mercoledì 15 giugno 2022

La Bugia in letteratura

 La Bugia in letteratura

Indice da revisionare:

Indice

 

Inizia un nuovo laboratorio

 

L’etimologia della parola “bugia”

 

Le bugie: le dicono tutti?!

 

Il “fascino” della bugia

 

Racconti umoristici

 

Visita alla Biblioteca della Spiritualità “A. Levasti”?

 

La città d’oro, di rame e di luce

 

Bugie in ogni dove

 

Che “genere” di bugie

 

Bibliografia

 

 

Etimologia della parola BUGIA:

Preso da: etimo.it


 

 

“Le avventure di Pinocchio.Storia di un burattino di Carlo Collodi”

Tutti mentiamo per paura? Non sempre è così, a volte lo facciamo solo per necessità di metterci d’accordo con il prossimo.

“ _ E ora le quattro monete dove le hai messe?_ gli domandò la Fata.

_ Le ho perdute ! _ rispose Pinocchio; ma disse una bugia, perché invece le aveva in tasca.

Appena detta la bugia il suo naso, che era già lungo, gli crebbe subito due dita di più.

_ E dove le hai perdute ?_

_Nel bosco qui vicino.

A questa seconda bugia, il naso seguitò a crescere.

_Se le hai perdute nel bosco vicino _ disse la Fata _le cercheremo e le ritroveremo: perché tutto quello che si perde nel vicino bosco, si ritrova sempre.

Ah! Ora che mi rammento bene replicò il burattino imbrogliandosi _le quattro monete non  le ho perdute, le ho inghiottite mente bevevo la vostra medicina.

A questa terza bugia, il naso gli si allungò in un modo così straordinario, che il povero Pinocchio non poteva girarsi più da nessuna parte. Se si voltava di qui, batteva il naso nel letto o nei vetri della finestra, se si voltava di là, lo batteva nelle pareti o nella porta di camera, se alzava un po’ più il capo, correva il rischio di ficcarlo in un occhio alla Fata.

E la Fata lo guardava e rideva.

Perché ridete? Gli domandò il burattino, tutto confuso e impensierito di quel naso che cresceva a occhiate.

_Rido della bugia che hai detto.

_Come mai sapete che ho detto una bugia?

_Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito, perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo. La tua per

l’appunto è di quelle che hanno il naso lungo.

Pinocchio, non sapendo dove nascondersi per la vergogna, si provò a fuggire di camera; ma non riuscì. Il suo naso era cresciuto tanto, che non passava più dalla porta ”

“Il giovane Holden di Jerome David Salinger”

Holden ,rampollo sedicenne di una benestante famiglia borghese, ha, e si riconosce, tutte le caratteristiche della pecora nera. Holden non solo viene cacciato per scarso profitto dal collegio dove studia, ma tutta la sua esistenza passa da un fallimento

all’altro: con i genitori, con i compagni, con le ragazze. La sua difesa consiste nel raccontare enormi e insensate bugie senza scopo alcuno, nell’assumere atteggiamenti infantili e nel cacciarsi continuamente nei guai.

“ Io sono il più fenomenale bugiardo che abbiate mai incontrato in vita vostra.

 E’ spaventoso. Perfino se vado all’edicola a comprare un giornale, e qualcuno mi domanda che cosa faccio, come niente dico che sto andando all’ opera. E’ terribile. Sicchè, quando dissi al vecchio Spencer che dovevo andare in palestra a prendere la mia roba e tutto quanto, non era vero niente. Non ce l'ho mai tenuta, in palestra, la mia maledetta roba!”

“Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello”

“ Avevo il giornale ancora in mano e lo voltai per cercare in seconda pagina qualche dono migliore di quelli del Lama. Gli occhi mi andarono su un SUICIDIO così, in grassetto.

Pensai subito che potesse esser quello di Montecarlo, e m’ affrettai a leggere. Ma mi arrestai sorpreso al primo rigo, stampato di minutissimo carattere:” ci telegrafano da Miragno”….Il cuore mi balzò in gola e guardai, spiritato, i miei compagni di viaggio che dormivano tutti.

“ Accorsa sopra luogo… più tardi… per quello del nostro bibliotecario Mattia Pascal, scomparso da parecchi giorni. CAUSA DEL SUICIDIO: DISSENSI FINANZIARI.”

