martedì 2 settembre 2025

la lettura quella pratica cosi affascinante che mai ha abbandonato la mia vita mi riporta a frequantare biblioteche alla ricerca di lbri per salpare dall'occidente mimetizzata tra gli uomimi dell eqipaggio e vivere l avventura della scoperta allora quando non nc' era internet viaggiare solcando mari ed approdare a taiti in nuova zelanda La Nuova Zelanda si trova nell'Oceano Pacifico meridionale, nell'Oceania, mentre Tahiti si trova più a nord-est, nell'arcipelago della Polinesia Francese, nel Pacifico sud-orientale. Entrambe le destinazioni sono punti di riferimento del "Triangolo Polinesiano", un'area immaginaria dell'Oceano Pacifico i cui vertici sono la Nuova Zelanda, le Hawaii e l'Isola di Pasqua. L'introduzione della parola tatuaggio si deve al capitano della Marina inglese James Cook che, nel giugno 1769, a bordo dell'Endeavour ... ì, il diario di viaggio "Noa Noa" di Paul Gauguin descrive il suo soggiorno in Polinesia, un'esperienza che ha influenzato profondamente il suo lavoro e in cui sono presenti riferimenti all'arte del tatuaggio e alle tradizioni culturali dei popoli locali, che Gauguin ammirava per la loro bellezza e sensualità, in contrasto con le convenzioni europee. Dettagli su "Noa Noa" e il contesto polinesiano Un'esperienza di vita e arte: "Noa Noa" (che significa "profumo") è un libretto con cui Gauguin ha documentato il suo primo viaggio a Tahiti nel 1891, un'esperienza vissuta come una ricerca di un "paradiso in Terra" e di un'umanità più autentica. La bellezza dei corpi e la cultura locale: Il diario esalta la bellezza e la libertà espressiva dei corpi dei popoli maori e polinesiani, che Gauguin vedeva liberi dalle costrizioni della società occidentale. Riferimenti ai tatuaggi: Sebbene il focus sia sulla bellezza e sulla cultura generale, l'ammirazione di Gauguin per il popolo polinesiano e la sua arte include anche osservazioni sulle tradizioni e sul significato dei tatuaggi come espressione di identità e bellezza corporea. In sintesi, "Noa Noa" non si limita a descrivere paesaggi, ma è un'opera complessa che cattura l'essenza della cultura polinesiana, includendo la pratica del tatuaggio come parte integrante di quella realtà che Gauguin voleva esplorare e rappresentare nelle sue opere. Gauguin a Tahiti. Il paradiso perduto - Nexo Digital È il primo aprile del 1891 quando, a bordo della nave Océanien, Paul Gauguin lascia Marsiglia diretto a Tahiti, in Polinesia. Ha q... Nexo Studios Noa Noa di Gauguin – mondi paralleli – 旅行世界 8 mag 2020 — Noa Noa è un libretto di un centinaio di pagine con cui il celebre pittore francese Paul Gauguin descrive il suo soggior... mondiparalleli.org Le risposte dell'AI potrebbero contenere errori. Scopri di piùAT 75 museo del tatuaggio Limidi - Modena MAT 75 museo del tatuaggio Limidi – Modena Museo delle Cere Anatomiche Luigi Cattaneo Bologna MAT75 Il museo MAT75 è il museo permanente più grande del mondo dedicato al tatuaggio. Nasce dalla voglia di Alle di far capire quanto il tatuaggio da 5000 anni ... L’Amsterdam Tattoo Museum è dedicato alla storia dell’arte del tatuaggio: una ricca collezione di foto, documenti, macchine e dipinti vi precipiterà in un universo del colore dai risvolti persi in un viaggio a ritroso nel tempo. Inoltre all’interno del museo potrete trovare antichi strumenti appartenenti ai tatuatori samoani, stampe dei maestri giapponesi e ovviamente una vertiginosa panoramica sugli artisti contemporanei. L’ideatore di tutto questo? Il tatuatore olandese Henk Schiffmacher, meglio noto come Hanky Panky, noto per aver tatuato star quali Kurt Kobain e Kate Moss, Anthony Kiedis della band dei Red Hot Chili Peppers, Keith Flint dei Prodigy. E a questo punto perché non concludere il week end ad Amsterdam con il tattoo che rimandate da tempo? Un