giovedì 11 febbraio 2021

LA DONNA DELLA PANCHINA a PAOLO UCCELLO

 

Come nei fossili il tempo crea stratificazioni- cerchi- segni del trascorrer del tempo dei cambiamenti climatici e geografici cosi ciò che i nostri occhi vedono, che i nostri sensi percepiscono: profumi, odori, liscio ruvido, rugoso, morbido, duro, pesante, leggero, colori- calore, creano

                                                                             CONTATTO

 Abitava sulla panchina della fermata a Paolo Uccello ( me le ricordo sì le sue “battaglie” quelle pitture erano cosi movimentate e giocate sulla prospettiva, quelle lance.. che sembravan da un momento all’ altro  librarsi lanciate da braccia di guerrieri e quei cavalli che parevan scalpitar per uscire dalle tele: due grandi dipinti  che avevo avuto la fortuna di vedere uno agli Uffizi e l’ altro alla National Gallery a Londra durante i mie viaggi ). Tra tutte le fermate della tramvia: linea Careggi- Villa Costanza la Paolo Uccello è la più riparata avendo nel retro un muro di una costruzione, per il resto  aperta sui tre lati e coperta dalla tettoia della pensilina: una dimora unica quasi viaggiante tenendo conto che di tramvie ne passano a centinaia.- La vidi quando ritornai ad abitare nella dimora dove avevano vissuto i mie genitori e Cesare dopo esser stata  costretta, per quasi tre lunghissimi anni ad abbandonarla da un sistema che  non riconosce l’ amore tra sorella e fratello.. per quasi tre lunghissimi anni ero stata nomade avendo per corridoio di “casa mia” i tratti di strada che da piazza San Marco giungevan a piazza della Signoria! La prima volta di passaggio, dai vetri della tramvia per curiosità aguzzai lo sguardo per poi prendere l’abitudine di “salutarla” con lo sguardo e di notare mentalmente come quella panchina fosse per lei: tavola dove mangiare, letto dove riposarsi, divano dove leggere o guardare foto;  la sua figura mi appariva ordinata nei gesti come nell’abbigliarsi, nel pettinarsi. Mi colpiva la dignità di quella figura femminile alta dai capelli lunghi acconciati all’africana continente da cui era originaria. Anni fa, doveva essere 2018, non era difficile ascoltare le storie su di lei la più ripetuta che fosse lì da sei anni, che venisse dall’Africa e che, buttata sulla strada, fosse stata messa in cinta e poi abbandonata; la bambina che era nata le era stata strappata e che lei, dal dolore, avesse perso la testa e che aspettasse il ritorno di sua figlia alla fermata della tramvia. Aveva fiducia che prima o poi da una di quelle tramvie scendesse sua figlia….  L’abitudine a vederla faceva parte della mia quotidianità allora, del mio andare e tornare da Firenze per recarmi nella sala stampa della Regione .. qualche volta nel corso degli anni mi distraevo, ma la cosa strana è che, se mi era sfuggita l’immagine di quella donna la pensassi subito dopo alla fermata Sansovino o Cascine a seconda della direzione. Sulle fermate della tramvia qualche burlone scherzava tra il nome le Cascine  e P. “Uccello”.

 A febbraio 2021 non c’ era ( altre volte non era stata presente; si dice perché qualcuno le permettesse di fare la doccia o di espletare i suoi bisogni fisici) ma quel giorno di febbraio l’assenza mi colpiva a differenza della altre volte e presi, come punto di riferimento, la bacinella rossa che stava in verticale: un segno di disordine che non era suo, nonostante tutto ella aveva uno spiccato senso dell’ ordine:

                            “ se al ritorno è nella stessa posizione lei non è tornata” pensai dentro di me …”

 al mio ripassare quella bacinella era nello stesso posto il che significava che per quelle ore almeno non era tornata. Ieri 10 febbraio ripassando di lì un tuffo al cuore: non c’ è traccia di lei: la panchina è ritornata ad essere anonima; i sensi in quegli anni del mio ritorno nella casa dei genitori e Cesare  avevano creato, giorno dopo giorno, contatto senza accorgermene anch’ io plasmata dal tempo, da ogni cosa e ogni persona e su questa terra in transito avevo “ conosciuto “ anche lei ! Non lo sai  non sai mai quali saranno i tuoi compagni di viaggio ma tutti  lasciano traccia  di sé nel-per “CONTATTO”

 Carmelina Rotundo Auro

2 commenti:

  1. Pensa Carmelina che questo tuo testo l'ho letto senza averlo davanti agli occhi perché per dono di DIO pensando al tuo nome questo testo mi è venuto in soccorso in una situazione difficile, pensa tu, preveggenza? Forse, io comunque mentre lo leggevo era la prima volta che lo sentivo, utilissimo per me, mentre ero accusato di razzismo il tuo testo mi è apparso sotto gli occhi e lo ho letto ad occhi chiusi, la potenza di Dio è veramente Infinita!!!

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  2. Il tuo testo, ben scritto, dimostra la sensibilità del tuo animo verso le altre persone, chiunque esse siano, e la tua attenzione verso i bisogni e le difficoltà degli altri. Chissà quanti saranno passati tutti i giorni a quella fermata e non avranno rivolto la loro attenzione a chi era sempre su quella panchina. O forse anche altre persone l'avranno vista e si saranno chieste perchè fosse lì da anni, sempre nello stesso posto. A volte non ci rendiamo conto della quotidianità se non quando questa ci viene a mancare !

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