martedì 25 marzo 2008

BOMBOLA FINITA

C’ERA UNA VOLTA….
C’ERA PER D’AVVERO
Il titolo è ripreso dal libro “ La Chesùra”
( Il campo chiuso) di Erminio Giulio Caputo)

Il forte sul mare anticamente doveva essere ben difficile espugnarlo e dentro una
miriade di stradine fiancheggiate da case bianche,candide. I negozi,vetrine trasparenti piene d’ogni
cosa di mare: conchiglie, coralli ,collane bracciali.
Il grande castello aragonese è deserto, ma solo per un attimo quell’austero silenzio
viene interrotto dall’arrivo di un gruppo di turisti : lei,lui e una piccola bambina che decide di salire
sul podio per cantare la canzone di Pinocchio .
Si uniscono turiste tedesche ; la bambina e una giovane signora si scatenano nel ballo
del qua qua.E’ un’allegria trascinante, io e Isabella stiamo applaudendo ci hanno contagiato, Signore
e Signori,ora lo spettacolo è finito e, come rispondenti tutti ad un medesimo meccanismo ,voltiamo
le spalle e ce ne andiamo.Ormai quasi le due.
Percorriamo la larghe basse scale dietro il castello fino al ristorante ai bastioni.
Una virgola di spiaggia,tante barche e una fresca tettoia all’aperto dove gustiamo finissi-
mi spaghetti alle vongole e polipo alla,pignatta
Prima di andar via, il vivace incontro col cuoco . sulla porta a prendere una boccata d’aria
ha appena terminato le ordinazioni “ e con un aperto sorriso ci invita ad un gelato”
Bello Otranto ! Pensate ; da poco abbiamo avuto la visita del Papa,
Tutto riordinato,hanno aperto dei lavori. Qui, sapete, vi passo tutta l’estate e mi trovo bene
Ci parla con cordialità , il tempo corre e noi,dopo i convenevoli saluti saliamo verso la cattedrale.
Sogno o realtà, il grande albero della vita si estende dall’entrata su fino ad abbracciare l’altare
unendosi ad altri alberi più piccoli
Durissime pietre-tessere,una attaccata all’altra, compongono il disegno di una grande purezza.
Le figure presentano una linea “ingenua” ma dentro vive il messaggio : l’uomo contro il transitorio.
Bellissima la cripta delle figure che sfuggono ; difficile è poterle contare, ti perdi e ,mentre risa-
liamo,l’incontro con Grazio Gianfreda.;è .lui che ha scritto,libro per libro, le bellezze,i tesori della sto-
ria di terra d’Otranto,
E’ un uomo di profonda,rara.cultura ; lo rivela mentre parla , nutre un grande amore per l’arte
e lo partecipa agli altri, Lui ,con le sue chiavi, ci scopre un reliquario ::ossa ,carne,lingua, un pezzetto
di miracolo dei corpi degli 800 martiri di Otranto.
Ci congeda. La gente si affolla ; vuole vedere , riguardiamo il pavimento.
Isabella sosta, legge un’iscrizione ,” E’ troppo bello, vero,Carmelina ?
“ Sì ,le rispondo è troppo bello, torneremo”;
Giù per le strade di Otranto fino alla spiaggetta mentre Isa va al bar, decido di scendere voglio man-
giarmi alla fontanella frutta fresca, Sto cercando dove mettere delle mie albicocche che dal mare esce
“ Nettuno”.già’ diciamo,per scherzare,un giovane che in fatto di simpatia non ha da regalare. E’alto,
abbronzato.appena uscito dal mate,tanta salsedine sul corpo, Si ferma con me, chiacchiera ,
“Di dove sei ?”
“- Firenze. – E tu ?”
“ Treviso” -ti vengo a trovare,dai,ora devo andare OK “
Nel salutarlo, gli porgo la mano , Bacino ,bacino, saluta affettuosamente sulla guancia e fugge via
lasciandomi tra le mani la sua sincera simpatia,
Chissà ci rivedremo ? Raggiungo Isabella che ai giardinetti scrive le cartoline ed io le siedo accanto
ed un giaggiolo colpisce;la mia fantasia parte e lì eseguo la mia serenata ad Otranto
Otranto Luglio 1982.
Se fossi un pittore / colorerei rosso un giaggiolo, // disegnerei un albero con la chioma/ bassa a
cespuglio
.Se fossi un musicista porterei una chitarra / accanto al giaggiolo / e lascerei che il vento la toccasse.
Se fossi un mosaicista / costruirei tessera per tessera l’albero della vita ./ Poi ,/ spargerei- azzurri /
tra verdi e / creerei / magie bianche d’Otranto .


