L’Istituto Agronomico
per l’Oltremare di Firenze fra eccellenza internazionale ed oblio
nazionale
Strana sorte quella che tocca
all’Istituto Agronomico per l’Oltremare di Firenze, organo
tecnico-scientifico del Ministero degli Affari Esteri, che da oltre
un lustro segue le problematiche connesse, fra le altre, alla
formazione dei quadri del personale tecnico nei paesi in via di
sviluppo nelle materie agronomiche tropicali, all’identificazione,
formulazione e gestione di progetti di cooperazione allo sviluppo o a
garantire consulenza ed assistenza tecnica nelle specifiche materie a
quei paesi.
Difatti conosciutissimo all’estero
per i successi settoriali riportati in varie parti del mondo è quasi
sconosciuto in Italia. Nella stessa Firenze, nella quale ormai non
resta molto in termini di istituzioni che fanno cultura, se si
esclude l’Istituto Geografico Militare, non gode certo di fama.
Se si chiede, così, ad un fiorentino
che cosa è l’Istituto Agronomico per l’Oltremare, al più vi
risponderà: “Ah, siii, quello che sta vicino all’Istituto de’
cechi” ma null’altro. Viceversa allorquando le cronache nazionali
o locali si interessano alle sorti dell’Istituto ne parlano o come
un ente inutile oppure di un ente del cui patrimonio immobiliare (di
grande pregio architettonico) ci si deve impossessare. Tutto ciò è
ovviamente mortificante anzitutto per la cultura scientifica
nazionale per un Istituto che tanto ha dato e dà all’immagine
dell’Italia all’estero con un lavoro diuturno, silenzioso e
lontano dai riflettori. E forse proprio questo è il problema per il
quale oggi lo si sopprime.
Storicamente l’Istituto Agronomico
per l’Oltremare, fondato da un gruppo di scienziati fiorentini
capitanati dal Prof. Gino Bartolomei Gioli, nasce nel 1904 al culmine
di quel processo illuministico della cultura italiana che vedeva
Firenze al centro del panorama scientifico italiano ed internazionale
quale punto di eccellenza. Esso era deputato alla formazione dei
migranti italiani per renderli abili alla coltivazione delle terre
tropicali verso le quali si recavano e delle quali non avevano
conoscenze (inizialmente Sud America e quindi in Africa). L’attuale
denominazione gli venne conferita nel 1959 allorquando venne
aggregato al Ministero degli Affari Esteri.
Tralasciando i dettagli storici che
hanno connotato la vita e l’attività dell’Istituto,
soffermandoci così a quella che è la realtà che ha connotato la
sua attività diciamo da circa la metà degli anni ‘90 in poi, le
aree geografiche, nelle quali l’Istituto è stato presente con i
propri progetti finanziati dalla Dgcs del Mae, vanno dalla Cina al
Centramerica passando per l’Afganistan, Pakistan, Nepal, Palestina,
Libia, Tunisia, Algeria, Etiopia, Angola, Niger, Burkina Faso,
Senegal, Congo, Brasile, Guatemala ecc.. Come si può vedere una
platea di paesi di tutto rilievo ha beneficiato dell’azione
dell’Istituto conseguendo riconoscimenti prestigiosi. A tal
proposito basti pensare come in Cina il coordinatore di un progetto
nella regione dello Sichuan, Dott. Luciano Conticini, venne insignito
dall’allora presidente cinese di uno dei 50 awards rilasciati a
professionisti internazionali distintisi per il successo lavorativo
conseguito in Cina.
Tra le attività che vengono svolte in
Firenze presso la sede Iao (oltre alla pubblicazione on-line della
rivista “Journal of Agriculture and Environment for International
Development” bisogna ricordare il Corso in Geomatica ormai giunto
alla 34° edizione riservato a funzionari dei paesi in via di
sviluppo ed il VI° Corso in problemi dell’irrigazione tropicale.
Ambo i corsi sono gestiti in partenariato con l’Università degli
Studi di Firenze – Facoltà di Agraria in lingua inglese.
Il personale che si forma in detti
corsi viene spesso assunto presso organizzazioni internazionali o
divengono esperti di primaria competenza nei loro paesi.