_ Io?… scomparso…riconosciuto…Mattia Pascal…_

… Subito, non tanto per ingannare gli altri, che avevano voluto ingannarsi da sé, con una leggerezza non deplorabile forse nel caso mio, ma certamente non degna

d’encomio, quanto per obbedire alla Fortuna e soddisfare a mio proprio bisogno, mi posi a far di me un altr’ uomo.

…Ora mi sarebbe piaciuto che, non solo esteriormente, ma anche nell’ interno, non rimanesse più in me alcuna alcuna traccia di lui.

…” Adriano Meis! Si… Adriano Meis: suona bene…”

Mi parve anche che questo nome quadrasse bene alla faccia sbarbata e con gli occhiali, ai capelli lunghi, al cappellaccio alla finanziera che avrei dovuto portare.

“ Adriano Meis. Benone! M’ hanno battezzato”.

… Nel cimitero di Miragno, su la fossa di quel povero ignoto che s’ uccise alla Stia, c’ è ancora la lapide dettata da Lodoletta:

Colpito da avversi fati Mattia Pascal bibliotecario Cuor generoso anima aperta qui volontario riposa La pietà dei cittadini questa lapide pose

Io vi ho portato la corona di fiori promessa e ogni tanto mi reco a vedermi morto e sepolto là. Qualche curioso mi segue da lontano; poi, al ritorno, s’ accompagna con me, sorride, e- considero la mia condizione- mi domanda:

“ Ma voi, insomma, si può sapere chi siete?”

Mi stringo nelle spalle, socchiudo gli occhi e gli rispondo:

“Eh, caro mio… Io sono il fu Mattia Pascal”.

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Cristiane F.”

“ Sapevo che al Sound c’ era il giro della droga. Si poteva comprare di tutto.

Dall’ hascisc al mandrax, al valium, all’ eroina. Mi ero immaginata che ci dovevano essere dei tipi eccezionalmente stupendi. Per me, ragazzetta che viaggiava avanti e indietro solo tra Gropiusstadt e Rudow, quello era un posto di sogno. Mi ero immaginata il Sound come un vero palazzo. Tutto un luccichio. Effetti di luci pazzeschi e la musica proprio da orgasmo. Ed anche tizi un sacco stupendi.

Già un paio di volte avevo programmato di andarci con gli altri. Ma non aveva mai funzionato. Quindi con Kessi facemmo un preciso piano di guerra. Un sabato io raccontai a mia madre che volevo dormire da Kessi e Kessi raccontò ai suoi che avrebbe dormito da me. Le nostre madri ci cascarono”

 






Una commedia di Carlo Goldoni



Il Bugiardo

                                     

Lelio, figlio di Pantalone, torna a Venezia da Napoli, città in cui è cresciuto seguendo l’impulso a vivere una continua avventura, affidandosi al suo estro di bugiardo impertinente

Capita subito nel pieno di una serenata che Florindo, amante timido, rivolge segretamente a Rosaura, mentre insieme alla sorella Beatrice sta sul terrazzino di casa.

Senza indugio Lelio, assistito dal servo Arlecchino, si fa avanti, attirando l’attenzione delle figlie del Dottore (Beatrice e Rosaura) e attribuendosi il merito dell’omaggio canoro.

Da questo momento in poi inizia un rutilante gioco di “spiritose invenzioni”, come il fantasioso protagonista definisce le sue menzogne: s’inventa un’identità ammantata di ricchezze e nobiltà, si dichiara un cavaliere napoletano invaghito di Rosaura, si finge un amico con il padre, si vanta di aver goduto i favori delle due sorelle con il severo Ottavio, amante di Beatrice.

Anche quando è smentito dai fatti, non si perde d’animo e cambia con sollecitudine identità e storia, riuscendo in ogni modo convincente.

Quando le esagerazioni raggiungono un livello insopportabile d’immoralità, è schiacciato dal padre e da tutti gli altri, mentre sul filo della convinzione si ricompongono le coppie di innamorati.

 

Qual è la differenza che passa tra menzogna e “spiritosa invenzione”?E’ il territorio in cui la commedia si dipana: questione di punti di vista, o meglio di posizioni di gioco, o forse di moralità oppure di estetica della vita per quanto ci riguarda.