BOMBOLA FINITA
Pioggia a Lecce,pioggia a Brindisi,quella pioggia fitta fitta che ci ha accompagnato nel nostro
viaggio sul treno . ora continua a seguirci,anche qui a Brindisi,
Che si fa ? Io mi metto il fazzoletto in testa. Io la borsa ; dai, un po’ d’acqua d’estate non può
che farci bene . Anche Alhi è d’accordo “niente problema “ aggiunge Riaz.
Abbiamo appena lasciato la stazione che Alhi ci chiama :il tacco della scarpa destra si è rotto ,
ma è solo un attimo di esitazione, io che me la rido, e via ancora di corsa.
_Va bene questa pizzeria ?
No ,più avanti :Qui sì .; fermiamoci,intanto finirà di piovere –
Il locale è piccolino , il banco occupa quasi interamente la prima sala ; nell’altra appena tre tavolini


“ Si può mangiare qualcosa di diverso da pizze ?
“ Ma certo se vi riferite a quelle cazzatine ,spaghetti, fritture ; accomodatevi pure “
Il cameriere è un tipo che sembra conoscerti da sempre ; per poco non ci batte la mano sulle
spalle a tutti e quattro
“Tovaglietta semplice, tovagliolini di carta e partiamo con acqua minerale poco gas” puntualizza Riaz.
Intanto dalla finestra –porta del,piccolo ritaglio di pizzeria. .. fitta, fitta non scrosciante continua
la pioggia. Accanto a noi una coppia non più giovanissima che si complimenta col cameriere e lo invita
a fare porzioni più piccole, “non ce la fanno a finire tutto” La cosa ci fa bene sperare.
“-Per primo vi consiglio una specialità fatta con pane saltato nell’olio e aglio” Accompagna le sue
parole con gesti della mano che assomigliano come ad ammassare e sbriciolare pane.
Sembra che il piatto ce l’abbia lì davanti, mi convince. Gli altri tre invece decidono per spaghetti
alle vongole, “Vedrete” si congeda il cameriere sicuro del fatto suo
Ci prepariamo all’attesa,poi eccolo di ritorno . “ Scusate, ma la bombola è finita”
Ci guardiamo, un attimo di smarrimento.
“ Non vi preoccupate “- aggiunge il cameriere -vi preparo qualche cosa io ,rimarrete soddisfatti.
Solo Isabella ha la forza di dirgli “mi raccomando”.
C’è in quella parola il carico della situazione ; è tardi.oramai quasi le due fuori pioggia.
Dopo un’altra lunga mezz’ora, piatti di sott’oli,affettati, formaggi e un vassoio pieno di pesce :
gamberoni.
Mangiamo con entusiasmo : intanto ha smesso di piovere, appena in tempo per finire tutto
e siamo già fuori sul grande vialone che conduce fino al Porto grande a ferro di cavallo che acco-
coglie molte navi , una con la panciona aperta ed una fila di roulottes ,auto,moto, sacchi a pelo che
attendono di entrarvi per salpare verso la Grecia
Vicino , la bocca di una chiara e fresca fontanella e. ,raccolto sulla grande scalinata.,un pezzo di
grande storia ; le colonne terminali della via Appia
Nel II° secolo a.C. infatti Brindisi era direttamente collegata a Roma perché base navale di tutte
le guerre con la Macedonia, la Grecia e l’Asia Minore.
Ci sediamo sul grande masso circolare e di lato scopriamo una lapide che ricorda la morte di Vir-
gilio qui approdato dalla Grecia,
E’ un momento di gloria che pulsa. esplode, grande,cerca il suo spazio vitale in una Brindisi ormai
in piena trasformazione LE NOSTRE FOTO..
Un mondo di gente : americani,francesi,giapponesi … e sulle scalinate Alhi ed Isabella si divertono
“ un po’ più in là ..no n,o, a destra , no va meglio più al centro, Riaz al suo turno non è da meno.,
Dietro le colonne la scoperta della piazza del Duomo, la cattedrale e ai lati il museo provinciale, il
palazzo del Seminario , la Biblioteca De Leo, il portico dei cavalieri Templari, qualcuno seduto.è stanco,
giovani col sacco a pelo.
Abbiamo ancora tempo . Decidiamo di scoprire la famosa fontana Tancredi ; la sua storia ci affascina;
era lì che i crociati abbeveravano i loro cavalli prima di imbarcarsi per la terra santa..
“Sempre diritto” sono le informazioni n”ma è lontana !” Il nostro desiderio non ci può spaventare ;
vogliamo vederla.
Intanto,nel mezzo del cammino , prima rottura del laccetto posteriore del mio sandalo :non è ancora
un problema ,poi il laccetto davanti. Alhi ricorda le mie risate e agita la mano destra col tacco,ora pari
.Scarpa in mano, piede ardito continuo ad avanzare, poi mi blocca la paura di potermi bucare di trovarmi
qualcosa che possa farmi male. Riaz ci lascia ,lo guardo di spalla mentre si allontana un attimo e capisco
il suo slancio.. Alhi ha trovato due cordicelle,tenta invano di legarmele in maniera di riparare i danni, poi
l’idea . leghiamo la pianta del piede alla suola della scarpa ;intanto Riaz ritorna “tutto chiuso,niente da fare
Questa volta noi tre lo guardiamo,poi gli faccio cenno al piede”niente problema.,guarda,
Il gruppo riparte e , finalmente, la fontana Tancredi !

