giovedì 8 giugno 2023

Viaggio nel tempo e nei luoghi di una Siena ovattata Tebaide si può datare ai primi anni quaranta del Trecento, in particolare tra il 1341 e il 1345, prima della grande peste del 1348

la trovo "ovattata" come appena uscita da un sogno di mattina presto Siena, all'ufficio informazioni turistiche scopro la gentlezza della signorina che mi dona la piantina... la nebbia che va diradandosi il consorzio agrario fornitissimo attraente la sosta dolce da Nannini, mi piace girellare in piazza del Campo ancora non molto affolata, fonte Gaia purissima bellissima unica i merli la torre ... i mie passi su una pavimentazione a spina di pesce dove si van risvegliando le bancherelle e per via di città riscopro i negozi eleganti giungo a Santa Maria della Scala dove sembra che sia li' quasi ad attendermi Andrea che mi offre un biglietto comprensivo di visita al Duomo, alla biblioteca PIcolomini alla cripta.. l'orario della conferenza stampa si avvicina esco nel sole nella meraviglia di una città per entrare a Santa Maria della Scala. La sala Sant Anselmo che ci acoglie riscopro quei segni architettonici sul muro che oggi mi sembran chiavi musicali si sucedono nella presentazione storici dell'arte, architetti, archeologi, è presente il mecenate che ha permesso i lavori di restauro di affreschi a monocromo, a prevalenza terra rossa e gialla che si estendono ambienti casualmente ritrovati tra il 1999 e il 2000 in occasione dei lavori di ristrutturazione funzionale e di restauro dello Spedale per destinarlo a centro museale su progetto dell’arch. Guido Canali. Distribuiti su tre registri gli affreschi presentano storie di vita dei primi Padri della Chiesa, un tema celebrativo del mondo eremitico di consolidata tradizione figurativa medievale in virtù della diffusione dei testi di Jacopo da Varazze e della volgarizzazione della vita dei Padri del deserto di fra’ Domenico Cavalca Il precedente più celebre è la Tebaide dipinta nel Camposanto di Pisa da Buonamico Buffalmacco intorno al 1336 circa. La vita degli eremiti dedicata alla preghiera, alla penitenza, al lavoro nei campi e alle opere di misericordia costituiva un esempio di spiritualità da seguire. Nel ciclo senese nella parete su sono rappresentate le attività lavorative nei campi, dall’aratura alla mietitura, dalla cura dell’orto con la vangatura, la zappatura e la messa a dimora delle piantine poi i momenti di preghiera e di meditazione, il rapporto pacifico con gli animali e la natura, le opere di carità come il seppellimento dei morti, assistenza agli ammalati perfino le tentazioni fino agli episodi dedicati a importanti santi eremiti come San Paolo, Sant’Antonio abate, San Girolamo e la penitente Santa Maria egiziaca. Questi ultimi affreschi, collocati nella volta e nelle pareti del vano al di là della scalinata, riscoperti rimuovendo il controsoffitto e vari strati di scialbature a calce, sono i dipinti più degradati e frammentari. I murali sopra la scala presentano invece un buono stato di conservazione perché non sono mai stati imbiancati ma nascosti nell’intercapedine sopra la volta a botte della scalinata, che è stata parzialmente rimossa. Si apprezza così la qualità straordinaria dei dipinti con storie di anacoreti realizzate con sapiente gusto narrativo e una efficace caratterizzazione dei volti dei personaggi e con la resa plastica vigorosa dei corpi ammantati degli anacoreti.
Le foto che seguono spero vi diano una visione del viaggio indietro indietro nel tempo Il ciclo della Tebaide conservato in uno degli ambienti di pertinenza della Società di Esecutori di Pie Disposizioni rappresenta una delle più importanti scoperte dell’ultimo ventennio dello straordinario patrimonio artistico senese custodito nel grande complesso monumentale dell’antico Spedale. Nel primo studio su questo ciclo figurativo (2001) lo storico dell’arte Alessandro Bagnoli ritenne prudentemente di presentare i dipinti come opere di un anonimo ‘Maestro della Tebaide’, pittore che aveva fatto tesoro dell’insegnamento di Ambrogio e Pietro Lorenzetti e poteva corrispondere all’attività del giovane Lippo Vanni o a quella di Niccolò di ser Sozzo e pure a quella del cosiddetto Secondo Maestro di Sant’Eugenio. Successivamente (2009) lo stesso studioso ha attribuito i dipinti murali a Lippo Vanni, pittore che è noto a partire dal 1341 come miniatore per lo Spedale e per i libri di coro dell’Opera del Duomo e della collegiata di San Gimignano. La Tebaide si può datare ai primi anni quaranta del Trecento, in particolare tra il 1341 e il 1345, prima della grande peste del 1348, per l’abbigliamento dei due giovani ricchi e baldanzosi che testimonia il mutamento della moda avvenuto proprio in quegli anni (Bagnoli 2001). ALLA chigiana

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