venerdì 4 gennaio 2019

Van Gogh e i Maledetti: Paul Cézanne , Paul GauguinHenri de Toulouse-Lautrec Chaïm Soutine e Amedeo Modigliania Santo Stefano al Ponte fino al 31-marzo-2019.


 Van Gogh e i Maledetti: Paul Cézanne (Aix-en-Provence 1839 - Aix-en-Provence 1906), Paul Gauguin (Parigi 1848 - Hiva Oa 1903), Henri de Toulouse-Lautrec (Albi 1864 - Saint-André-du-Bois 1901), Chaïm Soutine (Smiloviči 1893 - Parigi 1942) e  Amedeo Modigliani (Livorno 1884 - Parigi 1920)a Santo Stefano al Ponte fino al  31-marzo-2019.

  Evento- mostra- dialogo  che, rispetto alle altre edizioni,  sempre organizzate con grande professionalità da CROSSMEDIA, rappresenta un unicum in quanto le immagini
si dispiegano non su pannelli,  ma  direttamente  sulle pareti per tutto il perimetro  della chiesa sconsacrata di Santo Stefano  abbracciando dal tetto il pavimento  in una circolarità coinvolgente dove l’ ascolto della colonna sonora e la visione delle opere realizzate dai  6 geni  riportano al senso del tatto dove- quando il pittore sceglieva i colori,


li stendeva con il  pennello, li tamponava, li sovrapponeva in una gestualità che raccoglieva in quell’ atto-attimo un universo di emozioni  passioni:
tormento, felicità rabbia forse,  desiderio  di  evasione per “raccontare “ in-di-per   un rapporto puro e diretto con la natura,  per narrare di  occhi  trasparenti che ci guardano mostrando quanto di più intimo c’è  . Di particolare  attrazione la sala degli specchi   in cui, le immagini proiettate  ci dipingono:   il nostro corpo o meglio i nostri abiti per frazioni di tempo sono dipinti ; una body art  fantastica  e, al di sopra di questa stanza , il balconcino  da cui potersi affacciare per godere di un paesaggio pittorico dall’ alto  in una  prospettiva  in cui lo sguardo e, non solo,  spazia all’ infinito dove- quando le note divengono colore e il colori si dispongono su pentagrammi di armonie !   Entrando  nei paesaggi dei volti

e della natura  di Van Gogh  non può non colpire   la sua religiosità  coltivata sul modello del padre il  reverendo Theodorus Van Gogh, pastore legato alla scuola di Groninga (un movimento riformista all’interno del calvinismo). Nei quadri che sfilano all’ interno della chiesa  e sul nostro corpo  ritornan alla mente i percorsi  seguiti da Vincent  che inizia a dipingere a 27 anni  dedicando   la sua pittura   a persone  considerati ai margini della società: ai minatori, ai contadini  come  nel dipinto:”   I mangiatori di patate “ dove  anche il mangiar patate, frutto sano della terra, può diventare un momento di condivisione sacro.  Con questo  i dipinto,  ora al  Rijksmuseum Vincent Van Gogh, Amsterdam  l’ autore  voleva  far conoscere le difficili situazioni  in cui vivevano i contadini   nella piccola città di Nuenen, nella regione del Brabante.  Nel 1876 ad ottobre Vincent  pronunciava il suo primo sermone ispirato da un quadro di Boughton, il Pellegrino sulla via di Canterbury al tempo di Chaucer:   «Una volta ho visto un bel quadro; era un paesaggio serale. In lontananza, sulla destra, una fila di colline, azzurre nel cielo della sera. In queste colline lo splendore del tramonto, le nubi grigie costellate d'argento e d'oro e porpora. Il paesaggio è una pianura o una brughiera, coperta d'erba e di steli gialli, era infatti autunno. Il paesaggio è tagliato da una strada che porta a un alto monte, lontano, molto lontano; sulla sua cima una città che il sole al tramonto fa risplendere. Sulla strada cammina un pellegrino col suo bastone. E questi incontra una donna - o una figura in nero - che richiama un'espressione di San Paolo: afflitto ma sempre lieto. Quest'angelo di Dio è stato posto qui per consolare il pellegrino e per rispondere alle sue parole. E il pellegrino le chiede: "Questa strada è sempre in salita?". E la risposta è: "Certo, fino alla fine, sii attento". E di nuovo egli chiede: "E il mio viaggio dovrà durare tutta la giornata?". E la risposta è: "Dal mattino, amico mio, fino a notte". E il pellegrino allora prosegue, afflitto ma sempre lieto».  La vita di Van Gogh incontra la psichiatria   e durante   l'anno di permanenza nella clinica psichiatrica di Saint-Rémy-de-Provence “   il 19 giugno1889 Van  Gogh  compone  ““Notte stellata“,  da uno scorcio  di una finestra  della camera  dove era ricoverato  capolavoro attualmente al Museum of Modern Art di New York (MOMA) linee- forme –contrasti- colori  in movimento  in un anelito musicale che verrà colto  da  Don McLean con una canzone ;” Starry , starry night”  sentito tributo al pittore Vincent Van Gogh e al suo celebre dipinto.  All’amato fratello Theodorus (Theo), con il quale intrattenne un fitto epistolario e , che  fu il primo conoscitore e finanziatore della sua arte Vincent  scriveva  una lettera la n  n. 593 a Theo datata  2 giugno 1889«[…] Questa mattina dalla mia finestra ho guardato a lungo la campagna prima del sorgere del Sole, e non c'era che la stella del mattino, che sembrava molto grande. Daubigny e Rousseau hanno già dipinto questo, esprimendo tutta l'intimità, tutta la pace e la maestà e in più aggiungendovi un sentimento così accorato, così personale. Non mi dispiacciono queste emozioni. […] Credo che faresti bene a lavare quelle tele che sono ben asciutte con acqua e un po' di alcool etilico per togliere il grasso e l'essenza della pasta. Così anche per il Caffè di notte, il Vigneto verde, e soprattutto per il paesaggio che era nella cornice in noce, Anche per la Notte (ma lì ci sono ritocchi recenti, che con l'alcool etilico potrebbero spandere). […] Per quanto riguarda la mostra degli indipendenti, mi è assolutamente indifferente, fa' come se non ci fossi. Per non rimanere assente e per non esporre qualcosa di troppo pazzo, forse potresti mandare Notte stellata e il paesaggio verde-giallo, che era nella cornice di noce. Poiché sono due quadri di colori contrastanti, forse riusciranno a dare agli altri lo spunto per ottenere effetti notturni migliori. […]»


