sabato 9 febbraio 2013

ISTRUZIONE Elementari- Medie- Magistrali

 capitolo 1°  parte dedicata a PERUGIA
              2°  a Firenze
     università lingue e letterature straniere amore per le lingue ed i viaggi

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CHE SCUOLA SOGNI?

CARO DOCENTE, CHE SCUOLA “SOGNI”?
Rispondere a questa domanda ha significato per me riordinare i perché, le motivazioni profonde che hanno spinto la mia mente e il mio cuore a scegliere, a cercare di fare la maestra, un compito assai difficile, io direi una missione, per l’impegno che ha come obiettivo formare l’uomo, il cittadino che sappia bene stare con se stesso e con gli altri. Per l’insegnante calzano bene i versi di Dante:
Facesti come quei che va di notte
E reca seco il lume e sè non giova,
Ma dopo sè fa le persone dotte.

Grazie così alle sollecitazioni del gruppo Amici di Maria Elisabetta Mazza, ideatori e promotori di questo concorso tra i docenti d’Italia, è maturata l’idea di raccontare della scuola attraverso la mia personale esperienza, donde il titolo:
LA SCUOLA E LA MIA VITA
Storia di un intreccio non risolto.

La scuola è quella cosa che ha coinvolto e talora “sconvolto” la mia vita e che l’ha attraversata dall’età di sei anni (non ho frequentato l’asilo perché mamma Maria è casalinga) fino ad ora che sto superando a vele spiegate gli anni nel mezzo del cammin di nostra vita.
Ho frequentato la prima e la seconda classe a Castel Fiorentino in una scuola, ricordo circondata da un grande giardino ghiaioso con alberi; la terza, quarta e quinta le ho frequentate a Perugia.
Il ricordo del mio maestro della scuola elementare di Perugia, Armando Zuccherini è piacevole e nitido: era una persona dolce come il suo cognome, indimenticabile per noi bambini, dalla fisionomia bonaria, sempre elegante in completo (ricordo spesso di colore marrone) cravatta con borsa e cartella anch’essa di color marrone che io gli portavo volentieri (forse doveva essere il suo colore preferito.)
Era bravissimo con tutti noi e cercava sempre di conciliare le piccole liti che potevano sorgere tra noi bambini. “Vedi, Carmelina” – mi suggeriva quando andavo a riferirgli qualche dispetto – “può darsi che volesse farti solo un complimento.”
Dei compagni, allora i maschi portavano il grembiule nero, noi quello candido. Mi ricordo l’Ugolini, Marco Rondini ed il fatto singolare che io, perché buona di carattere e calma nel comportamento, ero nella fila dei maschi che spesso non me lo perdonavano e si divertivano a tirarmi l’elastico sui capelli, a mo’ di fionda, anche se poi prevalse la collaborazione.
La “scuoletta” che frequentavo la raggiungevo su una verde montagnola (sulla via Cortonese) per un piccolo e breve sentiero in salita tra orto-giardino campagna che mi piaceva tantissimo…
Ora quel sentierino e quel giardino dove giocavamo spesso a bandierina non esistono più, la modernità se li è portati via. Piazze, quale piazza “del Bacio” ed edifici avvenieristici hanno preso il posto del verde.
Non mi ricordo, a colpo d’occhio la scuola media dove l’avevo frequentata…
La Magistrale me la ricordo benissimo.
Infatti ho vissuto per undici anni a Perugia, la città celebrata dal Carducci nel “Canto dell’amore”, restando innamorata della Rocca Paolina e delle antiche mura, della Fontana Maggiore, delle lunghe scalinate e delle specialità gastronomiche (dai voluttuosi “Baci Perugina”, alla Torta al formaggio, alta, gialla, bella che in piena estate si erge come un pagliaio nella verde campagna, alla “Ciaramicola”, prodotta dalla Pasticceria Piselli con dentro l’alchermes e fuori cosparsa di chiara d’uovo e abbellita di argentati e colorati zuccherini).
In questa capitale dell’Umbria ho conseguito il diploma magistrale in una scuola Assunta Pieralli, che (chissà perché?) a distanza di anni mi ha sempre ricordato il clima del “Giornalino di Gian Burrasca” di Vamba.
In classe eravamo trentun allieve tutte femmine!
La sede si raggiungeva passando sotto un arco per una stradina delimitata da possenti bastioni di mura. Ricordo le mie compagne, alcune bellissime dai lunghi capelli … una con la trecciona … e tra i professori quello di filosofia che talora ci chiamava “galline” e che mi ha dato moltissimo da imparare, costringendomi allora a prendere appunti a velocità … supersonica, velocità nello scrivere che tanto mi è stata utile a scuola nei convegni. Ricordo la giovane bionda professoressa di italiano, il burbero dall’animo buono professore di storia Accardo, la professoressa di matematica, l’altro professore di matematica Germini il vicepreside, la professoressa di inglese elegantissima … il professore cieco che talvolta aiutavo ad attraversare la strada al mattino. Mentre Perugia è teatro di parte della mia vita tra banchi, nella mia famiglia matura l’idea di trasferirsi a Firenze, dove avevo scelto di frequentare all’Università la facoltà di lingue e letterature straniere.