Lelio è un artista generoso, che non esita a regalare alla modesta e grigia quotidianità lampi di colore coinvolgendo nella sua ricreazione tutto e tutti.

Conduce un gioco sfrontato offrendosi tutto intero alla sua realtà virtuale, senza limiti di sorta, spiazzando dunque tutti coloro che nella codidetta realtà sono ben piantati facendo vacillare tutti i sistemi di difesa.

E tutto per cosa?Per un applauso, per un sospiro, per un bacio.

 

Una Bugia non è solo una Bugia


Chi non ha mai detto una bugia?Magari anche piccola. Magari non proprio una bugia ma, una mezza verità.

Non proprio una menzogna ma una piccola frottola…

 

Esistono diversi modi per definire la bugia, a seconda della sfumatura che si vuole dare ad un fatto, sottolineando la maggiore o minore gravità.

 

La lingua francese offre diversi modi per tradurre la parola bugia, con vocaboli che sono generalmente in uso nel registro del linguaggio colloquiale o famigliare, o in quello corrente, sia scritto che parlato.

 

Anzitutto bisogna tenere presente che l’omofono francese che subito viene in mente bougie, non è affatto la traduzione dell’italiano bugia, ma significa candela.

 

Premesso questo vediamo un po’ come ci si può comportare con le bugie in francese….

 

Se un amico ci dicesse “tu crois toujours aux salades!”Diciamo che non ha una grande stima di noi, perché ci sta dicendo che crediamo alle…balle.

 

Capiterà spesso ad una mamma di rimproverare suo figlio perché “dit de gors mensonges”, intendendo punirlo proprio perché dice delle bugie o menzogne.

 

Se parlando di qualcuno sentiremo dire “ il nous a fait un baratin pour qo’on le fasse pour lui”,ancora una volta si parla di qualcuno che ha detto un sacco di frottole, al solo scopo che si facesse qualcosa al posto suo!

 

E ancora se un amico (noto imbroglione) pretenderà di farci credere di essere stato al cospetto della Regina di Inghilterra in persona, nel linguaggio familiare, potremo rivolgerci a lui dicendogli: “raconte pas de bobards!” ….esortandolo così a non dire più… balle.

 

Rivolgendoci ad una persona qualsiasi, anche se non un amico stretto con il quale permetterci un linguaggio un po’ più sciolto, potremo sempre elegantemente sostenere che quello che ci ha appena raccontato è “une histoire à dormir debout”, ovvero una storia che non sta in piedi.

In questo modo gli faremo capire che non crediamo alle sue histoires.

 

O potremo sostenere che la sua storia è “ pure invention”: anche in italiano ricorre a volte lo stesso termine invenzione.

 

E infine, al bar con gli amici, potremo dire loro che abbiamo scoperto che la nostra fidanzata non ci ama più… e che in realtà ci ha raccontato solo “des boniments” e quindi delle frottole.


 Bugie, le dicono tutti?


Questo titolo è la premessa che fa da matrice al racconto che segue.

A nessuno è capitato di non dirne perché la bugia è come un soffio d’aria che ti viene contro e che non puoi fermare.La si dice, perché viene.Non abbiamo grandi meccanismi di repressione o di contenimento rispetto a un’informazione falsa che fuoriesce dalla nostra bocca con la stessa leggerezza dell’alito o di un sorriso.

Essa fa parte del discorso, spesso di un lungo discorso.Quindi ha una posizione difficilmente localizzabile in frequenza.Sua caratteristica è la finzione, che manifesta lo scopo per cui viene da dire.Questa determina decine di diverse categorie e sottocategorie. C’è quella per opportunismo; quella per convenienza (durante il colloquio di lavoro, dici che hai fatto anche quella esperienza, tanto sai che nessuno potrebbe smentirlo);quella per assoggettamento psichico (sei entrato nel modo del cinema, ma hai una certa età e così trovi naturale dire a tutti che sei nato due anni dopo la tua vera data di nascita); quella per disperazione, per conforto di se medesimo, per uniformità a una convenzione sociale, per pura vanteria, per orgoglio ecc. ecc…

 

 Il mio regno per una bugia


C’era una volta un re che aveva una sola figlia.Quando la ragazza fu cresciuta, il re proclamò che avrebbe concesso la sua mano a chi fosse riuscito a fargli dire per tre volte di seguito: “E’ una menzogna, una menzogna, una menzogna”.