Carmelina Rotundo


LA COMETA
( cronaca imprevedibile
del viaggio di due turiste fiorentine
da Lecce a Nardò )
Pochi vagoni,un grande fracasso e prorompente la nostra voglia di vacanze in terra di Puglia ci
accompagna anche questa mattina nel viaggio Lecce.Nardò sulle ormai per noi famose Ferrovie
Sud-Est.
E’ tardi quando arriviamo all’Ufficio Informazioni,ma Isabella mi conforta ;”dai guardiamo le se
-gnalazioni gialle”e, mentre la seguiamo verso la piazza principale, l’incontro con un gruppo di
turiste, forse americane con in mano materiale informativo
Un secondo :” Dove dov’è possibile reperirlo ?
“ Al Comune “è la risposta.Non hanno ancora finito di parlare che già siamo in fuga nella direzione
indicataci. Sulle scale,mentre esponiamo i nostri desideri ad un impiegato,un signore distinto ci offre
la sua collaborazione. Caso, o fortuna, siamo negli uffici in alto,quelli del Sindaco ed ancora più in alto
nella parte del castello per lo più sconosciuta ai turisti ; sui merli e da lì tutta Nardò. La cittadina si e-
stende come un mare di tetti e , qua e là, maestose le chiese antiche.


Il leggerissimo venticello,la chiara giornata contribuiscono a rendere più avventurosa la nostra scoperta
Certo, non speravamo tanto ; meraviglioso il parco, dove, ci spiega Mimino Caputo ( nome della nostra
illustre conoscenza) ogni anno viene tenuta una mostra di quadri.
Il posto del pranzo ci è consigliato e la scelta cade su un piccolo simpatico ristorante alla casalinga,
dove gustiamo splendide orecchiette fatte in casa e polpettone,
Ma ! Ma al pomeriggio le sorprese non sono finite , Mimino ci presenta Spano il cantautore che insieme
agli “Amici di Porta Falsa “ ha inciso lo splendido disco” Benvenuto a Nardò”e“ Nardò mia “; poi ,non
c’è da crederci, ne’ da sperarci abbiamo l’onore di essere accompagnate per le spiagge di Nardò,
La scoperta di Santa Caterina , di Santa Maria,di Porto Selvaggio, la grotta del Cavallo, quella di Capelve-
nere, Sant’Isidoro.le 4 colonne sono immagini di una pura bellezza al di là dell’azzurro più limpido.
viviamo attimi di visione


TERRA DI GALLIPOLI
Mare
La Storia ha lasciato
un’orma d’amore
sulla grande fontana greca
Mare
La realtà vive nelle mani
di pescatori
che stendono le reti
Mare
Il museo grande
raccoglie le gesta
del grande porto dell’olio
e del vino con l’oriente
Mare
Terra di Gallipoli
Sapore di mare e d’amore.

