di Carmelina Rotundo Auro
Artisti, letterati, politici
e figlie maggiorenni sui divani
dei caffè fiorentini.
La topografia dei Caffè artistici e letterari, tra la fine dell’800 e gli inizi del nuovo secolo é facilmente
ricostruibile: il Centro, il Clou, era allora come oggi, in Piazza Vittorio Emanuele, l’attuale Piazza della Repubblica,
Tanti i Caffè ancora non esisteva la parola “Bar “; più numerosi e più grandi di come noi oggi li vediamo il “vecchio” Gilli, il Paskowski, le Giubbe Rosse, il Donnini ed il bel locale di Firenze il Gambrinus la cui sala accoglieva il Cinema e da giugno 2011 l'hard Rock Cafe il primo store fiorentino della catena nata a Londra nel 1971 con l'idea vincente di trasformare i locali in piccoli musei della musica in via Brunelleschi n 1. A Piazza Duomo, uno quasi di fronte all’altro e dai nomi molto simili, Rosa e Rosina, aperti
tutta la notte, “ delizia” dei nottambuli più accaniti che qui continuavano a chiacchierare e a bere, dopo di aver fatto
il giro degli altri Caffè.
All’angolo di via Martelli, il Bottegone, allora ed ancora oggi che non era tanto il locale degli intellettuali, ma della borghesia, caffè concerto dove si ascoltava l’orchestra e, cosa eccezionale per allora, si potevano portare le signore e le figlie maggiorenni, i divani rossi del Bottegone hanno accolto uomini politici ed artisti di teatro, molti dei quali venivano dal Niccolini già Teatro del Cocomero, il più antico di Firenze e il primo teatro “moderno” d’Europa. Le origini del teatro oggi centro polivalente risale alla metà del Seicento, quando un gruppo di nobili prese in affitto alcune stanze di palazzo Ughi in via del Cocomero costruendovi il teatro. Negli anni Settanta e Ottanta del Novecento sono saliti sul palcoscenico del teatro artisti del calibro di Vittorio Gassman, Carmelo Bene, Paolo Poli... (prende il nome da Giovanni Battista Niccolini (San Giuliano Terme, 29 ottobre 1782 – Firenze, 20 settembre 1861) un drammaturgo italiano che visse tra a Firenze, Lucca e Prato socio dell'Accademia della Crusca.) Il restauro e la successiva riapertura nel 2016 ha dato il via a una proficua stagione artistica, prima in collaborazione col Teatro della Pergola, quindi col progetto 1980-2021: Niccolini nuovo e antico. Attualmente in via Ricasoli 3 al centro polivalente Spettacolibreria a stream of culture: spettacoli, concerti, corsi e conferenze, al fine di avvicinare il grande pubblico al teatro, alla lettura, e a temi storici e politici, solo per citarne alcuni: Niccolitudini
ogni giovedì dalle 18.00 alle 19.00 l’editore Antonio Pagliai incontra un autore e la sua opera all’interno delle Niccolitudini, presentazioni di libri che… non annoiano. La scelta degli argomenti è eclettica e spesso orientata alla leggerezza piuttosto che al tenore accademico.
Piazza Signoria con i suoi eleganti caffè apparteneva invece ai turisti.
Nella via Cavour al 41 rosso, tra la gioielleria Calosci e la Casa della stilografica, quasi sopra ad un nuovo bar, una lapide ci rimanda indietro nel tempo quando nello stabile “ ebbe sede il caffè Michelangiolo, geniale ritrovo di un gruppo di liberi artisti che l’arguzia fiorentina soprannominò “macchiaioli” le cui opere, nate tra le lotte politiche e gli eroismi guerrieri del Risorgimento nazionale, perpetuarono il lume della tradizione pittorica italiana.
