venerdì 13 agosto 2021

PROFESSIONE INSEGNANTE

Professione INSEGNANTE per un percorso personale e storico- geografico che prende “ il volo” da la TRASMISSIONE le Ragazze creata da I Pesci Combattenti e trasmessa su Rai tre il primo luglio 2021. 40 anni per –in un avventura che dall’ infanzia attraversa l’adolescenza fino alla maturità e che vede l’ attuarsi di grandi-importanti trasformazioni: dall’ insegnate unico al gruppo docenti; dall’orario solo la mattina all’istituzione del tempo pieno poi… modulare ; dalla valutazione prima del direttore didattico al team docenti all’ introduzione delle lingue straniere fin dai primi anni della scuola elementare dal diploma conseguito agli istituti Magistrali all’ istituzione della laurea nella facoltà di Scienze della Formazione Primaria nel .. oggi Come nasce in te il desiderio di fare l’ Insegnate ? “ A sei anni quando mi chiedevano che cosa volessi fare da grande?” Rispondevo pronta: “insegnare alla scuola Elementare ed all’Università.” e tutti persino mia madre ( prima sostenitrice negli studi come nell’ insegnamento e nello scrivere poesie) mi facevano notare che avrei dovuto fare una scelta tra l’essere Maestra o intraprendere la carriera universitaria… finché il 10 - 9 -2003 giunge una lettera che già nel francobollo “cambia la vita tua e degli altri” manifesta i contenuti della lettera che mi nomina Tutor in semiesonero per le attività di tirocinio nel corso di laurea della formazione Primaria segnando un prima e un dopo nella mia vita e nella carriera professionale l’una e l’altra profondamente legate in un intreccio dove dal banco alla cattedra dalla cattedra al banco per capire che è fondamentale restare nel banco imparando molto di più di quello che ho insegnato! un sogno che si è realizzato .... come dicono in molti i sogni dei bimbi perché forti e innocenti diventano veri e.. sono sempre più convinta che ho fatto il MESTIERE PIU' BELLO DEL MONDO: 

ho insegnato a volare, ma chi è stato con me mi ha insegnato a volare più, più sempre più in ALTO. Nella trasmissione di Rai tre Carmelina Rotundo Auro dichiara infatti in 40 anni sono entrata in aule per vedere l’ innocenza negli occhi di bimbi e di adolescenti ( Carmelina insegna ai bimbi da 6 a 10 anni e ad adolescenti da 20 anni a 48 il suo più grande allievo) il coraggio, la fiducia nel tendere la mano per capire che insieme si può volare respirando l’incoscienza, quell’incoscienza che ha spinto Colombo a superare lo stretto dei Dardanelli per avventurarsi nell’ incognito che ha spronato Galileo a puntare il cannocchiale al cielo e proprio per la trasmissione LE RAGAZZE, Nadia Berni Aphrodia realizza la “lavagna” una tela 70X100cm dipinta di nero che percorre attraverso foto la storia della Maestra Carmelina dal primo anno d’ insegnamento alla scuola elementare all' Università. La tua Formazione ? Le mamme del palazzo dove vivevo a Perugia nella via cortonese di fronte alla antica fabbrica della perugina mi ricordo che già, da quando avevo 12 anni mi affidavano volentieri i loro figli : due, Catia e Carlo, erano quasi fissi. Li portavo direttamente al piazzale del Convento dei frati cappuccini. Si giocava con i sassolini bianchi quanti ce n'erano, con l'erba e poi alle cinque precise tiravo fuori dal sacchetto uno sfilatino gigante che la mamma sempre mi preparava con tante buonissime cosine e mangiavo. Oggi, ripensandoci penso che le mamme mi affidavano quei bambini, poco più piccoli di me, sette e nove anni perché davo, loro un buon esempio di non fare storie per mangiare e non pensassero minimamente alle mie aspirazioni. Ma a quell'età mi piaceva tanto