Le foto che ” parlano” queste
di
Man Ray,
in mostra alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
Raffaele
de Grada" di San Gimignano
fino al 7 ottobre 2018
In- per un percorso che si qualifica, all’ interno
della storia fotografica di tutti i tempi, offrendo straordinarie opportunità di conoscenza
dei più grandi e poliedrici
artisti contemporanei.
Le foto di Man Ray, il cui vero nome è Emmanuel Rudnitzky “parlano”
di bellezza sono specchio di quella capacità
di dare eternità all’ attimo che sfugge,
a quel sorriso, a quello sguardo, a quel
moto del corpo , a quel turbarsi o sedurre…..arricchendolo di invenzioni capaci di creare suggestioni… portarti in
atmosfere…. ma come è possibile il miracolo
della sua fotografia ? Nel tenere la macchina fotografica ( è nel 1914 che compra la sua prima macchina fotografica,) confluisce il grafico e il disegnatore, il pittore dadaista- surrealista e
perché no lo scrittore che nel 1963
pubblica la sua autobiografia,
intitolata "Self-portrait” Quella sua prima macchina fotografica Man Ray
la utilizzava per immortalare le
opere da lui realizzate e proprio il collezionista Walter Arensberg, che gli farà conoscere Marcel Duchamp . Con Duchamp, Man Ray dà vita
al ramo statunitense del movimento Dada, sviluppatosi in Europa in segno di
radicale rifiuto rispetto all'arte tradizionale. Nel 1920 l'artista si sposta a Parigi, al seguito
dell'amico Duchamp, che gli fa conoscere alcuni artisti francesi , compreso
André Breton. In Europa Man Ray ha successo grazie alla sua attività di fotografo e
specialmente in virtù delle sue abilità di ritrattista. Universalmente noto
come artista dadaista e surrealista, Man Ray è stato uno dei più grandi
fotografi del XX secolo. Un poeta
ingegnere dell’ immagine tanta la sua sensibilità, tanta la sua abilità nel
cogliere l’ attimo, tanta la sua perizia, la sua capacità reinventare tutto ciò che ha
toccato così come ha rielaborato l’invenzione dei readymades dell’amico Marcel
Duchamp, trasformandoli in “oggetti d’affezione”, altrettanto ha trasformato la
fotografia in “fotografia d’affezione”, cioè a funzionamento simbolico invece che
a pura registrazione e ogni soggetto che
ha fotografato ha saputo trasformarlo, trasfigurarlo, caricarlo di senso
proprio: i ritratti, gli autoritratti, i nudi, gli still life, le composizioni
più complesse, ma anche la fotografia di moda, quella di pubblicità. Per non
parlare delle reinvenzioni di tecniche particolari come il fotogramma,
ribattezzato rayograph e sublimato surrealisticamente, e la solarizzazione,
attraverso la quale ha restituito l’aura ai ritratti e ai corpi.” Sono rimasto
sempre stupito, spesso incantato, talvolta letteralmente ‘rapito’”. perché per
MAN RAY ogni scatto è come se fosse il primo scatto e come non
percorrere e ripercorrere questo fantastico susseguirsi di scatti a SAN GIMIGNANO per scoprire ora un
particolare ora l’ altro apprezzando un genio .
Carmelina Rotundo
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