lunedì 7 luglio 2008

IMPRUNETASANT'AGATAAGLI IRTI COLLI A MODENA

IMPRUNETA




21 Aprile 1980 ALL’IMPRUNETA


Se non guardassi il calendario, certamente non mi accorgerei che siamo ad Aprile.
Oggi piove e questo sarebbe nulla ; c’è un freddo che forse a Gennaio era quasi uguale.
Lassù , a Fiesole. notizia sensazionale, ( domani apparirà anche sul giornale ) ha nevicato..
Certo che , di scherzi, Aprile gareggia con quel pazzo di Marzo che lo precede. Ma freddo e piog-.
gia nemmeno oggi bloccheranno i prodi arditi della nostra comitiva.Tutti all’Impruneta,
Prima di arrivarci, sulla strada, le fabbriche delle famose terrecotte e poi eccoci alla piazza.
Su di essa, larga ,bella, se mi è permesso,arieggiata, con davanti un porticato, c’ è proprio
tanta gente ; oggi stanno uscendo gli sposi e con la pioggia si unisce il riso. : chissà se poi
vale quel proverbio :- Sposa bagnata , sposa fortunata - !
Passata la gran folla, si entra nella chiesa,dove certamente non potevano mancare le terrecotte
e che terrecotte questa volta ! Quelle splendide azzurre e bianche come solo sapevano fare i
Della Robbia. Gli antichi , sì , che eran gente che sapevano fare le cose. La fiera dell’Impruneta,
fiera che ancora oggi si tiene il giorno della festa di San Luca. C’è sulla sfondo la chiesa ,sobria
e splendida ; mancano i loggiati di costruzione più tarda e intorno i personaggi indossano i costu-
mi del periodo storico ; elaborati e ricchi quelli dei cavalieri, in contrasto con le semplici tende
delle bancarelle di un marrone sbiadito.
Nella stessa sala del Silvani c’ è una delicata opera di Andrea Verrocchio.:Madonna col bambino
del 1470 ed un’altra di poco antecedente ( 1430) del Donatello, vero gioiello di finezza,
Nella sala d’armi del Buondelmonti, nei loggiati di piazza Buondelmonti, oggetti d’uso, orci,vasi.
conche, materiali edilizi e per l’arredo di giardini.
Di notevole importanza nei chiostri della Basilica di Santa Maria, l’esposizione di foto ci mostra
l’uso del cotto, dai meravigliosi pavimenti della Biblioteca Laurenziana ai regoli della cupola di
Santa Maria del Fiore. ai tetti e comignoli di Furente , perché ,( come diceva Alberti nel “400 )
“l’ingegno umano non ha trovato in fatto di apertura nulla di meglio della tegola di terracotta “

C a r m e l i n a .



Un tesoro
( dedicato alla vita semplice )

A S,Agata in Mugello c’è un piccolo tesoro e il luogo che lo ospita non è ne’ un castello…ne’ una villa,ma una casa contadina.
Quel tesoro è stato fatto da un semplice artigiano, Falerio Lepri, che con la cartapesta ha realizza-
to molti personaggi ; nelle fattezze di quest’ultimi spesso egli ha voluto riprodurre quelle di perso-
ne veramente vissute da lui conosciute
C’è di tutto : il contadino sul pagliaio col forcone e poi l’altro col cestino delle uova che a ritmo
cadenzato si toglie il cappello dalla testa e saluta gentilmente un amico seduto su una sedia..
Se cammini un po’ più avanti ci sono l’aia. le galline,l’uomo che infiasca il vino e poi l’assaggia,.
Per la strada l’arrotino affila i coltelli e un bambino, appesa uscito dalla scuola,lo guarda divertito-
Il ciabattino è all’opera ; ha tante scarpe da riparare e l’aiutante sta mettendo i tacchi nuovi usando
dei chiodini e battendo col martello,
Dentro casa, accanto al focolare , la mamma stende la sfoglia,mentre la connetta con sul naso
gli occhiali legge ,movendo su e giù la testa,
C’ è chi sta facendo dei cesti .
E alla fine del paese c’ è persino la piccola bottega del barbiere che fa anche il sarto .
Sullo specchio attaccato alla parete si riflette la luce accesa dal lume,mentre il barbiere-sarto
sta affilando il rasoio per servire immantinente il cliente che aspetta sorridendo .
Se tutto questo non è gioioso a vedersi e a riguardarsi giudicatelo Voi.
C a r m e l i n a ,




