Il futuro della società? Dell'economia ?
La storia insegna che molto dipenderà dal ruolo che riusciremo a interpretare in un mondo che sta cambiando a velocità accellerate. Ruoli da interpretare "preparati" facendosi carico delle innumerevoli problematiche ed anche opportunità, studiando ricercando.
Federico Melis, docente di storia economica con la compartecipazione di enti pubblici ed organizzazioni private nel 1968 a Prato fonda l'Istituto internazionale di storia economica dandogli il nome di FRANCESCO DATINI, SIUSA Nel comitato scientifico entrarono a far parte, sin da subito, studiosi rinomati, primo fra tutti Fernand Braudel, tanto da rendere l'Istituto uno dei più prestigiosi centri operanti nel campo della storia economica dell'età preindustriale. Da allora ai giorni nostri l'Istituto promuove ricerche e pubblicazioni scientifiche su argomenti di storia economica dell'età preindustriale; organizza a Prato settimane di studi incentrate sui temi di storia economica dell'età preindustriale anche in relazione alle fonti offerte dall'archivio Datini; promuove ed organizzare corsi di studio e di specializzazione per giovani laureati che indirizzino i propri interessi scientifici verso gli studi storici; cura ogni altra iniziativa che integri la suddetta azione scientifica.
l'Intitolazione al Datini è più che appropriata un caleidoscopio di virtù il Datini: eccellentissimo nell'arte del commercio della finanza, prototipo di bancario e di manager, grande, rispettoso ed attento viaggiatore aggiungeva doti di benefattore e gran signore dell'ospitalità,.
Personalità complessa e semplice allo stesso tempo appena poteva Francesco si occupava delle varie operazioni della vendemmia al travaso del mosto nelle botti, alla frangitura dell' olio ed alla vendita nella villa -fattoria al Palco a Filettole dove oltre a viti ed olivi allevava bestiame.
Il padre Marco Datini oste insieme alla moglie Vermiglia e a due figli morirono causa la peste del 1348 Francesco e il fratello Stefano rimasero orfani. Francesco passerà sotto la tutela di Piero di Giunta del Rosso e le amorevoli cure di Piera di Pratese Boschetti
L' anno dopo la morte del padre, Francesco andrà a lavorare come garzone presso dei mercanti di Firenze dove impara i rudimenti del commercio e a far di conto. Sempre a bottega Francesco di Marco Datini ebbe modo di capire le possibilità che Avignorne, allora sede del papato, offriva ed all età di 15 anni, con cento cinquanta fiorini, derivati dalla vendita di un podere ereditato dal padre, si trasferisce nella città della Provenza dove nel 1373 fonda un azienda industriale. Nel 1378 sposa Margherita di Donato Bandini sedicenne lei, lui 41 anni .
Alla fine del 1382, dopo che nel 1378 la sede del papato era ritornata a Roma, Datini con Margherita torna in Italia lasciando attività l 'azienda ad Avignone e fonda una specie di holding company costituita da società di capitali ad Avignone, Firenze, Pisa, Genova, Barcellona, Valenza e Palma di Maiorca.
Vivrà tra Prato, dove costruì il suo bel palazzo, raro esempio di edificio laico tardo-gotico, affrescato sulle pareti esterne dopo la sua morte; negli spazi del piano terra è sistemato il Museo Casa Francesco Datini, dove si possono ammirare gli splendidi apparati pittorici che il mercante aveva commissionato e Firenze, dove aveva la società che dirigeva il gruppo. Sempre più ricco e rispettato, si dedicò al commercio di ogni genere di mercanzia, dal grano alla lana, dal pellame, ai panni, agli oggetti preziosi; a Prato fondò un lanificio e una tintoria, a Firenze una compagnia bancaria. Stabilì rapporti di stima e amicizia con illustri personalità; tra i molti ospiti della sua casa Francesco Gonzaga, il cardinale Pietro d'Ailly, Leonardo Dandolo, ambasciatore veneziano e il re Luigi II d'Angiò.
