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LE MIE TRE FOTO DA FORTE DEL BELVEDERE
/ In occasione della vista alla Mostra:Ilpotere e lo spazio )
E’ il 25 Settembre e mancano solo tre giorni alla chiusura delle sezioni dell’esposizione
“Firenze e la Toscana di Medici nell’Europa del ‘500 “
patrocinata dal Consiglio d’Europa.
La mia corsa alla scoperta di questo avvenimento culturale mi porta oggi al Forte di Belvedere e da tre delle finestre della palazzina che(guarda un po’ !)decrescono d’ ampiezza dal primo al terzo
piano, ho scattato tre foto.
La prima
Voci indistinte,parole che non comprendo toni ora più alti,ora più bassi ora più sordi e la paura, paura di non prendere sino in fondo tutto ciò che gli occhi possono farti ammirare
Verde come in un bosco,tronchi esili, più grossi, qualche cespuglio con macchie di fiori ; un muro,
uno dei cinque lati della stella del Forte, Il muro a mattoni piccoli,uno accanto all’altro, contornia
un sentiero grigio di pietra ben levigata tagliata a grandi rettangoli e un praticello verde d’erbetta,
ai margini del quale si ergono le mura,opera del Buontalenti.
Oltre al di là del muro quel verde di bosco e poi rossi rettangoli,grandi,piccini,facciate dai toni
gialli chiari scuri ,bianchi ,finestre che laggiù diventano punti neri indistinti-.
La seconda
Sotto di me due comignoli grigi e centinaia di coppi,uno accanto all’altro,nessuno di un rosso ac-
ceso,tutti sbiaditi, dai toni talvolta più scuri e qualcuno più grigio.
Dietro un declivio,su cui dolcemente si adagiano piante d’olivo,case coloniche e lassù in alto la
purezza di bianchi e neri marmi della chiesa di San Miniato
Voltando lo sguardo sotto il grezzo profilo di Santa Croce e di lato la sua marmorea facciata
Quando in alto le colline chiudono l’orizzonte ,ti accorgi che sotto di te avevi dimenticato tre
otri di terracotta nel ghiaioso piazzale del Forte
La terza
Di fronte quello che Arte e Natura possono offrire
La facciata della Biblioteca Nazionale dietro tetti uno dopo l’altro la grandiosa Fabbrica della
Cattedrale.,la cupola del Brunelleschi,il Campanile di Giotto ..oltre onde verdi alcune oggi dai toni verde smeraldo e disperdi il tuo sguardo
C a r m e l i n a
PER SANTA CROCE
Passeggiare per le strade di Firenze è sempre una scoperta ::Quel pomeriggio antecedente la festa della Mamma stavo pensando a che cosa comprarle per regalo quando mi accorgo di trovarmi vicina ad un negozio della pasta fresca
. Le macchine erano tutte in funzione e quell’artigiano parlava con altri clienti dando loro spiegazioni sulla lavorazione della pasta Anch’io mi misi lì,incuriosita ad osservare e (guarda un po’ che combinazione !) scopersi che tutta la sua storia era iniziata nello stesso mese ed anno della
mia nascita ( Novembre 1953 )
Continuai a guardarlo al lavoro mentre le sue macchine tagliavano la sfoglia facendone tagliatelle
lasagne,capellini . era un piacere vedere all’opera l’artigiano della pasta e sentirlo parlare con quel linguaggio puro , cristallino e vivace che faceva rivivere lì davanti a me uno dei personaggi del“Quartiere”di Vasco Pratolini .
Uscìi di lì con sotto il braccio un bel pacchetto di lasagne ; quello sarebbe stato il mio regalo
per Mamma
C a r m e l i n a .
( 11 Maggio 1980 )
FIRENZE > LIDO DI CAMAIORE
Col boccone diviso,l’angelo si siede )
Alla biglietteria la fila è lunga e appena in tempo riusciamo a fare gli undici biglietti per Camaio-re.
Di corsa poi tutti al binario 2 in cerca di uno scompartimento vuoto dove poter restare insieme
Ne troviamo uno dove c’è un distinto signore che dorme saporitamente il sonno dell’innocenza-.
Qualcuno dice “ ci mettiamo in nove un po’ stretti a sedere e tentiamo di stare zitti”.