AGLI IRTI COLLI PIOVIGGINANDO SALE

Sono le otto e dai finestrini del pullman passa la campagna toscana che questa
mattina perdiamo;il pallido sole non riesce ancora a penetrare la fitta nebbia che “pio-
vigginando sale”. L’allegria piano,piano va creandosi nel pullman e ricompensa la
voglia di guardare fuori ; i posti sono quasi tutti occupati ci sono Carlo, Arnolfo,
Siro ,Cetti ,Paolo,Jole,Pino e ,accanto a me .i neri occhi di Mario. Vicino alla tom
della Pellegrina scendiamo. Il sole ha vinto la nebbia e ci accoglie nella sua veste
migliore ; si sente un odore, splendido ; forte di terra,in una campagna punteggiata da
bassi alberi d’olivo, da stupende foglie di viti che hanno i migliori colori della tavo-
lozza autunnale. Loredana ne raccoglie alcune per farcele vedere.
La tomba etrusca è piccola e la nostra numerosa compagnia si divide ; io preferisco
ancora restare fuori a respirare l’“ incanto”e guardare che cosa c’è in quella splendida
campagna e in fondo alla strada scopro un filare di cipressi, alcuni più scuri di altri.
Mario sta spiegando che la differenza dipende da questo tipo di albero.
Uscito il primo gruppo, entriamo nella tomba della Pellegrina dove la dottoressa
Daniela Canocchi darà il primo colpo alle tenebre della conoscenza sugli etruschi e
la scoperta più originale per noi è che questo antico mondo che oggi vediamo in bian-
co e nero era invece policromo :blù,rosso,marrone,un po’ verde.
Il grande momento è la visita al museo di Chiusi ; la profonda conoscenza, unita ad
un linguaggio semplice della nostra impeccabile guida, comincia a farci familiarizza-
re con le splendide urne cinerarie, i buccheri, i canopi, i vasi d’importazione attica ,i monili , fibule ,bracciali. strane pesanti ciambelle sul cui uso si è molto discusso;
qualcuno ha azzardato l’ardita ipotesi che venissero usate come fermaglio dalle donne
per le loro lunghissime trecce, ma siamo tutti d’accordo a storcere il naso : possibile
cosi pesanti ? mah ; anche Cetti dalla lunghissima treccia nera è proprio sicura di no.
Andare per Chiusi è poi l ‘altra scoperta : tra case si snodano strette le strade silenziose e tranquillissime c’è quell’aria domenicale di paese, quando i vecchi,i bam-
bini e i cani restano ,mentre i giovani cercano altre mete. Solo le nostre voci rompono
quell’irreale silenzio.
Mi vengono certi dolorini allo stomaco ; Pino comincia e il contagio si diffonde
veloce ; alle una siamo piazzati : tovagliolo,forchetta e coltello dalla “Zaira”.
A tavola continuano le presentazioni : noi siamo in otto : sei donne tutte con gli oc-
chiali e due ragazzi con neri baffetti : Monica,Marta,Carla,Liliana ,Simona
Pino e il nostro grande autista Giovanni. Naturalmente qualche battuta tra una porta-
ta e l’altra non manca : il più punzecchiato è Siro perché è l’unico uomo al cui tavolo
ha ben sei ragazze.
Nel pomeriggio la ripida salita che porta a Belvedere ci aiuta a buttar giù l’abbon- dante pasto ; da lì un’aperta campagna,poche case sparse qua e là e un cielo azzurro
chiaro tutto uniforme.


Lasciamo quel paese senza voci, ne’ rumori di passi dove il tempo sembra incanta-
to ripartendo col pullman dalla meravigliosa piazzetta,chiusa da tre lati da un portica-
to e dal duomo e dal quarto dalla famosa piscina etrusco romana del I° secolo A. C.
A San Biagio, la nostra penultima tappa ci offre la Basilica. gioiello del Sangallo
in uno spazio erboso,ampio ed aperto ad una paesaggio di varie alture: Due i campa-
nili, di cui uno rimasto all’altezza del primo piano, ci danno l’idea di una risoluzione
architettonica tra le più lineari e pulite che si conoscano.
Vicino un porticato ,le costruzioni ad archi che qui caratterizzano perfino le case
dei contadini che hanno loggiati e corti sorrette da file di archi a tutto sesto.
Tra la basilica e il porticato un pozzo : stanno sedute alla sua base in silenzio immo-
bili tre vecchiette vestite di nero e un prete.

A Montepulciano la Piazza Grande ci richiama la piazza fiorentina di San Lorenzo
con le stesse scale,la facciata incompiuta della cattedrale e le bancarelle anche lì pie-
ne di cartoline, ricordi e ricordini.
Alla fattoria Pulcino la gradita sorpresa di scoprire un ambiente rustico di cucina:
sui tavoli per tovagliette pezzi di carta gialla e oleata e per tovaglioli pezzetti di
carta da pane.
Famosa la ricetta della Gabriella che qui per curiosità riporto.

