quasi nascosti ai nostri occhi dalla leggera nebbiolina che si alza sempre dietro una pioggia scrosciante. Fiorina vestita di verde ci aspettava nella simpatica stazioncina di Suzzara: “Vedrete, non sarete soli in questi giorni” –ci dice- Pochi minuti in macchina per arrivare in piazza Garibaldi dov’è la casa della mia amica e qui ad accoglierci: Nigel. La pioggia che intanto ha cessato la sua caduta scrosciante ci permette di godere del fresco di una bella serata d’Agosto sotto i portici piccoli, illuminati, dove la cortesia del Barman al “Nuovo Fiore” è veramente singolare: si preoccupa infatti se tutto è di nostro gradimento e Cesare col suo modo spontaneo, gustando un gelatone gli dà piena conferma per il tutto OK. Questa parte dell’Italia a me e a mio fratello Cesare è completamente sconosciuta; la guida che abbiamo più singolare non poteva essere, nome: Nigel; nazionalità: inglese; capelli: biondi; occhi: azzurri; segni particolari: appassionato del gioco degli scacchi. L’incontro con Mantova è dolcissimo: la città con le torri angolari del maestoso Castello S. Giorgio tocca le sponde di tre laghi: lago superiore, di Mezzo e lago inferiore. Celeste chiaro il cielo mentre una nuvola bianca sta sfilacciandosi, verde ai margini di dolcissime increspature di acque e davanti a noi una fila di salici piangenti; fresco. La piazza Sordello, il selciato, il Palazzo del Capitano; per la strada l’assaggio della Sbrisolona e il nostro arrivare in piazza Erbe. La luce che va cambiando e la fiammella al centro del tavolo che gioca con l’aria divertendosi a creare luminosità che si spostano sul vetro verde del vaso ad imboccatura larga nel quale la candela sta quasi immersa nell’acqua. L’orologio del palazzo della Regione batte, mentre fra pochi istanti inizia ad opera della tenda meravigliosa: la favola di Cappuccetto Rosso alla rotonda di S. Lorenzo. Dietro, la cupola della Basilica di S. Andrea; mentre Cappuccetto si perde nel bosco a raccogliere fiori, a cercare farfalle………..un tuffo nel ricordo magico dei burattini mentre la notte ormai regna nella piazzetta più dolce ancora di sera.….dove il lupo cattivo sta per prendere Cappuccetto. La seconda giornata è destinata a Modena. Angioloni dorati, bicchierini e tazzine, macchine fotografiche, guerrieri in corazza, serrature di austeri manieri; dietro orologi su mobili antichi giocano gli spazi del duomo, la splendida Ghirlandina dov’è la “secchia rapita”. Cartoline raccontano quando la piazza era lontana nel tempo e vi camminavano signori e signore vestiti degli abiti che ora sono sui manichini. Qualcuno che sa la storia dell’oste curioso e di Venere. Si dice infatti che quest’oste volle immortalare l’ombelico della dea dell’amore che spesso era venuta alla sua locanda. E se vi chiederete come? Pensateci un momento, ma sì! Li avrete sicuramente mangiati anche voi quei gioielli di pasta che son detti tortellini. La terza giornata: Verona. Piazza Bra, la mostra del Palazzo della Gran Guardia: itinerario magico nella città Veneta fra Marionette e burattini; la favola iniziata a Mantova continua. Il bisogno di sogno rivive in quelle figure mosse dai fili: le marionette o dalle mani i burattini; c’è di tutto anche le famose creazioni di Maria Perego: Topo Gigio. La visita alla casa di Giulietta: le grandi stanze, l’edera che si arrampica fin sulle mura, il balcone dell’amore: i nostri sogni, il vagabondare per piazza Dante e l’arrivo di Bruno. La passeggiata lungo l’Adige è particolarmente allegra: Cesare fa amicizia con Maria e Giovanna; il gruppo si allarga, le foto con lo sfondo del ponte Romano. Nigel torna in moto con Bruno fino a Mantova dove ci fermiamo appena il tempo per una pizza da Gigi: il cameriere viene battezzato: il nostro puffo. La mia decisione di seguire Bruno in moto. Aria di una splendida serata d’Agosto, una lucciola che passa nella notte e il rumore della sua moto. A Villa Capilupi ci raggiungono gli altri: Fiorina, Nigel e Cesare; alberi, la pista all’aperto e, a sorpresa una leggera pioggerellina che ci bagna appena mentre balliamo tutti uniti sulla pista. Le tre bellissime giornate stanno per lasciarci un lieto ricordo……………mi ritorna in mente la favola di Cappuccetto Rosso quando il cacciatore ucciso il lupo salva nonna e nipotina………e si dice che vissero