Giungo in piazza del Campo
Nella piena luce di un pomeriggio di luglio
carezze di vento voli di piccioni
entro nella sonorità di campane
mentre gli occhi si ubriacan
di linee architettoniche degli edifici tutti intorno
in un abbraccio che da millenni ci accoglie
noi cittadini del mondo;
fonte Gaia che disseta il corpo e l'anima,
Siena che mi conquista
dedicato a voi persone speciali!
Carmelina Rotundo Auro
Un vero prezioso gioiello la Fonte Gaia, opera commissionata dal Comune nel 1409 a Jacopo della Quercia scultore impegnato in quegli anni anche a Lucca, per la realizzazione di alcune sculture per la cappella della famiglia Trenta in San Frediano (si tratta di due lastre tombali di Lorenzo Trenta e della moglie). Jacopo la realizzerà dal 1414 al 1419 sul luogo dove già dal 1346 una fontana faceva sgorgare l’acqua che, attraverso 25 chilometri di gallerie sotterranee ancora esistenti (i Bottini, antico acquedotto medievale, caratterizzato da splendidi cunicoli che devono il loro nome alla particolare forma che ricorda una botte), giungeva in città dal territorio circostante. Il nome Fonte Gaia, le fu dato per ricordare i grandi festeggiamenti nella comunità senese quando, per la prima volta videro arrivare l’acqua in quel luogo. Jacopo concepì la fonte ispirandosi alla tradizionale struttura delle fonti pubbliche senesi del Medioevo, assume le sembianze di un grande altare in marmo, si costituisce di un bacino rettangolare circondato da tre parti da un alto parapetto, di cui i lati corti recano a bassorilievo la Creazione di Adamo e la Cacciata dall’Eden invece sui pilastri anteriori, due statue femminili rappresentanti, secondo la tradizione, Rea Silvia e Acca Larenzia, in omaggio alle mitiche origine romane della città, mentre nel lato più lungo domina al centro, la Madonna col Bambino circondata dalle allegorie delle Virtù. Le sculture pur essendo molto deteriorate testimoniano ancora l’originalità e la grande potenza del linguaggio di Jacopo della Quercia, attraverso la linea che diviene strumento essenziale di sintesi e di movimento. A metà del XIX secolo, le condizioni della fonte erano molto compromesse, si decise quindi di sostituire l’opera di Jacopo con una copia, affidando l’incarico nel 1858 a Tito Sarrocchi che la completò nel 1869, priva delle due statue dei pilastri terminali, mentre ciò che resta dell’originale si conserva nella Loggia di Palazzo Pubblico. Negli anni Novanta del secolo scorso, ebbe inizio il progetto di restauro dell’opera. L’iniziativa è stata promossa dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, in collaborazione con il Comune di Siena e con le Sovrintendenze dei Beni Architettonici e Ambientali e Artistici e Storici di Siena. I Lavori prevedono inizialmente, una fase diagnostica molto accurata, per poi passare al restauro dei singoli pezzi che successivamente saranno rimontati entro una struttura rinnovata.
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