La notizia si sparse per il mondo e raggiunse anche l’Irlanda dove allora vivevano una povera vedova suo figlio che era un celebre bugiardo.

Una sera il ragazzo partì per il regno da dove veniva il proclama.

Quando giunse alla reggia del re, venne fermato dalle guardie.

“Vado dal vostro re, per sposare sua figlia” disse il bugiardo.Le guardie lo portarono al cospetto del re, che lo condusse in un enorme prato, dove i suoi greggi e armenti stavano pascolando e chiese. “Che cosa pensi del mio bestiame?” “Questo non è niente!Dovreste vedere il bestiame di mia madre”, disse il ragazzo.

“Sono così grandi che una volta, sotto una foglia di cavolo si potè dare un banchetto di nozze!”.

Il re portò il giovane in un orto vastissimo e gli chiese che cosa pensasse delle fave. “Perché queste sono fave?Le fave dell’orto di mia madre sono piante così alte che la punta della pianta raggiunge le nuvole.Quando vado a raccoglierle, mi porto lo zaino e la merenda perché sto via alcuni giorni. E quando torno mi faccio dare un passaggio dalle aquile che volano ad alta quota”.

“Questa è una menzogna, una menzogna, una menzogna!!”. Urlò il re arrabbiato.

“Lo so, Vostra Maestà, ma voi stesso mi avete invitato a dirla!”.

E così fu che il povero irlandese ottenne la mano della figlia del re.

 

Le bugie nei detti popolari


Chi alle bugie con le bugie fa scudo, copre con sottil rete un corpo ignudo.

 

Chi è bugiardo, è ladro.

 

Chi mente, ruba e chi ruba, mente.

 

Ci sempre mente, vergogna non sente.

 

Chi tollera il mentire, insegna a rubare.

 

Il bugiardo deve avere buona memoria.

 

La bugia è come la valanga: più rotola, più s’ingrossa.

 

La menzogna sempre resta con vergogna.

 

Quando l’angelo vuole diventare demonio, impara a mentire.

 

Tosto o tardi, al fin bisogna che si scopre la menzogna.

 

Un labbro menzognero è in odio al Sommo Vero.

 

 

 A che età viene fuori il pinocchio che è in noi?

 





IL NOSTRO SEGNO ZODIACALE INFLUENZA IL NOSTRO COMPORTAMENTO DI PERSONE FALSE O SINCERE?


Nelle favole esistono due tipi di bugie: quelle che fanno venire il naso lungo e quelle che hanno le gambe corte.

Le bugie che fanno venire il naso lungo sono roboanti ma innocue, fanno ridere, tanto sono inverosimili, e chi le dice più che un bugiardo è uno spaccone, destinato a non essere mai preso sul serio.

Le bugie che hanno le gambe corte sono come certi presunti campioni: sono precedute da un rullar di tamburi a cui segue un insormontabile silenzio.

Chi ricorre a queste bugie lo fa perché si sente impacciato e prova a ingannare gli altri; anche di fronte all’evidenza della realtà che lo contraddice in tutto, l’imbroglione continua ad arrampicarsi sugli specchi, nega l’evidenza dei fatti e propone una spudorata faccia da persona corretta.

La bugia ha però le gambe corte.

Cammina poco e cade ben presto.

Il bugiardo, o se vogliamo, lo possiamo chiamare anche l’ipocrita, viene smascherato.

Le bugie che fanno venire il naso lungo sono le bugie dette da Pinocchio.

Conosciamo tutti la storia di Pinocchio, il povero burattino di legno le cui mille peripezie hanno affascinato e avvinto tante generazioni di bimbi di ogni età; Pinocchio è amato in tutto il mondo da tanto tempo probabilmente perché, nonostante sia di legno, è in realtà un personaggio profondamente umano.

Il suo carattere immaturo e ingenuo lo porta a commettere tanti errori e cacciarsi in situazioni incresciose in cui il solo modo che trova per difendersi è raccontare bugie.

