mercoledì 13 marzo 2024
Pecorino prima parte storia da riutilizzare
Pecorino e… subito il profumo del formaggio stagionato, meno stagionato, fresco si fa sentire ed insieme il rimando alla pecora, quell’; animale che produce la materia prima per questo grande prodotto alimentare.
La pecora che richiama al pascolo, alla montagna, ci riporta all’; incanto di scene rurali al pastore a Giotto. Nei Commentari, composti nel 1452, Lorenzo Ghiberti inaugura la leggenda di Giotto pastore, scoperto da Cimabue nella natura mentre disegnava una pecora.
Nella mitologia classica, il tema del giovane pastore che diventa un eroe è abbondantemente ricorrente. Dalle biografie del Vasari: all’età di dieci anni mostrò vivacità e prontezza d’ingegno straordinaria. Gli furono date alcune pecore da guardare; spinto dall’inclinazione dell’arte del disegno, disegnò alcune cose di naturale, ovvero che gli venisse in fantasia. Cimabue trovò Giotto che, sopra una lastra piana, ritraeva una pecora al naturale. Cimabue gli chiese se volesse andare nella sua bottega; rispose il fanciullo che, se il padre era favorevole, ne seguirebbe volentieri il consiglio. Il fanciullo non solo pareggiò la maniera del suo maestro; divenne un buon imitatore della natura e resuscitò la moderna e buona arte della pittura. Giotto ritrasse, come ancor oggi si può vedere, nella cappella del palazzo del Podestà a Firenze, Dante Alighieri,
amico suo grandissimo e non meno famoso poeta. Le prime pitture di Giotto furono nella cappella
dell’altare maggiore della Badia fiorentina dove ritrasse una Madonna Annunziata e lavorò in Santa Croce dove si trovano quattro cappelle da lui affrescate... Divagazioni che ci accompagnano fino alle nostre tavole dove spicchi di pecorino si possono gustare con il pane, con le pere o il pezzo grattugiato può valorizzare un piatto di riso o di pasta. Al gusto qui vorremmo condurvi per un itinerario di conoscenza al valore nutrizionale del pecorino, a come vien e dove vien prodotto fino ad un itinerario geografico magari per toccare con mano il percorso di produzione di stagionatura di preparazione di questo buon formaggio
Itinerari geografici e storici sui prodotti e sui territori dove essi vengono creati per star bene.
Inizia la serie la MOZZARELLA DI BUFALA CAMPANA DOP intervistando Gennaro Testa, Agronomo,
responsabile promozione del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana e incontrato alla
Leopolda in occasione del Chianti Classico edizione 2024.
Solo a vederla bianco color latte nelle piccole dimensioni a forma rotondeggiante o nelle grandi o nella treccia stimola le nostre papille gustative per gustarla e rigustarla. Morbida si scioglie in bocca fresca e profumata mangiata da sola si adatta ad impreziosire riso e paste o a unirsi con olive e pomodori, sottaceti ed insalate o sulla pizza, il formaggio Mozzarella di Bufala Campana risulta essere una grande risorsa per il nostro palato arricchendoci di salute in quanto preziosi sono i valori nutritivi di una piccola mozzarella.
La Mozzarella di Bufala Campana DOP vuol dire anche stile di vita e modello nutrizionale: è infatti, senza timori di smentite, considerata parte integrante di quella dieta mediterranea, divenuta di recente patrimonio culturale dell’umanità tutelato dall’Unesco. La Dieta Mediterranea che si basa prevalentemente sul consumo di alimenti di origine vegetale, a cui si affianca un consumo di alimenti di origine animale, soprattutto latte e formaggi (quotidianamente), coniuga nella Mozzarella di Bufala Campana DOP tutto ciò.