Ma l allegria non si trattiene , basta l ‘inizio e cominciamo le barzellette a mitraglia.le canzoncine.
Il distinto innominato a dispetto di tutto sembra non accorgersi di niente, ma è quasi impossibile
non svegliarsi alla sonora risata di Salvatore.
L’innominato in cravatta si guarda intorno un po’ spaventato e poi richiude gli occhi inutilmente
il suo destino di non dormire è ormai segnato
Alla stazione di Camaiore scendiamo e cominciamo a camminare verso la spiaggia., ma quattro chilometri sotto il sole sono un po’ troppi e ci dividiamo allora in gruppi e chiediamo un passaggio
La spiaggia di Maggio e qualcosa di splendido.
Caldo ,caldo , ancora non è , tira una .leggera brezza marina
Le cabine sono quasi tutte chiuse , niente ombrelloni e pochi bagnanti in costume
C’é quell’aria di inverno lontano e dell’estate che bussa alle porte.. Il mare è azzurro,leggermente
increspato. Le onde vanno e vengono a bagnare i piedi di Donato
Anna Gianni Elisabetta Vincenzo che sono lì a bella posta sulla riva. disposti a muro tra l’acqua
e la sabbia ,Il pranzo naturalmente sul mare : frittura di pesce. vongole e tanta armonia.
Mariano con il suo colorato linguaggio sardo aggiunge che a tavola
CUM SU INCOI PREZZIU’ S’ ANGIU SI SEIDE
Col boccone diviso l’angelo si siede
Nel pomeriggio non c’ è niente di meglio che sedersi sui prati riposarsi e poi perché no ? fare
al gioco del mimo magari dopo aver gustato un gelatone ?
C a r m e l i n a
Un Vento.Sirena a Chiusi Città
Una giornata di quelle in cui l’Autunno ti dà in regalo manciate di foglie dal giallo al marrone,appena toccate di verde; una calma che ti dà il tempo di ascolta re il silenzio,di respirare un .cielo chiaro celeste trasparente.
Gli uccelli, tanti sui rami : tortore ,colombe che ripetono il loro verso, ti seguono poi per le stradine
di pietra su fino a piazza XX Settembre, alla chiesa del santo Francesco. Per terra i colombi hanno
lasciato il loro segno, quello che si dice che se ti cade in testa porta fortuna e qui, a dire il vero , di
fortuna ce ne dovrebbe essere tanta ;anche d’avanzo da poter regalare.I primi sei grigi scalini porosi
poi,prima della scala, lo spiazzetto di mattoni larghi, l’uno accanto all’altro, rossi,qua e là coperti di trasparenze di muschio.
Dalla balconata di pietra porosa ,grigia,come ritagliata da un poster vedo la fontanella col rumore chiaro dell’acqua che cade ; mi piace molto questo gioco di arco dietro la fontana ,
I bianchi,i grigi ; che strano quelle ali veloci che volano quasi di fronte a me mentre mi appoggio alla balconata grigia, porosa.
Sulla parte della chiesa,una grande pergamena con la storia di questo pezzetto di Chiusi città.
“ Fino agli ultimi anni del secolo XIV al posto di questa chiesa c’era una chiesa dedicata a San Michele arcangelo,cui era annesso un omonimo spedale..”
Mi piace lasciarmi guidare da queste grandi ,come austere, pergamene disegnate,attaccate alle
mura, un modo con cui l’Associazione dei Terziari di Chiusi ti dà la mano per le strade della città.
Costeggio l’edificio della chiesa tutta a mattoncini,piccoli, rossi , le due grondaie giù sino a terra e
per la stradina silente vengo attratta dal canto della sirena. ; metà donna, metà pesce, questa volta
sotto forma metà silenzio,metà vento che muove le fronde,mi porta su fino al giardinetto.
Dalla spalliera il vento-sirena mi ghiaccia sulla faccia, ma mi piace,mi risveglia i pensieri ; due
torri,i cipressi scuri,l’abbaiare dei cani , l’ortica tanta e gli olivi su una terra lavorata di fresco che
all’orizzonte va a toccare i gialli degli alberi.
Disperse,non molto distanti tra loro , le case ; questo vento-sirena mi riporta i pensieri sul vialetto di alberi spogli alla mia destra.
