Intervista a JAMES D. DAWSON,
sito web https://www.jamesddawson.com/
Ruoli e significati del fare cinema, importanza culturale e
sociale del cinema ieri, oggi e domani che cercherò di indagare attraverso una
intervista con un giovane filmmaker o meglio … Come ama definirsi Giacomo?
Mi definisco principalmente un appassionato di questo vasto
mondo, quello del cinema. Successivamente un filmmaker che cerca di
reinterpretarlo con una sua visione.
Quale frequentazione e quali film lei considera
fondamentali, quelli che almeno una volta nella vita si dovrebbero vedere?
Sono molto legato al cinema drammatico-sentimentale,
soprattutto a titoli basati su storie vere. Credo che il film
"Titanic", colossal del 1997 diretto con grande maestria da James
Cameron, sia uno dei migliori film mai realizzati. La storia, la scenografia e
gli effetti visivi sono, dopo 25 anni, ancora straordinariamente moderni.
Chapeau! Tra l'altro il produttore del film, Jon Landau, disse in molte
interviste che chi lavora nel mondo del cinema oggi lo deve grazie alla visione
di "Titanic". Non aveva tutti i torti, allora. Infatti il mio nome
d'arte è James D. Dawson, il cognome "preso in prestito" dal
protagonista "Jack Dawson".
Quale è secondo Giacomo il segreto, se c’è, per
coinvolgere-tenere attaccato allo schermo lo spettatore? Vorrei da lei una
definizione di successo.
In primo luogo occorre sviluppare quella che io definisco
"sensibilità ontologica". In altro modo, capire ciò che accade,
percepire la realtà sì com'è.
Per esempio, quando realizzo un documentario, osservo e
ascolto attentamente l'intervistato: il modo in cui parla, come racconta una
storia, così poi in post-produzione cerco di montare il girato con la stessa
sensibilità. Altro elemento fondamentale è concludere il progetto il prima
possibile. Con questo non voglio far intendere che bisogna realizzare un
prodotto con inopportuna celerità e approssimazione, ma è imprescindibile non
traviare la realtà con il tempo.
È speranza? È un mettersi sempre alla prova?
Indubbiamente. Sono convinto che ogni contenuto audio-visivo
sia una vera e propria sfida: deve tenersi sempre alta l'attenzione dello
spettatore, giocare con le emozioni, talvolta anche avventatamente.
Facendo un balzo indietro nel tempo che cosa è cambiato
secondo lei nel vedere o fare cinema? Che cosa dovrebbe cambiare?
Premetto che la mia infanzia è stata decorata da celebri
saghe cinematografiche, quali "Harry Potter" e "Il Signore degli
Anelli", che tengo con grande affetto nell'anima. Come ogni cosa, con il
passare del tempo, cambia anche la sua percezione. Purtroppo, benché io prenda
dettagliatamente atto dell'oggi, il cinema è diventato eccessivamente
commerciale. Vige in questi ultimi anche l'approccio del "politicamente
corretto", tale da corrompere l'etica di molti titoli cinematografici,
annientandone il nucleo, al fine di soddisfare il pubblico. Questo aspetto, a
mio avviso, dovrebbe essere ammortizzato sin dal soggetto.
Malgrado questo approccio, si è ampliato il "fare
cinema": nel corso di questi decenni l'industria cinematografica ha
compiuto passi notevoli, implementando posti di lavoro e creandone nuovi.
Questo dato è provato anche dall'elevato budget: ciò significa che l'industria
avanza.
Esiste o esistono luoghi ideali in cui svolgere le riprese?
Quando realizzo un'intervista per un documentario, prediligo
il luogo "vissuto" dall'intervistato. È saturo di ricordi e memorie,
tali da far suscitare a noi tutti l'essenza della sua storia. Eppure con grande
vigore, al fine di raggiungere una qualità audio-visiva eccellente, che molte
volte non è garantita presso un'abitazione o altrove, le riprese si svolgono in
uno studio controllato, ove io possa sovrintendere la luce, la posizione, le
molte camere, l'audio, e il soggetto è presentato alle spalle ad un fondale
verde, che servirà in post-produzione a rimpiazzarlo con uno sfondo ricreato.
Sarebbe non etico, scherzo sempre io, però si garantisce una buona resa.
Il ruolo di chi fa cinema OPERATORE REGISTA FONICO SCRITTORE
quali sono i ruoli da lei ricoperti? Se dovesse dare una definizione dello
spettatore ideale ? o non esiste? C ambia secondo l’ età, le generazioni , il
vivere in Europa o in Africa o…
La mia è una piccola realtà, quella di DAWSON FILMS™, per
cui ricopro molteplici ruoli, che coincidono nella figura dell'odierno
videomaker / filmmaker: mi occupo della direzione, delle riprese e del
montaggio di un qualsivoglia contenuto audio-visivo. Il mio spettatore ideale è
il pubblico al di fuori di me: quanto vorrei dimenticare di aver realizzato una
produzione cinematografica, proprio per poterla guardare e commentarla da spettatore.
