A FIERA DI PRIMIERO
Domenica 23 Giugno 1985.
La prima volta che costeggio il letto del fiume Piave: largo, spazioso con tante pietre bianche e un mare di foglie umidicce appena lavate dalla pioggia da poco caduta.
Il cielo azzurro-chiaro trasparente un grande nuvolone come bianchissima bambagia che si allarga, come succede alla matasse di lana dei materassi quando si mettono all’aria per rifarli.
I pensieri, forse tanti, forse nessuno annullati dal salire del treno. La corriera da Feltre a Primiero, l’azzurra corriera che strombetta sulle curve e l’arrivo all’Hiris Park Hotel dove è pronto ad accoglierci con grande cordialità il signor Vito.
I tanti congressisti, le prime conoscenze: Luigi Cipriani, Massimo Giraldi, il Cavalier Barletta, le prime battute con Marisa e, poco dopo, la cena. La passeggiata di sera, all’ora ideale, appena, appena all’ìmbrunire e quella luce di fata che ci permette, a noi tre: Enzo Mantoan, Mario Arosio ed io, di ammirare appieno le forme della chiesa decanale nel centro storico di Primiero.
La costeggiamo tutta nel ridiscendere, mi rigiro per godere di uno scorcio indimenticabile: il campanile, in alto la luce della finestrella della campana, ll palazzo delle Miniere, i tre lampioni accesi sul muro, i merli, i verdi e il cielo che sta diventando blù .
Al ponticello, siamo nel comune di Transacqua, dice Enzo, i giardini, i lampioni, le basse banchine bagnate, il verde bagnato, una chiesetta lassù in lontananza e lo splendido suono delle acque. L’acqua che gioca con i sassi che si diverte a spumeggiare ora di più, ora di meno.
Che cosa meravigliosa il Creato !
Carmelina Rotundo
Questa Primiero così raccolta, piccola, ma che ti apre lo sguardo verso alti spazi, mi stava diventando cara col suo cielo turchino, i suoi verdi splendenti, le cime aguzze, la neve quasi a portata di mano, dal balconcino con le imposte di legno che aprivo ogni mattina. Un cielo corrucciato non faceva sperare bel tempo per oggi un momento appena di esitazione, la doccia veloce, in un baleno, pantaloni, maglione e giù per le scale: oggi e’ giornata di gita !
I cestini, che onore !, sono portati addirittura dal Presidente: Emilio Mayer, da Luigi Cipriani e da Palmiro, il baffetto dell’Hiris Park Hotel, gli ombrelli quasi da tutti specialmente dal gruppo femminile: Annamaria, Clara, Marisa .
La partenza è a vele spiegate, anzi, pardon, a barzellette spiegate !
da qui comincia la neve , per enne !
Il videoregistratore, le telecamere, la varie prolunghe occupano i due posti avanti il mio sedile e dietro il gruppo “cantori” ufficiali della gita ; direttore del coro Mons. Giuseppe Pavan e suoi stretti collaboratori: Gilberto Minghetti, Paola Giraldi e “ Tacchetto d’ Argento da Ravenna. La canzone delle osterie, ironica e spassosissima è ideata, prodotta dal gruppo e cantata dallo stesso Mons Pavan. Che splendide queste Pale di San Martino ! alte imponenti, mi dice “Tacchetto d’Argento “
“Sarebbero più belle senza questa foschia” . Le inseguo letteralmente con lo sguardo, da destra, da sinistra, da dietro; non vorrei perdere questa immagine mai.
Il pullman che sale, sale e il tempo per annoiarsi non esiste !
Da Passo Rolle, prati disseminati di piccolissimi bellissimi fiori, gialli, viola, qualche margherita più grande e il sole che si è deciso intanto ad uscire scongiurando il pericolo pioggia.
Il parco di Paneveggio dove l’abete rosso é re. Un mare di abeti, grandi, possenti, alti: i tronchi dal finestrino passano: 1, 20, 100…. non fai in tempo a vederli che sono già passati, sfilano proiettandosi verso la luce, in alto lassù.