illudermi e pensare che ero " maestra”. Mi diplomo col massimo dei voti 60 su 60 all’ istituto Magistrale Assunta Pieralli di Perugia istituto che non so perché mi ha sempre richiamato Il Giornalino di Gian Burrasca ….dal diario testimonianza del mio vivere nel quartiere 4 dove sono arrivata nell'agosto del 1972, donato alla Biblioteca Canova isolotto di Firenze “Avevo diciassette anni e mezzo quando il 7 Agosto 1971 arrivai a Firenze. Era questa la prima volta che vedevo la città Papà vi era stato trasferito per motivi di lavoro già da Febbraio, ma Cesare ed io eravamo rimasti con mamma a Perugia per non interrompere bruscamente un anno scolastico. Per decisione unanime dei genitori infatti troppi cambiamenti, di ambiente, di compagni, di professori avrebbero potuto crearci delle difficoltà….. Ero triste perché avevo lasciato le mie 30 compagne di scuola (in classe eravamo 31) i professori, l'amica del cuore. Come farò a conoscere altre persone? Maturò in me la decisione di iscrivermi all'Università, se non altro lì avrei conosciuto delle persone, avrei fatto amicizie. Per la scelta della facoltà fu un caso e così mi trovai inscritta a lingue e letterature straniere. In fondo al cuore, però io sapevo perché lo facevo; allora non lo dissi nemmeno a me stessa ad alta voce per paura che qualcuno scoprisse tutto, ma oggi quel segreto voglio svelarlo. La mia famiglia era sempre molto severa per concedermi la libertà di uscire ma se c'erano delle motivazioni allora e solo allora decidevano di dire SI’ Studiare lingue mi avrebbe portato necessariamente a viaggiare ad incontrare gente, ad uscire; insomma era la mia speranza di libertà. Non vedevo perciò l'ora che iniziassero le lezioni…A Novembre, come fu e come non fu, incominciai ad andare all'Università. Sostenni tre esami : intanto usciva il bando per il concorso magistrale. Frequentai allora un corso serale fino alle ore undici, papà mi veniva a prendere per la preparazione; insegnare ai bambini era stato un mio sogno. Ritorniamo però al bando del concorso magistrale. La situazione nel 1972 era abbastanza buona. Sì c'erano tanti concorrenti, ma anche qualche possibilità, cosa oggi quasi scomparsa. Feci tutte le prove lo scritto, gli orali ed accantonai l'idea della maestra per riprendere la preparazione del quarto esame all'Università. Dopo pochi mesi ebbi un colloquio con mio padre io ero seduta alla scrivania, lui aveva aperta la porta di camera mia. " Sei andata al Provveditorato ? " No, papà. lo sai devo studiare " Domani mattina passaci per favore " Ma dai, papà, che cosa devo farci ? perché non ci passi tu? " Domattina vacci è successo qualcosa " Va bene. La mattina passai da via Alamanni. Al piano terreno del Provveditorato agli Studi erano usciti i risultati: io ero tra i vincitori del concorso magistrale. Tornai a casa e d'istinto corsi in camera mia . Dal primo cassetto della mia scrivania tirai fuori il libretto a fisarmonica azzurro e lessi dei tre esami. " Smetto o non smetto l'Università ? Ora avrò tanti più impegni insegnando ? Ma sì , smetto " Parlai con mia madre e lei mi disse di fare ciò che volevo, di decidere io, ma segretamente, lo capivo dalla sua voce, le sarebbe dispiaciuto molto se avessi abbandonato i miei studi. Non dissi nulla ad alta voce ma decisi in cuor mio di continuare strada facendo avrei visto il da farsi. Il primo anno di " maestra" fu una assegnazione provvisoria vicino a casa alla Montagnola. Avevo una prima elementare, di pomeriggio.I genitori costatando però che durante questo orario i loro figli erano stanchi e per tanti altri motivi tanto fecero e tanto dissero che a