Durante
il nostro percorso di conoscenza di grandi educatori ed educatrici, abbiamo avuto la fortuna di “incontrarci” con Maria Elisabetta Mazza, personaggio che noi, gruppo del 3° anno di Scienze della Formazione Primaria dell’Università degli Studi di Firenze, con la nostra tutor, la dott.ssa Carmelina Rotundo, abbiamo approfondito attraverso le seguenti letture:
- un volume intitolato : “Maria Elisabetta Mazza – Il segreto delle Piccole cose”
- due riviste: “Una Nuova Via” n°60 dell’ agosto 2008 e “Una Nuova Via” n°63 di agosto 2009, ambedue pubblicazioni quadrimestrali delle Piccole Apostole della Scuola Cristiana che vengono edite sin dal 1988. Direttore responsabile: Roberto Alborghetti, email : info@ismabg.org; internet : www.ismabg.org
Maria Elisabetta Mazza è stata una religiosa italiana che ha dedicato l’intera vita all’educazione. E’ nata nel 1886 e, sin da piccola, si accosta alla chiesa e alla preghiera. A quattordici anni prende una decisione importante: sceglie di consacrarsi a Dio.
Diplomatasi come insegnante, nel 1924 fonda la congregazione delle
“Piccole Apostole della Scuola Cristiana”,
una comunità religiosa di maestre in abito laico che operano a favore dei giovani, soprattutto nel campo della scuola pubblica. Le Piccole Apostole della scuola Cristiana si sono diffuse rapidamente, dapprima nella zona di Bergamo e in seguito, sono arrivate addirittura a fondare una Congregazione in Ecuador.
Maria Elisabetta Mazza rappresenta un modello di vita esemplare, è stata maestra dal cuore grande, che ha lavorato ed operato con un preciso obiettivo, quello di far capire che la scuola è, e deve essere, portatrice di:
Bene
Pace
Umanità
Speranza
Lei ha saputo essere un’insegnante attenta alle novità, umile e comprensiva, amando il suo lavoro e ponendolo al “centro” di tutta la sua vita.
Secondo Maria Elisabetta per essere dei “bravi” insegnanti bisogna soprattutto avere la volontà di migliorarsi continuamente, di impegnarsi in quello che si fa, in un certo modo di sacrificarsi per la scuola. Il ruolo dell’educatore è molto importante perché, come ci ha ricordato la nostra tutor di tirocinio, la dott.ssa Carmelina Rotundo, noi in qualità di insegnanti, accompagniamo i bambini nella crescita e siamo i principali fautori della loro istruzione.
“ E’ l’educazione” sosteneva Maria Elisabetta Mazza “ad imprimere agli animi la prima, la più potente e la più duratura direzione nella vita. La scuola deve essere educatrice di tutte le attività del fanciullo che le è affidato; ma, nel complesso suo compito di educazione fisiologica, emozionale, estetica, intellettuale, all’educazione morale deve mirare soprattutto ed innanzitutto e ad essa devono portare contributo tutte le altre forme educative…”.
Il maestro, oltre che educare e istruire l’allievo, deve esserne una guida nella complessa fase di passaggio affrontata che è l’infanzia, rappresentando una persona adulta con la quale il bambino si può confrontare. La nostra è una grande responsabilità perché ci vengono affidati i giovani, che diventeranno i futuri cittadini del mondo. L’esperienza della Mazza può essere di grande aiuto a tutti coloro che desiderano svolgere questa professione: attraverso le sue parole e le azioni, comprendiamo che fare l’insegnante non è per niente un compito facile, anche se può essere fonte di grandi soddisfazioni, ma per riuscire al meglio, abbiamo bisogno di umiltà, voglia di fare, impegno e costanza. Le idee di M. E. Mazza sono sicuramente dettate da una profonda fede religiosa e molti degli aspetti del suo modo di insegnare sono validi e significativi. Era fermamente convinta che l’insegnante non è colui che svolge questo lavoro come un obbligo e mettendosi davanti degli schemi prestabiliti. Chi sceglie di fare il maestro, lo fa piuttosto per una vocazione che è sentita come una missione, con la consapevolezza della complessità di questo lavoro, che richiede un forte senso di responsabilità e un grande amore.
Si dovrebbe inoltre trasmettere ai bambini un’immagine positiva della scuola: capita spesso purtroppo che il ricordo della scuola da parte degli adulti non sia legato ad un periodo piacevole. Per Maria Elisabetta la scuola non è uno spazio qualsiasi, ma è il luogo in cui l’allievo progetta il cammino della sua esistenza, è un posto di formazione, di educazione personale, dove l’essere umano si percepisce nella dimensione di unico ed irripetibile. Nella scuola si svolge “l’opera educativa del popolo stesso”.
