mercoledì 1 giugno 2022

Le case e il cipresso originale giugno

Le case? Quando avviene qualcosa che “ti mette in pausa” la casa diventa teatro-ambiente di ogni atto alla quotidianità: Dell’espletamento delle funzioni vitali si va aggiungendo la scoperta di specie di libri o di foto che rimasti zitti-zitti destano curiosità tanto da condurti per i sentieri della lettura dove puoi viaggiare anche se hai il tutore che ti immobilizza il braccio e ti impedisce l’agilità di sempre. “Cipressi nel mondo. Scienza Bellezza e Curiosità” stampato dal consiglio nazionale delle ricerche “Istituto per la protezione delle piante” mi conduce alla scoperta di questa conifera a me molto familiare, infatti in tutte le abitazioni fiorentine degli ultimi trent’anni ho avuto vicinissimo al portone d’entrata un cipresso che ha costituito il punto di riferimento per dare indicazioni sul come trovare l’indirizzo. Insomma com’è come non è la mia vita s’intreccia con la vita di questa pianta che per la sua forma dagli architetti è stata definita un obelisco. Ultimamente sul cipresso devono aver fatto il nido gli uccellini tanto che ho ascoltato ammirata più volte il loro concerto. Cipresso?! Con il cipresso cari lettori de Le Antiche Dogane andremo insieme per un itinerario mitologico, geografico, scientifico, poetico e culturale. Riguardo l’origine del nome secondo la mitologia greca, Ciparisso, bellissimo giovinetto caro ad Apollo, uccise involontariamente un cervo sacro, allevato dal dio stesso e suo compagno di giochi. Sconsolato Ciparisso pregò gli dei che le sue lacrime e il suo dolore fossero eterni. Gli dei accolsero la richiesta e lo trasformarono in una pianta sempreverde dalla chioma che abbraccia il tronco fino a terminare a punta che dal nome del giovinetto si chiamò cipresso dal latino cupressus. Le piante del genere cupressus sono monoiche cioè con fiori maschili e femminili portati della stessa pianta ma separati tra loro. In giro per il mondo moltissime le varietà di cipresso, come il cipresso di Santa Cruz, alto fino a 12 metri, molto ramoso e con una chioma piramidale simmetrica che riveste il tronco fin dal basso. Tale varietà di cipresso si trova lungo le colline costiere di Santa Cruz in California tra i 100-200 m slm. Il Cipresso dell’Atlante raggiunge in altezza i 30-35 m, la forma della chioma è allargata ed è natio delle regioni marocchine del Grande Atlante. Il cipresso del Sahara, alto fino a 20 metri, molto resistente all’aridità e alle escursioni termiche, resiste a più di 40°c e alle gelate notturne in ambiente secco. Esso è una specie originaria dell’Algeria sud orientale dove sopravvivono gli ultimi 160 esemplari considerati veri e propri fossili viventi, la loro età è di 4000 anni, testimoni di una flora un tempo rigogliosa e poi estintasi causa le mutate condizioni climatiche … E ora entriamo nella poesia, è il 1874 quando Giosuè Carducci compone “Davanti San Guido”; quei cipressi sul viale che da San Guido portano a Bolgheri avevano una età compresa tra i 20 e i 50 anni. Piantati a più riprese nella seconda metà dell’ottocento essi formavano un duplice filare di esili e rade piante, oggi dopo quasi duecento anni dal loro impianto, quei cipressi altissimi ed imponenti non sono più soli a formare il duplice filare, ai loro piedi è nato un fitto sottobosco che annovera sia piante erbacee e varie specie di arbusti, alberelli, sia sempreverdi che a foglia caduca, per un universo tutto da scoprire. Il suo legno è usato dal tempo dei faraoni in poi, per le sue proprietà che repellono gli insetti e che lo preservano dagli agenti atmosferici, nella conservazione delle salme di personaggi importanti come papi e nobili e per gli oggetti casalinghi come cassapanche e persiane e altro. Il cipresso nell’arte, in dal primo secolo avanti Cristo si son ritrovati a Pompei sulle pareti, così in miniature persiane del XIV secolo, per arrivare a Vincent van Gogh che dipinge Notte Stellata o a Paul Klee che pone la pianta nel “Giardino Botanico”. Dal trecento al quattrocento il cipresso è ritratto da molti artisti toscani ed umbri, le annunciazioni sono spesso ambientate in chiostri monastici con cipressi che si vedono sullo sfondo. Il cipresso in medicina e cosmetica, tra le piante più antiche relative all’arte del guarire, il cipresso, era già citato in un testo assiro di 35 secoli fa per il trattamento delle affezioni delle vie respiratorie. I medici orientali mandavano i pazienti con problemi respiratori nell’isola di Creta, dove al pari della Turchia c’erano molti cipressi al fine di migliorare il loro stato respirandone gli effluvi balsamici. Fin dai tempi di Erodoto si producevano ungenti da questa pianta, oggi attraverso la distillazione in corrente di vapore si producono oli essenziali con effetti benefici anche sulla psiche dissipando le angosce. Nella cultura iberica, Spagna e Portogallo, immagini di cipresso sono presenti negli azulejos. Maestri bizantini e delle botteghe costantinopolitane spesso raffigurano cipressi. Nella basilica di Sant’Apollinare in Classe Di Ravenna si può ammirare uno splendido esempio di arte bizantina dove in un mosaico c’è una fascia di rocce e cipressi stilizzati che raffigurano l’ambiente naturale del cipresso in Asia Minore. Riguardo alla sua età il cipresso può arrivare a migliaia di anni; tra i più anziani in Italia il cipresso di San Romolo a Vicchio del Mugello 600 anni circa, o a Villa la Pietraia 800 anni circa e la storia continua. Carmelina Rotundo

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