Novembre il turno fu spostato di mattina. Come? Provvedendo a creare col compensato un'aula nel mezzo del corridoio. Quella classe fu meravigliosa! Per me e per loro era la prima volta. E questo che sto per raccontarvi non è una barzelletta. ma la verità ! Il primo giorno che mi trovai dalla parte della cattedra e di fronte agli alunni dissi : Su da bravi. ognuno si presenti: scriva sul quaderno il proprio nome e venga a farmelo vedere ". Ci fu un attimo di silenzio, pensai, di concentrazione ed il primo ad alzarsi per farmi vedere il quaderno fu Giacomo. Su due pagine campeggiava un segno tutto arricciolato. Io guardai il quaderno e rivolgendomi a lui gli chiesi : Ma che cosa c'è scritto? Giacomo mi guardò solo per un attimo con quei suoi occhioni azzurri ed in tono quasi di compassione come per dire " ma non sa neppure leggere" mi rispose: "Ma, come, qui c'è scritto Giacomo !" Mentre tornava a posto capìi il mio sbaglio. La richiesta che avevo fatto, il silenzio dei bambini, il tono di voce di Giacomo non lasciavano dubbi. Come potevo pretender da loro di saper già scrivere se venivano per imparare a farlo? Per imparare da me? Mi rimboccai le maniche e da allora cominciò la mia storia di maestra. La mattina insegnavo; il pomeriggio a prendere le lezioni tutte quelle che potevo e la sera a studiare. L'unico itinerario che facevo nel centro era da via San Gallo, di corsa a Via del Parione e viceversa perché in queste due sedi si svolgevano le lezioni. Qualche volta davo una sbirciatina al Duomo, al Battistero niente di più. L'esperienza umana vissuta con quei bambini fu però meravigliosa e mi ricompensò di tutto. Mi affezionai tantissimo a loro che l'ultimo giorno di scuola quasi non volevo lasciarli , mi sembrava una grande ingiustizia dovermi separare da loro. Quante cose mi avevano insegnato! Demetrio aveva fatto sì che in me nascesse l'amore per i fiori e non c'era giorno che non mi portasse un fiore. Delle volte arrivava tutto di corsa con dei rami pieni di foglie, di petali, quasi correva;" Sono per te, maestra!" I suoi neri occhi erano pieni d'amore e di sincerità. Gianni mi faceva arrabbiare per il suo comportamento; era vivace, ma quanta timidezza nascondeva tutto ciò. I suoi piccoli profumini, con che gentilezza e delicatezza me li portava! Tutti, tutti erano molto cari; sono passati gli anni ed ognuno di loro sicuramente avrà, spero, realizzato le sue aspirazioni, ma io me li ricorderò sempre come li ho conosciuti la prima volta, quando avevano sei anni. Il secondo anno andai trasferita alla scuola Guglielmo Marconi in via Enrico Mayer a Firenze. Una quinta di ragazzi in gamba L'insegnante che mi aveva preceduta era andata in pensione e toccava a me concludere il ciclo. Erano compostissimi, alla ricreazione tiravano fuori il loro tovagliolino, lo mettevano sul banco e in silenzio mangiavano; erano stati così abituati. Mi piacevano queste buone abitudini, ma desideravo che giocassero, che si divertissero un po'.nI maschi scelsero il pallone, io facevo l'arbitro, ma dalla compostezza alla confusione e così capitava spesso che arrivava qualche calciata all'arbitro. Stabilìi allora delle regole ben precise " Chi toccava l'arbitro era espulso!" Si giunse ad un equilibrio accettabile; tutti stavano attenti a non calciare l'arbitro. Le femmine giocavano di rado al pallone, ma mi aiutavano molto nelle decisioni, nei punteggi. Intanto non avevo perso l'abitudine di mangiare dei gustosi panini. alle 10,30 questa volta. Cosa questa molto curiosa per i bambini e ben presto la scoprìi. In un tema dal titolo Chiacchiere e scenette durante la ricreazione Arianna