I motivi che spingono Pinocchio a dire tante bugie sono diversi; prima di tutto lo fa  per diventare se stesso in circostanze che non è in grado di affrontare e gestire diversamente, poi lo fa per cercar di evitare di essere punito per aver disobbedito, infine mente per sentirsi più importante.

Geppetto crea Pinocchio da un pezzo di legno, forse per colmare il vuoto affettivo e la solitudine della sua vita, per il desiderio irrealizzato di un figlio da amare.

Purtroppo tutto l’amore che Geppetto riversa su Pinocchio sembra inizialmente dover essere ricompensato esclusivamente con marachelle, bugie, fughe da casa a così via…

Ma se guardiamo un po’ oltre l’apparenza dei fatti, s'intuisce immediatamente che il burattino ha una sensibilità, per quanto acerba, e un cuore pieno d’affetto per il suo “babbo”.

Molte delle sue bugie a Geppetto nascono infatti dal tentativo di non farlo soffrire per avergli disobbedito; come, per esempio, quando non se la sente di confessare di aver con leggerezza venduto l’abbecedario, costato tanti sacrifici al vecchio padre.

Oltre a Pinocchio un altro personaggio che mente è la Fatina, personaggio più buono della storia ma che tuttavia dietro l’apparente dolcezza, si nasconde una persona molto astuta e determinata, capace di perdonare ma anche di essere molto dura.

Se da un lato cerca costantemente di insegnare a Pinocchio le buone maniere e con dolcezza lo culla e lo conforta nei momenti più tristi. Dall’altro possiamo notare che questo personaggio non disdegna affatto di ricorrere a qualche bugia, anche se a fin di bene, cioè quando ritiene che sia necessario mettere Pinocchio con le spalle al muro; infatti gli fa credere di essere morta.

Si tratta di una bugia che mira a generare una reazione positiva, ma resta pur sempre una bugia.

Mentire può essere quindi l’espediente più facile per evitare conseguenze e dolore e per apparire agli occhi altrui migliori di quanto siamo realmente, una tentazione tanto più forte quanto più sono importanti per noi queste persone.

I bambini molto piccoli (fino a quattro anni) non dicono mai bugie.

Ciò non significa che non mentono, ma semplicemente che, nel loro caso, non è possibile parlare di menzogne nel senso stretto della parola; la bugia, infatti, implica che la persona che la racconta conosca la differenza tra verità e finzione e decida deliberatamente di dar rilievo alla seconda piuttosto che alla prima.

Un bimbo di due anni potrebbe dire una frottola senza neppure rendersene conto, convinto che quello che ha detto sia vero.

Impossibile, quindi, punirlo o sgridarlo per aver mentito poiché, nel suo caso, il castigo avrebbe solo l’effetto di confonderlo e spiazzarlo. E’ a partire dai quattro anni, sostengono gli studiosi e gli esperti dell’età evolutiva, che i bambini cominciano a comprendere la differenza tra fantasia e realtà, tra cose vere e cose non vere, ed è proprio a partire da questa età che i piccoli iniziano ad affinare la tecnica del raccontare bugie, il più delle volte per sfuggire a una punizione o sottrarsi a una romanzina.

E’ fondamentale, quindi, in questa fase della crescita, spiegare a un bambino che mente che le bugie non vanno raccontate e sgridarlo e punirlo ogniqualvolta lo si coglie in flagrante: bugiardi non si nasce, ma si diventa proprio a partire da questa età.

C’è, però,da dire che nel fanciullo così piccolo la “bugia” non è solo quella raccontata da lui alla mamma o al papà, ma qualunque cosa venga detta e poi non mantenuta nella realtà dei fatti.

E’ per questo motivo che, in questo periodo, è essenziale non dire al bambino cose che poi non potrebbero trovare riscontro nella vita quotidiana, per non istillargli l’idea che a mentire sono tanto i piccoli quanto gli adulti e che la bugia sia un tramite di comunicazione valido come un altro, ossia quello della verità.

Nel caso in cui questo dovesse accadere, bisogna essere pronti a spiegare al bimbo che non sempre è possibile rispettare i patti e gli impegni presi e che ciò non equivale affatto a mentire poiché manca, a partire da chi lo fa, la volontà di raccontare una bugia.