Nella stessa via il caffè dei Risorti proprio di fronte alla prefettura dove oggi c’è Frette e Gelatarium attualmente diretto da Tiziana e Riccardo luogo di delizie con gelati unici che possiamo personalmente comporre; nei suoi due piani Gelatarium offre, la possibilità di gustare delizie in ambienti dove le altalene ricreano l'atmosfera del gioco- della piacevolezza sotto un soffitto celeste cielo circondati da "alberi" senza dimenticare l' eleganza raffinata di ogni particolare dai mosaici dei pavimenti agli arresti tutti sotto la magistrale regia di Tiziana. Gelatarium è anche la sede di incontri letterari: presentazioni di libri, organizzazione di mostre ed eventi. Vicinissimo al Duomo in piazza dell'Olio inaugurato a febbraio 2023 (in una scenografica ambientazione di montagna comprensiva di sci e sciovia) SLITTI Cioccolato Caffè. La promessa di Andrea Slitti uno degli cioccolatieri più premiati d' Italia che opera nel settore dal 1969 è di offire nel suo locale molto più che degustazioni di cioccolata e caffè anche di cibi gourmet: emozioni di gusto in un locale elegante tra piante di cacao. La sua partecipazione ad Eurociocolate perugia sia nella versione pasquale ai giardini del frontone sia in quella inddor nei quartieri fieristici di Bastia umbra risulta essere al n
Posto rilevante nel panorama artistico letterario aveva il caffè San Marco, in Piazza San Marco frequentato soprattutto
da studenti proprio perché, allora come oggi, si trova vicino all’Università e all’Accademia delle Belle Arti.
Altre punte c’erano state in via De’Pecori, la famosa birreria Cornelia, grande, con giardino e all’angolo tra Via De’
Benci e Borgo Santa Croce, vicino alla Biblioteca Nazionale, il caffé delle Colonnine ed oggi in via de' Vecchietti n 3 la Galleria Igino Massari.
Più lontani e più eccentrici i locali sulle colline: L’Aurora a Fiesole, La Loggia al Piazzale Michelangelo e lo Chalet
Fontana frequentato da Rosai, il quale aveva lo studio in via S. Leonardo.
Si andava al caffè perché intono alla “tazzina” si poteva stare in quattro, in cinque , seduti su confortevoli sedie intorno al tavolino, la luce elettrica era abbondante e così il riscaldamento.
I caffè divennero dunque luoghi di lavoro, punti di incontro, spesso più importanti della casa .
“ Per anni le Giubbe Rosse erano il mio recapito abituale nelle mie scappate a Firenze” diceva Carlo Carrà. Delizie e dolori, come si suole dire e quella tazzina di caffè qualche volta era all’origine di preoccupazioni.
Soffici a proposito ricorda che al Gambrinus, dato che c’era l'orchestra il caffè era caro.
“ Pagare il conto costituiva il più grave problema di ogni sera".
Il Caffè San Marco era invece più economico ”Una
tazzina di caffè qui costa ragionevolmente meno “scriveva il Miccini.
Il centro il clou restava però Piazza Vittorio a cui Giovanni Papini dedicò una dissacrante poesia:
“ Autunno” .
Domenica, ore sei
tutti si danno del Lei
intorno ai tavolini piccolini e sudicini dei noiosi caffè
Piazza Vittorio. Piazza Rotatorio. Piazza dei letterati
che dicon male di tutti
assaggiando i gelati sotto gli occhi di tutti.
Le redazioni di grandi riviste si riunivano ai caffè.
“ Lacerba” di Papini e Soffici che, dichiarata la guerra 1915 -'18, cesserà la pubblicazione;
la “ Voce” di Prezzolini ; “ Solaria “ di Montale durerà invece fino al 194l.
Dino Campana veniva a piedi da Marradi con una bisaccia piena di libri e ai caffè vendeva i suoi “Canti Orfici “. “ Indossava allora pantaloni fatti con la tela di una tenda e strappava la prima pagina a chi giudicava “non degno”.
Era molto in voga allora una strofetta che Alberto Viviani riporta nel suo volume edito nel 1933 e dal titolo
“GIUBBE ROSSE. che presenta una panoramica dei caffè della rivoluzione culturale nella Firenze tra il 1913-'15 “
Giubbe rosse è quella cosa
che ci vanno i futuristi
se discuton non c’è Cristi
non puoi giocare a dama. Ambiente dalle mille sfumature, sempre in fermento, dove non cera mai da stare tranquilli, dove l’immaginazione andava alla ricerca di nuove frontiere e di amici, dove persino le luci,
gli specchi molati, i camerieri, il conto... i frequentatori creavano “ quella cosa “ da cui difficilmente ci si poteva staccare perché tutto, lì, diventava indimenticabile!!!
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