scrisse ( mi aveva educatamente chiesto se poteva parlare di me) ".. e cosa veramente strana che non ho mai visto fare a nessuna maestra prima d'ora; la nostra insegnante, appena suona la campanella della ricreazione, tira fuori un panino gigante e se lo mangia TUTTO !! " Eh, sì, c'erano molte diversità che scoprivamo rispetto agli anni precedenti, alcune positive, alcune negative. Ricevetti, allora usava, la visita di controllo del direttore Michele Solimando ( purtroppo oggi scomparso ) " Dov'è la vostra maestra ?" chiese entrando . Io che mi stavo mettendo le scarpette da ginnastica per portarmi in palestra mi presento: " Sono io " Non è bugia ciò che scrivo, ma Solimando rispose " ..la avevo confusa tra gli allievi". Ero seduta tra i banchi, infatti, e poi con le scarpette basse! Andammo tutti in palestra, come programmato e dopo in classe. Il direttore volle vedere qualche quaderno. Gli piaceva molto la matematica ed espresse così il desiderio di interrogare qualcuno. Un tuffo al cuore! Eh, sì proprio in matematica l'asino cade! Ma fortuna volle (oggi lo posso rivelare) che chiamò il più bravo quello che in conti ed in frazioni ne sapeva più di me e con quanta velocità rispondeva. " Se sono tutti così ! " Mi guardò Solimando molto soddisfatto, " Se vuole continuare, faccia pure " " No, no, va benissimo così " E, salutando me e tutti gli allievi, uscì. Ritornai alla cattedra e per un attimo mi sembrò d'incontrare contemporaneamente tutti gli sguardi dei miei alunni. Mi davano coraggio, sembravano dire " ce l'abbiamo fatta !" All'Università continuavo a studiare; tempo per costruire amicizie non c'era ed io che invece avevo sognato grandi viaggi, grandi incontri. Al terzo anno di insegnamento mi fu assegnata la sede definitiva a Montemurlo. Per arrivarci mi alzavo molto presto; prendevo l'autobus 9, poi il treno poi la CAP. La cosa a cui subito mi affezionai era la luna che spesso mi faceva compagnia alla fermata dell'autobus. A Prato il piccolo tratto di strada tra la Stazione e il Duomo lo avevo chiamato " il frigorifero" tanto mi sembrava ghiacciato, ma la pasticceria proprio alla fermata della CAP era una dolce, dolcissima tentazione. Arrivavo a scuola e sentivo la necessità di sbocconcellare qualche biscotto. La classe era una prima di 31 scolari più vispi che mai. Delle volte al suono della campanella mi trovavo con qualche biscotto ed allora anche per una frazione di minuto ne approfittavano per far confusione. Una mattina mi decisi a parlare: " La maestra, prima di arrivare da voi, fa un lungo viaggio e voi che fate, appena arrivate ? L'unica cosa di cui vi preoccupate è di chiacchierare "Da allora aspettavano in silenzio che finissi i biscotti, anzi li vedevo che tra loro, dicevano:"Stiamo tutti zitti altrimenti la maestra si può anche ammalare fa tanta strada per venire da noi ..e , se manca lei , chissà chi ci manderanno ?". Avevo la classe più vicina alla porta e così un giorno la custode mi chiese un favore. " Faccio una scappatina a casa, mio marito è malato. Le lascio le chiavi; in caso qualcuno suoni per favore apra, stia attenta però . si accerti sempre chi è". Di lì a cinque minuti suona il campanello (caso fatale, stavo mettendomi le scarpette da ginnastica) vado ad aprire ed il signore alla porta mi dice chiaramente che vorrebbe visitare la scuola. Io lo guardo e sempre tenendo socchiusa la porta, senza dargli nessuna possibilità di entrare gli dico : "Guardi che la custode ora non c'è, potrebbe ritornare più tardi .. sa, io ho la classe" Mi guardò e parlò :Ah! Lei è una insegnante Io sono il Sindaco di Montemurlo". Lo feci entrare arrossendo