lunedì 28 aprile 2008

Fiesole

Che cosa c’è tra me e Fiesole? Ovvero confessioni di una donna nata in Maremma. Che il territorio di Fiesole appartenesse alla mia sfera più intima era stato determinato da pure casualità, da quella voglia di lasciarmi andare nelle cose…… Con il piacere di godere di quelle belle e con il dolore di soffrire per le avverse e…così dopo la visita a villa Peyron al bosco di fonte lucente (un nome che già mi affascina) mi è venuto desiderio di cercare di riannodare i “nodi”nel tempo e nello spazio… In quel di Vincigliata avevo continuato a conoscere, lei Amalia Ciardi Duprè, mi ero persa nel paesaggio del luogo una terrazza tra Fiesole e Firenze, e in quel suo capolavoro interamente in terracotta; attraverso le mani Amalia aveva fatto si che trionfasse l’amore per il Creatore e per il Creato tutto una preghiera, un atto di fede il suo…da lì a Borgunto per un piacevolissimissimo itinerario, a Ponte a Mensola dove grazie a Sally e Robert Posner, le mie poesie erano state esposte, per una intera estate negli U.S.A.: in una mostra dedicata alla Toscana e a me; d’altra parte oltreoceano ero già arrivata all’università di Boston Mugar Memorial library grazie alla mia adorata sorella di penna Luciana Damiani Serantoni. Elizabeth Chaplin che avevo conosciuto grazie ad Andrea uno degli uomini meravigliosi incontrati nel cammin…e che mi avevano reso Pitti…così familiare. Un Natale alla cattedrale di Fiesole avevo avuto l’onore (mi sentivo piccola piccola) di trovare stampato su un biglietto color rosa una parte del mio articolo,pubblicato su Toscana Oggi sul presepe di Carlo Reggioli; sempre sul presepio che dire dei Natali passati in ammirazione di quelli realizzati in alternanza con paesaggio toscano ed arabo da quel Rolando Jayer fotografo di Fiesole antica e per rimanere in tema Franco il fotografo delle mia vita che l’ha documentata da 30 anni e più il quale sostiene che le più belle foto le ha scattate sull’ara del teatro romano di Fiesole anche se io propendo per quelle di Boboli e della villa Medici… A Castel di Poggio “intimata” da Manlio scriverò il mio primo tentativo di sceneggiatura per un film fiaba intitolato Imperciocchè una parola di Boccaccio che tanto mi piace per quel suono per quel non so che…(Imperciocchè si può leggere sul sito donatomi da Giulio http://tundoro.altervista.org (per lasciare un messaggio andare su poesie e AMORE)…a San Domenico l’incontro degli incontri,lì viveva il mio maestro ideale, quello che avevo ricercato tutta la vita e che ho avuto il dono di incontrare quel mitico Padre Innocenzo Colosio dagli occhi azzurri limpidi come il cielo sereno che vivendo tra San Marco e San Domenico mi aveva insegnato cose bellissime purissime rendendomi partecipe ora delle bellezze del Beato Angelico, della poesia del piccolo cimitero accanto alla chiesa, ora del presepio che in tutte le chiese dei Domenicani è fisso conversando guardando quel monte Ceceri da cui Leonardo tentava il primo volo umano, ora dei segreti delle sue biblioteche la Giacomo Devoto la Levasti, ora insieme a raccogliere,a seconda delle stagioni, ciliegie diosperi, o rose o le olive nel campo al di là del confine del loggiato del convento dove i nostri conversari si dilungavano nelle cappella delle Beatitudini…ogni foglia ogni carezza di vento, ogni cosa divina e naturale era qui semplicemente nelle mie mani per quel mistero che fa talvolta della vita un miracolo. …oggi un mercoledì di Settembre meravigliosissimo in cui il sole ha proprio deciso di mettere fuori ogni suo più lucente raggio approdavo per la prima volta a Villa Peyron, non che questo nome non avesse prima rimbalzato nella mia mente, ma oggi era la prima volta fisicamente. Dopo la conferenza stampa perfetta organizzata da Federica e il Barletti, dopo le parole sempre all’altezza, colme di saggezza del Presidente dell’Ente Cassa Di Risparmio avv. Edoardo Speranza del Sindaco di Fiesole Fabio Incatasciato del segretario generale della fondazione parchi monumentali Bardini e Peyron Michele Gremigni del Presidente della società trasporti LI-NEA Maria Grazia Nencioni Martignoni del vicepresidente dottoressa Marcella Antonini; dopo lo scambio di parole con i colleghi il grande Giuliano, Gianni, Raffaella e la conoscenza di Silvia che lavora nell’ufficio cultura di Fiesole e di Cecilia una ragazza eccezionale (ci bastano poche parole per capire che siamo in sintonia )grazie ad un bus navetta LI-NEA siamo felicemente, comodamente condotti nel cuore della villa. Subito alla discesa mi affascinano gli alti cipressi chissà perché, quando li vedo mi ritorna in mente Van Gogh e gli obelischi egiziani, la giuda ci spiega che il cipresso più longevo più grande ha il nome di Garibaldi ci introduce alla storia di questa villa un tempo semplice dimora di Paolo Peyron che aveva solo 8 anni quando muore il padre e che, una volta diventato adulto dedica alla villa ed al bosco ogni suo avere materiale, ogni suo pensiero facendone un gioiello indimenticabile agli occhi e al cuore. A proposito dell’inizio della costruzione del giardino Peyron ricordava”La prima cosa che ho pensato è stata quella di realizzare uno squarcio nel bosco per aprire la vista verso il paesaggio”. Una ricerca di luce che mi richiama direttamente che la proprietà deve il nome alla presenza di un rigoglioso bosco dal quale emergono giardini all’Italiana e una fonte cinquecentesca posta a monte della villa, che fornisce per caduta l’acqua necessaria al funzionamento della 29 fontane e di un laghetto. Mi colpisce il profumo che giunge da una pianta precisa che conosco per la prima volta L’OSMANTO…questo profumo mi giunge direttamente al cervello che forti sensazioni mi provoca sotto questo cielo accarezzata dal vento baciata da questi raggi lucenti di sole mi penetra rendendomi incapace di fare un passo. La piscina d’acqua purissima con i tritoni, gli ulivi i gerani vorrei raccoglier con lo sguardo ogni angolo ed ogni foglia, impossessarmi di questi verdi, ma questo profumo non mi lascia libertà di sguardi mi conduce a Paolo alla generosità dell’uomo che nel 1998 dona alla Fondazione il complesso monumentale di Villa al bosco di FONTE LUCENTE con la volontà di rendere gli altri partecipi di questo miracolo di dedizione perché altri possano godere del fruscio di ogni foglia della regalità dei cipressi, di ogni verde…mio Dio questo profumo…la prima volta la prima volta a Villa Peyron al bosco Fonte Lucente per questa voglia…. Pulchara Sunt Quae Videmus Beautiful is what we see Quae Scimus Pulchriora More beutiful is what we know Longe Pulcherrima Quae Ingnoramus Most beautiful by far is what we still ignore dedico questo mio narrare a Cecilia una ragazza in gamba.. a lui Profumo…e naturalmente a Paolo…. Carmelina Rotundo in un LUCENTE mercoledì di Settembre

A FIERA DI PRIMIERO

A FIERA DI PRIMIERO Domenica 23 Giugno 1985. La prima volta che costeggio il letto del fiume Piave: largo, spazioso con tante pietre bianche e un mare di foglie umidicce, appena lavate dalla pioggia da poco caduta. Il cielo azzurro-chiaro ,trasparente un grande nuvolone, come bianchissima bambagia che si allarga, come succede alla matasse di lana dei materassi quando si mettono all’aria per rifarli. I pensieri, forse tanti, forse nessuno annullati dal salire del treno. La corriera da Feltre a Primiero, l’azzurra corriera che strombetta sulle curve e l’arrivo all’Hiris Park Hotel dove è pronto ad accoglierci con grande cordialità il signor Vito. I tanti congressisti, le prime conoscenze :Luigi Cipriani, Massimo Giraldi, il Cavalier Barletta, le prime battute con Marisa e, poco dopo, la cena. La PASSSEGGIATA di sera, all’ora ideale, appena, appena all’imbrunire e quella luce di fata che ci permette, a noi tre: Enzo Mantoan, Mario Arosio ed io, di ammirare appieno le forme della chiesa decanale nel centro storico di Primiero...

INFINITO

INFINITO Non potrò mai e poi mai contare i miliardi ed ancora i bismiliardi di attimi che erano e stanno passando, da Novembre 1978 a Luglio 2006. A Palazzo Borghese ,nella via Ghibellina ,al numero 110 approdavo nel penultimo mese dell’anno 1978 per la prima volta nella vita Ester Meschini Gandi, scrittrice e pittrice di talento ; così si espressa :Domani sera ( forse era il 9 Novembre) ti presento alla F.I.D.A.P.A. ( Federazione Internazionale Donne Artiste Professioni Affari ) Ed alla mia replica:“ La mattina seguente discuterò la mia tesi di laurea in lingue e letterature straniere vorrei ...” Ester così sentenziava “:Ancora meglio, alle cena ci sarà il Magnifico Rettore Enzo FerronI, un motivo in più per venire ! Fatto sta, accettai. Quella sera, non potevo saperlo, segnò e ridisegnò la mia vita. ; da allora infatti cominciai le mie frequentazioni del Palazzo ,legato soprattutto ai Giovedì della FIDAPA. L’elegantissimo ambiente raffinato contrastava , a dir la verità, con la semplicità del mio vestire, la compagnia di età molto superiore alla mia mi andava arricchendo della saggezza e della calma anche se ,a distanza di tempo mi accorgo, mi teneva lontano dalle corse della giovinezza che ora vado desiderando per quei flussi e riflussi della vita. Sarah Borgiotti, la mitica presidente della F.I.D.A.P.A designandomi sua segretaria personale mi coinvolse nella redazione dei resoconti delle nostre attività, relazioni che tanto furono apprezzate da farmi guadagnare le lodi financo della Presidente Nazionale. Per anni, ai Giovedì letterari, insieme ad altre socie , vengono recitate mie poesie ... il caso vuole che è del 1978 il mio primo volume di poesie edito da Cultura Editrice diretta da Gianni Giovannoni A tutti coloro che... io dedico. A tutti coloro che vivono in una stanza buia perché trovino, la forza di aprire loro una finestra su un cielo azzurro io dedico. Nel flusso della cultura delle cose nobili mi immergerò, esistendo. Oggi riapprodavo al Palazzo Borghese in altra stagione, in altra età, con altra compagnia. La prima impressione è di spaesamento . Lo scalone così sontuoso, così imponente, come non lo avevo mai prima visto , lontano da quella famigliarità di anni trascorsi ;raggiungo , senza riconoscere , le sale quella degli specchi che ,per me ,sembra aver perdute tutte le coordinate geografiche , le sedie sicuramente non sono più le stesse , anche se sono rimasti inalterati i divanetti laterali. I luoghi che si ridisegnano nella mente, le motivazioni per cui ero ritornata, però erano le stesse con una voglia matta di ascoltare poesia, grazie ad una manifestazione di eccellenza, come sempre lo sono quelle organizzate dalla Fondazione “Il Fiore”. Che piacere ! Rincontravo: Alberto Caramella, Manuela, Tony, Francesco ... C’è tutta Firenze e anche l’assessore Eugenio Giani ….. E, mentre le onde dei ricordi mi bagnano e mi ribagnano, ecco accarezzare l’udito le poesie del sommo poeta Dante, di Boccaccio,Michelangelo, Lorenzo il Magnifico. Luzi ,Caramella. Il sospiro, il respiro, i toni, le tonalità, i colori, le altezze le modulazioni della voce, il moto del corpo degli attori e delle attrici, quando il tempo e lo spazio sono una cosa sola . Sono l’infinito Io sto piangendo, sto ridendo, sto provando gioia e dolore, amo ed amo. Con te, per te: Alberto dedico un grazie per questa serata con cuore, Tua Carmelina La mia mente, il mio cuore, le mie speranze vivono nell’ INFINITO : d’infinito.

