martedì 1 luglio 2014

L’Istituto Agronomico per l’Oltremare di Firenze

L’Istituto Agronomico per l’Oltremare di Firenze fra eccellenza internazionale ed oblio nazionale



Strana sorte quella che tocca all’Istituto Agronomico per l’Oltremare di Firenze, organo tecnico-scientifico del Ministero degli Affari Esteri, che da oltre un lustro segue le problematiche connesse, fra le altre, alla formazione dei quadri del personale tecnico nei paesi in via di sviluppo nelle materie agronomiche tropicali, all’identificazione, formulazione e gestione di progetti di cooperazione allo sviluppo o a garantire consulenza ed assistenza tecnica nelle specifiche materie a quei paesi.
Difatti conosciutissimo all’estero per i successi settoriali riportati in varie parti del mondo è quasi sconosciuto in Italia. Nella stessa Firenze, nella quale ormai non resta molto in termini di istituzioni che fanno cultura, se si esclude l’Istituto Geografico Militare, non gode certo di fama.
Se si chiede, così, ad un fiorentino che cosa è l’Istituto Agronomico per l’Oltremare, al più vi risponderà: “Ah, siii, quello che sta vicino all’Istituto de’ cechi” ma null’altro. Viceversa allorquando le cronache nazionali o locali si interessano alle sorti dell’Istituto ne parlano o come un ente inutile oppure di un ente del cui patrimonio immobiliare (di grande pregio architettonico) ci si deve impossessare. Tutto ciò è ovviamente mortificante anzitutto per la cultura scientifica nazionale per un Istituto che tanto ha dato e dà all’immagine dell’Italia all’estero con un lavoro diuturno, silenzioso e lontano dai riflettori. E forse proprio questo è il problema per il quale oggi lo si sopprime.
Storicamente l’Istituto Agronomico per l’Oltremare, fondato da un gruppo di scienziati fiorentini capitanati dal Prof. Gino Bartolomei Gioli, nasce nel 1904 al culmine di quel processo illuministico della cultura italiana che vedeva Firenze al centro del panorama scientifico italiano ed internazionale quale punto di eccellenza. Esso era deputato alla formazione dei migranti italiani per renderli abili alla coltivazione delle terre tropicali verso le quali si recavano e delle quali non avevano conoscenze (inizialmente Sud America e quindi in Africa). L’attuale denominazione gli venne conferita nel 1959 allorquando venne aggregato al Ministero degli Affari Esteri.
Tralasciando i dettagli storici che hanno connotato la vita e l’attività dell’Istituto, soffermandoci così a quella che è la realtà che ha connotato la sua attività diciamo da circa la metà degli anni ‘90 in poi, le aree geografiche, nelle quali l’Istituto è stato presente con i propri progetti finanziati dalla Dgcs del Mae, vanno dalla Cina al Centramerica passando per l’Afganistan, Pakistan, Nepal, Palestina, Libia, Tunisia, Algeria, Etiopia, Angola, Niger, Burkina Faso, Senegal, Congo, Brasile, Guatemala ecc.. Come si può vedere una platea di paesi di tutto rilievo ha beneficiato dell’azione dell’Istituto conseguendo riconoscimenti prestigiosi. A tal proposito basti pensare come in Cina il coordinatore di un progetto nella regione dello Sichuan, Dott. Luciano Conticini, venne insignito dall’allora presidente cinese di uno dei 50 awards rilasciati a professionisti internazionali distintisi per il successo lavorativo conseguito in Cina.
Tra le attività che vengono svolte in Firenze presso la sede Iao (oltre alla pubblicazione on-line della rivista “Journal of Agriculture and Environment for International Development” bisogna ricordare il Corso in Geomatica ormai giunto alla 34° edizione riservato a funzionari dei paesi in via di sviluppo ed il VI° Corso in problemi dell’irrigazione tropicale. Ambo i corsi sono gestiti in partenariato con l’Università degli Studi di Firenze – Facoltà di Agraria in lingua inglese.
Il personale che si forma in detti corsi viene spesso assunto presso organizzazioni internazionali o divengono esperti di primaria competenza nei loro paesi.