La Mozzarella di Bufala Campana DOP è un formaggio facilmente digeribile, con un ridotto contenuto di lattosio e di colesterolo, è un’ottima fonte di proteine ad elevato valore biologico, a cui si accompagna un moderato apporto di grassi. Inoltre, il formaggio fornisce elevate quantità di Calcio e Fosforo, di vitamine idrosolubili quali la B1, B2, B6 e Niacina; è infine, una buona fonte anche di vitamina E e Zinco, sostanze che contribuiscono a contrastare l’azione negativa dei radicali liberi. Per tutti quelli che sono attenti alla dieta
possiamo tranquillizzarli affermando che con circa 250 Kcal per ogni 100 g di prodotto mangiato, la
Mozzarella di Bufala Campana è più dietetica di molti altri derivati lattiero caseari. Consumare Mozzarella di Bufala Campana significa fornire energia per la crescita dei giovani e per il recupero degli sportivi.
La presenza del bufalo in Italia risale a prima dell’anno mille, i primi documenti storici sulla mozzarella
testimoniano come nel XII secolo i Monaci del monastero di San Lorenzo in Capua, erano soliti offrire un
formaggio denominato mozza o provatura, accompagnato da un pezzo di pane, ai pellegrini, che si
recavano in processione. Il termine mozzarella deriva dal verbo ‘mozzare’, che consiste nel taglio della
pasta filata effettuato manualmente con indice e pollice.
Oggi come avviene la produzione?
«La mozzarella di bufala campana è il più importante marchio Dop del centro-sud Italia, la sua produzione è
legata ad un rigido disciplinare che ogni caseificio certificato DOP deve rispettare e sottoporsi ai controlli di
un organismo esterno, riconosciuto dal Ministero dell’Agricoltura. La tecnologia di produzione prevede
l’utilizzo di solo latte di bufale, oltre al caglio e sale, inoltre per l’acidificazione va utilizzato il siero-innesto
naturale, ricco di fermenti lattici autoctoni, che, analogamente al lievito madre per il pane, consente al
prodotto finito di avere quel bouquet di sapori caratteristici ed unici».
Il prodotto quali materie prime usa e dove sono geograficamente collocati gli allevamenti della bufala?
«È l’unica mozzarella di bufala ad aver ottenuto il riconoscimento europeo della DOP. Il disciplinare di
produzione prevede esclusivamente latte di bufala intero fresco proveniente dagli allevamenti dell’area
DOP. Occorrono circa 4 litri di latte di bufala per ottenere 1 kg di Mozzarella di Bufala Campana. La zona di
origine è nel Centro-Sud Italia: Campania (province di Caserta, Salerno, Napoli e Benevento); Lazio
(province di Latina, Frosinone e Roma); provincia di Foggia (Puglia); comune di Venafro (Molise). Le
province di Caserta e Salerno rappresentano oltre il 90% della produzione certificata DOP».
Quali sono i paesi esteri dove il prodotto campano vien più utilizzato?
«Nel 2022 sono state prodotte quasi 56 milioni kg di Mozzarella di Bufala Campana (+3,8 % sul 2021).
L’Export è circa il 35% (2021), principalmente in Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Svizzera, Olanda,
Stati Uniti».
Storia del consorzio e suoi progetti
Costituito nel 1981, il Consorzio di Tutela ha reso possibile l’ottenimento e la registrazione della
denominazione di origine. Rappresenta l’unico organismo riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole
Alimentari Forestali e del Turismo per la tutela, vigilanza, valorizzazione e promozione Mozzarella di Bufala
Campana DOP. Dal 1° luglio 2016 il Consorzio di tutela ha sede presso le Regie Cavallerizze del Palazzo
Reale di Caserta, grazie ad un accordo di collaborazione - per la prima volta in Italia - tra i Beni culturali e le
eccellenze agroalimentari. La sede del Consorzio all’;interno della Reggia di Caserta rappresenta un "ritorno"
alle origini; furono infatti i Borbone che svilupparono il primo caseificio sperimentale ed un allevamento di
bufale con registro di stalla, dove ad ogni animale veniva dato un nome, che ricordava i personaggi di corte.
Itinerario geografico e periodi migliori per visitare i caseifici per un elenco che evidenzi le antiche tradizioni
mantenute e le innovazioni tecnologiche
Riguardo gli itinerari geografici, in un territorio ricco di storia e patrimoni archeologici e naturali come l’area
DOP di produzione della Mozzarella di Bufala Campana, c’è l’imbarazzo della scelta…è stata infatti realizzata
una guida.
https://www.mozzarelladop.it/territorio
Carmelina Rotundo Auro
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