ed anche con un po' in imbarazzo per la figuraccia fatta. Per cercare di rimediare lo invitai a vedere la mia classe dove lo presentai a tutti gli scolari. Anche lui doveva trovarsi in imbarazzo in quella situazione che assolutamente non aveva prevista. Ma gentilmente mi disse che avrebbe continuato da solo la visita della scuola.Arrivavo a Firenze tardi, alle quindici del pomeriggio e perciò spesso non tornavo a casa; via direttamente all'Università Fu un anno stancante! Firenze per me allora era la Stazione di Santa Maria Novella, il cartellone degli orari., la biglietteria, i binari il treno. Intanto nasceva in me l'amore per le poesie. Il mio professore di lingua spagnola, Oreste Macrì aveva un metodo particolare: il corso monografico su Manrique era organizzato che dopo alcune lezioni introduttive dovevano essere gli allievi stessi a spiegare una poesia. Di pomeriggio mi trovai così per una volta dalla parte della cattedra le mie intuizioni su un poema (che ora non ricordo più ) ebbero successo! Non pensai più a quel fatto. Le cose vanno come vogliono loro ( Pirandello). E così terminai gli esami; di fatti, aneddoti, acrobazie e peripezie ne avrei da raccontare, ma forse lo farò la prossima volta. La scuola era così lontana ed allora feci la domanda per il tempo pieno a Scandicci. Alla riunione di inizio del nuovo anno scolastico, il direttore di Prato mi ringraziò per la mia gentilezza. Rimasi meravigliata "E' venuta a salutarci ?". Non capivo. Ma l'attimo dopo stavo correndo, " Come non lo sa ? Le hanno dato il trasferimento " (Non ero ancora passata dal Provveditorato). Povera, povera me , ora come farò ad arrivare a Scandicci 'alla nuova sede? Penso di aver messo, come si dice, le ali ai piedi l'autobus, la Cap e poi il taxi. L'autista poco pratico mi portò ad una scuola di Scandicci; ebbe però il buon senso di assicurarsi anche lui che quella fosse la scuola giusta ed avuta una risposta negativa, mi accompagnò finalmente a destinazione. La segretaria mi annunciò al Direttore il quale senza perdersi in preamboli mi disse: " A lei è stata assegnata una classe prima". Volevo dire qualcosa, ma mi rendevo conto che a parte le scuse per un ritardo di tre ore non c'erano altre cose da dire. Il silenzio è d'oro e così, dopo aver balbettato qualcosa, uscii dalla segreteria. Seppi , alcuni giorni dopo, che il mio nome e cognome erano stati più e più volte ripetuti dal Direttore ed in tono "Ma !! Se arriva in ritardo il primo giorno figuriamoci gli altri". Questo caso fu l' eccezione al proverbio " Il buon giorno si vede dal mattino". Il direttore Tronci si era dimostrato un uomo intelligente; lo capìi dopo, non mi aveva fatto romanzine inutili, forse aveva intuito la mia buona fede e mi diede la possibilità di riscattarmi. L'esperienza del tempo pieno era uno stimolo; l'idea di lavorare in due mi piaceva e mi terrorizzava. Mi allettava perché per troppo tempo mi ero isolata a studiare e perciò volevo sperimentare le mie capacità riposte nel cassetto, di stare con altre persone. Ero terrorizzata perché ..e se non sarei riuscita ad andare d'accordo con la mia collega? Un anno è lungo da passare ! Sandra si dimostrò bravissima : aveva le doti che io non possedevo; le piaceva la matematica e in più era ordinata e precisa. Andammo tanto d'accordo che decidemmo di frequentare insieme il corso per animatori sportivi Eravamo sempre in coppia , capirai, gli altri erano studenti dell'ISEF tutti agilissimi io non ne parliamo. Intanto cominciavo la tesi di laurea ( E' la prima volta che scrivo di questo periodo e non nascondo che il mio corpo è pervaso da tremore). Quel