MOSAICO

Tutto accadde in una manciata di ore : una storia che comincia e finisce negli stessi luoghi come se qualcuno ne avesse unito in un percorso ciclico il capo iniziale a quello, almeno per ora conclusivo. I protagonisti ; Persone:Julia, Elio,Emanuela,Veronica,Marilù,Walter..Burri, Bianca,gli Etruschi Animali :4 cani (Vito,Miele, TataTalet), 2 gatti (Niki ,Puccio), Primo tassello. La morte che è parte della vita. Incontrare Julia Bolton Holloway al cimitero detto degli inglesi. la scoperta e l’” ispezione” dell’isola dei morti. ,mi aveva acceso la scintilla, la voglia di conoscere quella splendida Firenze ottocentesca ,salotto interculturale, incredibile, unico, eccezionale, che scoperta ! Secondo tassello . Il colore i colori di Elio Mariucci, ,mi avevano letteralmente conquistata .sogni ? realtà? Definito, infinito, preciso e non compositivo miscuglio crogiolo, conquistata dicevo ora attraverso l’avventura artistica del gruppo più longevo della storia il gruppo 13 X 3 ( così denominato dalla misure della pennellessa che appariva nel loro manifesto ) ora conquistata dalla casa Mariucci dove ogni cosa è sì originalissima, ma anche si inquadra in equilibrio estetico armonioso. Una casa, questa dei Mariucci, Elio ed Emanuela che non conosce confine tra dimora di uso quotidiano e studio dell’artista: le due dimensioni convivendo si amalgamo mirabilmente per parlarti di bellezza e donarti un piacere che poche altre volte ho provato Lo stile anni ’50 dei mobili, dei,lampadari, di una cucina originalissima, da una parte moderna dall’altra anni ‘50., gessi della terra di Lucchesia ceramiche di ogni parte del globo terrestre e stile Deruta, Montelupo, robbiane, modernissimi quadri di Elio degli amici del gruppo 13x3 Pellegrini, Ottaviani, D’Orazio una xilografia di Burri. La lettura di commedie e di poesia in dialetto castigliano… Emanuela che mi introduce alla preziosità della posizione geografica della Città di Castello, incastonata tra Marche, Emilia, Toscana, a Pier della Francesca, Raffaello, alle vicende di Leopoldo e Alice Franchetti, fondatrice del laboratorio della Tela Umbra ( di cui vediamo le meraviglie tessute e volentieri ci intratteniamo con le tessitrici al lavoro) della MONTESCA . Centro educativo internazionale che scorgo dal Belvedere un Santuario attualmente tenuto dai Cappuccini,, che è rimasto nel mio cuore ( santuario che Raffaello dipinse nello Sposalizio della Vergine attualmente a Brera) un panorama di incanto che qui si respira la bellezza delle arcate il gusto dello stile barocco all’interno del presepio che si può ammirare tutto l’anno .la Madonna del Belvedere qui venerata Terzo tassello. A linguaggi nuovi si va aprendo il mio orizzonte per merito di Marilu’ e Walter Cangi che mi conducono ai capannoni industriali dove Alberto Burri ha voluto lasciare le sue sperimentazioni su , per il colore su , per la materia. Protagonista di tutto : la spazialità scienza con l’arte-sperimentazione scientifica e ricerca artistica per un percorso in cui vengono minate le fondamenta dell’arte figurativa. A parlare non è più il segno, la forma , ma l’anima del colore e della materia. Ora quegli essiccatoi del tabacco ( cultura diffusissima a Città di Castello) voluti dipinti , all’esterno , completamente totalmente di nero entrano e si impongono alla mia attenzione, sia per il loro contenuto ( i neri, i bianchi, gli ori i creti ) che per l’odore non più forte, ma piacevole del tabacco che per una collocazione spaziale di grande respiro espressioni artistiche- scientifiche dinamiche che ancora oggi restano provocatorie coinvolgenti anche per me che sono legata ad una visione artistica figurativa ed in modo particolare a quelle del Rinascimento vivendo in “ Florencia”; Quarto tassello. A casa Cangi, luminosissima, immersa nei verdi la conoscenza con i quattro canini e i due gattini . Julia al Cimitero cosiddetto degli Inglesi., Mariucci, Burri il gruppo dei 13 x 3 per la conoscenza nella località del Gioiello , così detto per il sole che illumina questa terra poi la conoscenza di Bianca ,nobile nell’aspetto e nell’agire della quale apprezzerò l’amore per l’arte, appassionata ed amica del pittore Alunni e per il suo senso ironico le piace far vedere il suo “Picasso” che poi svela essere falso. Attraverso Bianca vivrò come in un quadro la raccolta delle cipolle, non delle femmine che nascono sotto terra, ma dei maschi alti sul loro stelo verde che alla sommità mi piace chiamarli così hanno globi stellari. Toccherò con mano del sudore che i lavori della campagna producono condividerò i piaceri della tavola e del dialogo col gruppo dei lavoratori ( tutti che non s’intendono di lavori di campagna )sotto il più grandioso castagno che io abbia mai conosciuto con: Yvonne, Rudy, Marilù, Walter, gli amici di Belluno. La terra, fugacità della vita, che si riafferma alla visita dell’Ipogeo dei Volumni a Ponte San Giovanni (Perugia) Una civiltà lontanissima nel tempo che rivivo sfiorando le duecento urne, penetrando con Sara e Nadia nelle grandi fosse sottoterra quasi al buio per poi risalendo in superficie godere delle bellezze degli ulivi che si ergono su quel terreno, proprietà un tempo dei Baroni Baglioni, Baglioni, la loro potenza a Perugia, la Rocca Paolina quella scala mobile avanguardistica che, penetrando l’antico delle possenti mura della Rocca porta alla luce della vita odierna in Piazza Italia storia e quotidianità -radici e presente insieme come mi affascina ogni volta come la prima volta, anche dentro la Fortezza Paolina c’è il GRANDE NERO di Burri ( scoprirò in seguito la mostra di Romano Boriosi, figlio di uno dei grandi poeti contemporanei Nino Boriosi) e così i ricordi ritornano, i Mariucci, i Cangi, le loro amorose bestioline dagli occhi espressivi dolcissimi, educatissimi, gli Etruschi eternità di tempo e di luoghi, di essere e divenire. millenni indietro, millenni avanti su una linea del tempo dove in poche ore convivono passati, presenti e futuri. Ritorno indietro per capirmi. L’Umanità ,un grande mosaico di tessere infinitamente piccole e nello stesso tempo grandiose in una composizione d’estate dove nulla mancava e nulla era di più. Ritornando a casa, come mi dispiace essermi dimenticata di don Benso Benni, di parlare con lui tanti anni fa collaboravo sul giornale di Città di Castello Frontiera 2000 da lui diretto cominciava così l’avventura giornalistica che ancora prosegue e tra la posta la sorpresa di trovare il volume “Pulizia” o del percezionismo di Alberto Caramella, finito di stampare, guarda caso, presso Gestioni Grafiche ,Città di Castello nella serie Passigli, Poesia Testi ,scelti da Mario Luzi. Nella tecnica della scrittura di questo Diario mi sono ispirata ai cicli di Alberto Burri ancora una volta l’arte si era confermata quella cosa meravigliosa che getta ponti per unire anime, luoghi tempi , che spalanca porte per spronarti ad andare verso l’inesplorato e l ‘inesplorabile. Tracce, solchi, radici, semplicità dell’essere e del divenire. chissà quale colore di noi resterà ? Tutto è un divenire e solo l’Amore che resterà a parlare. Amore che fa nascere e vivere esseri umani ,animali, piante, ogni più piccola cosa dell’Universo stellare ed oltre. Un sasso ... una stella Carmelina con Amore a tutti Voi ( Quante cose ancora mi restano da capire!)

TRENO GALILEO

In braccio a MORFEO
da Parigi a Firenze col treno “Galileo”


Cara mia nuova amica parigina,
dopo sbocciata questa nostra
gradevole amicizia , fortuna vuole che davvero ci incontriamo
per conoscerci e scambiarci il”tu”.Io conoscerò il tuo sorriso.
tu vedrai il mio e insieme vedrai questa Firenze con tutti i suoi
colori, rumori e odori .

Opera questo miracolo un treno notturno battezzato “Galilei”
che parte da Parigi alle 19 e 27 a giunge a Firenze alle 9.01.
Avremo disponibile tutta la giornata e la sera stessa potrai
risalire sullo stesso “Galilei” e dormirvi placidamente,
Ma se lo gradisci altro miracolo può attenderti nelle prossime
settimane
Ogni Giovedì , per iniziativa della ARTESIA di cui ti offro il
programma e dei Musei di Firenze, quel viaggio si inizia con
una festa.
Dopo la cena , dalle ore 20.30 alle 23.00 - mentre il treno attra-
versa Digione e compie una fermata alle 22.41. – i passeggeri
francesi diretti a Firenze hanno l’opportunità di prender parte ad
un itinerario dedicato alla scoperta e all’approfondimento di alcuni
musei fiorentini
Veri e propri tesori dell’arte della città sono racchiusi nel Museo
dell’Opera diSanta Maria del Fiore, nel Museo dell’Opificio delle
Pietre Dure e a Palazzo Medici Riccardi..
Per oltre due ore avrai queste visioni commentate da un accompa-
gnatore ed il sonno seguente sarà ancora riposante
Ti posso dunque aspettare ?

Le notizie che non posso ancora darti
Di quante carrozze è composto il treno e di quanti letti dispone
di quanti tavoli dispone la vettura ristorante e se i pasti si offrono
in più serie.
Se quando il treno è molto affollato, c’è un sanitario a bordo.

MONTEFALCONE

MONTEFALCONE

( storia, ambiente e territorio)


Tre comuni in Italia portano il nome di Montefalcone
Uno ad Ascoli Piceno, uno a Benevento,uno a Campobasso.
E’ un nome che offre immagini agli studiosi di araldica.
Tutt’altro per i cultori del paesaggio e delle scienze naturali.
Esso designa una vasta riserva naturale nel Comune di Ca-
stelfranco di Sotto nella provincia di Pisa.
Ne dà atto un illustrato volume del Corpo Forestale dello Stato
Ne è principale ideatore il dott.Fabio Cappelli con un qualificato
gruppo di competenti autori.
Dopo aver fornito le notizie generali ( la superficie di questo parco
è di 503 ettari e la sua ubicazione si trova tra Castelfranco di Sotto
ed Altopascio e nel suo interno contiene a scopo didattico un Centro
Visitatori ) il volume svolge la materia in sette monografie.tutte in-
tigrate da illustrazioni ed una bibliografia
Il clima.
Morfologia e geologia.
Utilizzazione del bosco e trasformazione del paesaggio.
La gestione forestale
La fauna
Il Matsucoccus feytaudi ,una cocciniglia inquinante
Montefalcone nel 1944 : brasiliani e polveriera
--
Il volume di largo formato ( 20 per 30 cm,) compare tra le
nuove acquisizioni della nostra Biblioteca dell’Isolotto
“Luciano Gori” di Firenze e sta fra i testi di consultazione

Carmelina Rotundo.