Altri abeti, larici, pini; una fila di Alpini che in perfetto ordine passa. Don Emilio Mayer ci infoma che il legno ricavato dagli alberi di queste foreste è molto pregiato e serve per la costruzione di strumenti musicali quali violini e chitarre.
Continuiamo per Travignolo, ammiriamo il lago di Forte Buso, scendiamo giù a Predazzo, dalla valle di Fiemme alla valle di Fassa fino a Canazei .
Qui, una fuga a vedere una “bottega del legno”: l ’ artigiano Andrea, con calma pacata risponde alle domande di don Peppino, ci parla del suo lavoro del suo amore per il legno e noi non finiremmo mai di percorrere con gli occhi i giochi delle venature le sgorbie gli scalpelli ...la sua mano, ma il tempo ingrato ci richiama all’orario .
Don Peppino, don Maestro, Lucia , Silvana, Augusto, Gianfranco ed io riscendiamo di corsa verso il pullman dove il gruppo è tutto raccolto intorno a don Simon Lauton uno dei pochi rimasti, ce lo dice lui stesso che parla il ladino. Don Simon è alto il suo aspetto signorile non fa una piega di fronte ai suoi 82 anni; gli diamo appuntamento il prossimo anno,” Se il Signore non avrà trovato la mia scheda “dice.
Da Canazei la strada prosegue verso passo Sella e Passo Pordoi.
La nostra discesa, l’aria pungente, freschissima, la distribuzione dei cestini fatta da Mayer e il dividersi in gruppi ; il nostro è guidato dall’abate Agostino, in perfetta tenuta di montagna scarponi, calzettoni pantaloni di velluto a coste, giacca a vento .
La sua attrezzatura ci convince, ci fa bene sperare che ci potrà condurre in un posto riparato e magari anche con una bella fontanella d’acqua chiara . Una stradina di quelle che si descrivono nelle favole: piccina, picciò , su, su, per la montagna che si snoda come un grande serpente. Don Cesare Benni, a me particoralmente simpatico perché il suo nome è lo stessa che porta mio fratello. ed anche lui è alto, quasi imperioso, fa parte del nostro gruppo, i cui componenti sono tredici esatti. Qualche dubbio sull’acqua “fresca”, forse era meglio comprare qualche bottiglia di acqua, delle lattine, ma ormai è troppo tardi, non ci conviene tornare indietro.
Per un attimo mi ritorna in mente il cavalier Barletta che in questo momento insieme a Cipriani e gli altri, starà gustandosi delle splendide trote. Loro non sono venuti alla gita (non corrono rischi ).
L’arrivo ad un bel muretto, il rumore dello scroscio dell’acqua: ecco la fontanella ghiacciata che scorre. Dal più alto suo punto d’avvistamento don Maestro ci avverte che arriva anche il presidente e tutti insieme dividiamo i cestini.
Omero imponente “ L’Innominato”, come simpaticamente lo nominava il cavalier Barletta, Dario, Evelina, Pierina. Giorgio, nell’andare a mettere la frutta sotto la fontanella per gustarla ghiacciata, io ed Omero ci scontriamo, lui intanto che continua a buttare i rifiuti dentro il cassone delle nettezza vicino alla fontana “ facendo così la riempirai “ gli dico scherzando. Fermi tutti! benissimo così : scattano le foto. Dario con la mia macchinetta, io con la sua. Marisa e la partenza di nuovo, su, su per una stradina sterrata fino all ‘Ossario da dove mi sembra quasi di toccare la Marmolada Bianca, la neve per “enne”!
Riscendiamo giù; questa volta mi piace immergermi nel grande respiro della natura, da un a parte verdi di tutte le tonalità, dall’altra il bianco della neve che puoi toccare quasi allungando la mano;
è un sensazione che solo il silenzio può riuscire ad esprimere.
Sul pulman manca ancora l’altro gruppo, Pavan, AnnaMaria, Aldo Campagnucci, Ivano Parimbelli ,don Sandro Rotino sono saliti su a quota 2900 metri in funivia, questione di cinque minuti ad anche loro arrivano.