discorso a sé merita infine l’amplissima galleria delle personalità che hanno sfoggiato un tatuaggio e che sono citate nel libro. Winston Churchill per esempio aveva un’àncora sull’avambraccio in ricordo dei tempi passati come corrispondente tra Cuba, India e Sudafrica e anche la madre, Lady Churchill, aveva un piccolo serpente sul polso che copriva, nelle occasioni importanti, con un bracciale; Fino alla fine del ‘700 era sconosciuta la parola tatuaggio, ma questo non significa affatto che la pratica non fosse nota anche da noi. Gli inglesi lo chiamavano semplicemente pricking, pungere. L’introduzione della parola tatuaggio si deve al capitano della Marina inglese James Cook che, nel giugno 1769, a bordo dell’Endeavour, partì alla volta di Tahiti per conto di re Giorgio III d’Inghilterra. La missione aveva lo scopo di registrare il transito di Venere davanti al Sole e tentare di provare l’esistenza della Terra Australis. A Tahiti Cook e il suo equipaggio ebbero modo di entrare in contatto con i nativi polinesiani, e i loro vistosi tatuaggi tradizionali non passarono certo inosservati. I diari e i resoconti di Cook e di Joseph Banks, nella spedizione come naturalista e per la Royal Society di Londra, raccontano di Tahitiani che decoravano i corpi pungendosi la pelle con strumenti appuntiti, fatti di osso o di denti di animali. Sulle incisioni apponevano un pigmento scuro ottenuto dalla carbonizzazione di una pianta. La pratica veniva chiamata dai nativi tattaw ed era tanto diffusa da essere eseguita sui bambini già dai 10 anni in poi. Quando poi l’equipaggio, lasciata Tahiti, ebbe modo di incontrare i Maori della Nuova Zelanda, la curiosità fu irrefrenabile. I Maori infatti usavano tatuarsi l’intera faccia a formare disegni geometrici che nel complesso gli conferivano un’aria terrifica (tatuaggio detto Moko). L’origine, a ben vedere, è allo stesso modo polinesiana, in quanto i Maori sono polinesiani che arrivarono verso il X secolo in Nuova Zelanda, sconfiggendo e annientando i Moriori, gli abitanti originari. Il Moko, il tatuaggio facciale, era praticato per incutere terrore sui nemici, un modo per rimarcare la loro indole di guerrieri. Il primo incontro europeo col tatuaggio diffuso su grandi zone del corpo avvenne tuttavia a Tahiti. Disegni geometrici e a spirale erano tatuati sulle gambe, sulla schiena e sulle braccia dei nativi, con differenze tra le varie comunità, tra uomini e donne, tra membri di differenti ceti sociali. A volte i disegni erano figurativi, con raffigurazioni di animali, fiori, ecc. La figura del tatuatore era di importanza fondamentale. Non era apprezzata solo la sua abilità ma lo si riteneva depositario di una sapienza spirituale, socialmente riconosciuta. Forse tattaw o tatau era il nome dello strumento usato per pungere o forse era onomatopeico del rumore del martellare sulla pelle; in ogni caso la parola rimbalzò in Inghilterra e divenne di uso comune come tattoo, tradotto in seguito nel francese tatouage, nello spagnolo tatuaje, nel tedesco Tätowierung, nell’italiano tatuaggio, giusto per citare alcune tra le lingue europee. lo zar Nicola II di Russia, aveva un dragone sul braccio sinistro e Federico IX, Re di Danimarca sfoggiava braccia e petto tatuati, mentre il presidente statunitense Theodore Roosevelt portava sul petto lo stemma araldico della propria famiglia. Arrivando ai giorni nostri gli esempi spaziano ovunque: dalla lunga schiera di calcatori (Beckham o Icardi, Nainggolan o Gabigol, Ibrahimovic o Borriello) passando poi al mondo dello spettacolo (Lady Gaga, Robbie Williams e Angelina Jolie) fino ad arrivare in Italia con Fedez, Fabrizio Corona, Asia Argento, l’infinità di tronisti o volendo anche Belen, che per quella farfalla creò un putiferio.

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