TERRA DI GALLIPOLI
( Canto di ninfe)
Mare
Immenso blu.
La Storia ha lasciato
un’orma d’amore
sulla fontana grande
fontana greca.
Mare
onde azzurre
sapore di sale su mani
di pescatori
che stendono le reti
Mare
azzurro azzurro
il museo che raccoglie
le vestigia del grande
porto dell’olio e del
vino con l’Oriente
Mare
Terra di Gallipoli
sapore di mare e d‘amore

le nuvole no

C’è aria di paradiso
la sabbia,granelli cristallini
si rincorrono.
Sei già nell’azzurro
nel mare mentre
bevi il sale godi il sole


grande luce
C’è aria di paradiso
gli archi di sabbia
si susseguono


la vita oltre i confini

( visita alla cattedrale di Otranto
Luglio ‘ 82 )

Le piccole pietre
compatte l’una accanto
all’altra.
Forti,dure
a ricreare
le grandi braccia
dell’albero della vita
dove è nato
quello che è stato
e che sarà .
Le tante colonne
della tua cripta,
Le ossa dei grandi martiri.
Qui è narrata
La vita oltre i confini.

s, maria de fininus terrae
(S. Maria di Leuca – Luglio 82)
In quelle grotte
paura dell’ignoto
terrore di aspri
sconosciuti sentieri:
quelli che la roccia
conserva da secoli

In quelle grotte
fascino dei mari Adriatico e Jonio:
che entrano,invadono,
penetrano a sconsacrare
segreti i più
interni.

In quelle grotte
colore d’incanto
d’azzurro, verde.
Roccia e azzurro
Azzurro e roccia
ai confini
dell’ignoto e del fascino.

torre dell’orso
( Luglio ’82)
Un azzurro
increspato di
spume bianche
Un’avventura





nelle oasi bruciate
di sabbia
Vento nella pineta
Forte sapore di sale
sulla pelle più ambra
Fughe di sogno
di mezz’estate

Una. Cento sirene
Le sirene
trasformate
in spuma
bizzarre schiume di
mare
ribaciano
l’arco di sabbia
mentre la roccia
eterna la guarda.
Anche Nettuno
qualche volta
si ferma
ad ascoltarla
un ombrellone azzurro
a Porto Selvaggio
Grotta del Cavallo
( Agosto ’82
Corri.
corri
tra i pini
il vento
l’odore forte
del mare.
Il vento che
fa risuonare
il tuo nome:
Selvaggio,
Il porto
Selvaggio
fughe nel
mare nel
vento
tra profumo
forte di pini
mare ,cielo,
cielo ,mare
hanno inventato
qui,
un ombrellone azzurro

BELLO MARE

S . FOSCA Agosto ‘82
La luce
si perde
carezze di vento
libertà di comete
Bello mare
cupole sparse
su sabbia
Carezze di vento
scoglio
porto
libertà di comete.

A PIAZZA SALANDRA
! I balconi
che sogno!
Fughe di archi.
Orologio per tempo
Campane per suono,
! Tendine
che sogno !
Passano passi
Cassette rosse per posta
! Bracci di luce
che sogno !
Il verde forte di porte
la fonte
simbolo Tauro non Bovi
! Tetti di case
che sogno !
LA COMETA
L’hanno costruita i bimbi per correre nel vento.
da un disegno del Museo Cose d’altri tempi raccolti dal comitato museo Nardò
Senza noccioline non e’ festa
A Lizzanello ( 10 Agosto ’82)
Giallo rosso bianco
una tromba suona,
Luci accese
il maestro in scuro
Focacatti dolci
gelati di tartufo e torrone.
Festa grande a Lizzanello.
Vestiti nuovi
e scarpe,


Il santo di cartapesta,
opera di mago Malecore
saluta tutti.
Festa grande.
Banchetti a strisce
Noccioline e birra
Lo sapece.
Arcobaleno di pulcini.
Giallo rosso bianco
Luci accese ,

uono
e’ l’ora di correre
nel vento di aprire le
tue mani.
sei già in paradiso
a Porto Selvaggio
Le nuvole no
le nuvole no
siamo nel mondo
di Porto Selvaggio,


la vita oltre i confini
( visita alla cattedrale di Otranto
Luglio ’82 )
Le piccole pietre
compatte l’una accanto
all’altra.
Forti,dure
a ricreare le grandi braccia
dell’albero della vita
dov’è nato
quello che è stato
è e sarà.
le tante colonne
della sua cripta.
Le ossa dei grandi martiri,
qui è narrata
la vita oltre i confini

S. MARIA DE FINIBUS TERRAE
I ( Santa Maria di Leuca - Luglio ‘82 )
In quelle grotte
paura dell’ignoto ;
terrore di aspri
sconosciuti sentieri;
quelli che la roccia
conserva da secoli.

In quelle grotte
fascino dei mari : Adriatico e Jonio
che entrano ,invadono
penetrano a sconsacrare
segreti.i più
interni .
In quelle grotte
colore d’incanto
d’azzurro,verde,
Roccia e Azzurro
Azzurro e roccia
ai confini
dell’ignoto e del fascino.

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