A MONTELUPO

UNA VISITA IN PRIVATO
TRA I VASI DI MONTELUPO

La signora direttrice insiste . dovrei andare a Montelupo per trovare
notizie interessanti per l’arte e per la cronaca..
Questo paese lo attraversai. molte volte nel percorso da Empoli
a Firenze, senza aver tempo di trattenermi .Sta alla confluenza del
fiume Pesa nell’Arno sulla riva sinistra.
.Era ed è illustre per la sua stessa storia.
Venne fondato dai fiorentini nel 1203 per fronteggiare minacciosamente
il castello pistoiese di Capraia ,sulla riva destra e da questo il suo stesso
nome “per distruggere questa capra non ci vuole che un lupo “
Il più grave avvenimento di cui il luogo rimase vittima fu il furibondo sac-
cheggio perpetrato nel i325 dal nemico di Firenze Castruccio Castracani.
I contrasti fra piccoli territori in Toscana sono notissimi anche nelle
poesie , basta ricordare il poemetto su un paesello delle vicinanze ,
“ Il Malmantile riacquistato”di Lorenzo Lippi.
Ma tra Montelupo e Capraia non sono avvenute battaglie , forse solo
qualche rivalità per gli amori di donne o per affari di bottega. Tutta
brava gente operosa nella sua attività preferita : l’ impiego di una ot-
tima argilla locale per la produzione della ceramica.
Un parallelo con un’altra cittadina toscana . Coreglia Antelminelli dove
invece, per le figurine diffuse in tutto il mondo ,si lavorò il gesso.
Queste erano le semplici notizie da manuale, sino a quando tra i libri
di un mio conoscente, ho rinvenuto questo volume :
La maiolica di Montelupo
Scavo di uno scarico di fornace ,
E’ una pubblicazione che risale al 1977, venticinque anni addietro, cura-
ta da una tipografia “Rinascita” del luogo.
Appunto allora era stata a aperta una Mostra di maioliche da scavo orga-
nizzata dall’Amministrazione Comunale e a cura di Vincenzo Vannini.
Fu una manifestazione molto animata . Vi presero parte tre sovrintendenti
ai beni artistici e storici delle provincie toscane convocati dal sindaco di Mon-
telupo di allora. Luigi Ballotti.
Appunto questo volume,dopo una presentazione del professore Guglielmo
Maetzke. contiene tra l’altro una estesa monografia su La maiolica nella
cultura materiale valdarnese. In più segue un catalogo delle ceramiche rin
-venute negli scavi con cinquanta riproduzioni fotografiche commentate.
Un semplice privato non può fare a meno di chiedersi quanto sia avvenuto
nel corso di questi venticinque anni tra questa maioliche e si accentua la
tentazione di andare a vedere, e rispondere all’invito ricevuto.
Per l’aggiornamento compio un giro d’orizzonte e interpello qualche guida
turistica e lo stesso “ Interfree “ dell’ Internet ( 234 risultati !)
Anche nei dintorni è interessante una famosa villa medicea , la Ambrogiana
concepita da Bernardo Buontalenti con quattro torri angolari. Anche nel suo
interno vi avevano lavorato i ceramisti , più tardi –prima di diventare sede
di in manicomio criminale – vi dimorarono dei timoratissimi frati che si sba-
razzarono di numerose maioliche troppo licenziose gettandolo nel fiume ed
anche questa fu una occasione per il felice ricupero..
Non mi rimane che organizzarmi per questa visita che mi sa molto di esplora
zione. Dovrei superare anche le mie precarie condizioni di salute e per il mio viaggio prendo una decisione coraggiosa, ma anche di lusso : a Montelupo mi faccio accompagnare su una auto pubblica : un “TAXI”.!
So per esperienza che anche tra i “tassisti” si incontrano delle persone colte
per i maturati rapporti con altre categorie di turisti benestanti. Ed io ho ap-
punto la fortuna di visitare Montelupo con una guida molto affabile.
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20 Giugno 2002
Sono a Montelupo !
Molte sapevo ma non immaginavo una sorpresa . oggi e per tutta la settimana
qui si celebra l’annuale festival della ceramica, dopo che il 21 Marzo si festeg-
gia “ Montelupo in fiore” e il 18 Aprile “ Montelupo antiquariato “,
Dice un comunicato “i visitatori potranno vedere all’opera i maestri montelupini
decoratori e tornianti capaci di dar vita con un po’ d’acqua e d’argilla a dei veri
e propri pezzi d’arte… La cucina toscana sarà degnamente rappresentata nelle
osterie E’ bello profittarne. Intanto ,aggirandomi per le vie, trovo il nome di Via
Barto-lomeo Sinibaldi, nome di battesimo del grande scultore del 1500 ,conosciuto
nel mondo dell’arte come Baccio da Montelupo,
Appunto in questa via al numero 74 ha sede l’Ufficio turistico del Comune a cui
piu tardi mi rivolgerò per avere programmi e stampati.
Consultando l’elenco telefonico ,altra sorpresa . Molte decine sono le imprese di
produzione di ceramiche e della loro importanza economica è prova la preenza
nel luogo di una decina di sportelli bancari. Tra le scuole pubbliche esiste
anche una scuola professionale per ceramisti.
Ma la meta prefissami dalla mia direttrice è un’altra e più importante
visitare il MUSEO ARCHEOLOGICO DELLA CERAMICA DI MONTELUPO.
Questo museo che ha sede nello storico palazzo del Podestà in via venti set.
tembre è il risultato di una campagna sistematica di scavi,a partire dal 1979
dopo che fu scoperto il cosiddetto Pozzo dei lavatoi nel quale furono rinve
-nuti 300 esemplari ceramici.
Nel primo e nel secondo piano è esposta la produzione ceramica di Monelupo
dalle sue origini sino a tutto il XVIII secolo.. Annessa è una sezione didattico-
introduttiva. Qui io imparo anche i vari nomi delle decorazioni :a reticolo punti
nato,embricaziioni,grottesche, blù graffito,ovali e rombi a porcellana eAmmiro
poi tanti stemmi delle famiglie che commissionarono lavori.
Trovo interessante anche la distinzione tra produzione “ colta” ( come i vasi
da farmacia e speciali pavimenti in ceramica )e la produzione “popolare” con
la raffigurazione di maschere ed eroi.appunto come avevo visto tra le figurine
di Coreglia.
A visitare tutto ho impiegato un paio d’ore
E piacevole ritornare fra la gente e accomodarsi in un luogo di ristoro.
Mi lusinga anche l’offerta di questi artisti di comporre una ceramica per la
ma casa in campagna . Accanto al nostro focolare appoggerei una lastra
con questo motto dei clerici vagantes di Praga.
BEATUS ILLE HOMO QUI SEDET IN SUA DOMO
ET SEDET AD FORNACEM ET HABET BONAM PACEM

Non voglio neppure ignorare il proverbio
.Da Montelupo si vede Capraia.
Dio fa gli uomini e donne e poi li appaia,

Come mi piacerebbe rinvenire tra gli abitanti di Montelupo qualche
bellissima coppia , magari di sposi nelle nozze d’oro !

MICHELUCCI

MICHELUCCI
Grande,austera ma non troppo, isolata casa di campagna,mi appare all’entrata la
FONDAZIONE GIOVANNI MICHELUCCI
alla quale approdavo per la prima volta,grazie alla gentilezza e disponibilità del personale :
due doti a cui ben presto se ne aggiungono altre : sensibilità e professionalità davvero en-.
comiabilissime..
Vi approdavo,dicevo, in una radiosa giornata del Maggio 2005 ed in una occasione che
doveva rivelarsi anch’essa superlativa,veramente interessante ed importante .
La presentazione del Progetto di restauro del giardino di villa IL ROSETO.
All’ entrata nella Fondazione tutto si colora di forme e di spazi e vengo toccata dalla bellezza dei dipinti che mi rivelano una nota di femminilità
Gli spazi, le forme .i colori. , le luci in questa casa parlano di genio e di famigliarità, di creazione
e di fatti di ogni giorno Qui tutto vive di Eloisa Pacini e di Giovanni Michelucci : quadri, libri,di-
segni,foto, modelli delle grandi strutture architettoniche realizzate da Giovanni ci parlano, ci ri- mandano con il pensiero a loro due ..i quadri incantano per la bellezza cromatica della natura qui dipinta e ,soffermandomi sul terrazzo il tempo che si ferma su un paesaggio mozzafiato dalle mille e più tonalità di verdi : Vengo avvolta nel profumo di rose in piena rigogliosa fioritura ora rosso fuoco ,ora gialle,bianche mi colpiscono strani fiori rosa violetti disposti a grappoli , mi viene detto che questo fiore si chiama la “ballerina rosa”…
Lo sguardo ritorna ai verdi di ulivi,l’albero della pace, ai verdi scuri di cipressi che come obelischi si innalzano verso il cielo e oltre quei verdi volutamente,non l’avevo cercata subito,Firenze la bellissima con la distesa dei coppi vicini e lontani dal caldi colori del cotto accanto al cielo …..
I pensieri volano ai coniugi Michelucci. alla pienezza di vivere in questo luogo, in questa lingua di
terra, in questa casa sospesa tra la terra e il cielo,tra il giardino delle rose di cui conoscerò attraverso
la presentazione dall’Associazione culturale” Paesaggi e Giardini” la storia lunga 70 anni e ben documentata dal 1959 in poi dagli stessi Michelucci che da allora qui vissero..Un rispettoso ricu-
pero della storia e delle sue contemporaneità il progetto di restauro perché il giardino sia ancora
godibile nella sua essenza di profumi, colori, purezza di forme, note di musicalità : sono le radici a permettere ai tronchi ed agli steli di crescere sani e robusti di portare quelle leggiadrie di petali,di foglie e di frutti di ogni specie e forma perché la Natura parli ancora a tutti gli uomini di buona volontà
Tra i miracoli d’amore più belli,una nascita,un giardino,un fiore….
UN FIORE
Puoi disperdere tutti i suoi petali
nel vento e poi,
calpestarli.
Che tu lo voglia o no,
un fiore avrà sempre la forza
di rinascere.
Ho rubato il mio bocciolo di rosa
Il cielo sopra di noi
il cielo e poi le stelle
e poi il mare
e poi una scala di legno
uno. due tre pioli
quattro,cinque..e al sei
oltre il muretto un bocciolo di rosa
Lo guardo,.lo colgo
e discendo dal sei, giù sino a terra,.
Anch’io ho rubato il mio bocciolo di rosa
alla vita che scorre--- Carmelina Rotundo