  Sui -  per
 
 
 
 
i girasoli che per Van Gogh  incarnavano la gioia e rimandavano al sole   realizza  una prima serie  a Parigi ne 1887, la seconda durante il soggiorno ad Arles 1888    MA DEI 7 solo 5 quadri dei Girasoli sono ancora esistenti o visibili pubblicamente e si trovano  in  musei sparsi da una parte all’altra del mondo: in Europa, negli Stati Uniti e perfino in Asia orientale per curiosità si possono ammirare: alla National Gallery, Londra; a Van Gogh Museum, Amsterdam: a Neue Pinakothek, Monaco di Baviera; a Philadelphia Museum of Art, Philadelphia; a Seiji Togo Memorial Sompo Japan Nipponkoa Museum of Art, Tokyo.  Un grande  anche nella formazione Van Gogh il quale frequentava le  gallerie di Hampton Court, dove poteva ammirare le opere di Holbein, di Rembrandt, del Rinascimento italiano e della scuola olandese del Seicento arricchendosi nel guardare osservare  senza dimenticare   il suo essere artista lettore appassionato:  il libri li faceva suoi con annotazioni e rimandi  li teneva a memoria   VAN Gogh un genio che molto ha contribuito al  progresso dell’ umanità  testimoniando quel coraggio di vivere  che talvolta  ci insegnano le grandi difficoltà le  profonde  crisi, gli alti scalini  da dove non si vede l’ orizzonte   che ognuno nella sua dimensione   di passeggero   su questa terra sperimenta  . Da non PERDERE  nella cripta le postazioni con gli Oculus per sperimentare la realtà virtuale 3D di un viaggio sensoriale all’interno degli studi  di alcuni dei pittori maledetti  .

Una esperienza personale:  durante i mie soggiorni a LONDRA  in una vista alla National Gallery mi imbatto nei Girasoli di Van Goh   entrando per assistere allo spettacolare evento a Santo Stefano al Ponte,  a distanza di una vita tanti anni sono passati ,  li trovo proiettati  i girasoli  e percepisco che non sono quelli che ho visto a Londra  uscendo ne parlo con uno delle persone preposte  alla mostra ricevendone conferma   questi  sono a Monaco  non sapevo molte cose di Van Gogh  e molte ancora non so ma questa mostra mi sta stimolando ad approfondirne la conoscenza .

 Carmelina Rotundo

 

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