Seconda parte.
Nel 1971 giunsi a Firenze. Firenze, che cosa è stata per me? Firenze ha significato per me una nuova rinascita: la scuola, un dono per il futuro!
Firenze mi affascinava: la percorrevo per le strade, ammirando i paesaggi tra le antiche mura, musei, torri, campanili …
Il mio punto di riferimento costante fu la cupola del Brunelleschi, alla quale sempre approdavo prima di arrivare a Santa Maria Novella, allora capolinea dell’autobus num. 9, un autobussone verde a due piani che ora non esiste più.
Di Boboli rimasi incantata, tanto che la prima volta mi fermai lì, impietrita, sulla scalinata a rimirare le possenti mura di Pitti, la fontana del Carciofo ed alle mie spalle lo scenario della Cupola del Campanile di Giotto, di Palazzo Vecchio, senza neppure potermi muovere materialmente.
La cappella Brancacci fu per anni la mia preferita (allora c’erano le foglie sui corpi di Eva e di Adamo prima del restauro) anche perché gli affreschi di Masaccio e Masolino erano nella chiesa del Carmine, ove io, che mi chiamo Carmelina, celebro l’onomastico il 16 Luglio.
Gli Uffizi, troppo belli! Vi passai per vederli negli anni successivi; una settimana non bastò. Il David, Santa Croce, Santo Spirito, con quelle curve architettoniche troppo, troppo perfette.
Una musica intonata, attraverso pentagrammi di cieli d’estate, invadeva attraverso gli occhi, la mente, penetrava nel cuore.
Quanto ti ho amata bella Firenze!
Quanto ho cercato di scoprirti e riscoprirti, di svelarti rimanendone, come oggi mi capita, sorpresa, tanto sorpresa.
Alle motivazioni scolastiche che avevano condotto la mia famiglia a Firenze si aggiunse una sorpresa insperata.
Nel 1973 divenni insegnante elementare: il mondo del lavoro di apriva con una speranza entusiasmante per il contatto diretto con i bimbi e le mie giornate erano così divise fra scuola come docente e l’Università come discente, tra via San Gallo per i corsi di inglese (vi fu una parentesi in via Bolognese) e la via Parione (dove nel 1998 mi ritrovai piacevolmente a ritornare) per i corsi di spagnolo, tenuti dall’eccellente prof. Oreste Macrì.
Al tempo del terzo esame di lingua e letteratura inglese affrontai, con Angela Villani, per la prima volta l’Estero. Il senso di marcia, la guida per me, continentale, era al rovescio: per gli inglesi ero io “alla rovescia”.
La q u e u e fu una vera scoperta.
I pasti differenti per orario e quantità; a me piaceva da morire la colazione inglese …
Per il the avevo trovato il “mio” paese ideale; a me infatti piace il the e non prendo caffè.
Che dire della marmellata d’arance?
La mia preferita, la sola “Marmalade” , detta così dagli inglesi che la distinguono dalle altre che chiamano “Jam”.
Eastbourne sulla Manica (quella Manica ancora lontana dal pensiero che sarebbe stata attraversata dal tunnel Parigi-Londra miracolo di ingegneria) la vissi da “straniera studente”.
Sono tornata in seguito in Gran Bretagna tre volte ed ho ricevuto altre sensazioni; erano cambiate la mia età e le mie esperienze come insegnante e come madre di due bimbe. Ed a questi ritorni ho dedicato tre racconti. L’esperienza di studio scelta con la E.F. ad Eastbourne fu molto funzionale e mi aiutò allora a superare l’esame e a laurearmi – più felice che mai – con lode.
Nel 1981 altra grossa novità per il mio lavoro: cominciò in quest’anno, seguendo il progetto ministeriale I.L.S.S.E. (Insegnamento Lingue Straniere nelle Scuole Elementari) ad insegnare la lingua inglese nella scuola elementare.
Le lingue su cui avevo costruito la mia indipendenza, mezzo per uscire al di là della famiglia, della mia Nazione di me stessa, stimolo di confronto e conoscenza continua a livello umano e didattico mi conferivano quella splendida possibilità di trasmettere ai bimbi che avranno in mano il mondo.