tutti felici e contenti. Gente Padana (a S. Benedetto PO) L’animazione del mercato è sempre una novità e oggi in piazza c’è tutto S. Benedetto PO. Voci: regaliamo, roba bella, provate per credere; scarpe di cuoio, vestiti, vestaglie, banchi di rocchetti di tutti i colori dell’arcobaleno, lane variopinte; oltre il porticato i colori della frutta: uva, pesche….le verdure e un angolo chiassoso riservato agli animali: tacchini e tacchine, galli e galline; non manca una bella mostra di formaggi: Gorgonzola, Parmigiano c’è persino il rumore dell’arrotino, l’artigiano che lavora; marocchini richiamano l’attenzione: “Che volevi? Interessa qualcosa?” Orologi rosa, lamette, radio…….. La corsa degli sguardi e la decisione di visitare l’Abbazia maestosa che ci raccoglie nel suo grande silenzio: io e Cesare stiamo guardando i tre occhi luminosissimi: vetrate a colori. La storia del complesso monastico unisce importanza a fascino, austerità e semplicità. Una visita al chiostro, sotto gli archi. La storia del Santo Simeone, gli affreschi risentono, però del tempo che in alcuni tratti ha cancellato le forme e i colori rendendoli illeggibili. Cesare sta godendo del fresco nel prato verde dove spicca un piccolo pozzo bianco candidissimo. Per la grande scala Barberiana giungiamo al piano occupato dal Museo civico Polironiano e qui nelle stanze dai soffitti altissimi l’uomo, la famiglia, la casa, le credenze il lavoro della gente padana. C’è di tutto dagli attrezzi usati dal maniscalco, dal sellaio, dal calzolaio a quelli che servono per la lavorazione del vino e della canapa. Una meraviglia la raccolta di carri agricoli: opere finemente intagliate e dipinte, per il contadino infatti il carro era sì strumento di lavoro, ma anche di prestigio perché era con questo che si recava alle manifestazioni pubbliche: fiere, matrimoni e funerali. Su di essi, precisamente sulle code, spiccano figure quali il serpente e il drago che servivano, secondo antiche credenze, a tener lontano le forze avverse della natura. Mentre usciamo anche il mercato della piazza va spopolandosi, è l’ora di preparare la cucina. Buon appetito anche a voi! Dolce Mantova Una nuvola bianca sta sfilacciandosi; appena una striscia di verde su increspature leggere di laghi, salici piangenti guardano il Castello S. Giorgio: celeste chiaro il cielo una nuvola bianca va perdendosi. Chiostro di S. Simeone (S. Benedetto PO Agosto 1983) Che bello, questi mazzi scomposti di fiori gialli. Un canto dolce. I coppi rossi dei tetti a scala, fughe di archi che corrono con la storia del Santo Simeone, il pozzo piccolo bianco merlato mentre la voce dolcissima scompare che bello, questi mazzi scomposti di fiori gialli. Notte Musicale (Arena di Verona Settembre 1983) Piazza Bra tra l’acqua che zampilla Hulla Hoop rosa e bianchi che corrono sulla piazza; anche noi seguiamo quei cerchi colorati; tanto tempo fa da bambini li avevamo di legno e come ci piacevano. L’arena bellissima, si sta popolando, anche noi seduti sulle austere scalinate guardiamo. Il cerchio dell’Arena racchiude il cielo che lentamente sta divenendo più scuro, vele bianche sul palcoscenico, ritornano i sogni della spiaggia, le onde; la gente continua ad arrivare le gradinate sono sempre più affollate. Salvetti taglia il nastro di partenza per le canzoni della serata, ma prima di ascoltarle si spengono le luci; una, due cento candeline si accendono, fiammelle tremolanti: è sognare…., un attimo e poi i riflettori circolari illuminano già la scena musicale. Candeline all’Arena (Festivalbar 1983 all’Arena di Verona) Il cielo dentro il cerchio la rosa dei venti, vele bianche sul palcoscenico. Luci, riflettori circolari un attimo tutte si spengono appaiono fiammelle di candele: 1……2…..cento: è sognare. Piazza Erbe (A Mantova) Un gatto nerissimo dagli occhi verdi. Piccioni molti piccioni sui coppi della rotonda di S. Lorenzo sulle scalette larghe, basse coi mattoncini a coda di pesce. Volano, giocano, beccano che splendido quel sorriso di bimbo i piccioni, lui corre li guarda, vorrebbe toccarli. Fiori, la bancarella coperta di tela un balconcino ricamato comignoli in fuga merli del palazzo della ragione; si stanno alzando in volo i piccioni volano, giocano, beccano. Carmelina Rotundo

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