Che strano ! solo sul primo e sull’ultimo stanno attaccate le foglie gialle ;sembrano voler resistere
a questo richiamo del vento-sirena.
Piazza Vittorio Veneto leggo sul cartello di fronte a me e poi sulla pergamena.
Questa via termina davanti ad un muro e ad un cancello dove al di là è posta la fortezza di Chiusi.!
Percorro via Aurunte, tutta asfaltata,arrivo alla chiesetta di S.Apollinare ,risalgo tra scorci di silenti
case con le persiane aperte, socchiuse, sino a raggiungere il Duomo..
La luce che cambia ; l’insegna di un negozio illuminata: c’è scritto KODAK; mi siedo sul piccolo
basso pozzo. alla mia destra la Cattedrale,di fronte la torre,dietro le arcate illuminate e il vento-sirena che sferza sul volto e sulle foglie.
La campana rintocca : don don ,un suono cupo e sulla tavolozza d’autunno si stampano le ombre della notte che si avvicina.
C a r m e l i n a R o t u n d o
I CONTRADAIOLI
( 15 Agosto a Siena
Inno all’essere umano )
Non c’è spazio per i piccioni in piazza del Campo, oggi sono stati proprio spodestati ; al loro posto punti, punti colorati vanno aggiungendosi ad altri : tanta gente,
La piazza ha forma circolare ; tre sono i giri che si svolgono ,tre il numero magico,gli spicchi
della piazza sono nove .: tre per tre fa nove , a parte che nove durante la repubblica senese erano i reggitori del comune,il nove dispari per cui non era possibile la parità quando bisognava decidere;
il nove si riferiva al tre. Le contrade che corrono d’obbligo al palio sono sette , altro numero magico. più tre fanno dieci : Dieci si rifà all’unità e l’unità è anche il simbolo fallico della torre del Mangia , ci sta narrando un vero senese incontrato per caso in Piazza del Campo, Il Palio si capisce
col sentimento, anche per chi non è senese perché la ragione la lasciamo perdere ci immergiamo in una emotività generale,
La gente è sempre più vicina ; alla destra intonano inni ; l’uscita della cavalleria,il loro finale con le spade in avanti ; alla carica mi ritornano in mente le parole di Vittorio Sforzi
“ La fiducia è la cosa più importante della vita” ; abbiamo a disposizione cose che sono stupende :
questo proiettarsi in avanti di cavalli e di uomini è un inno alla vita.
Quasi silenzio ; e poi l’uscita dei fantini : zuccotto di ferro in testa. Qui sulla fronte del cavallo una spennacchiera che è il simbolo della contrada, se il cavallo arriva senza quel simbolo non ha vinto
quella contrada,ma quella che viene dopo:Per cui il fatto che il cavallo arrivi con quel simbolo che è ben legato, fa parte della briglia ; è importante per il resto può arrivare anche il cavallo “scosso”
cioè senza fantino
Partono dalla mossa, ci sono due funi chiamate canapi dove si allineano cavalli;uno rimane indietro
ed è quello che dà la mossa ,cioè il via ; quando parte lui tutti gli altri partono perché c’è un mossiere che pigia il pedale, tira giù questa fune “canape” e quindi i cavalli partono….
Oltre le teste della gente sempre fitta,passano sulla grande curva in discesa,sull’altra in salita. .
Sulla vetta del palazzo sventolano ì colori di Siena ; bianco-nero ,il contrasto come un contrasto c’è nell’animo dei senesi ..
Se qualcuno mi chiedesse che ore sono ? Non lo saprei ; quell’attimo di corsa era stato lungo cento.. trecento cinquecento anni
Che cosa è per voi il Palio ?
Tutto
Che cosa vuol dire “tutto”?
La vita a Siena-
Perché il senese nasce in una contrada e quella contrada è il suo ideale,se stesso .
C’è l’aggancio insuperabile che è quello della propria identità con la vita,,con la famiglia ,con gli amici… con l’ambiente, cioè Siena è una città che si vive per la strada: Se voi andate
per la strada vedete le persone che parlano la sera,vivono, giocano a palla,si tirano l’acqua, i giorni del Palio soprattutto : la città come teatro … Sentimenti che fanno stupire il turista e d’altra parte
lo attraggono per vedere gente che piange,che urla,che fa a cazzotti.
Succede ancora questa nel Duemila ?