Ho viaggiato nella Spagna, godendo del colore-calore della lingua e del popolo spagnolo, in Grecia cercando di assimilare i vocaboli alla ricerca dell’antica storia greca, in Olanda parlando inglese. Di questi viaggi ho scattato fotografie di persone e luoghi ed ho steso diari.
Nella scuola ho cercato di facilitare il contatto con la “nuova lingua” anche attraverso la corrispondenza che considero utile strumento di lavoro sia sul piano dell’arricchimento lessicale che umano: fonte di informazione per conoscere storia, geografia, usi e costumi del popolo che parla quella lingua.
(Mi hanno aiutato per i collegamenti Luciana Damiani Serantoni, mia sorella di penna, Bert Goldberg, Andrea, Eleonora, Virginia, Pam-Cook, Joyce e Arthur Chown, Yvonne L.Harper Scholar, Helen Hawker, Lena McGee, Maria Pia Pieri ….)
Nella mia esperienza di viaggio capisco che, più mi immedesimavo nel cercare di parlare la lingua, di vivere luoghi, di conoscere persone del posto, più capivo di quel Paese e più mi era caro e mi sentivo a mio agio e così sono nate tante esperienze anche con gli alunni, tra le quali:
-Una insegnante, Sheena Hamilton della Westwood Infants School è venuta in Italia per conoscere la “nostra scuola”; io sono andata a ricambiare la visita per “vivere” la loro esperienza educativa ed è nato l’ Italian Day, un giorno dove tutti gli allievi della Westwood sono coinvolti in attività che riguardano il nostro Paese.
-Un gemellaggio ricco di stimoli è quello con l’Università Americana Gonzaga, diretta da Anthony Via, esperienza a cui dedico l’articolo allegato.
Terza parte.
La scuola dei miei “sogni” ovvero proposta di idee per portare un contributo al progetto: Costruiamo una buona scuola dove gli insegnanti stiano bene con i bambini e viceversa i docenti stiano bene con se stessi, con il direttore e tutto il personale che lavora nella scuola, da quello preposto agli uffici, di Segreteria ai custodi e in ambienti ampi, luminosi, puliti, attrezzati, efficienti.
L’idea di raccontare prima della mia esperienza personale nasce fondamentalmente dall’amore per la scuola per la cultura propria e per le altre, nella convinzione che la pace, la fratellanza siano obiettivi che attraversano anche i banchi della scuola.
Scrivere le proprie esperienze personali, per conoscersi meglio per apprezzare le proprie identità e trovare nella conoscenza di altre esperienze l’arricchimento reciproco.
Nei giardini, oltre l’abilità del giardiniere è la varietà dei colori, e delle specie dei fiori a renderli belli.
In un concerto musicale insieme all’abilità di chi esegue è la varietà delle note e dei toni degli strumenti a renderli più piacevoli; e allora perché non guardare alla varietà di esperienze scolastiche come stimolo e mezzo per costruire un mondo con pace e con amore?
Per “costruire” la scuola dei miei sogni, se una parte rimane strettamente legata a questi anni, prima tra i banchi, poi tra i banchi e la cattedra, l’altra si è voluta aprire ad un confronto con i colleghi per cercare di individuare insieme la scuola “ideale” dove tra le attività connesse al lavoro dell’insegnante risultino gradevoli:
Intrattenere rapporti con le colleghe
Insegnare in classe da sola
Insegnare in compresenza con insegnanti di classe
Partecipare alla programmazione del team…
Intrattenere rapporti con il personale di segreteria
Ricevere i genitori degli alunni
Intrattenere rapporti con il dirigente scolastico
Partecipare alla programmazione di circolo
Tra gli elementi presenti nell’ambiente scolastico:
Elementi positivi Elementi negativi
Ingegno Ansia
Rispetto delle regole “routine”
Competenza Competizione
Nei rapporti con i colleghi
Mancanza di invidia
Mancanza di aggressività
Dialogo
Mancanza di competizione
Attenzione verso gli altri
Libertà
Fiducia
Collaborazione
Entusiasmo
Serenità
Creatività
Mancanza di individualismo
Riconoscimento dei meriti
Umorismo

