martedì 6 luglio 2021

ARCHE DI LUCE E ANCORA MERAVIGLIE ad AREZZO

ARCHE DI LUCE E ANCORA MERAVIGLIE ad AREZZO dallo sguardo al cuore, dal vedere al sentire in una avventura diretta verso la luce Un itinerario gestito da Opera Laboratori a dir poco avvincente unico da non perdere per significati e valori artistici spirituali e che si snoda per uno spazio geografico ben definito: il centro storico ma che si allarga nel tempo fin all’ epoca etrusca indietro, indietro nei secoli Arezzo “ascolta” gli artisti che qui hanno potuto esprimersi in-con opere collocate nel Duomo di Arezzo, Chiesa Cattedrale della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro retta dall’arcivescovo mons. Riccardo Fontana, nel Palazzo Vescovile e nel Museo diocesano di arte sacra. Un percorso unico dallo sguardo al cuore appunto che parte e si snoda per Arche di luce: 

 

dall’Arca di San Donato, in cui sono custoditi i resti mortali del Santo Patrono di Arezzo e secondo vescovo della città scrigno prezioso che, dall’oscurità della chiesa, per la luminosità dei marmi levigati e gli inserti vitrei, risplende come “arca di luce”, ispirata alla pagina biblica in cui si racconta che Mosè, ricevuti da Dio “i Comandamenti”, fece costruire un’arca rivestita d’oro puro per conservarvi le “Tavole della Legge”, segno visibile dell’Alleanza tra Dio e il suo Popolo (Esodo 25, 10-22)- Arca di luce è anche il magnifico ciclo di vetrate di Guillaume de Marcillat, eseguite tra il 1516 e il 1524, influenzate dal Manierismo della scuola di Raffaello, conservate in Cattedrale. Delle otto che vennero commissionate al Maestro vetraio francese, perduta quella raffigurante i Santi Antonio e Nicolò, restano le vetrate con Santa Lucia e San Silvestro papa, La Pentecoste, Il battesimo di Cristo, La vocazione di Matteo, La resurrezione di Lazzaro, La cacciata dei mercanti dal tempio, Cristo e l’adultera. Allo stesso artista fu commissionata, nel 1520, la decorazione ad affresco delle prime tre volte della navata centrale del Duomo con episodi del Vecchio Testamento, in cui il pittore, nelle forme e nei colori manieristici, mostra il suo tributo al grande Michelangelo. Arca di luce è anche uno degli attributi della Vergine, a cui, all’interno del Duomo, è dedicata un’ampia cappella, detta della Madonna del Conforto, realizzata a seguito di un miracolo avvenuto il 15 febbraio 1796: la piccola immagine di Maria fu vista risplendere e le scosse di terremoto, che in quei giorni flagellavano la città, cessarono. Sulla cancellata vi è scritto “Confortetur cor tuum, ecce Mater tua”, (il tuo cuore sia confortato: ecco tua Madre) e, all’interno, bellissime terrecotte robbiane invetriate. Il Duomo di Arezzo inoltre conserva molti altri capolavori di varie epoche e artisti, fra cui l’affresco di Piero della Francesca con la solenne figura di Maria Maddalena eseguita forse nel 1459, mentre il Maestro di Sansepolcro dipingeva, nella sottostante Basilica di San Francesco il ciclo che rappresenta la Leggenda della vera croce. Le larghe campiture del colore insieme ai riflessi fiamminghi riscontrabili in alcuni particolari come le ciocche definite dei capelli sparsi sulle spalle e la trasparenza del vaso degli unguenti rendono l’opera una sorta di visione celestiale. All’itinerario per arche Il percorso continua di fronte al Duomo intitolato a San Pietro dove sorge il Palazzo Vescovile, sede del vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Dal 2011, articolato in cinque sale, sede del MUDAS - Museo Diocesano di Arte Sacra, dove si possono ammirare: una collezione di dipinti, sculture, manoscritti miniati, parati e oreficerie provenienti dal territorio della diocesi, salendo al primo piano la quadreria, gli affreschi di Teofilo Torri e la Camera dei Papi. Tra le opere più importanti del Museo nella prima sala: tre rari crocifissi lignei, databili tra la fine del XII secolo e i primi decenni del XIII, la cui fattura testimonia l’abilità degli artefici aretini dell’epoca nella disciplina dell’intaglio. La seconda sala è dedicata al tema dell’Annunciazione mentre nella terza sala sono conservate le opere di Bartolomeo della Gatta, monaco camaldolese fiorentino, pittore originalissimo, che visse ed operò a lungo ad Arezzo. La quarta sala è dedicata a Giorgio Vasari, ma custodisce anche opere di altri pittori, tra cui la predella di una tavola di Luca Signorelli. Il nucleo di opere vasariane è ben rappresentato dallo stendardo processionale eseguito da Giorgio Vasari per la Compagnia dei Peducci nel 1549 e costituito da due raffinatissime tele raffiguranti la Predica del Battista e il Battesimo di Gesù, un grande tondo databile al 1557, in origine un cielo da baldacchino in seta rossa raffigurante la Madonna della Misericordia che ripete un’iconografia molto diffusa nell’arte aretina tra XV e XVI secolo. L’ultima sala contiene quadri, sculture lignee, terrecotte e preziosi oggetti liturgici. Si segnala la preziosa Pace di Siena, splendido esempio databile agli inizi del Quattrocento di oreficeria franco-fiamminga, già donata da Pio II alla Cattedrale di Siena, prima che il concistoro senese a sua volta la donasse alla Cattedrale di Arezzo nel 1799. Il visitatore può muoversi all’interno dell’itinerario grazie alla nuova audioguida, che può essere ritirata, insieme al Pass unico, per l’accesso al Duomo e al Museo diocesano, presso il punto di accoglienza situato di fronte alla Cattedrale, all’ingresso del MUDAS, dove è allestito anche il nuovo Bookshop con pubblicazioni e merchandising inerenti i capolavori presenti nel circuito espositivo, frutto di secoli di fede, storia e arte. “L’arte è collocata dal Magistero della Chiesa tra quelle discipline che elevano l’uomo, possedendo una autentica connotazione umanistica”. L’Arcivescovo mons. Riccardo Fontana spiega che: “L’uomo «quando coltiva la terra col lavoro delle sue braccia o con l'aiuto della tecnica, affinché essa produca frutto e diventi una dimora degna di tutta la famiglia umana, e quando partecipa consapevolmente alla vita dei gruppi sociali, attua il disegno di Dio, manifestato all'inizio dei tempi, di assoggettare la terra e di perfezionare la creazione, e coltiva se stesso» (Gaudium et Spes, n. 57). E, in questo contesto, collochiamo l’arte sacra, che – esprimendo un sentimento religioso – ci aiuta ad esprimere la bellezza del creato e, dunque, del Creatore”. “Illuminanti a tale proposito le parole della Costituzione sulla Sacra liturgia Sacrosanctum Concilium del Concilio Vaticano II, «fra le più nobili attività dell’ingegno umano sono annoverate, a pieno diritto, le belle arti, soprattutto l’arte religiosa e il suo vertice l’arte sacra» (n. 122), che mi sembra opportuno ricordare in questa felice circostanza che vede la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro aprire nuovamente, con rinnovata vigorìa, dopo mesi difficili ed inquieti, i nostri musei diocesani, arricchiti da nuovi percorsi”. AREZZO comune italiano di 98 101 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Toscana è stato sede della più antica università della Toscana, gli abitanti si dicean , arretini (nome antico) oggi aretini. Carmelina Rotundo Auro

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