Ma certo perché la natura umana è uguale, cosa che invece la cosiddetta civiltà dei consumi ha abbruttito l’uomo a livello istintuale e allora ,a vedere una manifestazione che è talmente genuina,
umana a livello proprio istintuale , gli altri guardano ed invidiano …ma come è possibile che ancora questi godono di queste cose ? Soffrono per questi sentimenti ?
Ogni uomo ha l’istinto e la ragione e qui c’è il significato della festa : il momento in cui ci si può
liberare di tutto.
-Ma dal senese il futuro come è visto ?-
-Siena finisce qui :è l’altra faccia della medaglia,lo sguardo verso il passato ed abbarbicarsi a questo
passato Se noi eliminiamo questo finisce il Palio, cioè finisce il senese
Ma senz’altro ci sarà una evoluzione comunque
Questo fatto di rimanere legati al passato è quindi negativo o positivo nello stesso tempo ;
è positivo perché i problemi cha hanno gli altri italiani ,cioè oggi in questo tipo di società
di disgregazione che a livello individuale non si trova più una identità ,il senese questo problema non ce lo ha . E’ perfettamente identificato nel gruppo il lato negativo è che impedisce al vedere al di là delle mura e che ha impedito a Siena ,rispetto a Firenze per esempio
di avere una forza a livello europeo. Siena è rimasta qui nel sogno,Firenze si è concretizzata nella storia. Si sente come un esplosione, ;
i piccioni spaventati attraversano in uno stormo da destra a sinistra e da sinistra a destra la piazza.
Intorno a me e a Robert i senesi con al collo i colori della loro contrada.
- Vi faremo veder noi di che panni siamo vestiti
In quest’attimo di corsa come cento …centocinquanta secoli. Forza ,forza, dai, dai !
La gente è più alta di me, ma Robert può fotografare dall’alto questo minuto inspiegabilmente
trascinante .l’esperienza del contatto diretto.. La gente si muove,esce dalla piazza a grappoli quasi
di mala voglia ,, non vuole andarsene .
Nella Piazza del Campo “ W ,la nostra Siena, la più bella delle città “!
Ecco, suona il Campanone della Torre :accorrete tutti, su forza nelle Piazza del Campo.
Mi piace, mi piace riascoltare il canto del coro, intonati o stonati.
Siena, fuori delle contrade dove si va servendo vino sui tavoli di legno perde i rumori .
La campagna più verde appena toccata dal vento ,tutto così tranquillo vedersi ..eppure
… ad un contradaiolo a cui era stato chiesto “ Secondo Lei ?”—“ Secondo sarà Lei !”
Nel Palio è importante essere primi, costi,quello che costi.Ma mi piace ,mi piace sentire questo
amore per Siena,così bella,così disperato cosi vero,sulle note di Quanto ti amo Siena !
Mi piace,mi piace sentire questa amicizia così forte,così grande che ancora ci permette di
tenerci per mano,di soffrire per le stesse cose di camminare insieme
di picchiarci
di tirarci l’acqua per le strade.
LA GIOSTRA DEL SARACINO
( C’è ad Arezzo )
Soltanto poche persone e ben distinto il suono dei nostri passi sulle grigie pietre
delle piccole strade di Arezzo,
Piccole,silenziose ,strade senza marciapiede che corrono attraverso le case della città
Sulle verdi facciate persiane di legno, piccole porte, fiori sui balconcini
Robert , io e il silenzio di una città.
Gustiamo gnocchi di patate che si sciolgono in bocca con un sugo,fresco di pomodoro .agnello
insalata e formaggio,tutto molo buono.
Fuori,nel primo pomeriggio, la città sta perdendo il suo silenzio ; alla piazza San Domenico c’è così tanta gente .
Arezzo si sta risvegliando
La gente indossa antichi costumi; 250 i figuranti. alcuni organizzatori nelle tonache larghe ,verdi..
Cavalli nitriscono.
I quattro quartieri : S,Andrea, Porta Crocifera .Porta al Foro,, Santo Spirito sono qui riuniti..
Su ogni scalino del grande Duomo suonano chiarine, rullano tamburi sventolano colorati stendardi
Il vescovo sta impartendo la benedizione .
