venerdì 20 aprile 2012

dialogo tra ASSOCIAZIONI 5

Camplus
 presenta un network di residenze universitarie a Bologna, Milano, Catania e Torino, pensate per ragazzi alla ricerca di un’abitazione adeguata inserita in un contesto formativo di alto livello. La valorizzazione del talento e dell’individuo è supportata da una formazione integrativa personalizzata tramite l’affiancamento di tutor capaci di seguire lo studente nell’intero processo di crescita. Workshop e preparazione al lavoro concreta, faranno della tua persona il tuo patrimonio. Camplus è un ponte. Ti accompagna in tutta sicurezza verso la realizzazione. Tutto in un ambiente ricco di amici con cui condividere le tante possibilità extradidattiche. camplus_tagline.jpg Colgo l’occasione per porgerLe i miei più Cordiali Saluti Fabio Lorefice Marketing e Comunicazione

Rispondo volentieri alla proposta della Vostra rivista, presentando
l’associazione di cui sono presidente e socia fondatrice assieme ad altre
otto artiste fiorentine. Il gruppo Tabula Picta è nato circa dieci anni fa,
quasi tutte le componenti provengono dall'esperienza dei corsi di
iconografia tenuti presso l'Istituto dell'Immacolata a Firenze dal 1995 al
1997.
Dopo un periodo di "prove tecniche" e ricerca di una sede, il gruppo si è
formalmente costituito in associazione (senza scopo di lucro), e ha trovato
una calda e proficua accoglienza presso la parrocchia di S.Ambrogio. Le
socie si riuniscono una volta alla settimana per lavorare e programmare
l'attività, che consiste soprattutto nel dipingere su tavola opere di
soggetto sacro. Il gruppo Tabula Picta ha all'attivo già diverse mostre, sia
come associazione sia come partecipazione a manifestazioni collettive di
arte sacra. Tavole di alcune socie sono in permanenza stabile in varie
chiese di Firenze e in altre città d'Italia. L’ultimo nostro lavoro
collettivo è la Via Crucis realizzata per la chiesa di Sant’Ambrogio,
collocata in permanenza nel 2010, con la presentazione di Monsignor Timoty
Verdon, Eugenio Giani e la storica dell’arte Elena CAPRETTI. Anche monsignor
Betori (ora Cardinale) ci ha onorato con una visita in una delle nostre
mostre dandoci la sua benedizione. E’ con la consapevolezza di essere in
piccolissima parte, ma anche importante, protagoniste della vita culurale
della città, che vi mando queste righe assieme ai nomi delle componenti del
gruppo. Nel prossimo novembre una mostra sui Santi con opere originali e
copie dai nostri grandi maestri.

Angela Giuliani Perugi (la scrivente) Carla Croci , Francesca Marchi,
Adriana D’Argenio ,Giovanna Pieri, Elisabetta Paci. Paola Gabbanini, Maria
Luisa Pedone

Il Centro Socio Culurale il Fuligno situato in via Faenza 52 - 50123 Firenze Tel/fax con segreteria telefonica e orario di segreteria dal Lunedì al Venerdì 15,30-18,30 svolge importanti attività sociali e culturali:
presentazione di libri con disponibilità di 2 sale attrezzate e rinfreschi, salotto letterario l'ultimo sabato del mese ore 16,00, mostre di pittura in sede o presso il ristorante di Enzo e Piero ristorante di qualità di fronte al Fuligno; il lunedì e il mercoledì pomeriggio tombola,  raccogliamo anche in regalo materiale vario per le nostre attività sociali vedi spedizione in affrica.La Presidenza è disponibile a ogni tipo di proposta.
siamo a 100 metri dalla stazione di S.M.Novella vi aspettiamo per un caffe e visitare i nostri locali.
 