periodo però doveva dimostrarsi (a distanza di anni, lo sto valutando ora mentre scrivo) costruttivo. Per questo dedicai il volume a A tutti coloro che vivono in una stanza buia. Dopo aver sostenuto con successo i primi tre esami usci il concorso di stato per poter insegnare la mattina e la sera papà mi accompagnava al corso di preparazione che sostenni prova scritta ed orale e risultando vincitrice di concorso mi presentai a mia madre per un consiglio abbandonare l’ università e dedicarmi all’ insegnamento mia madre mi spronò a continuare in parallelo sostenendo anche che i primi tre esami erano andati alla grande 30: la mattina insegnavo il pomeriggio a lezione trovandomi coinvolta in quel gioco tra banco e cattedra +cattedra e banco per decidere che stare nel banco era molto più costruttivo imparando e insegnando in uno scambio reciproco la Montagnola , Oste di Montemurlo la scuola Marconi di Firenze dove ricevetti la vista del direttore solimando allora le verifiche per l’ idoneità venivano svolte dal direttore didattico oggi una gruppo di docenti dov’ è la vostra insegnate era una classe quinta mi stavo allacciando e scarpette da ginnastica per portare gli alunni in palestra erano i tempi della maestra unica lo sa quale è la mia passione? la matematica per aver l’ avvicinamento chiesi il tempo pieno alla scuola Marconi di Sandicci e in seguito alla scuola Aldo Pettini dell’olmo pieve per raggiungere la quale. Sono stata tra i docenti selezionata nel 1981 per il progetto ministeriale I.L.L.S.S.E. insegnamento lingue straniere nella suola elementare1981/82 delle classi seconde e conclusione nelle classi quinte. 1982-83/1983-84 Successivamente ho continuato l’insegnamento della lingua straniera fino all’anno 1988-89, prima con il distacco degli insegnamenti speciali, dopo ai sensi del 6° comma art. 144 della legge 27° del 20/05/1982. 1991 L’insegnamento della lingua straniera anche nelle classi seconde delle scuole Marconi e Olmo Pieve. 1998/99 – Sperimentazione nelle classi prime delle scuole Marconi e Pettini. Occuparsi dell’inserimento della lingua straniera nelle scuole elementari è stato uno stile di vita, di lavoro imperniato sulla metodologia di ricerca con un’attenzione particolare nei confronti di tutto ciò che ci circonda al fine di offrire un insegnamento che integri le competenze linguistiche, capacità di comunicazione e conoscenza delle culture diverse da noi che aiuti gli alunni, ogni alunno a crescere. La ricerca metodologica didattica si è accresciuta positivamente iniziando una sperimentazione didattica per quegli anni rivoluzionaria non esistevano testi e che venivano creati da me maestra con gli alunni inizio il tirocinio con gli studenti della scuola americana tra cui l’univesità gonzaga , progetti tutti favoriti dall’appoggio e dall’autorizzazione del Direttore Didattico Federico Marucelli, dal sostegno dei genitori degli allievi e dalla costruttiva collaborazione del direttore della Università Gonzaga, prof. Anthony Via.Firenze è un microcosmo di attività culturali. Allo scopo di creare un rapporto con l’università, ho posto delle domande: POTREBBE il mondo dell’Università mobilitare attenzione ed energie per considerare maggiormente le specifiche necessità dell’apprendimento della lingua straniera nella scuola elementare? POTREBBE un’università diventare partner stabile per l’inserimento della lingua straniera nelle elementari e mettere a disposizione innovazioni e proposte? Ho proposto questi quesiti al Direttore dell’Università Americana Gonzaga, di Firenze, prof. Anthony Via il quale ha individuato nel tirocinio di futuri insegnanti