Tutto mi sembra un perfetto quadro del Medioevo e noi stiamo guardando a questo splendido atto
di storia che rivive. Lungo le strade la sfilata dei 25 figuranti va innanzi ; dovunque il suono della loro musica in un minuto vicino al Comune incontro senza saperlo Sindaco,Vicesindaco.Assessori
la cordialità dello storico professor Greci,gli,ochi azzurri del regista Franco Zeffirelli,
I Figuranti rientrano a Piazza Grande dove tra poco inizierà la giostra
Robert ed io stiamo distesi sul prato del parco: io che vivo i suoni,i rumori,le voci della Giostra
da sotto la chioma di un meraviglioso enorme albero.Io guardo alle foglie attraverso questi pezzetti
di turchese : cielo, piccoli pezzetti di cielo,come toppe
- Tu lo sai come di fa a sapere l’età dei pini ?-
.- Certo che lo so, contando i rami principali – risponde Robert
.- Ma tu lo sai come si fa a conoscere l’età dei pesci ? mi chiede lui
No ! - gli rispondo
Devi contare i cerchi sulle squame :mi ricordo quando tutto ben vestito andavo al grande mercato
per prendere i pesci su cui avrei studiato.
Poi ritornavo a scuola e gli altri compagni dicevano “ C’ è un odore , un odore “!
Io,non posso trattenermi dal ridere. .ridere immaginandomi la scena Robert, il suo vestito elegante
con la cravatta, lui così alto ! Sì .doveva essere proprio buffo notare il contrasto fra il suo aspetto
esteriore .elegante,signorile e l’odore di pesce che emanava
La Giostra termina e noi andiamo per la splendida mostra dell’anriquariato
Dovunque recipienti di rame ,antiche colonne,librio,orologi,statue ,telefoni .. un grande mercato
di voci,.da destra, da sinistra,dovunque molti i dialetti anche del Sud.
Robert sta prendendo in mano un telefono molto,originale, fatto con una bottiglia di salsa . Sul fon do della stessa ci sono i numeri e a me pisce fargli una foto mentre tenta di telefonare chissà dove-
Ma sì ,forse lo so ,in Australia,
Prima di lasciare la città noi passiamo,per Piazza Grande :ora soltanto poche persone che parlano
della Giostra, veranda di legno, alcuni operai che raccolgono i fili della luce
Dietro le scalinate di legno.dove prima c’era tanto,pubblico,una fontana e tutt’intorno tanti om-
brelloni. Passeggiamo per il Corso. Io sono attratta dai venditori,uno di tronchette, uno di galline
padovane o meglio di magiche scatoline attraverso cui facendo.passare un filo si produce un ru-
more che richiama il COCCODE’ delle galline padovane. C’era una volta ,,un Re !Così iniziò il
Collodi il suo famoso libro.
No, signori miei, c’è un venditore di piccole cose ,di felicità ,di momenti che si possono comprare
solo in un città in cui si gioca la Giostra.
C a r m e l i n a .
ZUCCA O FRITTATA ?
Un uccellino sta ripetendo il suo verso da un ramo; alzo, lo sguardo appena in tempo per vedere le sue piccole ali frullare ; lui ama gli azzurri e vola,vola, vola, sempre più in alto al di là di fitte
chiome di alberi.
Per terra un tappeto di aghi di pino mentre dal mare sentiamo il rumore , Non molto lontano le voci di bimbi che ridono ,giocano e ,appena intravista,dalla posizione in cui siamo seduti,la Torre Mozza,
Sulla piazza grigia,piatta, larga che fa da tavolino Alessandro sta tagliando un bel pane fragrante
schiacciato per metterci dentro soppressata ,salsicce di cinghiale , pomodori e la leccornia che pia-
ce tanto a Robert : il pecorino ,il morbido pecorino
Il fresco non troppo ci permette do rilassarci tra una battuta e l’altra mentre Alessandro,quasi furtivo,cerca di immortalare per sempre, con la sua nuova macchina fotografica i nostri momenti
in pineta.
La mia paglietta fiorentina col nastro blu scuro e via, i nostri tuffi, : tanto mare nel naso. negli
occhi mentre Robert mi porta tra onde ; Luigia va cercando le cozze su scogli ed Alessandro da perfetto nuotatore.si è messo la maschera per scrutare i fondali.