MEUCCI

MEUCCITER ( pag. 7) STORROW Allora siete uno scienziato. Ma.guarda, non ce ne siamo mai accorti -- LEMMI Mi oppongo,Vostro onore,l’avvocato Storrow fa apprez- zamenti sui mio cliente. WALLACE Obiezione accolta. Andate avanti avvocato Storrow. STORROW Che studi avete fatto ? MEUCCI Le Belle Arti a Firenze ; poi ho letto tanti libri,forse più di voi e mi sono fatto una cultura senza essere professore. STORROW Voi avete fatto degli strani esperimenti sulle persone. Non è vero. signor Meucci ? MEUCCI Certamente . E fu così che arrivai al telefono… STORROW Quindi ammettete di esservi arrivato per caso. MEUCCI Non ho detto questo. Ma insomma mi lasciate parlare o no ? LEMMI Vostro onore . l’avvocato Storrow cerca di far fare al mio cliente affermazioni che egli neppure sogna. WALLACE Avvocato Storrow.lasciate parlare il signor Meucci STORROW Parlate dunque. MEUCCI Io ho inventato il telefono quando stavo ancora a Firenze Fu al teatro della Pergola che cominciai gli esperimenti on due imbuti e una corda tesa che calavo dalla graticcia al palcoscenico. Lo stesso feci anni dopo al teatro dell’Ope- ra all’Avana, poi, applicando l’elettricità, quindi usando bat- terie , fili di rame e magneti sono riuscito a sentire la paro- la a distanza..La parola umana, capite avvocato ? STORROW Voi all’Avana avete fabbricato un dispositivo per la elettro- terapia: Trasmettere la voce con l’elettricità significa tra- sformare la voce in impulsi elettrici che poi si trasformano nuovamente in voce.,Voi siete dentro ai due tubi con la corda tesa. imbuti nei quali successivamente avete inserito una membrana animale,mentre avreste dovuto inserire una membrana metallica. MEUCCI Ma questo è il colmo. Avvocato,volete impartirmi una lezio- ne di fisica ?Siete forse uno scienziato come Edison ? Solo lui può darmi lezioni. STORROW Non scomodate Edison: Tutto questo per dirvi che a Cuba avete costruito apparecchi per la terapia elettrica contro i dolori ,ma non allo scopo di trasmettere la parola. LEMMI Mi oppongo WALLACE Obbiezione respinta LEMMI

MEUCCI L'INVENTORE

MEUCCI Quando il laboratorio della FIORENTINITA’ dà eccelsi frutti.
.
L’undici Giugno 2002 il Congresso americano approva una clamorosa risoluzione:
E’ ANTONIO MEUCCI l’inventore del telefono.
Il 25 Giugno 2003 nello stesso salone dei Dugento nel Palazzo Vecchio a Firenze viene presentata la ristampa del libro scritto dal giornalista Franco Capelvenere : Meucci,l’uomo che ha inventato il telefono.Editrice dell’opera la Vallecchi.da sempre legata a Firenze.
Una pagina di storia viene riscritta,ponendo fine ad una ingiustizia durata 113 anni.
Antonio Meucci moriva infatti il 18 Ottobre i889 a Staten Island senza vedere riconosciuto il merito del suo lavoro. Attraverso questo libro presentato dall’assessore Eugenio Giani, assessore alle relazioni internazionali e tradizioni fiorentine.dal prof. Cosimo Ceccuti.presidente della Fondazione Nuova Antologia
dai presidenti dell’Associazione Toscana-USA onorevole Sergio Pezzati, Lynn Wiechmann dallo storico prof.Zeffiro Ciufoletti ,docente di storia sociale delle comunicazioni all’Università di Firenze,
dr.Umberto Croppi direttore editoriale della Vallecchi , si può ripercorrere la biografia del Meucci che lavora a Firenze al teatro La Pergola del suo matrimonio con la sartina. dell’ avventura felice a Cuba nel teatro dell’Avana,,per poi , in seguito all’incendio che ridusse in cenere il teatro approdare in America.
… Uno stile questo del giornalista Capelvenere, siciliano di nascita e fiorentino d’adozione che ti
porta dentro la storia e la storia diventa vita e la vita storia.
Alla ristampa del volume seguiranno varie iniziative : apposizione di una lapide in Santa Croce, presentazione di una mostra ( curata dal prof.Paolo Galluzzi) al Museo di Storia delle Scienze
dedicata alla scoperta di Antonio Meucci ( mostra che sarà trasferita in America) il ricupero di un filmato
del 1970 (interprete Paolo Stoppa) sulla vita di Antonio Meucci.
Una invenzione la sua che ha rivoluzionato il modo di vivere e di rapportarsi
la necessità di sentire e sentirsi vicini il personale e il collettivo insieme ed unici
Oggi potremmo più vivere senza il telefono ? Questa geniale invenzione di Meucci ha rivoluzionato tutta
la nostra vita , sia affettiva, sia economica e culturale.
intervento
Dovendo rimandare la lettura ad altro giorno,ho preso visione della bibliografia
nelle due pagine 261 e 262Sarebbe stato interessante trovare in quali grandi enciclopedie italiane ed estereil Meucci sia diffusamente ricordato.Interessa anche verificare la popolarità di Meucci . quante città hanno dedicato a luiuna via ? SI : Bari Bologna Catania Firenze Genova Milano Roma Torino ,Trieste
e quante altre minori ? (Una ricerca da fare)
In tali vie può abitare una persona colta più disposta a conoscere la vita romanzata del Meucci.
Inoltre in Italia esistono 1576 abbonati al telefono di cognome Meucci.
Quante copie sono state stampate di questo volume ? Essendo venduto a 18 € ,la vendita
di quante copie è necessaria per coprire le spese di stampa ?
I miei complimenti a Franco Capelvenere.
A ben proseguire
Oltre alla biografia di Meucci, resta da ricordare la storia del telefono
C’è un sonetto sul telefono del poeta Giovanni Bertacchi ( Parla un uomo al telefono …)
Barzellette sul telefono
( Dal volume “Stupidario telefonico )
Il professore distratto e la governante stupida
Il professore si accorge di avere smarrito le chiavi di casa e telefona a casa sua.
Risponde la governante :” Chi è ?” _- “ Il professore “
- “ Il professore non c’è . Torna a mezzodì, (non ne ha riconosciuta la voce )
E il professore .” va bene, aspetterò”
Ma a mezzogiorno la governante sarà uscita. E le chiavi ?
In questo caso ,in tempi passati, dicevamo che il professore ha il numero 610
SEI UNO ZERO !
Al telefono : C’è CECE’ ? CEC.,E’ ,CECE’ ? CECE’…. NON CE’ ! Insomma C’è o non c’è ?
ha detto che non c’ è !

ANTONIO MEUCCI raccontato da Piero Bargellini.


Antonio Meucci,inventore,nato a Firenze nel 1808, morto negli Stati Uniti nel 1889
Giovanissimo,fu assunto come custode per la verifica dei passaporti ad una delle porte della città
Rimase per poco tempo in questo incarico,perché l’impresario Alessandro Lunari l’accolse come attrezzista teatrale,prima al teatro della Pergola,poi a quello della Quarconia in Via de’ Cimatori.
Poco dopo il matrimonio con Ester Mochi,sarta di teatro,ottenne una scrittura per l’Avana.Dall’Avana
dopo una serie di vicissitudini,si trasferì a Nuova York,dove tentò un’attività commerciale;birra,cande
le, pianoforti. Nella sua fabbrica di candele accolse come amico e collaboratore Giuseppe Garibaldi. e
vi furono ospiti molti proscritti italiani : Negretti,Bovi,Avezzani,Quirico Filopanti.
Scrive Garibaldi “Antonio Meucci si decise a stabilire una fabbrica di candele e mi offrì di aiutarlo nel
suo stabilimento , Detto ,fatto., Lavorai per alcuni mesi col Meucci il quale non mi trattò come un lavorante qualunque,ma come uno della famiglia ,con molta amorevolezza “
E ancora,in una lettera ad Eliodoro Specchi,tenente colonnello garibaldino :Fortuna che è venuta a Meucci l’idea di far candele e ne facciamo delle bellissime, Passo il mio tempo a fare lucignoli e a maneggiare sego egregiamente
Anche in mezzo alle numerose disavventure commerciali,Meucci non trascurò mai di dedicarsi agli studi di fisica.. La mancanza di una vera e propria preparazione scientifica fu largamente compensata da una prodigiosa intuizione che gli permise nel 1831 di costruire un apparecchio per parlare a distanza.
Questo apparecchio, il telefono,fu dall’inventore presentato alla New York District Telegraph Company
e nel 1871 al Patent Office di Washington.
Il 14 Febbraio 1876 lo scozzese Graham Bell fece domanda di un brevetto per un sistema di telefono. ; ne derivò una questione di priorità che fu risolta dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nel senso che al telefono
di Bell si doveva dare il nome di telefono di Meucci.

La casa natale di Antonio Meucci fu identificata,nel 1939,dopo una serie di ricerche di archivio con il n. 44
di Via dei Serragli, che nel 1808 faceva parte di Via Chiara e portava il numero 2722.

Oggi,in Via Pellicceria, sul Palazzo delle Poste,una lapide lo ricorda con queste parole :
ANTONIO MEUCCI
INVENTORE DEL TELEFONO
MORI’ NEL MDCCCLXXX IX
IN TERRA STRANIERA
POVERO E DEPREDATO DEI SUOI DIRITTI
L’ ITALIA DI VITTORIO VENETO
E LA SUA FIRENZE
NE RICORDANO CON MATERNO
ORGOGLIO LA SUA GLORIA.

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L’ASSOCIAZIONE ITALIANA
PER IL CULTO DELLE MEMORIE NAZIONALI
POSE IL XV GIUGNO MCMXXIV RIPENSAMENTO

Più che parlare dell’opera di Meucci,visto che è già assai popolare,
sarebbe opportuno valorizzare la fatica del sig.Capelvenere.
Tutto il testo del libro, nei suoi venti capitoli andrebbe illustrato,,,per indurne
alla lettura.
Non si sa se le spese della sua stampa siano state ripagate dalla vendita
ai privati,
Fra tutti questi bravi signori che sono comparsi,con nome e cognome nel salone
dei dugento il 25 Giugno e avrebbero dovuto contribuire con loro parole
ne mancava forse uno.
A Firenze, infatti in via di Scandicci, esiste un ISTITUTO TECNICO ANTONIO MEUCCI
il cui preside dovrebbe essere il meglio informato sull’ argomento.

POESIE A GROSSETO

LE CORSE DEI COLORI DEI FIORI
sulle mura a Grosseto
Luglio 1983

Gialli,rossi,viola
le alte palme
i grandi .profumi dei fiori
Il sole che gioca a nascondino
dietro fronde di alberi che
dolcemente si muovono
al vento
Il vento,il cielo,la ghiaia
panchine di pietra,due piccioni sul
palo della luce guardano in alto.
Una cassettina di pietra col tetto
a capanna e i tavolini verde chiaro
disseminati
tra il prato
giallo verde bianco di granite

A GROSSETO
( convento di S.. Francesco)
Una palma
contro il cemento
per terra ancora
mucchi di foglie
piccole ,gialle e
dietro, la chiesa
del Santo Francesco.
Una visione metallica
di automobili in
sosta,tante
se le foglie potessero
dire


CONVENTO DI SAN FRANCESCO ( a Grosseto, Luglio 1983)
La calma
sporgenze di tetti
comignoli rossi
finestrelle piccole,
Un cinguettio frequente
gerani.
Il chiostro è al centro
il pozzo senese della “Bufala
La calma
un selciato grigio
piccoli mattoni rossi
un fraticello raccoglie
dei fiori.,
Il Chiostro e fuori,
la piazza che pulsa
a battiti metallici di una ,sessanta
automobili in sosta
SULLE MURA
LA VITA
( a Grosseto, Luglio 1983)”
. Una coppia : l’affetto
3 vecchi : la calma
Uno studente : la voglia di conoscere
una mamma : l’amore
un bambino la gioia di vivere
e la terra
che profuma
z di fiori.
ANGELO BIONDO
Dipingo tra le dita
le chiome più bionde
l’ azzurro di una maglietta
più chiara
i suoi occhi di festa,.
D’estate si sa
che gli angeli biondi
scendono sempre
a giocare coi bimbi


QUESTA TERRA ( Luglio 1983)

Questa terra
porto di vento
e di mare
distese di girasoli
e di pini
approdo di gabbiani
e di rondini..

