E’ BUJO E SA DI CACIO .
Nella farmacia di uno fra gli ameni paesetti del Pian di Ripoli,in quel di Firenze, la sera sogliono andare a trattenersi il notaio ,il dottore ,il maestro elementare e due o
tre benestanti del luogo e lì, chiacchierando, aspettano l’ora di andare a dormire, o,
come dice,a mo’ de’ bambini , il farmacista “ gli è l’ora d’andare a nanna”.
Tempo fa la tranquilla brigatella si accrebbe ancora di un altro ; egli era un signore
di fuori via, che, stando a dimora a Firenze, era tornato in una villetta in que’ pressi
e , diceva , per cagion di salute ; ma , a guardarlo in viso, sembrava il ritratto della
sanità. Costui non era assiduo a quel ritrovo ; ma una sera sì ,una sera no, era lì
puntuale a raccontare le notizie del giorno, fatterelli, brache e , che so io, saltando di
palo in frasca e facendo sempre lui tutte le carte ;sicché per questo si era guadagna-
to il titolo di Farabulone non solo, ma gli altri l’avevano un po’ sulla cuccuma, perché
s’erano accorti ch’egli aveva più fumo che brace.e che, forse , gli era un di que’ galli
indiani che cantava per far cantare. Una di tali sere, eccoti lì il caro amico ,carico di
giornali , e ,a marcia forzata volle far sentire agli altri quel che in essi era stampato
contro del Governo,non senza farci su ,di tanto in tanto ed alla voce i suoi commenti.
Ciò,in verità, agli adunati e vie più al farmacista, rincresceva e però or l’uno or l’altro
di loro cercò di interromperlo, ma fu indarno.; e quando ad uno finalmente riuscì di
parlare e si provò a contraddirgli,egli li fu sopra con tante parole che colui rimase ab-
bondato,Solo il dottore,un vecchietto arzillo e con due occhi furbi e vispi così che bu-
cavano come due spilli,se n’era stato sempre zitto; ma Farabulone a lui rivolto :
-_ O lei non dice niente ?
-- Che vuol ella che dica ?
_ Ma pure ? -_
__Eh, direi che, dopo le accuse,e’ bisognerebbe sentire l’altra campana .
_ Ma che campana e non campana ! La cosa è chiara come l’acqua. Il Mini-
stero con la proroga della sessione volle metter la museruola a’ rappresentanti della
della Nazione.
_ La museruola ? ( Ma il dottore dicendo così rivolse gli occhi al cielo quasi
volesse aggiungere “Magari ,Dio ! “) O che e’ son cani ? _
_ Via, sor dottore ; La non faccia il chiasso ; già da lei non c’è che da rile-
vane un numero.._
_Tanto di guadagnato signor mio ;perché la non butta que’ pochi nelle bra-
mose canne di quel Cerbero che è il lotto.._
_ Dottore ! La non esca dal seminato. Io dico che con le nuove elezioni si
dee buttar giù il Ministero perché oramai il tempo …
_ E’ bujo e sa di cacio ! , come disse quello
,_ Una sonora risata scoppiò a tali parola del dottore,della quale Farabulone s’impermalì ;se non che il farmacista subito riprese:
_ Dottore, ci racconti la storiellina di codesto dettato.-
_ Volentieri__ e in mezzo alla comune allegria cominciò a dire così
A’ miei tempi,quando le strade ferrate eran di là da venire chi voleva andar da un paese ad un altro bisognava che facesse capo o a’ cavalli di condotta alle vetture della posta ; ma curiose scene.
Ora avete a sapere che un giorno su per i nostri Apennini viaggiavano
a cavallo un padre e il suo figliuolo,i quali avean furia di arrivare presto a Bologna..ma
colti da una fortissima burrasca, dovettero fermarsi ad una osteria.,e attendere che il tempo si rimettesse un poco,per continuare ; ma la burrasca sempre più imperversò,
sicchè e’ furon costretti a passare la notte. Facendo della necessità virtù, si rifocilla-
rono e poi se ne andarono a letto,il babbo da una parte e dall’altra il figliuolo; il quale,
com’ebbe posato il capo sul guanciale attaccò l’asino e lesti. ; ma non così il babbo
chè il pensiero della partenza lo teneva in dormiveglia.Svegliatosi verso le ore piccine
credendo che fosse già tardi,destò il figliuolo e senza accender lume (anche gli zolfini
eran di là da venire ) gli disse “Apri costì la finestra ( che restava vicina alla proda di lui) guarda che tempo è “
Il giovane,sceso dal letto e con gli occhi tra’peli, invece di far diritto due
passi verso la finestra lì di faccia ,deviò un pochino a destra, sicchè non girò il ma-
nico del torcetto che legava le imposte, ma girò la gruccia di uni stipo a muro dove
l’oste teneva del formaggio. vi cacciò dentro il capo e al babbo che gli ripeteva :
_ “Dunque che tempo è ?”
Egli rispose _ “ Gli è bujo e sa di cacio”;
Le risa ricominciarono ; ma il Farmacista.vedendo che il Farabulone se ne
stava lì buzzo,buzzi e che,credendosi messo in corbellatura, mostrava di voler risen-_
tirsene, gli si rivolse dicendogli ;
“ Tal dettato tra noi è popolare, signor mio, e si usa quando ad uno si fa
una domanda troppo ardita, alla quale non si può, o non si vuole , convenientemente
rispondere .”
“ _ E bello e inteso “– egli rispose serio,serio
E poiché in quel momento l’oriuolo batteva le dieci. il Farmacista riprese;
“ Gli è l’ora di andare a nanna ;e però auguro a lor Signori la buona notte “.e spense
uno de’ due lumi.
Quei signori vicendevolmente auguratasi la buona notte e il bon riposo ,tornarono
alle loro case.
C. ARLIA
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