L'unica pecca per qualsiasi persona che crea. Lo spettatore ideale è come
l'acqua: si raffredda, si riscalda, si muove e si trasforma, così come l'essere
umano. Ho 22 anni tra qualche settimana e ho visto moltissime volte i film
della saga di "Harry Potter": come leggere un libro in diversi anni,
cambia anche la sensibilità e la profondità della storia.
Il ruolo della musica e in modo particolare delle colonne
sonore
La colonna sonora è l'anima di un film, è come il sangue che
scorre nelle vene, è quell'elemento etereo che si eleva. Propongo sempre questo
esempio: una persone affetta da cecità deve provare la stessa emozione di
un'altra affetta da sordità e viceversa. Entrambi sono privi di un senso, e
devono conseguentemente affidarsi ad una modalità. Ecco perché reputo la musica
della stessa priorità del visivo.
Esiste secondo lei una buona scuola di Cinema o perlomeno
una educazione all’ immagine?
Forse sono la persona meno probabile a cui porre questa
domanda. Ho alimentato la mia passione attraverso l'autodidattica, perciò ho
imparato quest'arte un po' di qui e un po' di là senza un mentore, ma
disponendo di molto materiale presente nei contenuti speciali dei film. Posso
però rispondere alla seconda domanda. L'educazione all'immagine è come quella
proposta dall'educazione formativa: il rispetto per quello che si vede e viene
proposto. Del resto un film è storia e verrà visto anche tra 100 anni: un buon
apprendimento è un solido segno per il futuro.
DOMANDE PERSONALI
Quando come e perché nasce questa sua professione o
preferirebbe chiamarla?
La mia passione per il videomaking è nata sin da bambino,
essendo uno dei tanti figli della celebre saga letteraria e cinematografica di
"Harry Potter". Mi suscitavano curiosità le scene ove v'era l'impiego
degli effetti visivi, come la ricreazione della miniatura del Castello di
Hogwarts. Così approfondì negli allora "contenuti extra" dei DVD.
Acquisisco il titolo di regista solo quando ho a carico una produzione
voluminosa e faccio le veci di questa figura. Quando invece sovrintendo tutto,
ecco che sono videomaker.
Da quali studi lei proviene?
Completata nel 2019 la formazione quinquennale presso il
Liceo Linguistico "G.B. Ferrari" di Este in Provincia di Padova,
attualmente studio presso l'Università degli Studi di Padova, nel Dipartimento
di Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Diritti Umani.
Le sue doti professionali i suoi difetti professionali?
Difetti intesi come qualcosa ancora da limare, da potenziare in un confronto
ininterrotto.
Vorrei alcune volte fare un salto nel futuro per vedere come
avrei realizzato un documentario con l'esperienza da 40enne. Sono consapevole
che manchi in me, causa la giovane età, la sensibilità letteraria, che
raggiungerei forse tra alcuni anni. Non so se sia un difetto professionale, ma
possiedo anche troppa precisione nei dettagli: nessuno spettatore li noterà e
talvolta spendo del tempo per arricchire qualcosa che non sarà avvertito da
nessuno, o pochi. Un altro difetto professionale è che, se anche debbo
realizzare un video promozionale, lo tratto come opera cinematografica nella
qualità visiva (p.e. nella color grading e aspect ratio) e il committente
esclama: "Ma non ti ho mica chiesto un film!".
Progetti realizzati titoli progetti in ponte
Quest'anno, oltre a prodigarmi nella realizzazione di
contenuti audio-visivi di varia natura commissionatimi, ho aperto una nuova
formula nella mia attività, che è volta a produrre contenuti originali portati
alla luce da me stesso, per lo più "speciali": brevi documentari
tratti da storie vere. Per esempio "Romanzo di una vita", il racconto
della vita di Iole Pastorello Cerchiari, e "La Scuola Mobile all'Aperto:
100 anni dopo", che ha avuto risonanza anche alla RAI e che vedrà un
solido futuro nei prossimi mesi. Dopo la pubblicazione lo scorso novembre del
mio libro "DAWSON FILMS: Dentro la Magia", che ripercorre il dietro
le quinte delle mie avventure, sono convinto che con grandi sacrifici e
altrettante buone soddisfazioni, potrò tramutare la mia attività come lavoro in
futuro vicino.
Libri letti ? o da leggere film visti o da vedere
Non vorrei ripetermi, ma è chiaro che la saga letteraria di
"Harry Potter", scritta da J.K. Rowling, e il celebre "Il
Signore degli Anelli", di J.R.R. Tolkien, sono romanzi che trovano gran
consolidamento nella mia formazione, come altrettanto i relativi film. Libro da
leggere: Raffaello. Un Dio mortale, di Vittorio Sgarbi (grande amico di cui tra poco ne trarrò uno speciale) e
film da vedere: Animali Fantastici - I segreti di Silente.
Carmelina Rotundo Auro
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