Alcune volte succede che l’insegnante non comprende appieno le esigenze dei bambini e anche il lavoro svolto in classe ne risente. M. E. Mazza ci fa capire che in questo ambiente occorre creare un clima sereno, di cooperazione e collaborazione, sia tra i bambini che con i docenti e non ci si può limitare a trasmettere nozioni agli alunni mantenendosi distaccati da loro.
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A tale proposito la dott.ssa Carmelina ha voluto leggerci una parte del suo lavoro dedicato a “Costruiamo una buona scuola” (scritta in occasione del concorso: “Caro docente, che scuola sogni?”), una scuola “ideale” dove, tra le attività connesse al lavoro dell’insegnante, risultino gradevoli:
- Intrattenere rapporti con le colleghe
- Insegnare in classe da sola
- Insegnare in compresenza con insegnanti di classe
- Partecipare alla programmazione del team…
- Intrattenere rapporti con il personale di segreteria
- Ricevere i genitori degli alunni
- Intrattenere rapporti con il dirigente scolastico
- Partecipare alla programmazione di circolo
Nel presentare un episodio della storia fiorentina in cui, attorno alla costruzione della nuova Cattedrale di S. Maria del Fiore, la piazza era cosparsa di marmi e su di essi il popolo andava a sedersi e a conversare, un volume saggistico dal titolo I Marmi ”tuttora specchio degli umori del popolo fiorentino”, scritto da Anton Francesco Doni, così racconta:
“ … che, tra quegli operai che si affaccendavano in quei lavori, si ritrovasse anche uno scalpellino tutto impegnato a rifinire una lastrina destinata ad un altare. Un lavoro faticoso che poteva sembrare assai modesto. Ma quello scalpellino, richiesto di che cosa facesse, rispondeva:”Io costruisco la Cattedrale”!
Anche la quotidiana fatica di noi maestri potrebbe avere una analoga definizione: a tozzi e bocconi, come si dice, noi pure costruiamo una cattedrale, il tempio di una nuova cultura, quella del terzo millennio !
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L’insegnante dev’essere alla ricerca di informazioni su come svolgere meglio il suo lavoro, essere competente, aggiornandosi costantemente per rispondere ai bisogni che i bambini manifestano e per aiutarli nella loro crescita, rispettando il vissuto e le diversità di ognuno. Non dobbiamo dimenticare che i bambini non sono tutti uguali tra loro: per esempio essi hanno bisogno di tempi diversi per apprendere, ognuno ha la propria personalità, si esprime in modo differente da un altro … l’insegnante deve essere preparato alla realtà che va ad affrontare e diversificare il suo lavoro in base alle necessità di ognuno. Un altro insegnamento fondamentale della Mazza è che tutti i bambini devono essere trattati allo stesso modo, perché ogni allievo ha delle qualità, anche quelli che, a prima vista appaiono svogliati o hanno difficoltà ad apprendere. Il compito dell’insegnante è anche quello di saper cogliere e aiutare a sviluppare le capacità di ognuno, in modo che tutti diano il meglio di sé.
L’insegnante deve essere in grado di gestire una classe variegata, dando ad ognuno i tempi per apprendere che necessita. In questi casi è inevitabile un rallentamento nello svolgimento del programma, ma non si può certo lasciare indietro chi non capisce alla prima volta e proseguire con chi è in grado di comprendere. Si deve tener conto del fatto che non tutti imparano allo stesso modo e con gli stessi tempi degli altri. A questo proposito la Mazza dice che è meglio insegnare poco e bene, che tanto ma in modo superficiale, perché non serve dare nozioni su nozioni che poi, possibilmente verranno dimenticate in fretta a causa del poco tempo impiegato per ognuna di esse. Maria Elisabetta intuisce e sperimenta quanto è di fondamentale importanza, nel processo educativo e formativo, la personalità dell’insegnante.
Le sue parole risultano ancora oggi molto attuali, nonostante siano passati diversi anni dal periodo in cui lei operava e molti dei temi che lei affronta sono tuttora argomenti di discussione nelle scuole.
La sua figura è quanto mai viva, se si pensa che esiste l’associazione laicale dedicata a Maria Elisabetta Mazza, che viene pubblicata “La Nuova Via” e che il 28 aprile del 2009 il comune di Bergamo, con una pubblica cerimonia, ha voluto intitolare il giardino della scuola primaria Diaz a lei, maestra di grande spessore.
L’intitolazione di uno spazio pubblico di uso comune, ha aperto ufficialmente la celebrazione, ancora in corso, per il 60° anniversario della sua morte, avvenuta nel 1950.
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