Ingredienti : farina di grano,crusca.vinsanto.uova , latte di mucca e di capra.
lievito di birra,uvetta,olio di uliva,miele. fogliolone e fiori di ro-
smarino .
Cottura nel forno a legna.scaldato con fustelli di tralci di vite.di ulivo.di rovo,di
ginepro e biancospino.
Ma ormai .tra gli alberi si vede soltanto l’ultimo pezzetto della calotta di sole che sta
per darci l’arrivederci ed anche noi dell’Archeoclub salutiamo Montepulciano risa-
lendo sul nostro pullman
Si parla. si ride, si scherza ; qualcuno rivela la sua arte di leggere la mano. di fare le
carte ; certo che oltre il passato in questo viaggio scopriremo anche il futuro.
Il caschetto nero instancabile intanto non perde il tempo per ricordarci che l’allegria
è la parola d’ordine della giornata, mentre gli occhi neri di Mario chiudono per oggi
i misteri ancora inesplorati del nostro ritorno all’indietro in tempo e terra d’etruschi.
Certo che oggi con l’ Archeoclub ne abbiamo fatte di scorpacciate di case,di chiese,
di tombe, di pozzi ,di strade

Carmelina Rotundo





FITTA fitta la pioggia di mattina mi investe letteralmente per poi,mano a mano sparire e dar posto ad una giornata serena che ci accoglierà per tutto il
viaggio in auto guidato alla grande da Nunzio Marotta il pittore
I conversari piacevolissimi e ricchi; Armando Alessandra è terziario francescano,
grande poeta pittore del colore,docente, è stato prigioniero in Australia . Un vero per-
sonaggio dell’arte contemporanea,dall’animo nobile e generoso.
Nunzio è alla pari e così il tempo che vola nell’auto vettura lanciata nell’autostrada.
A Modena ad accoglierci la professoressa Lavinia e il generale Dante Guidetti
Insieme tutti e cinque ci rechiamo al ristorante San Gemignano dove gustiamo una qualità eccellente di specialità emiliane e di pesce servite con gentilezza. Niente
manca alla nostra tavola : la saggezza e la piacevolezza del carattere di Lavinia
l’attiva unica esperienza del generale Dante che ha guidato tutti mezzi di trasporto
via aerea e via acquea, dal carro armato all’aereo.
Lavinia ci narra della storia del santo Geminiano , protettore di Modena il quale
al tempo della calata di Attila, pregando riuscì a fare il miracolo : Modena avvolta
dalla nebbia rimase invisibile agli invasori, salvandosi così da ogni pericolo; che
animazione il 31 Gennaio festa del patrono.

Il caffè lo gustiamo a casa di Lavinia dove scopriamo il suo grande amore per l’arte, la pittura derivatale dai genitori, oltre naturalmente alla sua vasta e profonda
conoscenza della letteratura latina che lei ha insegnato e greca
Sul tavolo un pacchetto rosso incartato dove Deanna Bordini Morselli ( non potendo
venire ) ha messo doni realizzati nel suo laboratorio.: creazioni De Lu : un finissimo
porta gioie molto originale, i simpatici ferri di cavallo in ceramica.la composizione
finissima di fiori e vasetti ( una gioia per gli occhi e per il cuore),Questi bellissimi
oggetti sono stato donati per la Mostra annuale organizzata dai volontari del Centro
Missionario Medicinali ( presidente Massimo Ghiribelli ) mostra che quest’anno
accoglie i lavori di un gruppo di trenta artisti uniti dall’amicizia e proiettati verso
la solidarietà.
A Deanna voglio molto bene e questo fino dal primo momento ,avendola incontrata
ad una mostra sui presepi, Per realizzarli lei ha un brevetto per una originale creazione in bianco,
Lavinia Dante, Armando, Nunzio ed io si scattano le foto con la premessa di ritrovarci al 5 Gennaio per il compleanno di Armando , quello di Dante è il 6.
Il tempo che passa ci richiama alla partenza : che bella questa giornata vissuta
nell’amicizia nella luce di piacevolissimi conversari, semplicemente insieme nel
calore ,colore di quest’incontro



Carmelina Rotundo




UN ANGELO BIONDO
Versione italiana della poesia in dialetto veneto
di EGIDIO NOVELLO .da Campocroce di Mirano (VE)



Eran mesi e settimane d’una dura passione
con qualche chiarezza di speranza e illusione
ma ,ormai seren e rassegnato alla sua sorte
restatagli speranza d’una buona morte

Quand’il respiro facevasi profondo
Parevagli d’essere in altro mondo
sull’ancor giovin viso tornavan i colori
e negli occhi brillavan i vecchi ardori.
Per incanto dalla stanza d’ospedale
Tutto spariva quel pensier del male
a dall’aperta finestra sui campi
portava la stagione profumi e canti

Ma quando sul petto spingeva qual “magone”
Tremava quel suo corpo in piena agitazione
Con braccia e mani tutto s’aggrappava
Già disperato che l’aria gli mancava.

Di sera era in sudore in forma varia
per tutt’il corpo e una gran fame d’aria,
si capiva che ormai era in condizione
d’esser giunto all’ultima stazione.

Al morente pian piano s’avvicina
l’infermiera di turno,la ragazzina.
Al viso le fa molto tenerezza
e tante parole con la sua dolcezza
sussurra in un orecchio se va via ,,,
ma non solo egli parte. è in compagnia
di buone parole nate dal fondo
d’un grande cuore e un angelo biondo,


( a cura di Nonno Romolo)

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