Nato a Prato intorno al 1335 vi morirà il 16 agosto 1410 disponendo l'istituzione della “Casa e Cieppo de’ poveri” di Francesco di Marco “sì che in perpetuo de’ frutti d’esse si paschino e si nutrichino i poveri di Gesù Cristo”. L'stituzione da lui fondata è tuttora viva: la Fondazione Casa Pia dei Ceppi-Palazzo Datini ONLUS affianca all’opera di assistenza la manutenzione e valorizzazione del suo antico palazzo. Nel suo testamento Francesco Datini aveva scritto che l’opera pia alla quale aveva lasciato tutti i propri averi non doveva essere “in niuno modo sottoposta alla Chiesa o ecclesiastici uffici o prelati ecclesiastici o altra persona ecclesiastica”, ma essere gestita da “quattro terrazzani”, i cosiddetti “buonhomini”, scelti tra i “migliori e più onesti della terra di Prato, nominati dal Comune”. ( il fiorino era una piccola moneta tutta d’oro - a 24 carati – dal peso di circa 3,5 grammi. Firenze, nel 1252, crea una valuta destinata a dominare, incontrastata, su tutti i mercati del tempo )Seguendo queste prescrizioni, oggi la Fondazione è diretta da un Consiglio di amministrazione di cinque membri nominato dal Sindaco di Prato.
Il Datini non lasciò solo una faraonica eredità di fiorini d'oro più di centomila e un patrimonio immobiliare (oltre a 420 "ville"), con cui diede vita a una delle tre principali istituzioni ospitaliere cittadine, il Ceppo Vecchio, con il Ceppo Nuovo e l'ospedale di San Silvestro o di Dolce, risalenti pure a quegli anni. L'istituzione operò fino ai gravi saccheggi del Sacco di Prato (1512), finendo per essere abolita da Cosimo II de' Medici. La sua fama è legata anche all' ARCHIVIO che murato in un pozzo di scale in disuso verrà casualmente ritrovato solo nel xix secolo e che oggi rappresenta uno dei nuclei storici dell' Archivo di Stato di Prato ricchezza e completezza stato di conservazione lettere documenti libri contabili e vari oggetti della vita aziendale tra cui uno dei più antichi esempi di campionario tessile : 1193 pezzi, dal 1361 al 1411, con un imponente carteggio di circa 150.000 lettere. Si tratta di una testimonianza unica a livello mondiale dell'attività mercantile, industriale, bancaria di un mercante della seconda metà del Trecento e non solo le sue lettere non sono solo commerciali, ma svelano inaspettatamente gioie e tormenti interiori di un uomo alle prese con una vita non meno complessa di quella di oggi, i cui drammi esistenziali spaziano tra la difficoltà di conciliare etica e lavoro, il risentimento verso una moglie lontana ed il timore di presentarsi di fronte al giudizio divino macchiato dai peccati della propria esistenza.
Tra le molte attività benefiche, Datini fu particolarmente vicino ai frati di San Francesco. Proprio in quella chiesa si trova la sua lastra tombale, realizzata da Niccolò di Pietro Lamberti e i mille i fiorini d' oro per "principiare un nuovo luogo per i gittatelli" il futuro Ospedale degli innocenti ancor oggi operante nel solo della tradizione dell' accoglienza altri 300 fiorini per 12 lampade d' argento per la cappella della " preziosa cintola di nostra dama regina del cielo nella pieve della terra di Prato.
Si riconosce al Datini il largo uso, unico per l' epoca e quindi moderno della lettera di cambio, l' antenata della cambiale lettera che permetteva al possessore di ricevere presto una banca designata nella lettera l'equivalente della somma indicata nella lettera funzione che si addice più propriamente ad un assegno al fine trecento nella corrispondenza commerciale di Francesco appare il segno della @ commerciale volgarmente definito come chiocciola.
Nella provincia di Prato è dedicata una scuola intitolata "Istituto Professionale Statale Francesco Datini", oltre all' istituto internazionale sopra menzionato , provvisto di una biblioteca fornita di testi specialistici.
La sua statua, opera di Antonio Garella è stata eretta nel 1896 in piazza del Comune a Prato, secondo il comune sentire dei pratesi mostrerebbe nella mano sinistra le cambiali; un'altra interpretazione più benevola vuole che mostri piuttosto il suo benefico testamento di 70.000 fiorini a favore del Ceppo vecchio, pia istituzione dell'epoca a favore dei poveri.
A Datini viene attribuita la celebre frase:
...nel nome d'Iddio e del guadagno...
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