Questa terra
sede di torri
e di castelli
regno di cinghiali
e di cavalli
bellezze di parchi
e di paludi

Questa Maremma
di odori
e di sapori
di colori
e di sudori
nacque con cuore.


SCHERZI DI VENTO

Si muove ondeggiando
le foglie scomposte
Si ferma un momento
poi di nuovo scompone le foglie
Che fresco questo profumo di vento.


C a r m e l i n a

MARIUCCI

MARIUCCI


Uscire fuori dai limiti trasgredendo
particolarmente meticoloso
ossessionatamente preciso
sconvolgendo l’ordine
sezionandomi per capire me stesso
seguendo una tecnica mistica
acrilico olio pastello matita.

Mosaico
Li avevo visti solo una volta i mosaici di Ravenna,ma ancora come se li avessi davanti agli occhi
mi erano restati nel cuore per quella luminosità,, quel qualcosa di magico,di indefinito che solo l’anima-
sa e mosaico voglio intitolare questo percorso che mi ha portato da Elio Mariucci,da Marilù e Walter Can-
gi a Città di Castello ;una cittadina incastonata come gioiello in una posizione geografica che nell’al-
largare i confini ad orizzonti infiniti,vicino alla Toscana, alle Marche,all’Emilia Romagna,Pier della France-
sca a San Sepolcro,il mare di Fano,a portata di mano, Michelangelo a Caprese-
Un gioiello prezioso ,Città di Castello,conosciuta in superficie al tempo di Fiorina Genovese che qui lavorava al CIM in una dimensione al tempo di un’altra vita quando la gioventù è forte e libera e si pen-
sa di conquistare il mondo realizzando un mosaico d’oro.
Si può vivere in altezza o in abissi, dare cittadinanza alla tristezza profonda o,volare verso giornate
splendenti e ancora coloratissime e più .
Erano tentativi ancora una volta per ripararmi dalle tempeste della vertiginosa caduta in abissi che avrei dovuto affrontare una volta o l’altra. ?
Ma l’incontro con il colore di Elio Mariucci apparteneva ai voli,ridava vigore alle ali contaminate dalla pesantezza del vivere di questo momento,
“ Quando ha cominciato a dipingere ?”
“ L’ho sempre fatto, .. in prima elementare,prima che iniziassi a frequentare la scuola, mia zia e mia cugina mi regalarono un astuccio con la ZIP,da una parte i colori, dall’altra le penne
L’ho aperto ed ho deciso ! Ho deciso che sarei diventato un pittore ho provato la netta sensazione, “
Orfano di entrambi i genitori , il piccolo Elio fu affidato alle cure della zia e delle cugine
Si dedica alla pittura che lo consola.lo fa sentire se stesso, allora dipinge in una soffitta,anche se la
soffitta è spaventosa anche se c’erano i topi.
Per un percorso di ricerca, contraddistinto da ordine e disordine da passi in avanti e ritorni indietro
Mariucci riesce a fare una mostra E’ il 1977 quando i suoi,lavori sono presentati nella Sala d’arte e
di cultura, poi alla Galleria art 2 al Pozzo.
Risale intanto agli anni ‘66 la grande avventura.
“ Eravamo un gruppo di pittori che giostrava nei locali della art.2
di Ottaviani ,quasi un salotto Il gruppo inizialmente formato da 7. che si ridurrà a 5 persone assume il
nome 13 x 3 stampando il proprio manifesto “La pennellessa” ( le misure di questo strumento di la-
voro sono proprio 13 X 3 )
Dalle prime mostre a Todi iniziano le peripezie
La sala assegnata al gruppo doveva essere quella delle Pietre.
Siamo partiti con il Camion pieno di quadri,ma all’arrivo quella sala è già occupata dal gruppo speleologico
.Dopo il primo momento di sbandamento e tristezza il gruppo si scuote ed Ottaviani ,vedendo Piero d’Ora- zio attraversare la piazza decide. nonostante tutti cercassero di trattenerlo di parlare con lui.
D’ Orazio prende a cuore i problemi del gruppo 13 X 3 e si interessa presso l’avvocato Berlinghieri che si
occupava di mostre perché intercedesse presso il Sindaco ed in men che non si dica la Mostra può essere inaugurata nella Sala Consigliare che ha lo stesso balcone di quello delle Pietre.
Gli ardimentosi ricevono,l’onore di venir presentati dallo stesso Piero d’Orazio,
La giornata proseguirà in una trattoria di Orvieto ed alle 17 a casa d’Orazio,un convento del 1200 arricchito con quadri di Picasso , Severini con foto di Ungaretti e ..
…e sarà sempre D’Orazio ad incontrare i magnifici 7 a scrivere una dedica nel libro delle firme degli ospiti ! Un sogno che si sta avverando
La gioia del gruppo è grande, così la riconoscenza ,tanto che per il Natale 1978 i pittori ritornano dal grande artista che così benevolmente li aveva aiutati con in dono il manifesto della Pennellessa ,un no-
bile gesto ricambiato con magnanimità da Piero che ad ognuno dona una serigrafia da lui personalmente
dedicata,
I ricordi narrati da Elio corrono sul filo delle parole e sono arricchiti da immagini e foto di persone co-
nociute per questo percorso . Lattuada ,Enzo Siciliano:, un bravissimo poeta cubano Carlo Fanqui,diretto
-re del Guggenheim di New York e dai ,lavori realizzati da Elio che vanno creando una splendida
opera scenografica intorno a noi. Siamo nel colore.
Il gruppo,purtroppo ,causa la morte prima del giovane Pellegrini e poi di Ottaviani comincerà a sfaldarsi
Di Pellegrini Mariucci dice, “Era geniale.il più intelligente, l’anima colta del gruppo”.
Tra le mostre,tutte ugualmente importanti perché occasione di dialogo e di confronto, la partecipazione
alla Biennale di Milano. a Francoforte grazie al prof. Sanna vendemmo molti quadri.
Le vicissitudini umane prenderanno il sopravvento, prima in maniera positiva cementando l’amicizia tra
loro sette tutti i Mercoledì il gruppo si riunisce per discutere e progettare in periodo magico positivo in cui
però non mancano i lati negativi “ far parte di un gruppo vuol dire saperci stare, rinunciare anche a qualco sa di tuo.” Il progetto che ne viene fuori non è completamente come volevi tu e camminare insieme talvolta
non è facile.; i movimenti,possono anche diventare elefantiaci.
Intraprendenza,, opportunità incredibilmente vengono frustrate. Percorso avventurosamente ricco di altezze
e di abissi . questo del gruppo 13 X 3 che dopo la morte anche di Ottaviani si disgrega.
Mariucci continua ad amare la pittura che considera reliquia troppo importante per diventare un lavoro di tutti i giorni “ Mi ci rifugio - afferma - quando ho bisogno. per me è come ritornare nell’utero materno,
nella pancia della mamma, come si sta bene ! Sto bene quando dipingo; per questo la pittura non va inquinata -con le cose di tutti i giorni “
Elio sente la necessità di lavorare con altre tecniche e dal 1977 sino all’80 fa il tipografo ,anche se si trova -ad incontrare difficoltà di incomprensione col proprietario. Lasciata la tipografia si dedica a lucidare mobili, poi piano,piano fa i primi restauri per incanalarsi nella costruzione di mobili,manipolando
materiali antichi, lavorando per antiquari applicando varie tecniche
Per questa strada arriva a proporre mobili a strisce , le maniglie una diversa dall’altra un lavoro in più con
risalita in qualche riscontro benevolo,
La pittura è il grande rifugio di Mariucci del quale ben presto scoprirò l’altro grande amore
il Teatro .
Fin da ragazzino Elio fa teatro in parrocchia e ben presto diviene Capocomico di diverse compagnie di
amici Dopo essersi sposato con Emanuela , una meravigliosa donna che condivide con lui ogni piccola e grande gioia,ogni affanno ed interesse- comincia a radunare ragazzi della zona. nel 1974 mette insieme gio-
vani a non giovani del Santuario di Santa Maria del Belvedere caduto in totale abbandono.Da parte di lui c’è la volontà di ricompattare il tessuto sociale e la festa di Belvedere è un vero successo con le lotterie il
ballo, gli stands gastronomici -, i ricuperati giochi popolari, come il tiro alla fionda,il tiro ai baratto-li coinvolgendo nonni e nipotini, famiglie intere ed alla rappresentazione teatrale il compito di chiudere la festa.
Varie le compagnie invitate finchè ad Elio viene in mente di fare una compagnia della gente del posto.
Andava a cercare persone e , nonostante difficoltà ed arrabbiature, creava nel 1983 la Compagnia dei
“ Lampeggianti”
Il teatro di Città di Castello ha la Compagnia degli “Illuminati” ed in benevola contrapposizione il nome dei
“Lampeggianti” sembrava adatto al caso. Affine a questa compagnia c’era quella della Gramigna,
Una volta diventati adulti i giovani si fondono con i ragazzi,lavorando insieme.
Le prove si svolgono in una sala multifunzionale, Ci sono state anche delle difficoltà che all’inizio sembra-
vano insormontabili. -----
C’è stato un periodo in cui venivamo sempre disturbati da un gruppo di giovani che non trovavano da fare di meglio che bussare insistentemente ,sembrava che niente potesse farli smettere finchè Elio prese la decisione di aprire all’improvviso la porta invitandoli a vedere le prove. Spiazzati dall’inaspettato com-
portamento non solo si sono messi tutti a sedere assistendo alle prove, anzi mi hanno chiesto di partecipare
di recitare con gli altri”
Proprio mentre lo seguo nell’ appassionato racconto, alzo lo sguardo per trovare di fronte agli occhi un qua-
dro nel quale mi piace perdermi con lo sguardo : è il bozzetto del grande lavoro realizzato per la Chiesa
della Madonna del Latte 13 X 3 metri realizzato nel 1983 intitolato Cielo .Acqua.Terra.
Scoprirò di lì a poco un libro dove Elio va annotando i titoli ; sfiorato da un sussurro dei suoi quadri
Smarrirsi nel chiarore
Soffio d’angelo
Contemplazione
I Colori del vento
Scivolare nel blù
Madre Terra.
Scelto il titolo, Mariucci realizza una serie di bozzetti , alcuni me li sta mostrando assieme ai quadri
dove affiora un continuo lavorìo “ io sogno di tornare indietro per andare avanti “.
Ora che li ho intorno a me molti dei suoi quadri anch’io entro dentro il colore prima dato con spazi definiti
tante “ celle” ( le chiama Elio) poi sconvolgendo tutto far sì che il colore entri nel colore, colore sul colore
alla ricerca della,libertà. Il mio nei suoi colori,solo con i suoi colori per rituffarmi nella piacevolissima let-
tura di altri titoli
Una caleidoscopica Notte Umbra
A volo radente
Sfiorato da luce trasversale
Un angelo mi salverà
Diabolicamente magico
Il colore dei sogni
Quasi alba
Fuoco Santo
Fulmine e mi viene spontaneo chiedergli i nomi dei cinque del gruppo
Piero Pellegrini
Corrado Ottaviani
Gino Meoni
Gabrio Rossi
Elio Mariucci

L’atmosfera di quel gruppo di artisti
l’atmosfera del teatro
essere con gli altri.agire con gli altri.ricercare se stessi essere se stessi
una forza interiore ,se crederete smuoverete le montagne.

