presenta un network di residenze universitarie a Bologna, Milano, Catania e Torino, pensate per ragazzi alla ricerca di un’abitazione adeguata inserita in un contesto formativo di alto livello. La valorizzazione del talento e dell’individuo è supportata da una formazione integrativa personalizzata tramite l’affiancamento di tutor capaci di seguire lo studente nell’intero processo di crescita. Workshop e preparazione al lavoro concreta, faranno della tua persona il tuo patrimonio. Camplus è un ponte. Ti accompagna in tutta sicurezza verso la realizzazione. Tutto in un ambiente ricco di amici con cui condividere le tante possibilità extradidattiche. camplus_tagline.jpg Colgo l’occasione per porgerLe i miei più Cordiali Saluti Fabio Lorefice Marketing e Comunicazione
Rispondo volentieri alla proposta della Vostra rivista, presentando
l’associazione di cui sono presidente e socia fondatrice assieme ad altre
otto artiste fiorentine. Il gruppo Tabula Picta è nato circa dieci anni fa,
quasi tutte le componenti provengono dall'esperienza dei corsi di
iconografia tenuti presso l'Istituto dell'Immacolata a Firenze dal 1995 al
1997.
Dopo un periodo di "prove tecniche" e ricerca di una sede, il gruppo si è
formalmente costituito in associazione (senza scopo di lucro), e ha trovato
una calda e proficua accoglienza presso la parrocchia di S.Ambrogio. Le
socie si riuniscono una volta alla settimana per lavorare e programmare
l'attività, che consiste soprattutto nel dipingere su tavola opere di
soggetto sacro. Il gruppo Tabula Picta ha all'attivo già diverse mostre, sia
come associazione sia come partecipazione a manifestazioni collettive di
arte sacra. Tavole di alcune socie sono in permanenza stabile in varie
chiese di Firenze e in altre città d'Italia. L’ultimo nostro lavoro
collettivo è la Via Crucis realizzata per la chiesa di Sant’Ambrogio,
collocata in permanenza nel 2010, con la presentazione di Monsignor Timoty
Verdon, Eugenio Giani e la storica dell’arte Elena CAPRETTI. Anche monsignor
Betori (ora Cardinale) ci ha onorato con una visita in una delle nostre
mostre dandoci la sua benedizione. E’ con la consapevolezza di essere in
piccolissima parte, ma anche importante, protagoniste della vita culurale
della città, che vi mando queste righe assieme ai nomi delle componenti del
gruppo. Nel prossimo novembre una mostra sui Santi con opere originali e
copie dai nostri grandi maestri.
Angela Giuliani Perugi (la scrivente) Carla Croci , Francesca Marchi,
Adriana D’Argenio ,Giovanna Pieri, Elisabetta Paci. Paola Gabbanini, Maria
Luisa Pedone
Il Centro Socio Culurale il Fuligno situato in via
Faenza 52 - 50123 Firenze Tel/fax con segreteria telefonica e orario di
segreteria dal Lunedì al Venerdì 15,30-18,30 svolge importanti attività sociali
e culturali:
presentazione di libri con disponibilità di 2 sale
attrezzate e rinfreschi, salotto letterario l'ultimo sabato del mese ore 16,00,
mostre di pittura in sede o presso il ristorante di Enzo e Piero ristorante di
qualità di fronte al Fuligno; il lunedì e il mercoledì pomeriggio tombola, raccogliamo anche in regalo materiale vario per le nostre attività sociali
vedi spedizione in affrica.La Presidenza è disponibile a ogni
tipo di proposta.
siamo a 100 metri dalla stazione di S.M.Novella vi
aspettiamo per un caffe e visitare i nostri locali.
Andrea Bagnai
ASSOCIAZIONE
GIOVANNI PAPINI
Cosa facciamo e
cosa vogliamo
Quale dono hanno lasciato
le riviste fiorentine del xx secolo a Firenze, all'Italia e
all'Europa?
Quali sfondi di memoria
più o meno, purtroppo appannata, hanno lasciato autori come Papini,
Prezzolini, Soffici,
Palazzeschi e tantissimi
altri, a una cultura in movimento e a una città riposata su se
stessa?
Come si muovono idee e
sogni in un contesto d'avanguardia e cosa lasciano spruzzi di
fantasie contestate
e stralci d'anima
controversa? Come si muovono tuttora idee eterne ma datate che
respirano affannosamente,
resistendo nonostante
tutto nei nostri
archetipi più profondi?
Queste sono domande che rivestono, con una sottile ma coriacea
pellicola, un involucro immenso
che è il mondo
culturale e artistico in genere; tutto questo è oggetto di
ammirazione e di una sottile nostalgia
che ha ispirato altri
pazzi come il sottoscritto a prendersi la briga di creare
un'associazione che potesse rappresentare ovunque
follia e genio,
temerarietà e avanguardia, genialità e superomismo, spiritualità e
pragmatismo, matrimoni intellettuali e
affinità elettive.