Robert non sa resistere alla tentazione e si allontana ; laggiù . al confine dell’orizzonte vedo soltanto gli schizzi bianchi dell’acqua sollevata dalle sue braccia. Le onde ripetono ancora il gioco di sempre ,mentre il sole scherza sulla nostra pelle .
Stasera lasceremo Maremma.amore di terra , di luci col ricordo ancora vivo di una passeggiata nel parco dell’Uccellina che era stata.
L’arrivo su un pullman ; stipati noi quattro su uno strapuntino ; Luigia e Robert ai lati esterni dovevano stare girati di lato per poter guadagnare più posto.
Un viaggio di fortuna un po’ come quello che Rovere aveva fatto nel Nepal dove, ci raccontava.,
accanto all’autista tre uomini pulivano a turno i vetri appannati dal vapore che usciva dal radiatore
all’interno del bus.
L’arrivo nel parco e l’incontro con la nostra guida : un ragazzo coi capelli scuri .
Gli olivi,le piante tipiche della macchia mediterranea : l’erica,il leccio.il carpino,la fillirea
l’ornella, il corbezzolo,la pianta ( sta spiegando la nostra guida ) che richiama i colori della bandiera italiana, verde delle foglie,,bianco dei fiori e rosso dei suoi frutti. Bellissime querce e ,sotto quel verde arriviamo ad una delle torri d’avvistamento da dove respiriamo un paesaggio coperto da pini.
La terra di Maremma somiglia tanto alla mia ; il suo colore ferruginoso, le piante,quelle tipiche
dei paesi dove la pioggia è scarsa . Sta parlando Robert il nostro compagno che viene da più lontano di tutti noi,dall’Australia.
All’orizzonte intanto ( ci sta passando il cannocchiale la guida perfetta )le isole dell’arcipelago
toscano : l’Elba. ,Montecristo ,il Giglio.le Formiche di Grosseto.
Il ragazzo dai capelli scuri ci va parlando della storia delle trappole realizzate dai butteri maremmani per poter catturare gli uccellini ; ci va narrando la storia di questa terra dagli Etruschi ai Romani , dai Medici ai Lorena ,ai nostri giorni ,quando nel 1965 fu costituito il parco : un ambiente dove si ricerca l’equilibrio tra la natura e l’uomo.
La divertentissima discesa ,ripida tra ciottoli ; meno male che Robert mi dà una mano !
Attraversiamo la duna di spiaggia. dove vive una vegetazione particolare : la coda di topo,il con-
volvolo.il giglio di mare…
Sul pullman , al ritorno davanti a me,Robert,accanto,Luigia
Alessandro e la nostra guida che ci sta invitando a guardare un piccolo cinghiale che passa vicino.
Lasciamo i colori ,la storia, profumo di pino, di mare ,mentre il cielo si tinge lentamente di colori
rosati.
La nostra guida,, Pompeo. ci saluta nella piazza di Alberese con una simpatica stretta di mano e
con l’augurio si ritornare nel parco..Su crinali perfetti di un colore che si confonde con le ombre
della notte una rotonda luna ci segue nel nostro viaggio di ritorno al parco dell’Uccellina verso
Scarlino.
“ Novantanove uova meno una “ vedi stanno scherzando Alessandro e Luigia.
“ Una frittata perfetta la luna stasera”
“Novantanove e non cento ? –“ le chiedo
Ma perché l’ultimo ?( E Luigia alza il palmo della mano destra toccandosi la fronte)se lo è sfrit-
tellato in testa un maremmano quando ha detto : “Maremma ..
.. Puttana “ aggiunge subito Robert ,
A Scarlino le strade piccole ,d’incanto, dall’alto seduti sotto una grande siepe ; al di là le luci
di Follonica ; la vita che pulsa, un sonno di pace all’Hotel Scabris per essere svegliati al mattno al canto del gallo,alle sei .
Le campane rintoccano per richiamare alla messa e noi che fotografiamo per le strade di Scarno
questa quiete che ci riempie di gioia ,un tranquillo passeggiare di gente.
Il nostro pomeriggio a Torre Mozza ed al ritorno campi di girasole,le zucche
“ Guardate la luna ! Questa sera sembra una zucca”! sta dicendo Robert, mentre le ombre che calano cancellano i contorni delle cose all’intorno.
C a r m e l i n a
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