Valgardena, fermata ad Ortisei per una visita veloce all’artigianato del legno,i gelati di corsa e poi di nuovo la partenza : la valle dell’Adige, Bolzano, Trento, a Valsugana,Valle del Brenta.
La sapete quella della neve per ”enne” ?
Ma la neve comincia sempre per “ENNE”|
Un cordone di amicizia ci riuniva tutti felicemente !!
Carmelina Rotundo
LA PANCHINA PIU’ ROMANTICA CHE C’E’ .
Un comignolo ed un leggero fumo che sale appena,appena, creano trasparenze con altri comignoli.
Il verde più scuro, gli spazi più chiari di verde.
Queste leggere gocce inattese di acqua che mi distolgono per un momento dall’attenzione verso il paesaggio, un forte profumo di erba, di terra e gli uccellini di lato che cantano. Ah !! Queste gocce di pioggia, su per le scalette a ciottoli dai larghi scalini, il muro, al di là lo spazio a metà, due panchine turchine, turchine,come di solito sono le fate.
Le casette tutte piccine bianche, dagli occhi marroni, dai tetti coperti di tegole di legno.
Un cane che abbaia in lontananza, ripete il suo abbaiare e un fischio allegro che si avvicina e che ti apre il cuore.
Una corsa di colori di fiori accanto al muro su per le scalette; arancioni, rossi, viola, rosa, si sente qualcuno che ride. Arrivo alla Piazza Val d’Aosta. Le bianche case di legno dalle persiane, dalle balconate la gente; accanto alla soglia, la signora che raccoglie l’insalata nell’orto.
La targa della Società Dante Alighieri. Fischiettii e sopra di tutto ora. le campane da un suono più forte più intenso che si disperde per la vallata.
La chiesa arcipretale è essenziale nella sua purezza, si staglia e costringe il tuo sguardo per seguirne le linee, a salire verso il cielo. Che belle queste campane dal suono più forte, più chiaro più... e la pioggia che cade ; ma non c’è proprio da farci caso ; ogni giornata, qui in montagna, non finisce contenta, se non con almeno due gocce di pioggia.
Nei tempi e nei luoghi più strani …Costeggio la chiesa Arcipretale; uno sguardo per abbracciare i merli, le mura, il campanile che si va illuminando.
I lampioni sono ancora spenti, i negozi ancora aperti. Vicino la chiesetta di S. Martino, la vecchia canonica e il Palazzo delle Miniere.
Tre lampioni attaccati alle mura, le scalette, i ciuffi di verde tra i merli: Strada panoramica Fiera-Mezzano, Paninoteca Simonetta, bresaola, speck porchetta , Caserma Sass Maor, guardia di Finanza, Scuola Alpina. Via Giuseppe Terrabugio . Vigili del Fuoco …
TONADICO
Sulle spallette del torrente, le acque, i boschi, il verde ; il ripetersi di boschi, le vette aguzze, la neve, le Pale di San Martino.
PARCO VALLOMBROSA.
Un gatto bianco che scappa dalle steccionate sul ponte ed io che seguo le assi di legno, la grossa fune che sorregge il ponticello. Un uccellino mi volteggia quasi vicino al volto e fugge via più veloce del vento, in alto disegna voli, più voli.
I passi di tre anziani signori ed una signora vestita di rosso muovono il ponte, si allontanano due cappelli e il rumore dell’acqua che forma tante cascatelle.
L’acqua che scende schiumeggia, freschezza di una serata di fine Giugno.
Le Pale di San Martino in alto si stanno vestendo di nebbia impalpabile, quasi azzurra da confondersi con un cielo dipinto di nuvolosi celeste, grigio chiaro. Il filare di case si ripete dagli occhi marroni dal tetto di legno; alla fine del ponte oltrepasso la luce racchiusa dal vetro rotondo, perfetto.
Le vette come onde scure...poi i contorni, li perdo.
Ancora contorni indistinti, di vette, di gente .Che cataste di legno ! Pezzi rotondi a metà e pezzetti con nodi più scuri…Questo profumo di verde, questo ubriacarsi di chiari, di scuri
e queste margherite piccole, piccole e gli uccellini che cantano!
Carmelina Rotundo.
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