I veri problemi, però, insorgono verso gli 8-9 anni, quando il bambino ha affinato la sua tecnica di bugiardo e sa che non tutte le bugie possono essere scoperte e che talvolta quello di mentire è un valido strumento per sottrarsi dai pasticci.

E’ inoltre in questo periodo che il piccolo comincia a farsi l’idea che raccontare frottole non sia sempre e comunque sbagliato e che a bugia raccontata non segue sempre, come conseguenza diretta, la punizione.

E’ questo il momento per far capire all’inguaribile bugiardo che se la menzogna non provoca sempre un castigo, determina invece senza dubbio una progressiva perdita di fiducia nei suoi confronti da parte di chi è stato ingannato con tutte le conseguenze che ciò comporta: la favola “Al lupo! Al lupo!” è un ottimo esempio da raccontare ai ragazzini che, abitualmente, raccontano bugie ai genitori, agli insegnanti, agli amici.

La falsità e la menzogna e ricollegabile, secondo molti astrologi,ad alcuni segni zodiacali; per esempio: coloro che sono nati sotto il segno dei Pesci sono le persone più “genuinamente false” dello zodiaco; il segno dei Pesci ha più di una verità e in effetti le sue non sono vere e proprie bugie ma piuttosto “punti di vista” molto personali. Colui che è di questo segno è portato a travisare i fatti e la realtà in generale, interpretando soggettivamente la vita, guardandola attraverso lenti deformanti e velate da poesia e romanticismo.

La sua fantasia è praticamente sconfinata e la sua capacità di avvolgere il prossimo in un’atmosfera di sogno è impareggiabile.

Le sue bugie nascono spesso dal desiderio struggente e irresistibile di vivere una vita al di fuori della banale quotidianità, arricchendola  di emozioni intense e intrecci straordinari.

Possiamo assimilare i pesci alla Fata turchina, per la sua fondamentale bontà nelle intenzioni. La Fata turchina, infatti, si da’ un gran da fare per far sì che Pinocchio diventi umano, ossia diventi sensibile e capace di amare.

Per riuscirci non disdegna di far leva anche sulla compassione (fingendosi morta), cosa che qualsiasi Pesci sa fare benissimo; infine chiunque conosca un Pesci sa quanto sappiano essere “magici”, in particolare nella capacità di materializzarsi e smaterializzarsi al momento giusto.

I nati sotto il segno dell’Ariete sono fondamentalmente spontanei e sinceri, mentire non fa parte della loro indole e se lo fanno sono molto maldestri.

Non sono tipi tagliati per “meditare a lungo” e “architettare” una bugia in grande stile; si tratta di un’operazione lunga e laboriosa, troppo lontana dal loro modo di essere.

Gli Ariete sono persone che agiscono d’impulso e parlano di getto, quindi al massimo possono improvvisare qualche balla grossolana, con “gambe” cortissime, poco strutturata.

Inoltre se ne dimenticheranno pochi minuti dopo averla detta e cadranno in contraddizione “scoprendosi”, proprio come Pinocchio che viene tradito dal proprio naso che s’allunga appena dice una bugia. Però, poiché l’Ariete ama primeggiare e si lascia facilmente trascinare e influenzare dalla compagnia degli amici, può essere tentato di “esaltare” il racconto delle sue prodezze e dei suoi primati; più che di vera e propria falsità possiamo parlare quindi di sbruffoneria o spacconeria.

Mettendo a confronto i due segni zodiacali con le loro tipiche caratteristiche e i due personaggi di Pinocchio e la Fata turchina, possiamo dedurre che il coefficiente di falsità più alto corrisponde alla Fata e, quindi, al segno dei Pesci.

E’ stato inventato un nuovo giocattolo chiamato “Liar Liar” (Bugiardo Bugiardo) che agisce come una sorta di macchina della verità; consiste in una specie di elettrodo collegato alle dita della mano "dell’ inquisito” per misurare il flusso sanguigno e le reazioni epidermiche ( come la “Bocca della Verità” a Roma).

Il mal capitato viene interrogato attraverso una serie di domande, dalle più semplici a quelle più maliziose, e, attraverso un gioco di lampadine, è possibile stabilire se le sue risposte sono vere o false.

Vince chi segna più punti, ossia chi dice più volte la verità.

 

 


 

 

Nessun commento:

Posta un commento