od operatori della scuola americana la risorsa da attivare per favorire il contatto tra Università e Scuola elementare. Chi sono i tirocinanti? Studentesse che hanno scelto di frequentare in Italia un anno accademico con un curriculum di studi universitari miranti ad inserirle nel mondo della scuola negli U.S.A. Realizzazione del progetto. Osservazione e conoscenza della struttura della scuola elementare in Italia e dei loro curricoli. Individuazione all’interno della programmazione curriculare annuale di unità didattiche da poter svolgere con l’insegnante specialista di lingue da attivare con gli alunni. Realizzazione di materiale linguistico: dalle parole a frasi, dialoghi, canzoni, fumetti, scenette mimate, disegni, foto, video. I bambini ricordano meglio ciò che imparano quando durante il processo di apprendimento vengono attivati tutti i canali sensoriali ( T.P.R.) di Asher. Interscambio tra alunni tirocinanti di lingua madre inglese e alunni che imparano la lingua inglese nelle classi della scuola elementare Stimolo alla ricerca degli interessi. Costituzione di una rete informativa: genitori degli alunni italiani e genitori dei tirocinanti. Coinvolgimento, questo, che ha portato spesso le famiglie dei tirocinanti a voler venire a visitare i figli e contemporaneamente conoscere gli allievi, dove essi svolgono le attività di tirocinio. la corrispondenza sia con classi in America che Inghilterra in una scuola dove istituirò l’italian day una giornata in cui tutta la scuola è coinvolta a realizzare attività che richiamano la cultura,la storia la cucina italiane; scambio epistolare che con la casa reale inglese con musei quali il madame toussaud senza dimentica quei personaggi tanto cari ai bimbi la befana e babbo natale L e interviste perché? a conoscere altri “mondi “ tenendo presente il concetto “lingua e civiltà”. Come ? Preparando domande su sette argomenti : il viaggio, la lingua, la scuola, l'Italia, gli italiani, il mangiare, il tempo libero Le domande sono state rivolte in lingua italiana o in inglese a stranieri. Domande e risposte sono state registrate, poi, dove necessario, tradotte e infine trascritte in classe, cercando di conservare il tono colloquiale originario. Dove ? In giro per Firenze, perché è una città che offre la possibilità di incontrare turisti in ogni periodo dell'anno. Le interviste ci sono servite anche come confronto e stimolo per conoscerci meglio, guardarsi allo specchio qualche volta è utile ! In Nome dell’Europa Unita il progetto Comenius dal titolo “We are Euro kids differerent,but equal” si incontreranno le insegnanti del II° Circolo didattico di Scandicci ( dirigente sig. Federico Marucelli) insegnanti dal Belgio, dalla Finlandia, dalla Spagna. Viaggi studio a Brigthon , Londra Saffron Walden Cambrige dove ho scritto direttamente in inglese diari di viaggio inediti intrecciano lo studio con le conoscenze, gli apprendimenti linguistici con i luoghi 2003 2004 dopo aver superato il concorso prova scritta ed orale vengo assunta come tutor in semiesonero all’ università un avventura stimolante per la presenza di colleghi attivi e propositivi era la prima volta che sbocciava questa professione e ognuno di noi si impegnava al massimo anni di studi e di idee creai un collegamento con attività esterne quali mostre-eventi ho inviato scrittori contemporanei a presentare le loro opere e creai l’ usanza di chiudere l’ anno scolastico in istituzioni che rappresentavano un toccare con mano le tematiche affrontate durante quell’ anno scolastico incontri di studio ai quali si aggiungeva il piacere della convivialità il primo anno al centro