DESIDERIO
Diventare pittore dei colori
Colorare la gioia,la paura.
Raccontare dell’alba e del tramonto
Limiti : .infinito
Eternità momento
Essere qui nello studio di Elio Mariucci
Sentire il colore., i colori dentro
Nell’anima e nel corpo
Urlare di colore
Diventare colore del pittore
Unico tantissimi
colore, colori
uniforme sfrangiato
momento stasi.
cavalcavo cavalcavo
colori i ed ancora colori
per un cielo ed ancora per un altro cielo.
attraverso il mare,attraverso altri mari
colori colori


. A CHI HA UN’ANIMA
Avevo,li avevo trovati a Città di Castello
tutti,tutti,i colori insieme
pieni,sfumati ,sovrapposti
luminosi,oscuri.
Uno era dato col corpo, uno con l’anima.


Avevo,li avevo guardati quei colori di Elio
unici ed infiniti
uguali e diversi
opachi e scintillanti

Avevo e li avevo nel cuore tutti i colori dei sogni e della realtà
Voglio volare su ali di farfalle
desidero rivedere i monti e la valle
il sentiero e la salita
le case e i castelli e dar loro
il colore che voglio

AL SANTUARIO DELLA MADONNA DI BELVEDERE
(Città di Castello)
Emanuela Mariucci è fantastica. e sul furgone in cui con Elio vanno in giro per mostre
mi porta fino a Belvedere .
Quel luogo,appena visto, come mi richiama il quadro di Raffaello ::Lo sposalizio della Vergine..
Ero così stata felicissima di accogliere l’invito
Che meraviglia di panorama si può godere dall’alto !
Il semicerchio architettonico con porticato ad archi si incastona con squadrate costruzioni, due campanili
e tutto sormonta la costruzione questa volta circolare
Sulla facciata non può sfuggire la leggiadra eleganza del balconcino ornato a fiori
All’interno una esplosione del barocco. statue .statue bianche ed accanto al confessionale di legno,
seguendo le indicazioni il Presepe.Con una piccola spinta il portoncino cede per immetterci in una
stanza dove, pigiando l’interruttore puoi godere di una bellezza di Presepio tutta in movimento con
mille e più personaggi all’opera. Nella capannuccia la Madonna che culla il Bambinello..è simile all’immagine della Madonna qui venerata….davvero straordinario questo Presepe scoperto d’estate.
Emanuela ricorda la sua infanzia trascorsa qui tra gli albero e sereni giochi
Che bellezza le feste patronali organizzate con Elio ! ed a rimirare il panorama mi indica l’altro colle
dove c‘è Villa La Montesca proprietà dei baroni Leopoldo e ed Alice Franchetti ( una storia : la scuo-
la della Montesca è un esempio di centro educativo internazionale che fa onore alla storia anche didattica di Città di Castello., una vicenda di cui Emanuela mi vuol prestare il volume “ Leopoldo ed Alice Franchetti ed il loro tempo, dell’Associazione storica dell’alta valle del Tevere a cura di Paolo Perrino
ed Alvaro Tacchini – edito nel Maggio 2002 da Petruzzi editore
Tornata da Città di Castello, trovo “Pulizia “un libro stampato in questa cittadina umbra
L’autore del volume ? Un grande poeta contemporaneo Alberto Caramella
Mi sono così piacevolmente inoltrata tra le pagine di Pulizia per riscoprire un linguaggio che è insieme
poesia e prosa, musicale e colorato.
Alberto si racconta,--- o meglio ci racconta.—immagini di persone,di luoghi che si concretizzano
davanti ai nostri occhi.-
“ In un grande palazzo complicato tante finestre e finestrelle chiuse per la notte sono riaperte l’una
dopo,l’altra



.
“ è simpatico lungo “finestrato” ed ha persino le tendine che spiccano sul blù.
Ha otto posti più del conducente conosciamo il fratello,la madre sappiamo dei suoi studi,..della
morte e della vita,dell’amico della riflessione dell’affanno, dell’allegria del suo ineguagliabile..
per confermarsi quel grande poeta che è.
La poesia è come una torre costruita su dirupo al cui apice resta l’incanto del come e ancora


Bisogna tener d’occhio la fruibilità della poesia, Se ha da essere il linguaggio di ogni lingua
se desideriamo che sia come io spero e talvolta sono convinto il linguaggio del futuro e per il futuro
File della memoria ; conciso non vuole dire “breve” e riconoscibile VERO, Non un brillante arzi-
gogolo dell’intelligenza. La giustificazione.la forza di attrazione..la lezione della bellezza che può
dare la poesia Non si assiste se non restaurando la fruibilità del poema che sempre dice o vuol dire
“Prendetene tutti
La bellezza di Lunares mi conferma Caramella,poeta eccellentissimo, quel San Francesco
della poesia , come.io amavo definirlo disposto disponibile a donare e donarsi alla poesia.

CARMELINA Rotundo

MARAVEGIA

MARAVEGIA

Maravegia 2
Apri i tuoi occhi /e sogna ,/sogna incredibili case /come sirene /uscite dal mare /per raccontarti la più bella /fiaba che tu abbia mai potuto ascoltare/ per affascinare i tuoi occhi/ con il loro modo / di galleggiare sopra la laguna.
Mi sei piaciuta,mi piaci,mi piacerai
Venezia.
Maravegis 3
Un arcobaleno di case / a Burano,/ombrelli,ventagli / gondole di merletto .
Vorrei essere un ladro/ per rubare questo arcobaleno di case,/desiderando colorare tutte le mie paure
Sull’isola di Burano c’è una pasticceria che si chiama / Carmelina Palmisano/
Vestita solo di merletto /io danzo ora posso danzare/ come una ninfa /ogni volta /godendo di te Murano
Carmelina è a Burano,.
Maravergia 4
Vetri di Murano /che raccontano /del fuoco delle fragilità /della passione e della trasparenza /: Orecchini, braccialetti /.anelli,collane /,fiori , piccoli animali – nelle tue vetrine un paesaggio di
sogni
Carmelina sta guardando le vetrine, La cattedrale è chiamata S.Maria e S.,Donato.
Maravegia 5
The Laguna is moving / sparpling into little drops,/wishing to have a part in/ this square the”inique”in Venezia.
. Gondola, gondolieri. / The world is here/ all colours all languages,
The Ponte dei Sospiri,/Palazzo Ducale,/S,Marco,the golden Basilica./ The tower Bell /,the Correr
Museum/,the Neapolean “ala” is/ Nowdays illuminated by the waterfire installation/ by Sergio Plessi.
Florian Cafè,/ Quadri cafè/ note music by violens-piano,/violoncello,fisarmonica /flying in the sky,/
Biblioteca Marciana Museo Archeologico only a breath of an Angel / on the Laguna,/
In Venezia there is only one square S,Marco the unique, others are named “Campo”the greatest,
“ Campiello” the little,because there were and nowdays still. there are sometimes (some) trees.
Maravegia 6
Lei,la Laguna si sta muovendo “ dividendosi” in piccole gocce per avere una parte in questa piazza
l”unica” a Venezia ; Gondola,Gondolieri,.
Il mondo è qui, tutti i colori,ogni lingua . Ponte dei Sospiri , Danieli Hotel,Palazzo Ducale,S.Marco,
la Basilica d’oro, il campanile.
Il Museo Correr,l’ala napoleonica è ora “animata” da waterfire installation,opera dell’emiliano Sergio Plessi,
Caffè Florian ,Caffè Quadri, note di violini,di pianoforti,violoncelli e fisarmoniche volano verso il cielo.
Biblioteca Marciana,Museo Archeologico,niente più che un sospiro di un angelo sulla Laguna più
bella del mondo.
A Venezia esiste solo una “piazza”,San Marco,l’unica, le altre sono chiamate “campo” perché un
tempo ed ancora oggi talvolta c’è qualche albero,
Maravegia 6
Questa giornata “enrosadina” ( parola ladina che indica quel particolare fenomeno percettibile soprattutto al tramonto che rende le vette delle della Dolomiti [ tra le cui componenti c’è anche
il magnesio ] rosa.) Questa magica giornata di Luglio iniziata con il sole che ci bacia sulla
fronte per un itinerario pilotato alla grande da Paolo per le provincie di Trento Belluno e Bolzano
in una immersione sulle Dolomiti, le fiabesche : Calalzo di Cadore,Pieve di Cadore. la casa di
Tiziano.la chiesa arcidiaconale,il Palazzo della Magnifica Comunità di Cadore,il Belvedere della
vallata
Sul lago del Centro Cadore.la visione aerea di paesi tra cui Lorenzago, dove il Papa va in vacanza
Auronzo di Cadore per poi percorrere la valle dell’Ansiei fino a Misurina,il sole che continua a
baciarci rende tutto più prezioso


Le tre cime di Lavaredo: passo Tre Croci così chiamato perchè qui morirono - per una tempesta di neve giunta inaspettata ad Ottobre - una madre con i due figlioletti incamminatisi per andare a trovare i nonni ; i tre furono ritrovati solo in Maggio

La funivia del monte Caloria ci permette di raggiungere i 2123 metri. Ci stendiamo a contatto con
la terra ricca di ombrellifere,di ranuncoli,di fiori viola di trifoglio,di genziane blù ; il cielo che si
specchia nei nostri occhi insieme a chiome di pini cembri,di abeti,,di larici (unica conifera che perde
gli aghi d’autunno e che ci appare arancione) ora verdissimi,
Con il cannocchiale di Paolo “tocchiamo” le Tofane, la Croda Rossa,il Monte Cristallo,le cinque
torri, il Pelmo fatto a poltrona, la donna del lago sotto il Becco di Mezzodì., la Croda del Lago ,
la Marmolada, la più alta cima delle Dolomiti di m, 3342 , Cima Undici e Cima Dodici ( che fun-
azionano come una grande meridiana)
A Cortina d’Ampezzo la visita al negozio,la passeggiata per il corso Benetton Sirsely.
Non siamo più soli, Paolo,Antonella,,Eva,Giovanna,io, ci sentiamo intensamente parte del Creato
insieme con un palpitare all’unisono.
Alla pasticceria Fiori la sosta per i pasticcini e scattare foto sotto l’arcobaleno che ora è sopra di noi ; la cena deliziosa preparata gentilmente dalla gentilissima mamma di Paolo
Vivere d’amore sulle Dolomiti.
Luglio 2001
Carmelina insieme ad Antonella,Eva,Giovanna e Paolo
Maravegia 7
Questa 7° vuole essere una dedica alla “principesca” riviera del Brenta., dove sontuose ville sfilano
in parata : Villa Pisani, Villa Foscari,detta “la malcontenta”,opera di Andrea Palladio., è sogno,come è sogno arrivare a Fusina dove Venezia si può vedere alle spalle.
Ci affascina Treviso l’elegante città,dove ci tuffiamo nel negozio che vende sarde e spezie di ogni
tipo e profumo.e ripassare per Stra, Dolo,Mira,Oriago.
Asolo sulle colline con le sue caratteristiche paesaggistiche.,la sua calma ci parla dei soggiorni di
Eleonora Duse,,Robert Browing.
A Noale,luogo che ha accolto e cullato i nostri sogni Just a little taste of Noale in the ruins of Tempesta Castle under a summer storm.
A Campocroce,,esempio unico al mondo ancora rimasto del graticolato romano, a ntico decumano di strde che si incontrano perpendicolarmente ogni volta a 710 m..

