di Carmelina Rotundo
È una «perla» d’inestimabile purezza e valore la mostra di Amelia Ciardi Duprè nella cripta della Chiesa di S. Martino a Mensola gioiello incastonato in un paesaggio toscano dove il cipresso e gli olivi si innalzano sul piccolo colle reso celebre da Boccaccio nel «ninfale fiesolano». All’interno la chiesa si rivela di rara preziosità nomi celeberrimi vi hanno lasciato traccia: Cosimo Roselle, Taddeo Gaddi, il Maestro di S. Martino a Mensola, discepolo della scuola del beato Angelico, Neri di Bicci, Brunelleschi, Benedetto da Maiano... Tra i pezzi unici un raro arredo di legno consistente in una urna dipinta dove si conservano le reliquie di S. Andrea di Scozia giunto dall’Irlanda al seguito di Donato che divenuto vescovo di Fiesole, gli affida l’incarico di ricostruire la primitiva chiesetta ormai in rovina. Accanto S. Andrea fonda un nuovo monastero benedettino di cui fu il primo abate.
Un vero gioiello architettonico ricco di storia, di opere d’arte di spiritualità la chiesa di San Martino a Mensola accoglie nella cripta la mostra di Amelia Ciardi Duprè.
Opere che Amalia compone sul filo della tragica vicenda dell’ultimo anno di vita di Rita Atria la ragazza coraggio di Portanna (vicino a Corleone) la quale a 16 anni, in seguito alla morte del padre e del fratello, diviene collaboratrice della giustizia a fianco del giudice Paolo Borsellino. Ma diamo la parola a lei alla straordinaria Amalia: «L’interpretazione che io ho dato con queste mie opere alla tragica vicenda di Rita Atria deriva dalla mia personale esperienza: l’incidente del 1993 quando un autobus mi investì sulle linee pedonali. Ebbi la netta sensazione che il tempo in quell’istante si dilatasse talmente da essere sufficiente a permettermi un ripensamento di tutta la vita così ho intuito che Rita nel precipitare dal 7 piano della abitazione in cui viveva la cognata di Roma abbia avuto il tempo di essere confortata dal suo angelo in un dialogo di amore e che questo stesso angelo chiudendola nelle sue ali l’abbia portata in cielo». Nascono così le sculture «Con l’Angelo» e «Colloquio» di una intensità particolare dove materia e spiritualità si completano a vicenda. La Ciardi Duprè interpreta la disperazione nell’opera «La madre di Mafia» e nella scultura «le cognate» l’abbraccio disperato e tragico delle due giovani Rita appunto e la moglie del fratello ucciso, solidali nella lotta contro la «piovra».
Questa mostra straordinaria che s’innesta nell’impegno sociale-civile dell’artista è il 3° appuntamento di un ciclo dal titolo «Artisti di Casa Nostra» che ha visto in precedenza la presentazione di opere in legno di Renzo Alamanni e delle opere dell’architetto Angelo Lualdi sempre nella cripta che è venuta alla luce in occasione del restauro finalizzato in maniera particolare al recupero statico dell’edificio. Ciclo promosso dall’Associazione culturale «La Mensola» fondata da otto ardimentosi che 16 anni fa all’interno della comunità parrocchiale pensarono bene che la collaborazione tra i parrocchiani e con lo stesso parroco don Carlo Bazzi poteva portare frutti copiosi.
Per ritornare alla mostra nella cripta questa s’inquadra in una proposta più ampia di scoperte o riscoperte delle opere di una delle più complete e goliardiche artiste contemporanee: Amalia Ciardi Durpè che discende da Giovanni Duprè trisavolo di Amalia al quale il comune di Firenze ha dedicato una lapide in piazza S. Simone per ricordare il luogo del suo primo piccolo studio dove scolpì l’«Abele morente» attualmente visibile all’Hermitage. L’itinerario prevede la visita dell’Istituto Padri Rogazionisti (Castello di Poggio Gherardo) la Chiesa di S. Maria e S. Lorenzo a Vincigliata e alla vecchia Chiesa di S. Maria a Coverciano, Istituto Ancelle di Maria (via G. d’Annunzio 143).
Promossa dal Comune di Firenze dal Quartiere 2 era presente all’inaugurazione l’Assessore Siliani la mostra di Amalia Ciardi Duprè è visibile fino al 2 giugno 2003, sabato dalle 15,30 alle 18 e la domenica dalle 15,30 alle 18,30 e naturalmente non dimenticate l’invito a percorrere questi luoghi così ricchi di bellezze materiali e spirituali, di sicuro non avrete da pentirvene.
Nessun commento:
Posta un commento