Andrea Bagnai



ASSOCIAZIONE GIOVANNI PAPINI
Cosa facciamo e cosa vogliamo

Quale dono hanno lasciato le riviste fiorentine del xx secolo a Firenze, all'Italia e all'Europa?
Quali sfondi di memoria più o meno, purtroppo appannata, hanno lasciato autori come Papini, Prezzolini, Soffici,
Palazzeschi e tantissimi altri, a una cultura in movimento e a una città riposata su se stessa?
Come si muovono idee e sogni in un contesto d'avanguardia e cosa lasciano spruzzi di fantasie contestate
e stralci d'anima controversa? Come si muovono tuttora idee eterne ma datate che respirano affannosamente,
resistendo nonostante tutto nei nostri
archetipi più profondi? Queste sono domande che rivestono, con una sottile ma coriacea pellicola, un involucro immenso
che è il mondo culturale e artistico in genere; tutto questo è oggetto di ammirazione e di una sottile nostalgia
che ha ispirato altri pazzi come il sottoscritto a prendersi la briga di creare un'associazione che potesse rappresentare ovunque
follia e genio, temerarietà e avanguardia, genialità e superomismo, spiritualità e pragmatismo, matrimoni intellettuali e
affinità elettive.
L'Associazione che prendendo un petalo a caso di questo gigantesco fiore ha estratto quello del Gianfalco
nazionale (pseudonimo di Papini) battezzando un ciclo piccolo e umile che negli ultimi cinque anni sta battendo
il suo tenero ma deciso tamburo nei templi del bello e del sapere, sta lasciando erba e fiori, terra fertile
per cultori del bello e coltivatori della lettura; sta lasciando una piccola traccia, a volte confusa
nella poesia e tante volte nel"concione" accademico; spesso democratica nell'arte, ma molte più volte,
ammiratrice del bello, sano e comprensibile.
E allora lasciateci gridare, gioire e perché no? Lanciare pomodori e ortaggi come al Teatro Verdi
per la serata futurista e dateci modo di ricordare anche i 100 anni di quella “Lacerba” che per poco propose
una via diversa da quella vociana, di cercare un uomo nuovo, che come diceva Nietzsche, sia capace
di superare se stesso. Un mondo fatto di congegni e di luoghi comuni deve sempre conservare una piccola
dose di autocritica e chi non è capace di insinuarsi tra le pieghe ovattate della normalità generando piccoli
dubbi o sane congetture, non ha nessun diritto di occuparsi del pensiero e della bellezza e tanto meno,
generare e educare delle nuove generazioni.

Luigi Ciampolini
Il Centro Don Carlo Gnocchi di Firenze: una struttura all’avanguardia


Se ricostruire dunque bisogna, la prima e fondamentale di tutte le ricostruzioni è quella dell’uomo. Bisogna ridare agli uomini una meta ragionevole di vita, una ferma volontà per conseguirla e una chiara norma di moralità. Bisogna rifare l’uomo. Senza questo, è fatica inutile ed effimera quella di ricostruirgli una casa che, fra poco, egli stesso distruggerà con le proprie mani dissennate…”. Così scriveva don Carlo Gnocchi nel 1950 in Restaurazione della persona umana, riferendosi alla ricostruzione del Dopoguerra.
E l’Opera del sacerdote milanese, fin dalle sue origini, ha risposto a questo mandato: quello di ricostruire la persona ferita, dilaniata e mutilata dagli ordigni bellici. Così è stato con i “mutilatini” a guerra finita, così è stato in seguito con i piccoli poliomielitici: non era sufficiente il recupero fisico; andava pensato un inserimento nella società da soggetti attivi, da persone autonome, da protagonisti. Questo in fondo è il concetto di riabilitazione, attività cardine della Fondazione Don Gnocchi di oggi: qualcosa che va oltre l’attività puramente medica.
Il Centro “Don Carlo Gnocchi” di Torregalli, inaugurato nel 2011, rappresenta la continuità della presenza della Fondazione Don Gnocchi a Firenze: una presenza avviata oltre 60 anni fa con l’apertura del Centro di Pozzolatico.
Il nuovo Centro è dotato di 186 posti letto, moderne palestre e laboratori per la ricerca scientifica e si pone all’avanguardia nel campo della riabilitazione tra le strutture toscane e nazionali. La struttura, riconosciuta Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) è una sintesi del know how e delle competenze maturate in Fondazione in oltre mezzo secolo di esistenza.
Le attività del Centro sono incentrate sulla riabilitazione specialistica ospedaliera ed extraospedaliera (neurologica, ortopedica, cardiologica e respiratoria), con un’intensa attività di riabilitazione a livello ambulatoriale e domiciliare.
Una punta di eccellenza del Centro fiorentino è rappresentata dall’Unità di 25 posti letto di riabilitazione intensiva ad alta specializzazione in regime di ricovero ospedaliero (“Codice 75”), dove sono ricoverati pazienti che hanno subito gravi lesioni cerebrali (traumi cranici, emorragie e infarti cerebrali o anossie da arresto cardiaco o da annegamento, ecc.). Tali condizioni determinano un periodo di coma più o meno protratto, con permanenza in rianimazione: una condizione di grande fragilità, che pone la persona priva di coscienza nella condizione di essere completamente abbandonata alle cure degli altri. La perdita della coscienza è infatti, oggi, una delle sfide più impegnative per la medicina e per le famiglie che si trovano a fronteggiare questa situazione. Una sfida a cui la Fondazione Don Gnocchi sta rispondendo con grande impegno perché essere “accanto alla vita, sempre”, significa esserlo ancora di più, quando la vita sembra sospesa, quando ci si interroga se sia ancora vita o altro.
E’ questa l’attualizzazione più vera e coerente del messaggio di “ricostruzione della persona umana” di don Carlo Gnocchi.


Nessun commento:

Posta un commento