Alla fortuna di avere incontrato un piccolo scoiattolo ed una superba cicogna a te,Anna Palmira,
classe 1907 che ancora fai la ricetta dei fiori di Magnolia

MAREMMA

Q u e s t a M a r e m m a

Da punta Ala
a Talamone , con toccata
all’interno , Scansano.

L’attrazione verso questa terra affondava le radici molto profondamente : le origini della mia stessa vita
prendevano alito da qui.
Ma quale Maremma ? Dopo tanto tempo il mistero, il sogno della terra Maremma si confrontava con la
realtà e le tappe ne furono prove e verifiche.
Punta Ala : il suo protendersi verso le acque con quell’ala di terra il porto ordinato: motoscafi,grandi barche,
pescherecci e velieri ne offrivano l’immagine di zona turistica molto su, persino le scale d’accesso al mare non riusciva-
no a mimetizzare l’eleganza dei numerosi negozi, degli ombrelloni dal richiamo spagnolo,dei tavoli dei ristoranti : un
pizzico di avventura veniva da un angolo di mare dove,vicino alla riva, emorgeva quella minuscola. isola dello Sparvie-
ro. Scendendo la costa, la Baia le Rocchette, la roccia rossa ben distinta e il sole,poco poco che cala,ne cancella i con-
torni. Il silenzioso rumore del mare e una lampara si muove ; l’uomo in tuta si immerge sotto le acque vicino agli scogli,la luce,prima ben chiara ora gioca sotto le acque a creare chiazze più luminose che si spostano lente..
Lontano luci più. piccole,una accanto all’altra,si estendono a Castiglione ; l’onda lunga richiama il.,rumore del mare
La notte lascia la luna alla baia mentre noi arriviamo a Castiglione della Pescaia. Le sue salite coperte di verde e ai lati
casette antiche da piccoli balconi ornati a geranio :un ripetersi di arcate cantine trasformaste in ristoranti..
Giù in basso il movimento turistico, sul molo quell’odore forte di acqua e le voci di donne e venditori di pesce al mer-
cato.; tra scogli camminano granchi e in alto domina tutto il borgo e il porto il grande castello.
L’odore di pini ci rincorre per chilometri di costa e i riflessi sulla fiumara ci fermano a Marina ;.il ristorante quasi baracca tra sabbia e pineta :cacciucco e mezza fegati con il bianco di Pitigliano.
Poi dalla spiaggia pianeggiante gli scogli di Talamone,la storia di Garibaldi vi pulsa forte; più forte;; la piazza a lui dedicata,la grotta dove si dice che l’eroe dei due mondi nascondesse le sue armi e,percorrendo via dei Mille.lassù la torre,
Dall’alto di essa, senti il maestrale e godi la vista di un azzurro di mare e di cielo toccato da gabbiani e rondoni e ,oltre il respiro del mare,macchie ricoperte dalla folta vegetazione mediterranea, ; sentieri a grandi,larghi ciottoli ti portsno ad alture e a viste aperte di nuovo,di mare.
Dalle coste all’interno.Una campagna ampia .profumata, mai completamente piatta : qualche albero si innalza sempre
qua e là ; case coloniche , gruppi di pecore al pascolo . mucche dalle chiazze bianche e nere;quell’enorme ripetersi di
campi di girasoli dal capo giallo diretto verso la luce ; steccionate e nascosto dal verde qualche cavallo, A Scansano
la torre dell’orologio e oltre, l’arco di pietra,un mondo passato o presente
Un merlo nero in gabbia ti dà il benvenuto accanto alla trattoria Grotta d’Azzurro, e poi per le vie del paese il silenzio a la pace si incontrano : strade piccole fatte per i passi dell’uomo senza automobile,tra una casetta e l’altra scorci di
tegole contro celesti di cieli .;sulle soglie siedono ancora le nonne, raccolti i capelli sulla nuca a fare la calza, oppure sedute guardano calme l’intorno ; loro lo sanno che vivere è anche posarsi a respirare i cieli e la terra .

poesie
AL PORTO (Talamone, Luglio 1983)

Il mare grande
azzurro appena increspato,
dietro il verde
chiaro,piu’ scuro
e poi scalature di cielo

A TALAMONE
Azzurro
In alto
luce d’azzurro
lontano
nebbia d’azzurro
in basso
specchio d ‘azzurro.

TALAMONE
Un piccolo pugno
di case
un forte vento maestrale
abbracciato da un grande
azzurro
BAIA LE ROCCHETTE

La sabbia ha perso il
calore del sole
una luna,una stella
una rupe.
Onda lunga che
muove l’azzurro.


SULLA TORRE (a Talamone)
Volano grandi
alte profonde maree.
Lo spazio abbracciato dagli occhi
diventa più grande
la Torre più in alto
Il maestrale scompiglia
i capelli.
Gli azzurri dicono che non
hanno limiti.

AL CHIARO DI LUNA
( Baia, le R9occhette .Lu glio 1983)
Sentilo ha una
voce di sirene,
è il mare
Aspiralo ha un
profumo di alghe,
è il vento
Lontano azzurri
più scuri
al confine cieli
più chiari.

BAIA LE ROCCHETTE - Luglio 1983
La sabbia ha perso il
calore del sole
una luna,una stella
una rupe.
Onda lunga che
muove l’azzurro.

A CASTIGLIONE DI PESCAIA ( Luglio 1983)
Rondoni aprono
ali
il cielo, le grandi migrazioni
i mari da superare.
Rondoni aprono
ali
i limiti del mio pensiero
le vette dei miei desideri
Rondoni aprono ali
oltre..

C A R M E L I N A

I MACCHIAIOLI

I MACCHIAIOLI
Opere e protagonisti di una rivoluzione artistica (1861 –1869).
( di Carmelina Rotundo)

In questa “luminosissima”,più che coinvolgente , mostra-evento palpitano vite di uomini
artisti,combattenti in prima linea per il Risorgimento italiano e quegli ideali di unità.,allargati ad una visione europea, li trasportano su tela con il pennello,operando una rivoluzione di stile,di colo- re, di pennellata per una ricerca che raggiungerà l’apice tra il 1861 e il 1869.
Sono così 77 capolavori a condurre il visitatore ad apprezzare la maturità della “macchia”per
un percorso dove il primo attore è “ la luce, la luce dentro”. Una luce che permette di far risaltare sul palcoscenico ora i paesaggi, i cieli ,marine. da Castiglioncello alla Maremma., alla campagna fiorentina, fuori Porta la Croce ora.interni dove dal dettaglia,dall’arredamento, dall’abbigliamento. attraverso gli occhi siamo condotti a scoprire una tessera di quotidianità che rimandando a stati d’animo,emozioni ,sentimenti,contribuisce a creare il mosaico della storia ( tessera dopo tessera)
Di fronte all’olio su tela del 1863 ,opera di Odoardo Borrani (qualcuno ha detto “ bisognerebbe
mettere gli occhiali da sole,tale è la sua luminosità”)la lettura è su diversi piani.
Le “ cucitrici di camicie rosse” parlano del mito garibaldino della delusione.delle aspettative
In un ambiente dove “sventola il tricolore” dato dall’accostamento della bianche tende.dalla verde tovaglia sul tavolo delle camicie rosse che stanno cucendo
Un evento importante per qualità e quantità di opere esposte, inoltre anello di una catena che mira a far conoscere la straordinaria rivoluzione artistica della “macchia” e non solo di ampio
respiro europeo.
Nel Castello Pasquini di Castiglioncello la mostra si articolo su quattro sezioni.
1 - Castiglioncello, presenze e temi del dibattito artistico nella dimora di Diego Martelli compren- dente anche la ricostruzione virtuale in un video della villa rustica attraverso rilievi planimetrici del-
l’epoca,quadri dei macchiaioli ed antiche fotografie..
2 La luce di Raffaello Sernesi.
3 Il Cenacolo di Piacentina .
4 L’avventura del “ Gazzettino delle arti del disegno” il giornale dei macchiaioli che nasce
e muore nel 1867.

Il bellissimo catalogo edito da Polistampa.Firenze è introdotto. Da Carlo Sisi,direttore della
Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti con saggi di Francesca Dini,di Piero Dini,di Cosimo
Ceccuti, di Norma Broude . Gli apparati critici di corredo delle opere sono curati da Silvestra
Bietoletti e Rossella Campana
Carlo del Bravo dedica un saggio a Raffaello Sernesi.

mercoledì 23 aprile 2008

Uno scrigno di arte sacra nel cuore di Firenze


Alla scoperta del Museo Diocesano di Santo Stefano al Ponte, lontano dai percorsi del turismo di massa ma ricco di sorprese di grande valore storico e artistico

di Carmelina Rotundo, il 23/04/2008

Lo so, quando si parla di un museo ci si dovrebbe attenere ai dati storici, ma questa volta chiedo venia ai lettori per la dedica.
Alla migliore guida che poteva capitarmi, a Don Sergio Pacciani: ...Quando ci si avvicina alla conoscenza delle cose è la competenza, la sensibilità del maestro a renderle amabilmente indimenticabili...
Preziosissimo gioiello incastonato tra Palazzo Vecchio, Ponte Vecchio, gli Uffizi, il Corridoio Vasariano, il Museo Diocesano di Arte Sacra di Santo Stefano al Ponte (Firenze) viene inaugurato nel 1995 per esporre al pubblico le opere raccolte già dal 1983 dalle chiese dismesse o prive di parroco residente della diocesi fiorentina. Il percorso espositivo sa quindi anche di avventuroso e di miracoloso «Il rischio era calcolato e, salvo la fatica, non ho avuto problemi, a dispetto delle apparenze tutto è stato fatto con consapevolezza», sono parole del Direttore dell’Ufficio Arte Sacra. «Forse non è mancato l’aiuto di qualche Santo!».
Un luogo sopravvissuto alla guerra, all’alluvione e all’attentato dei Georgofili

Giotto, “Madonna in trono e due angeli” (particolare). Foto Francesco De Masi
Gli ambienti che ospitano il Museo sono quelli adiacenti alla chiesa intitolata ai Santi Stefano e Cecilia al Ponte (la chiesa, nota fino dal X secolo, ma probabilmente di costruzione molto precedente, era tra le chiese della Firenze cristiana con S. Felicita, S. Lorenzo, SS. Apostoli, al di fuori delle mura).
Ritornando ai locali del Museo, essi non sono stati risparmiati: né dalle mine poste durante la seconda guerra mondiale dai tedeschi, che in ritirata posarono sulla riva destra e sinistra del Ponte Vecchio; né dall’alluvione del 4 novembre 1966, quando l’acqua dell’Acqua dell’Arno arrivò all’altezza della mensa degli altari; né dall’attentato dei Georgofili del 27 maggio 1993 che arrecò danni molto gravi alla chiesa e al deposito: andarono persi candelieri, reliquari, pianete, stoffe tra le macerie e l’acqua.
Da Filippo Lippi a Giotto, le opere conservate nel Museo