L'Associazione che
prendendo un petalo a caso di questo gigantesco fiore ha estratto
quello del Gianfalco
nazionale (pseudonimo di
Papini) battezzando un ciclo piccolo e umile che negli ultimi cinque
anni sta battendo
il suo tenero ma deciso
tamburo nei templi del bello e del sapere, sta lasciando erba e
fiori, terra fertile
per cultori del bello e
coltivatori della lettura; sta lasciando una piccola traccia, a volte
confusa
nella poesia e tante
volte nel"concione" accademico; spesso democratica
nell'arte, ma molte più volte,
ammiratrice del bello,
sano e comprensibile.
E allora lasciateci
gridare, gioire e perché no? Lanciare pomodori e ortaggi come al
Teatro Verdi
per la serata futurista
e dateci modo di ricordare anche i 100 anni di quella “Lacerba”
che per poco propose
una via diversa da
quella vociana, di cercare un uomo nuovo, che come diceva Nietzsche,
sia capace
di superare se stesso.
Un mondo fatto di congegni e di luoghi comuni deve sempre conservare
una piccola
dose di autocritica e
chi non è capace di insinuarsi tra le pieghe ovattate della
normalità generando piccoli
dubbi o sane congetture,
non ha nessun diritto di occuparsi del pensiero e della bellezza e
tanto meno,
generare e educare delle
nuove generazioni.
Luigi Ciampolini
Il
Centro Don Carlo Gnocchi di Firenze: una struttura all’avanguardia
“Se ricostruire dunque bisogna, la
prima e fondamentale di tutte le ricostruzioni è quella dell’uomo.
Bisogna ridare agli uomini una meta ragionevole di vita, una ferma
volontà per conseguirla e una chiara norma di moralità. Bisogna
rifare l’uomo. Senza questo, è fatica inutile ed effimera quella
di ricostruirgli una casa che, fra poco, egli stesso distruggerà con
le proprie mani dissennate…”. Così scriveva don Carlo Gnocchi
nel 1950 in Restaurazione
della persona umana, riferendosi
alla ricostruzione del Dopoguerra.
E
l’Opera del sacerdote milanese, fin dalle sue origini, ha risposto
a questo mandato: quello di ricostruire la persona ferita, dilaniata
e mutilata dagli ordigni bellici. Così è stato con i “mutilatini”
a guerra finita, così è stato in seguito con i piccoli
poliomielitici: non era sufficiente il recupero fisico; andava
pensato un inserimento nella società da soggetti attivi, da persone
autonome, da protagonisti. Questo in fondo è il concetto di
riabilitazione, attività cardine della Fondazione Don Gnocchi di
oggi: qualcosa che va oltre l’attività puramente medica.
Il
Centro “Don Carlo Gnocchi” di Torregalli, inaugurato nel 2011,
rappresenta la continuità della presenza della Fondazione Don
Gnocchi a Firenze: una presenza avviata oltre 60 anni fa con
l’apertura del Centro di Pozzolatico.
Il
nuovo Centro è dotato di 186 posti letto, moderne palestre e
laboratori per la ricerca scientifica e si pone all’avanguardia nel
campo della riabilitazione tra le strutture toscane e nazionali. La
struttura, riconosciuta Istituto di Ricovero e Cura a Carattere
Scientifico (IRCCS) è una sintesi del know how e delle competenze
maturate in Fondazione in oltre mezzo secolo di esistenza.
Le
attività del Centro sono incentrate sulla riabilitazione
specialistica ospedaliera ed extraospedaliera (neurologica,
ortopedica, cardiologica e respiratoria), con un’intensa attività
di riabilitazione a livello ambulatoriale e domiciliare.
Una
punta di eccellenza del Centro fiorentino è rappresentata dall’Unità
di 25 posti letto di riabilitazione intensiva ad alta
specializzazione in regime di ricovero ospedaliero (“Codice 75”),
dove sono ricoverati pazienti che hanno subito gravi lesioni
cerebrali (traumi cranici, emorragie e infarti cerebrali o anossie da
arresto cardiaco o da annegamento, ecc.). Tali condizioni determinano
un periodo di coma più o meno protratto, con permanenza in
rianimazione: una condizione di grande fragilità, che pone la
persona priva di coscienza nella condizione di essere completamente
abbandonata alle cure degli altri. La perdita della coscienza è
infatti, oggi, una delle sfide più impegnative per la medicina e per
le famiglie che si trovano a fronteggiare questa situazione. Una
sfida a cui la Fondazione Don Gnocchi sta rispondendo con grande
impegno perché essere “accanto alla vita, sempre”, significa
esserlo ancora di più, quando la vita sembra sospesa, quando ci si
interroga se sia ancora vita o altro.
E’
questa l’attualizzazione più vera e coerente del messaggio di
“ricostruzione della persona umana” di don Carlo Gnocchi.
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