Dal 2009 poi l’Istituto ha assunto un ruolo rilevantissimo nell’ambito del caffè. Difatti con i progetti finanziati dal Mae-Dgcs, dal Cfc e dall’Iila (Istituto Italo Latino Americano) per la prima volta, attraverso il c.d. “Accorciamento delle filiere produttive” sono stati posti in contatto i piccoli produttori di caffè centroamericani (Guatemala, Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica, etc) con i torrefattori italiani (Lavazza, Illy, Corsini, ecc.) riuniti in associazione. Non era mai avvenuto in passato che un soggetto pubblico si interesasse a questo settore ed avesse posto in contatto le due realtà, per cui si registrava che il torrefattore non conosceva il produttore, il produttore non conosceva il torrefattore, ed il consumatore non conosceva né l’uno, né l’altro.
La questione drammatica è che a causa di un protratto assopimento istituzionale e privato su questo prodotto l’espresso italiano sta morendo (d’altra parte se gli italiani fanno la coda per acquistare caffè svizzero vi è poco da dire). Quindi molto vi è da fare su questo fronte per evitare che l’espresso faccia la stessa fine della pizza a tutto danno dell’economia nazionale. I progetti dell’Istituto in questo settore hanno fatto sìi che da un lato la qualità della produzione migliorasse sensibilmente, e dall’altro che attraverso questo miglioramento il prodotto divenisse appetibile per le aziende italiane. Si è così registrato un sensibile incremento delle entrate delle famiglie dei coltivatori e, dall’altro un interesse dei torrefattori italiani per prodotti di eccellenza.
I progetti dell’Istituto sul caffè hanno inoltre tenuto conto della condizioni della donna in quei paesi favorendone l’aggregazione e l’imprenditoria, nonché l’ambiente e l’alimentazione.
Avendo la polpa esterna del caffè un impatto inquinante sull’ambiente, al pari della sanza di oliva, si è previsto il suo utilizzo quale compost o come humus per la coltivazione dei funghi.
Questi, così, sono entrati nella catena alimentare delle collettività locali che, a loro volta li hanno rivenduti nei mercati generando altro reddito.
Nell’ambito della divulgazione delle attività sul caffè l’Istituto ha partecipato all’evento “I Profumi di Boboli” tenutosi a Firenze dal 21 al 25/05/2014 ed organizzato dalla Dott.ssa Galassini ed all’unico evento italiano sul tema caffè che ciascun anno si tiene in una nazione diversa e che quest’anno si è svolto a Rimini.
Quivi l’Istituto in collaborazione con la Cooperazione Internazionale Olandese Cbi ha allestito quattro stands di concerto anche con l’Iila (Istituto Italo Latino Americano) i quali sono stati organizzati congiuntamente ai tecnici del caffè provenienti dal Guatemala, Honduras, Nicaragua, Salvador e Costa Rica.
Sulla base dell’esperienza che l’Istituto ha maturato nei paesi centroamericani è nata l’idea di istituire la “Scuola Italiana del Caffè” organizzata presso l’Istituto che è l’unica iniziativa del genere esistente in Italia promossa da una pubblica amministrazione e quest’anno si è tenuto il II° Corso. Alla stessa partecipano circa 15 tecnici provenienti da organizzazioni specializzate nel settore del caffè del Centroamerica, ma si intenderebbe estendere il raggio dei partecipanti. Di grande soddisfazione la circostanza come una minuscola organizzazione quale l’Istituto con scarsissime risorse ha fatto cose eccelse non rinvenibili in Italia riscuotendo un successo enorme nei paesi ove ha operato e presso le aziende di settore.
Uscendo dal delizioso mondo del caffè si deve segnalare come dal prossimo ottobre partirà presso l’Istituto un Master universitario di secondo livello gestito con l’Università di Firenze denominato “Natural Resources Management for Tropical Rural Development” che darà ancora più lustro all’Istituto ed alla città di Firenze e vedrà la partecipazione per due anni di studenti provenienti dai Pvs.
L’Istituto con i progetti caffè ed il progetto sul grano duro in Etiopia (con il quale è stato possibile decuplicare la produzione di grano nel paese) rappresenterà l’eccellenza della cooperazione italiana allo sviluppo all’Expo 2015.
Tuttavia a causa dell’eccesso di “bravura” con il Disegno di Legge – Atto del Senato n. 1326 approvato lo scorso 25 giugno l’Istituto Agronomico per l’Oltremare verrà soppresso.
Sic transit gloria mundi!



Carmelina Rotundo

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