internazionale Giorgio la Pira per preparare una cena insieme e dibattere sull’intercultura con studenti provenienti da diversi paesi del mondo in prevalenza dal’ Africa che avevano frequentato cosi d’ italiano al Centro… Uno studente, Fabio Vivarelli, al primo anno di Scienze della Formazione primaria, così si è espresso in risposta ad una delle domande formulate nel questionario di fine corso 2003-2004:" la Tutor nelle prime lezioni poteva apparire una professoressa come tante, ma se l'anno scolastico si è concluso col suo lancio in alto da parte di tutto il gruppo, tale azione deve pure avere un significato?! Non interpretatelo in malo modo, poiché la professoressa è stata a tutti gli effetti attenta alle nostre esigenze scolastiche ed extra scolastiche, Per me il tirocinio non è stato un ulteriore impegno universitario ma bensì un momento nel quale affrontare l'apprendimento in modo diverso". il secondo alla Fondazione Il Fiore dove Alberto Caramella ci intrattenne sulla poesia INSEGNANTE. Li ricordo ancora gli occhi, i loro occhi lucenti come stelle a rischiarare le notti più tempestose: le ricordo ancora le corse, i loro giochi acchiappino, nascondino, con la palla; le ricordo ancora le grida gioiose, le loro birichinate, le piccole bugie; ho tutto impresso nella mente, la speranza, quell' incoscienza del coraggio che rende POSSIBILE L' IMPOSSIBILE impressa nel cuore perché io ho fatto il mestiere più bello del mondo: l' insegnante. Nessun essere umano mi ha protetto, non ne ho avuto bisogno il cielo mi ha protetto ed all' ALTISSIMAO ho rivolto preghiere perché mi aiutasse ad essere una brava INSEGNANTE. Giorno dopo giorno, anno dopo anno Per trarre il meglio da ogni persona Insieme io con gli alunni con gli studenti piccoli ed adolescenti Per i quali mi è stata richiesta umiltà nell’ ascolto per capire e poter dar tutta me stessa perché ogni professione sbocciasse e desse frutti copiosi e maturi. Li ricordo ancora i disegni colorati, le frasi gentili i pesci d' aprile che mi trovavo sempre simpaticamente attaccati, lo ricordo ancora quel profumo di gesso …la polvere bianca, la lavagna nera, la cimosa.. E’ dentro me la curiosità quella forza di andare oltre per scoprire.. e riscoprire insieme.. un po' Colombo un po' Galileo, non potente, non protetta, non facente parte di … Ai potenti ai protetti a coloro che fanno parte di che vogliono negare il mio amore verso l' altro testimonio che sono un insegnate… quella voglia di stare in cerchio imparando molto, molto di più di quello che ho insegnato illusione immaginazione ingenuità insieme, incoscienza quella voglia di fare girotondo mano nella mano: anelli di una catena giammai disgiunti permanentemente transitori eppur diretti verso l' eternità piccoli piccolissimi eppur parte di una immensità imparando molto, molto più di quello che ho insegnato . Carmelina Rotundo Auro NON ABBIAMO ALTRE STRADE CHE QUELLE DELL' AMORE NOI CAPACI DI ATTRAVERSAR TEMPESTE PER COSTRUIR ARCOBALENI CHE MESTIERE FACCIO? FACCIO il PIU' BEL MESTIERE al MONDO, perchè vivo con l' infanzia e la giovinezza il tempo della spensieratezza, il tempo del volo; il tempo del sogno il tempo della speranza e mi ritrovo negli occhi dei bimbi e di bimbe, sulle ali forti e generose dei giovani , nella spontaneità e nell' incoscienza del coraggio e.. volete sapere che mestiere faccio? La Maestra alla Primaria e il tutor Supervisore all' Università. Carmelina Rotundo Auro dedica tra fine ed inizio!? perchè come scrissi, tantissimi anni fa : LA VITA? Una mattonata in testa e una gondola a Venezia?!

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