Dal 2009 poi l’Istituto ha assunto un
ruolo rilevantissimo nell’ambito del caffè. Difatti con i progetti
finanziati dal Mae-Dgcs, dal Cfc e dall’Iila (Istituto Italo Latino
Americano) per la prima volta, attraverso il c.d. “Accorciamento
delle filiere produttive” sono stati posti in contatto i piccoli
produttori di caffè centroamericani (Guatemala, Salvador, Honduras,
Nicaragua, Costa Rica, etc) con i torrefattori italiani (Lavazza,
Illy, Corsini, ecc.) riuniti in associazione. Non era mai avvenuto in
passato che un soggetto pubblico si interesasse a questo settore ed
avesse posto in contatto le due realtà, per cui si registrava che il
torrefattore non conosceva il produttore, il produttore non conosceva
il torrefattore, ed il consumatore non conosceva né l’uno, né
l’altro.
La questione drammatica è che a causa
di un protratto assopimento istituzionale e privato su questo
prodotto l’espresso italiano sta morendo (d’altra parte se gli
italiani fanno la coda per acquistare caffè svizzero vi è poco da
dire). Quindi molto vi è da fare su questo fronte per evitare che
l’espresso faccia la stessa fine della pizza a tutto danno
dell’economia nazionale. I progetti dell’Istituto in questo
settore hanno fatto sìi che da un lato la qualità della produzione
migliorasse sensibilmente, e dall’altro che attraverso questo
miglioramento il prodotto divenisse appetibile per le aziende
italiane. Si è così registrato un sensibile incremento delle
entrate delle famiglie dei coltivatori e, dall’altro un interesse
dei torrefattori italiani per prodotti di eccellenza.
I progetti dell’Istituto sul caffè
hanno inoltre tenuto conto della condizioni della donna in quei paesi
favorendone l’aggregazione e l’imprenditoria, nonché l’ambiente
e l’alimentazione.
Avendo la polpa esterna del caffè un
impatto inquinante sull’ambiente, al pari della sanza di oliva, si
è previsto il suo utilizzo quale compost o come humus per la
coltivazione dei funghi.
Questi, così, sono entrati nella
catena alimentare delle collettività locali che, a loro volta li
hanno rivenduti nei mercati generando altro reddito.
Nell’ambito della divulgazione delle
attività sul caffè l’Istituto ha partecipato all’evento “I
Profumi di Boboli” tenutosi a Firenze dal 21 al 25/05/2014 ed
organizzato dalla Dott.ssa Galassini ed all’unico evento italiano
sul tema caffè che ciascun anno si tiene in una nazione diversa e
che quest’anno si è svolto a Rimini.
Quivi l’Istituto in collaborazione
con la Cooperazione Internazionale Olandese Cbi ha allestito quattro
stands di concerto anche con l’Iila (Istituto Italo Latino
Americano) i quali sono stati organizzati congiuntamente ai tecnici
del caffè provenienti dal Guatemala, Honduras, Nicaragua, Salvador e
Costa Rica.
Sulla base dell’esperienza che
l’Istituto ha maturato nei paesi centroamericani è nata l’idea
di istituire la “Scuola Italiana del Caffè” organizzata presso
l’Istituto che è l’unica iniziativa del genere esistente in
Italia promossa da una pubblica amministrazione e quest’anno si è
tenuto il II° Corso. Alla stessa partecipano circa 15 tecnici
provenienti da organizzazioni specializzate nel settore del caffè
del Centroamerica, ma si intenderebbe estendere il raggio dei
partecipanti. Di grande soddisfazione la circostanza come una
minuscola organizzazione quale l’Istituto con scarsissime risorse
ha fatto cose eccelse non rinvenibili in Italia riscuotendo un
successo enorme nei paesi ove ha operato e presso le aziende di
settore.
Uscendo dal delizioso mondo del caffè
si deve segnalare come dal prossimo ottobre partirà presso
l’Istituto un Master universitario di secondo livello gestito con
l’Università di Firenze denominato “Natural Resources
Management for Tropical Rural Development” che darà ancora più
lustro all’Istituto ed alla città di Firenze e vedrà la
partecipazione per due anni di studenti provenienti dai Pvs.
L’Istituto con i progetti caffè ed
il progetto sul grano duro in Etiopia (con il quale è stato
possibile decuplicare la produzione di grano nel paese) rappresenterà
l’eccellenza della cooperazione italiana allo sviluppo all’Expo
2015.
Tuttavia a causa dell’eccesso di
“bravura” con il Disegno di Legge – Atto del Senato n. 1326
approvato lo scorso 25 giugno l’Istituto Agronomico per l’Oltremare
verrà soppresso.
Sic transit gloria mundi!
Carmelina Rotundo
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