Tra i fattori che ostacolano o favoriscono nel complesso il lavoro scolastico…
Favoriscono Ostacolano
Atteggiamenti verso la professione
I colleghi
Preparazione professionale superiore
Iniziative d’aggiornamento

Stati d’animo al termine di una giornata di lavoro.
Positivi Negativi
Voglia di riprendere Noia
Stanchezza Rabbia
Serenità Senso di inadeguatezza
Soddisfazione Delusione
Gratificazione Desiderio di cambiare
Desiderio di cambiare Frustrazione
Tra gli elementi all’interno del lavoro di gruppo sono positivi.
Rispetto – Tolleranza – Attenzione verso gli altri – Apertura – Motivazione – Dialogo – Riconoscimento – Mancanza di competizione.

Altro elemento per una scuola “ideale”.
La presenza di una biblioteca scolastica stabile e circolante.
Che contenga i classici per ragazzi, da Collodi a De Amicis o le scrittrici i novelle da Ida Baccini (1) ad Anna Vertua (2) o la Matilde Serao delle “Piccole anime” agli almanacchi dell’igienista Paolo Mantegazza, sino ai racconti di scienza del Salgari e di Giulio Verne. E accanto il Dumas, il Dickens, la Alcott (3) e altri americani.
E in più i vari periodici dell’editrice San Paolo. E’ da queste letture che nascono le vocazioni, gli esempi che preparano un giovane alla vita; appunto le biblioteche sono il vivaio dei maestri di domani.
(Io conoscevo tra i miei libri alcuni volumi provenienti dalla biblioteca di un’altra maestra educatrice dei primi del Novecento: Maria Domenica Pelleschi, di Pistoia)

TEMI DA SVOLGERE
STORIA DELL’INSEGNAMENTO
-Vecchi maestri nella storia
Brunetto Latini da cui Dante imparava
“come l’uom s’eterna”
San Filippo Neri e il suo oratorio a Roma
Vittorino da Feltre (4) e le sue istituzioni scolastiche
L’attività di Maria Montessori (5) e i suoi programmi di insegnamento.

Conclusione.
Caro collega,
hai letto le mie vicende, non diverse da quelle degli altri colleghi, ma pervase dal mio sentimento che avevo già definito: “fare la maestra, specialmente se donna e madre è una missione”.
Ma ora vado oltre e mi ricollego ad un episodio della storia fiorentina.
Ci fu un tempo in cui attorno alla costruzione della nuova Cattedrale di S.M. del Fiore la piazza era cosparsa di marmi. Su di essi il popolo andava a sedersi e a conversare.
Così fu che Anton Francesco Doni scrisse un volume saggistico che portava il titolo I Marmi tuttora specchio degli umori del popolo fiorentino.
Così si racconta che, tra quegli operai che si affaccendavano in quei lavori, si ritrovasse anche uno scalpellino tutto impegnato a rifinire una lastrina destinata ad un altare. Un lavoro faticoso che poteva sembrare assai modesto anche se faticoso. Ma quello scalpellino, richiesto di che cosa facesse rispondeva:”Io costruisco la Cattedrale”!
Forse anche la quotidiana fatica di noi maestri potrebbe avere una analoga definizione. A tozzi e bocconi, come si dice, noi pure costruiamo una cattedrale, il tempio di una nuova cultura, quella del terzo millennio !

Riferimenti storici
(1)Ida Baccini (Firenze 1851-1911) educatrice e scrittrice di libri per l’infanzia. Dal 1884 diresse la rivista per signorine: Cordelia .
(2)Anna Vertua Gentile, (Como 1850- Lodi 1925) scrittrice italiana… Pubblicò romanzi rosa, un tempo assai popolari
(3)Louisa May Alcott (Germantown 1832- Boston 1889) scrittrice statunitense. La sua fama è legata al romanzo Little Women (Piccole Donne 1868) in cui svolge modelli di comportamento femminile.
(4)Vittorino da Feltre (Feltre 1378- Mantova 1446) Si occupò dell’educazione dei figli del duca Gianfrancesco Gonzaga, trasformò una villa nella Casa Giocosa, scuola lieta e serena.
(5)Maria Montessori (Chiaravalle, Ancona, 1870- l’Aja 1952). Iniziò a creare delle case dei bambini. In esse la presenza della maestra non interferisce nelle attività dei bambini, ma ne favorisce e rispetta la spontaneità.

Sono allegati; un racconto:
PER UN PEZZETTO DI CIELO AZZURRO e la Storia di un progetto di interculturalità per la promozione di una cittadinanza universale - anni 1981-2000 e seguenti, gemellaggio con l’Università Americana Gonzaga.

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