Bottega di Benedetto di Buglione, terracotta dipinta, XV secolo. Foto Francesco De Masi
L’oreficeria fu poi restaurata dall’Associazione degli Orafi. Tre avvenimenti tragici, ma nonostante questo, molti i talenti che caratterizzano questo museo: la favolosa ubicazione nel cuore storico di Firenze; la rarità e preziosità del materiale, qui giunto per avventurosi percorsi, che scopriremo scegliendo la migliore guida: il sacerdote attento e sensibilissimo don Sergio Pacciani.
Nella Cappella degli Orafi, da menzionare: la tavola di Francesco Granacci (“Deposizione”), la tela di Luca Giordano, raffigurante i Magi, la tela di Santi di Tito datata 1603, raffigurante Rebecca al pozzo; due vetrine contenenti oreficeria dal 1200 al 1800.
Nel Corridoio, una serie di dipinti dal secolo XIII al XV, in particolare un trittico di Filippo Lippi raffigurante Cristo in pietà. Nella parte più alta, sempre del Corridoio, un presepe in terracotta del secolo XVI che presenta i personaggi principali: Gesù, Giuseppe e Maria a grandezza quasi reale; in tutto, tra piccoli e grandi, sono 10 i pezzi di questo bel presepe attribuito alla bottega di Benedetto Buglionni proveniente dalla chiesa di S. Andrea a Camoggiano (a qualche km da Barberino del Mugello).
Nella Sacrestia le opere principali sono: la tavola di Giotto, proveniente dalla chiesa di San Giorgio alla Costa, trasportata a mano dai depositi degli Uffizi protetta solo da un po’ di carta da imballo; la predella di Quarate di Paolo Uccello, San Giuliano di Masolino, un bronzo di Pietro Tacca raffigurante il Beato Davanzati, e un busto in argento dell’Holzman che rappresenta San Cresci (sec. VIII) e molte altre tavole di secoli XIII-XVI. Inoltre un’importante esposizione in vetrine di oreficeria d’autore che vanno da XIV al XIX secolo.
Una rarità, da far invidia allo stesso museo del Costume di Pitti: la collezione, unica al mondo, di 62 figurini, acquerelli su carta (cm 15x10) risalenti alla prima metà del Settecento, che presentano una vera e propria sfilata di moda di abiti dei religiosi; attualmente sono 32 quelli esposti alla base del campanile.
Il trasferimento degli oggetti nel 1995

Pittore fiorentino, serie di abiti monastici, carta dipinta, metà secolo XVII. Foto Francesco De Masi
Nel settembre 2006 è stato edito da Polistampa il volume “Quando l’abito faceva il monaco”, con prefazione di Don Sergio Pacciani, curato da Laura Mercanti e Giovanni Straffi.
«[…] Lungo le pareti di una sala a terreno, in prossimità della sagrestia della Badia fiorentina, erano appese le 62 immagini a colori racchiuse in piccole cornicette nere […] era deceduto da pochi giorni Monsignor Gino Bonanni […] la chiesa e la canonica della badia restarono vuote, dovevano essere eseguiti lavori. Come ormai ero solito fare da anni in casi del genere – a parlare è don Pacciani – organizzai il trasferimento degli oggetti più importanti nel deposito di Santo Stefano che in quei giorni veniva riassettato per divenire museo».
Opere che “viaggiano” per essere esposte in tutto il mondo
«Ripenso a quel pomeriggio, a metà agosto del 1995, un gruppetto di cinque persone – me compreso – transitava per piazza Signoria, con ostensori, calici, messali, pergamene e gli oltre sessanta figurini protetti alla meglio in contenitori di fortuna, sotto un sole che di solito a Firenze, in quei giorni fa sentire la sua presenza [...] Tutte le opere “viaggiano”, in quanto sono richieste spesso in prestito per essere esposte in varie parti del mondo. Un esempio? La tavola di Giotto che è stata a Roma, a Firenze alla mostra di Arnolfo e di Giotto, e che nel 2009 andrà in Giappone per una mostra sul Rinascimento fiorentino... »
Un talento in più, anche questo curato con grande sensibilità ed attenzione dall’eccezionale Don Sergio Pacciani.
Dal 2003 lo “Spazio Arte Contemporanea”

Don Simone Camaldolese, corale miniato, XIV secolo
Lo “Spazio Arte Contemporanea” inizia nel 2003 l’attività del museo ed ha ospitato vari autori contemporanei di Firenze e di altre regioni d’Italia. Alla bellezza di questo spazio si aggiunge la particolarità delle lastre tombali datate dal 1303 al 1778 e raccolte nell’800 dalla chiesa di Santo Stefano e da altre chiese fiorentine, come la chiesa di via del Corso. Tra le iscrizioni ci sono sculture di cavalieri.
Il Museo Diocesano viene visitato regolarmente ogni venerdì dalle 15,30 alle 18. Le visite in massa non esistono perché il Museo mantiene le caratteristiche di deposito, è poco visibile, dunque non rientra nei percorsi

pubblicato da www.artelabonline.com

COREGLIA UNA VISITA A COREGLIA ANTELMINELLI

E’ un modesto paese questo che chiamiamo “ capitale,” In provincia di Lucca, a quaranta chilometri dal capoluogo, per raggiungerlo in ferrovia, occorre scendere alla stazione chiamata Ghivizzano-Coreglia della linea Aulla-.Lucca e percorrere altri dieci chilometril Ad essere esatti,.il viaggio in treno sarebbe così composto, Da Firenze S.M.N. a Lucca Km 78. (Tempo ,circa 90 minuti) Da LUCCA A Ghuvuzzano,Coreglia Km 29 ; minuti 30 Con quale mezzo ? E’ preferibile un autobus da Lucca . Da Lucca a Coregllia autobus della Lucca C,I,A,P, Agenzia ,Tel, 0583-5411. Vi abitano poco più di cinquemila abitanti ed, oltre a tutti i servizi, fruiscono anche di una PRO LOCO ( telefono 0583/ 78082 ) Ma è un paese che ha una storia anche nobilitata da un doppio nome :Coreglia si riferisce ad una origine latina ,Antelminelli appartiene al lustro medievale. Anche Dante all’inferno incontra un certo Alessio Interminel da Lucca. Le guide turistiche abbreviate lo definiscono un Centro di villeggiatura della valle del Ser- chio contenente una parrocchiale fondata nel secolo XIII ( dotato di una croce processio- nale quattrocentesca ) un palazzo comunale con facciata del rinascimento un’antica chiesa di San Martino ed una collezione etnografica- Ed eccoci arrivati, dopo un viaggio non privo di avventura ,in questo paese secondo la su detta descrizione e l’invito che tu. nostro caro turista hai ricevuto. Forse sei uno sportivo amante della buona tavola Forse sei una ragazza innamorata che va tanto in estasi per i giardini fioriti .luminosi e profumati. Non sarai deluso. Sei nella media valle del Serchio,poco lontano dalla Barga di pascoliani ricordi,almeno quanto basta per veder i fuochi d’artificio delle feste di colà. Per la tua buona tavola,c’é qui un piattoripico che chiamano ” l’infarinata “. Ma tutta un’altra sorpresa è quella che ti attende Non avertene a male ,se bruscamente ti infliggo una lezione di storia dell’arte di cui potresti essere ignaro,, In quali modi l’uomo è un artista, un produttore di opere d’arte ? L’antichità ha definito l’arte come “il Regno delle Nove Muse” Queste si valgono di quanto la natura offre per essere esaltato, ma la materia è assai v variabile Per le più belle immagini l’artista ha lavorato sin dall’antichità il marmo e il bronzo, Attraverso i secoli la pittura si è svolta attraverso la calcina e ne sono venuti fuori gli. affreschi..Poi essa si è applicata ai tessuti e ne sono venute fuori le tele.;Prima dell’invenzione della stampa doveva essere inventata la carta , prima della quale anche il poeta doveva servirsi dei papiri e in odo definitivo delle pergamene. Così l’era delle pergamene è stata oltrepassata dall’era deo bei fogli di carta e dai libri delle ricche biblioteche. Attraverso i secoli anche i materiali più morbidi giunsero ad essere valorizzati.Antonio Canova di Possano nel ‘700 si rivelò scolpendo un leone addirittura di burro.,Anche la carta venne ricuperata e trasformata in cartapesta. Anche ,la terracotta, da materiale in origine “grossolano”raggiunse i vertici del’arte- sino alle robbiane invetriate,una autentica era del nuovo rinascimento. E’ appunto al termine di quest’era che arriva quella del gesso ! Anche gli antichi conoscevano la manifattura del gesso, tanto che ne parlò anche Plinio il Vecchio che fa risalire l’inizio di tale manifattura al quarto secolo a,C. Ma volle appunto il destino che nascesse proprio in questi luoghi della Provincia di Lucca! l’arte delle figurine di gesso, E non fu un caso.Essa diventò una risorsa per aiutare questa popolazione avente necessità di emigrare all’estero e andava a rivendere le sue“figurine”povere per la materia del gesso,ma preziose come gioielli creati da geniali artisti. Appunto le FIGURINE DI GESSO.

Cada artìsta con su carisma?

Uno se dedica su orfebrerìa, el otro es fotògrafo y el otro, se dedica en hacer cosas preciosas. Todos viven Florencia, «Giorgio La Pira» ha dicho de Florencia: «Ciudad de la Teologìa, Ciudad de Belleza perfecta, Perla del Mundo». Me atrevo denominarla tambièn con un mìnimo aporte: «Florencia cuna de la santidad». A propòsito, Gianni Testi su Trabajo laboratorio de orfebreìa, Paolo Venturini de «orafo» y Hugo Bellini, hicieron sus respectivas exposiciones, durante el mes de marzo y abril, del año 2008, en Florencia a pocos metros, frente al Duomo en Florencia. Admiraron sus obras muchas personas, que han venido de diversas ciudades de Italia y del extranjero. A mi juicio, los mencionados artistas no tendrìa de ninguna manera admirar a los del tiempo pasado en Florencia, por ejemplo hay un trabajo realizado dentro de la Basilica de la «Annunziata, mencionando la tumba de Orlando de Mèdice y Thomas de Médice, las memorias estàn en latìn, de Gianni Testi, por lo visto las mencionadas obras, tanto del uno como del otro son estupendas. Mencionamos, de la misma manera, en este afàn artìstico a Francesco De Naci. Es màs, Carmelina Rotundo, al contemplar las obras maestras de los artistas exclama: «Estos viajes en la luz, què maravilla! Me agrada entrar en el tiempo, para descubrir los secretos silenciosos e inmensos». En conclusiòn daremos respuesta a la interrogante. Cada artista con su carisma? Inobjetablemente: unos son fotògrafos, otros expertos en la orfebrerìa y asì, sucesivamente. Simòn Pedroza Lujàn Toscanaoggi n. 15 del 20/04/2008